CINQUE MINUTI PER FARE UNA CAZZATA LI TROVO SEMPRE

Un punto bisogna metterlo. Solo che oramai siamo al capolinea.
Però. Se ci pensiamo bene. Dal capolinea si riparte per l'altro giro........quello inverso.

Il permesso di soggiorno umanitario era diventato una sorta di "tana libera tutti".
Quei richiedenti asilo che non ottenevano la protezione internazionale o lo status di rifugiato,
spesso si trovavano in tasca un permessino biennale giustificato dalle più svariate ipotesi.

Qualcosa come 40mila clandestini trasformati con una firma in regolari e poi abbandonati a loro stessi senza reali prospettive d'integrazione.

Questo è, o meglio era, il sistema tenuto in piedi per tre anni dai governi a guida Pd.
Nell'era Renzi, Letta e Gentiloni le commissioni territoriali per il diritto d'asilo hanno licenziato migliaia di permessi di soggiorno per motivi umanitari.
Nel 2014 il 28% dei richiedenti ottenevano questo tipo di documento.
Nel 2015 il 22%.
Nel 2016 il 21%
e nel 2017 il 25%.

Questa "ampia discrezionalità" era una peculiarità tutta italiana, visto che mentre Roma "regalava" tutele umanitarie
il resto delle capitali Ue lo utilizzava solo in forma residuale.
 
La sinistra lamenta il rischio che i migranti cui verrà negata la tutela umanitaria diventino
fantasmi irregolari che si aggirano per le città nostrane senza arte né parte.

"Finiranno in mezzo a una strada", dicono. "Aumenteranno i clandestini", ripetono. Impossibile escluderlo, certo.

Ma occorre fare due considerazioni.
La prima: "fantasmi" lo erano anche ai tempo dei documenti regalati a tutti.
Il ministero fa sapere infatti che su circa 40mila tutele umanitarie riconosciute dalle commissioni territoriali negli ultimi tre anni,
solo 3.200 sono poi state convertite in permessi di lavoro.

Tradotto: la maggior parte degli immigrati con quel tipo di documento sono rimasti nel Belpaese senza fare un bel niente.
Regolari sì, ma comunque disoccupati, criminali o senzatetto.
In alcuni casi sono diventati stupratori o assassini senza pietà.
Anche l'aspirante terrorista dell'isis di Bari aveva ottenuto un soggiorno facile.

Il nullaosta umanitario non ha prodotto dunque alcuna inclusione sociale o lavorativa automatica dello straniero.
Anzi. Tutto il contrario. Dunque perché ridurne l'applicazione? Semplice (e qui siamo alla seconda considerazione):
i "fantasmi" col permesso regolare non si possono espellere, se non hanno documenti in tasca invece sì. Semplice.
Stringere le maglie permetterà di assicurare diritti "concreti e reali" ai migranti che ne hanno davvero diritto e cacciare tutti gli altri.

Resteranno ancora nel Belpaese "le vittime di tratta, le vittime di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo,
chi versa in condizioni di salute di eccezionale gravità, chi non può rientrare nel proprio Paese perché colpito da gravi calamità,
chi compie atti di particolare valore civile, nonché coloro i quali, pur non avendo i requisiti per il riconoscimento
di una forma di protezione internazionale, corrono comunque il rischio, in caso di rimpatrio,
di subire gravi persecuzioni o di essere sottoposti a torture".

Saranno esclusi, per esempio, quei migranti che lamentavano di essere in fuga dalla "setta degli ogboni" che per la Cassazione nient'altro è che una normale "confraternita".
 
Dolore. Uhi che dolore.....ma per quelli che si allacciano abusivamente alla rete elettrica ?
Vorrei far presente alla lega che la tari è un tantino differente dal canone tv.

L'obiettivo è contrastare l'evasione fiscale.
Così la Lega ha presentato un emendamento collegato alla legge di Bilancio
che propone il pagamento della Tari in bolletta elettrica, come già avviene per il canone Rai.

Al momento si tratta soltanto di una proposta che dovrà essere discussa in commissione Bilancio al Senato
contestualmente all'approvazione con maxi-emendamento della legge finanziaria dopo il via libera della Commissione europea.

La proposta leghista, quindi, introduce la possibilità di inserire il prelievo per il servizio rifiuti direttamente nella bolletta della luce,
ma non riguarderebbe tutte le amministrazioni locali. Sarebbero interessati soltanto i Comuni in situazioni di dissesto
e che hanno deliberato un piano di riequilibrio finanziario.
 
Poi arrivano i commenti dei "cervelli". Ragazzi che acume. Ma la matematica non è un'opinione.
Se sei onesto. Canone tv e tari li deve pagare. Sempre.
Non è che perchè sono in bolletta questi aumentano. Anzi.

Ottieni proprio l'effetto contrario. Per coloro che si trovano in difficoltà economica
- certo se vogliono pagare la tari - averla diluita ogni 2 mesi è meglio che tirarla fuori d'emblée

L'ipotesi della Lega, però, sta mandando su tutte le furie le associazioni dei consumatori
che parlano di misura "assurda", "ingiusta" e "incostituzionale".

