Ciò che tutti dovremmo sapere (1 Viewer)

Robinhood333

Paperotrader
Altro che pianeti che si schiantano, 2012, Maya, Nibiru, inversione dei poli, blocco della rotazione e cag.te che scrivono in giro sul web (anche in questo forum mi ero polemicamente scagliato contro a queste cag.te)....

Questo problema, poco conosciuto è reale.....

Essendo un ottimista credo ne usciremo....l'auto ad acqua è nel cassetto da anni come pure altre invenzioni....e se eliminiamo un 30% dei consumi potremmo prolungare di un 30% il punto di rottura....guadagnamo tempo....

Il controllo delle nascite sarà il secondo vero problema....ma credo sia fattibile in un modo o nell'altro
 

Robinhood333

Paperotrader
Il caffè porta consiglio....

Delle due l'una:

1. Non esistono le mani forti, non esistono i grossi manovratori di capitali e l'informazione arriva su InvestireOggi e ancor prima a questo signore che ha addirittura avuto il tempo di scrivere un libro ed essere il primo scopritore di questo problema....

2. Il petrolio dovrebbe già essere a 500 dollari in salita esponenziale.....tipo bolla sul Nasdaq 2000.......non capisco come se questa cosa è abbastanza imminente e probabile il petrolio stia comodamente a 70 dollari....che deflazionato rispetto agli anni 70 è addirittura un'inezia......

Credo qualcosa non quadri.....il mercato sconta tutto e in anticipo....

Mi interesserebbe l'opinione di chi ha sollevato la questione.....
 

prg80t

Forumer attivo
e qualcosa anche su obama:
23/09/09

Obama: censuriamo i blog, sussidiamo i giornali (amici, ovviamente)



In relazione a quanto scritto poco fa. Nel caso qualcuno credesse che Obama non condivida gli istinti da censura degli avvocati che lui stesso ha nominato, ecco le sue precise parole:
«Sono molto preoccupato per il tipo di informazione che circola nella blogosfera - spiega - dove si trova ogni sorta di informazioni e opinioni senza che vengano verificate, con il risultato di portare gli uni a gridare contro gli altri, rendendo più difficile la comprensione reciproca»
Ossia: "Non mi piace quelo che dite, quindi troverò un modo per tapparvi la bocca, alla faccia della Corte Suprema".
COme se poi non bastasse,ecco il "Newspaper Revitalization Act": sussidi ai giornali in crisi. Immaginiamo la maniera in cui tali sussidi verranno accordati: come in Italia, ossia agli amici degli amici.
Interessante l'esercizio descritto da Random Bits: sostituire "Berlusconi" con Obama e immaginare la cagnara da sinistra, confrontandola con l'assordante silenzio dalle redazioni nostrane. Hat tip: Abr's No Comment
Pubblicato da John Christian Falkenberg a 7:44 PM Comment (0) | Trackback (0)
Etichette: Censura , Obama , Propaganda , Stampa , sussidi


Obama cerca di censurare blog e video ed i media tacciono

Una querela, in Italia, infiamma stampa e televisioni, ma una legge che permette al governo di censurare a volontà libri e cinema viene a malapena menzionata.

