La sinistra lamenta il rischio che i migranti cui verrà negata la tutela umanitaria diventino
fantasmi irregolari che si aggirano per le città nostrane senza arte né parte.
"Finiranno in mezzo a una strada", dicono. "Aumenteranno i clandestini", ripetono. Impossibile escluderlo, certo.
Ma occorre fare due considerazioni.
La prima: "fantasmi" lo erano anche ai tempo dei documenti regalati a tutti.
Il ministero
fa sapere infatti che su circa
40mila tutele umanitarie riconosciute dalle commissioni territoriali negli ultimi tre anni,
solo
3.200 sono poi state convertite in permessi di lavoro.
Tradotto: la maggior parte degli immigrati con quel tipo di documento sono rimasti nel Belpaese senza fare un bel niente.
Regolari sì, ma comunque disoccupati, criminali o senzatetto.
In alcuni casi sono diventati stupratori o assassini senza pietà
.
Anche l'aspirante terrorista dell'isis di Bari aveva ottenuto un soggiorno facile.
Il nullaosta umanitario non ha prodotto dunque alcuna inclusione sociale o lavorativa automatica dello straniero.
Anzi. Tutto il contrario. Dunque perché ridurne l'applicazione? Semplice (e qui siamo alla seconda considerazione):
i "fantasmi" col permesso regolare non si possono espellere, se non hanno documenti in tasca invece sì. Semplice.
Stringere le maglie permetterà di assicurare diritti "concreti e reali" ai migranti che ne hanno davvero diritto e cacciare tutti gli altri.
Resteranno ancora nel Belpaese "le vittime di tratta, le vittime di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo,
chi versa in condizioni di salute di eccezionale gravità, chi non può rientrare nel proprio Paese perché colpito da gravi calamità,
chi compie atti di particolare valore civile, nonché coloro i quali, pur non avendo i requisiti per il riconoscimento
di una forma di protezione internazionale, corrono comunque il rischio, in caso di rimpatrio,
di subire gravi persecuzioni o di essere sottoposti a torture".
Saranno esclusi, per esempio, quei migranti che lamentavano di essere in fuga dalla "setta degli ogboni" che per la Cassazione nient'altro è che una normale "confraternita".