"La soluzione non è certo quella di aggravare la spesa bimestrale dei cittadini, che già a fatica arrivano a fine mese.
In questo modo, invece di pagare due volte l’anno (per un totale di 321,96 Euro annui
secondo le stime dell’Osservatorio nazionale federconsumatori, per una famiglia media di 3 persone, ndr.)
i cittadini pagherebbero circa 53,50 euro in più ogni bimestre, aggravando la spesa già elevata per la bolletta elettrica,
su cui già pesano oneri di sistemi insostenibili e rincari elevati", attacca Alessandro Petruzzi, v
icepresidente di Federconsumatori con delega all'energia.
 
Credetemi l'ho votato. Ma ora, che tristezza.....L'educazione è un punto fermo dal quale non si transige.
Le fesserie che stanno raccontando da mesi......proprio loro che in campagna elettorale
predicavano per portare la pensione minima a 1000 euro......

Tutto accade al termine della cerimonia nel salone dei Corazzieri.
Berlusconi è il primo a imboccare il corridoio che porta nella sala dove è allestito il buffet: l’ex premier è solo.
Poco distante c’è Giuseppe Conte insieme ai ministri Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede.

Berlusconi non vede premier e ministri; loro invece sì dato che ce l’hanno davanti.
I ministri, sorridendo tra loro, spingono il premier verso il leader di Forza Italia.
Conte a questo si avvicina a Berlusconi come a volerlo salutare.
E’ a pochi centimetri quando si volta verso i ministri Cinque stelle e sorridendo alza il pollice, come a dire “Ok, ora vado”.

Il contatto però non avviene.
A Berlusconi, una funzionaria del cerimoniale gli fa notare che dietro di lui c’è Conte.
Berlusconi si gira e lancia un’occhiata al presidente del Consiglio e con una mano fa un gesto che tutto è meno che un saluto.
Poi, il leader di Forza Italia alla funzionaria dice: “Ci solo loro che lavorano adesso….”

A Conte non resta altro che rallentare il passo per poi stare nella sala uno accanto a l’altro,
ma a circa mezzo metro di distanza, forse a causa dell’imbarazzo provato.

Il fatto è stato raccontato e ripreso da Antonio Bravetti dell’agenzia Dire.
 
Torna la truffa delle chiamate mute da Tunisia, Kosovo e Moldavia: telefonate internazionali molto brevi stanno tempestando gli utenti negli ultimi giorni.

Presentata come nuova, si tratta in realtà di una truffa telefonica con diversi precedenti e non riguarda solo l’Italia.
E contestualmente si sta diffondendo un messaggio sulle chat di WhatsApp che prova a spiegare quello che sta succedendo, ma in maniera sbagliata.

Le telefonate arrivano dalla Tunisia, dal Kosovo e dalla Moldavia.
Lo squillo è molto breve, molto spesso ripetuto nell’arco della giornata. Non abbiamo il tempo di rispondere.
E quindi quelle chiamate mute restano in memoria come chiamate perse.
Il trucco è molto semplice e consiste nel far spendere chi cerca di richiamare per scoprire di chi si tratta.

La regola numero uno da rispettare assolutamente in queste circostanze è non richiamare quei numeri con prefisso +216, +373 o +383.

Il problema di questa truffa telefonica sta infatti nella curiosità della persona che riceve una chiamata senza risposta da un numero sconosciuto.
Richiamando quel numero, però, partirebbe una chiamata internazionale,
ed ecco che si possono perdere diversi soldi del proprio credito telefonico richiamando in Tunisia, Kosovo o Moldavia.
 
Il direttore di Silea Marco Peverelli ha concluso accennando al problema sempre più serio delle plastiche non riciclabili:

“Il mercato cinese ha praticamente bloccato tutte le importazioni di plastiche dall’Europa,
oggi quello che riceve lo controlla e se non è di qualità lo rimanda indietro.
Abbiamo tanta raccolta differenziata ma non ci sono impianti in grado di recuperarla tutta.
La Regione ci ha convocato due o tre volte per segnalare il problema e ci ha imposto di bruciare il dieci per cento di queste plastiche,
il 15 ottobre scorso ci ha richiamati perché il problema si è acutizzato.
Tutti gli inceneritori lombardi oggi sono saturi, è un problema che va gestito a livello politico”.
 
La prima circostanza che emerge è che la raccolta differenziata della provincia di Lecco
nel 2017 non è cresciuta rispetto all'anno precedente, anzi è leggermente diminuita: dal 70,4 al 70 per cento
- secondo le nuove modalità di calcolo - interrompendo così una crescita lenta ma costante dal 2013.

È calata leggermente, e questo sarebbe in sé un segnale positivo, anche la produzione di rifiuti da parte dei cittadini del territorio:
dalle 162.166,8 tonnellate del 2016 alle 158.317,1 del 2017. Una quantità che contempla 47.464 tonnellate di rifiuto non differenziato:
significa che i lecchesi mandano all'inceneritore un terzo dei rifiuti prodotti.

Oltre ad evidenziare la leggera flessione dalle 114.156 tonnellate del 2016 alle 110.853 del 2017 della raccolta differenziata
(come detto anche in termini relativi), il rapporto dell'Ispra propone un confronto per la prima volta del tutto attendibile con le altre province.
rifiuti2.jpg
 

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