Vi piacerebbe che Berlusconi avesse il diritto di vietare la pubblicazione di un libro, soltanto perche’ parla di un politico? O che il quotidiano Repubblicapotesse scrivere sul governo, anche senza tener conto dei fatti, ma fosse illegale trasmettere un documentario che parla di politica? Benvenuti nella Nuova America: l’amministrazione Obama sta interpretando la legge in questo modo e cercando di passarne altre simili. In Italia, nessuno ne parla. Sui nostri media, impegnati ed imparziali, dove ogni starnuto di Bush veniva considerato al pari dell’invasione nazista della Polonia, il puro e semplice tentativo di vietare la pubblicazione di libri e documentari passa sotto silenzio. Negli USA, nel frattempo, si è scomodata la Corte Suprema, mentre giornali e TV tacciono. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la censura governativa scattata sul documentario “Hillary: The Movie“. Si tratta di un lungometraggio prodotto da Citizens United, un’associazione non-profit conservatrice; è estremamente critico di Hillary Clinton e non esistono molti dubbi sullo scarso affetto che la produzione riserva alla ex-first lady. Sembra, in sintesi, una versione di destra dei capolavori propagandistici di Michael Moore. La differenza è che Moore non ha mai avuto problemi con le autorità federali, mentre la “nuova ” Casa Bianca ha minacciato la galera per i produttori del video, se avessero osato proporlo sulla TV via cavo. Ad inizio 2008 gli spot sul documentario erano già stati vietati in televisione dalla commissione elettorale, perché vennero ritenuti “propaganda elettorale non autorizzata” che avrebbe potuto interferire con le primarie del partito democratico. In seguito, la comissione elettorale e il governo federale hanno minacciato 5 anni di galera ai produttori, se il documentario fosse stato trasmesso via cavo, in pay-per-view. Il fatto sarebbe stato già grave e discriminatorio di per sé e la causa sembrava , ma ad Aprile 2009 il dream team obamiano è riuscito in un clamoroso autogol. Malcolm Stewart, il nuovo Solicitor General (avvocato generale) nominato da Obama, non ha trovato di meglio che sostenere che il governo ha il pieno diritto di bandire e censurare ogni pubblicazione che ritenga di natura politica. Ora, il Primo Emendamento della costituzione è una delle architravi della libertà americana, il primo dei diritti civili ed è molto chiaro: il diritto di parola, soprattutto nella sfera politica, è intangibile, per quanto abominevoli sano le opinioni espresse. Il Primo Emendamento è spesso servito a coprire numerosi abusi, ma la Corte Suprema non ne ha tollerato il ripudio esplicita ed ha preso un provvedimento eccezionale. Ha ordinato ai legali della difesa di ridefinire il caso; in questo modo, invece di chiarire la costituzionalità dei limiti di una sezione della legge elettorale, la Corte intende ristabilire il principio generale della libertà di parola anche in periodo elettorale. Malcolm Stewart non è più Solicitor general, ma la bomba è esplosa.
RIMEDIO PEGGIORE DEL MALE? La radice del problema è la serie di recenti leggi di riforma dei finanziamenti elettorali. La principale è il Bipartisan Campaign Reform Act del 2002, meglio noto come il McCain-Feingold Act. Il senatore repubblicano McCain ed il liberal, ossia socialdemocratico, Russ Feingold sono stati gli sponsor di un nobile tentativo di limitare l’influenza delle lobby aziendali e dei sindacati nelle campagne elettorali. Sono stati imposti limiti ai finanziamenti elettorali ed è scattato il divieto, per aziende e sindacati, di finanziare messaggi diretti ad attaccare o a sostenere candidati alle elezioni, per un periodo fra i trenta ed i sessanta giorni. L’autorità di specificare quali messaggi costituiscano propaganda politica è stata affidata ad un’agenzia governativa, la Federal Electoral Commission (FEC). Gli avversari della legge e sostennero che si stava concedendo a politici e burocrati il potere di censurare determinati gruppi di persone, quando il materiale riguarda i politici stessi, mentre i limiti alla spesa e le nuove regolamentazioni avrebbero favorito i grandi interessi, con le risorse per affrontare la burocrazia, ed i politici già al potere, che godono di “pubblicità gratuita sui media. Vennero definiti lacché delle corporations. Dopo soli sette anni, i difetti della norma sono evidenti: i limiti ai finanziamenti elettorali si sono rivelati fallimentari ed hanno paradossalmente favorito gli individui molto ricchi, le grandi aziende e le organizzazioni di massa, scoraggiando chiunque altro dall’intervenire. Adesso emergono anche gli effetti perversi dei limiti alla propaganda politica. La parte più contestata è il divieto di pubblicare materiale che sia finanziato in tutto od in parte da una “corporation”, ossia un’azienda. Il problema è l’inevitabile l’interpretazione data da politici e burocrati. In senso stretto, ad esempio, quasi ogni libro che non sia pubblicato a spese dell’autore viene finanziato da una corporation: la casa editrice. Ogni film ed ogni documentario hanno una pletora di finanziatori che non sono persone fisiche: la casa di produzione, il distrbutore che ha dato anticipi, il conglomerato dei media che ne acquista i diritti per l’uscita in DVD. Di conseguenza, la FEC è libera di considerare ogni lavoro che parli di un politico, soprattutto sotto elezioni, come una potenziale fonte di contributi elettorali non controllabili e di conseguenza si arroga il diritto di autorizzare o vietarne la pubblicazione. A decidere cosa sia una forma di espressione esente da censura e cosa sia invece propaganda, inoltre , è la FEC stessa, con l’eventuale copertura dell’amministrazione. I documentari sono ad esempio teoricamente esenti dalla legge; si tratta di una scappatoia impiegata abbondantemente da Michael Moore e che è stata invece preclusa dalla FEC ai produttori del documentario su Hillary Clinton. Una legge che si proponeva di migliorare la democrazia ha quindi fornito al governo i mezzi per minare la libertà di stampa. Mentre l’amministrazione Bush, con tutte le sue colpe, non ha mai fatto uso della norma, l’Amministrazione Obama ha dimostrato di non avere alcun problema a censurare le voci non gradite.
OBAMA PEGGIO DI ALFANO? – Il caso getta una luce ancora più inquietante sulla libertà di espressione su Internet. Un impiego estensivodelle leggi vigenti metterebbe a rischio l’attività politica su Internet, dove il confine fra informazione e attivismo non è mai stato lungo le linee tradizionali. Il governo Obama e la FEC hanno già sostenuto che le norme darebbero loro il diritto di intervenire e censurare blog e siti colpevoli di attività politica a ridosso delle elezioni; considerando che negli USA il ciclo elettorale è pressoché continuo, si comprende la gravità di una simile affermazione, su cui di recente si sta cercando di effettuare una precipitosa retromarcia. I media americani, in teoria sempre pronti ad insorgere contro ogni violazione della libertà di parola, hanno reagito soltanto debolmente. In parte, si tratta del pregiudizio positivo nei confrontidi Barack Obama, ma esistono motivazioni più sostanziose. Innanzitutto radio, televisioni e giornali registrati sono infatti esenti dalle regolamentazioni del McCain-Feingold; godono quindi di un privilegio concesso loro dalla legge, a scapito di chiunque altro. Questo significa che i media sono ancora liberi di spendere qualsiasi somma, appoggiando o dando l’assalto ad un candidato, senza che la commissione elettorale possa intervenire. Chiunque abbia avuto il piacere di una trasmissione con Santoro o Bruno Vespa quali conduttori dovrebbe accoglier econ una sana dose di scetticismo l’idea che i media siano naturalmente imparziali. Un’ipotetica stretta amministrativa di Obama su Internet libererebbe i media tradizionali da concorrenti temibili. Al confronto, il Decreto Alfano sembra decisamente materia per dilettanti. Concedere potere ad una burocrazia governativa si è rivelato un rimedio peggiore del male. Ancora una volta, la legge delle conseguenze inattese smentisce l’efficienza dell’approccio interventista ad un problema: norme nate con le migliori intenzioni vengono sistematicamente applicate per gli scopi peggiori. Non si capisce perché insistiamo a chiamarla “legge delle conseguenze inattese”: dopo decenni, le conseguenze dello statalismo dovrebbero essere quasi scontate.
Crosspost con Giornalettismo
Pubblicato da J.C. Falkenberg a 6:11 PM Comment (0) | Trackback (0)
Etichette: Censura , Media , Obama , Propaganda
The Mote in God's Eye: Obama: censuriamo i blog, sussidiamo i giornali (amici, ovviamente)
 

prg80t

Forumer attivo
e qualcosa anche su obama:
23/09/09

Obama: censuriamo i blog, sussidiamo i giornali (amici, ovviamente)



In relazione a quanto scritto poco fa. Nel caso qualcuno credesse che Obama non condivida gli istinti da censura degli avvocati che lui stesso ha nominato, ecco le sue precise parole:
«Sono molto preoccupato per il tipo di informazione che circola nella blogosfera - spiega - dove si trova ogni sorta di informazioni e opinioni senza che vengano verificate, con il risultato di portare gli uni a gridare contro gli altri, rendendo più difficile la comprensione reciproca»
Ossia: "Non mi piace quelo che dite, quindi troverò un modo per tapparvi la bocca, alla faccia della Corte Suprema".
COme se poi non bastasse,ecco il "Newspaper Revitalization Act": sussidi ai giornali in crisi. Immaginiamo la maniera in cui tali sussidi verranno accordati: come in Italia, ossia agli amici degli amici.
Interessante l'esercizio descritto da Random Bits: sostituire "Berlusconi" con Obama e immaginare la cagnara da sinistra, confrontandola con l'assordante silenzio dalle redazioni nostrane. Hat tip: Abr's No Comment
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Obama cerca di censurare blog e video ed i media tacciono

Una querela, in Italia, infiamma stampa e televisioni, ma una legge che permette al governo di censurare a volontà libri e cinema viene a malapena menzionata.

Vi piacerebbe che Berlusconi avesse il diritto di vietare la pubblicazione di un libro, soltanto perche’ parla di un politico? O che il quotidiano Repubblicapotesse scrivere sul governo, anche senza tener conto dei fatti, ma fosse illegale trasmettere un documentario che parla di politica? Benvenuti nella Nuova America: l’amministrazione Obama sta interpretando la legge in questo modo e cercando di passarne altre simili. In Italia, nessuno ne parla. Sui nostri media, impegnati ed imparziali, dove ogni starnuto di Bush veniva considerato al pari dell’invasione nazista della Polonia, il puro e semplice tentativo di vietare la pubblicazione di libri e documentari passa sotto silenzio. Negli USA, nel frattempo, si è scomodata la Corte Suprema, mentre giornali e TV tacciono. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la censura governativa scattata sul documentario “Hillary: The Movie“. Si tratta di un lungometraggio prodotto da Citizens United, un’associazione non-profit conservatrice; è estremamente critico di Hillary Clinton e non esistono molti dubbi sullo scarso affetto che la produzione riserva alla ex-first lady. Sembra, in sintesi, una versione di destra dei capolavori propagandistici di Michael Moore. La differenza è che Moore non ha mai avuto problemi con le autorità federali, mentre la “nuova ” Casa Bianca ha minacciato la galera per i produttori del video, se avessero osato proporlo sulla TV via cavo. Ad inizio 2008 gli spot sul documentario erano già stati vietati in televisione dalla commissione elettorale, perché vennero ritenuti “propaganda elettorale non autorizzata” che avrebbe potuto interferire con le primarie del partito democratico. In seguito, la comissione elettorale e il governo federale hanno minacciato 5 anni di galera ai produttori, se il documentario fosse stato trasmesso via cavo, in pay-per-view. Il fatto sarebbe stato già grave e discriminatorio di per sé e la causa sembrava , ma ad Aprile 2009 il dream team obamiano è riuscito in un clamoroso autogol. Malcolm Stewart, il nuovo Solicitor General (avvocato generale) nominato da Obama, non ha trovato di meglio che sostenere che il governo ha il pieno diritto di bandire e censurare ogni pubblicazione che ritenga di natura politica. Ora, il Primo Emendamento della costituzione è una delle architravi della libertà americana, il primo dei diritti civili ed è molto chiaro: il diritto di parola, soprattutto nella sfera politica, è intangibile, per quanto abominevoli sano le opinioni espresse. Il Primo Emendamento è spesso servito a coprire numerosi abusi, ma la Corte Suprema non ne ha tollerato il ripudio esplicita ed ha preso un provvedimento eccezionale. Ha ordinato ai legali della difesa di ridefinire il caso; in questo modo, invece di chiarire la costituzionalità dei limiti di una sezione della legge elettorale, la Corte intende ristabilire il principio generale della libertà di parola anche in periodo elettorale. Malcolm Stewart non è più Solicitor general, ma la bomba è esplosa.
RIMEDIO PEGGIORE DEL MALE? La radice del problema è la serie di recenti leggi di riforma dei finanziamenti elettorali. La principale è il Bipartisan Campaign Reform Act del 2002, meglio noto come il McCain-Feingold Act. Il senatore repubblicano McCain ed il liberal, ossia socialdemocratico, Russ Feingold sono stati gli sponsor di un nobile tentativo di limitare l’influenza delle lobby aziendali e dei sindacati nelle campagne elettorali. Sono stati imposti limiti ai finanziamenti elettorali ed è scattato il divieto, per aziende e sindacati, di finanziare messaggi diretti ad attaccare o a sostenere candidati alle elezioni, per un periodo fra i trenta ed i sessanta giorni. L’autorità di specificare quali messaggi costituiscano propaganda politica è stata affidata ad un’agenzia governativa, la Federal Electoral Commission (FEC). Gli avversari della legge e sostennero che si stava concedendo a politici e burocrati il potere di censurare determinati gruppi di persone, quando il materiale riguarda i politici stessi, mentre i limiti alla spesa e le nuove regolamentazioni avrebbero favorito i grandi interessi, con le risorse per affrontare la burocrazia, ed i politici già al potere, che godono di “pubblicità gratuita sui media. Vennero definiti lacché delle corporations. Dopo soli sette anni, i difetti della norma sono evidenti: i limiti ai finanziamenti elettorali si sono rivelati fallimentari ed hanno paradossalmente favorito gli individui molto ricchi, le grandi aziende e le organizzazioni di massa, scoraggiando chiunque altro dall’intervenire. Adesso emergono anche gli effetti perversi dei limiti alla propaganda politica. La parte più contestata è il divieto di pubblicare materiale che sia finanziato in tutto od in parte da una “corporation”, ossia un’azienda. Il problema è l’inevitabile l’interpretazione data da politici e burocrati. In senso stretto, ad esempio, quasi ogni libro che non sia pubblicato a spese dell’autore viene finanziato da una corporation: la casa editrice. Ogni film ed ogni documentario hanno una pletora di finanziatori che non sono persone fisiche: la casa di produzione, il distrbutore che ha dato anticipi, il conglomerato dei media che ne acquista i diritti per l’uscita in DVD. Di conseguenza, la FEC è libera di considerare ogni lavoro che parli di un politico, soprattutto sotto elezioni, come una potenziale fonte di contributi elettorali non controllabili e di conseguenza si arroga il diritto di autorizzare o vietarne la pubblicazione. A decidere cosa sia una forma di espressione esente da censura e cosa sia invece propaganda, inoltre , è la FEC stessa, con l’eventuale copertura dell’amministrazione. I documentari sono ad esempio teoricamente esenti dalla legge; si tratta di una scappatoia impiegata abbondantemente da Michael Moore e che è stata invece preclusa dalla FEC ai produttori del documentario su Hillary Clinton. Una legge che si proponeva di migliorare la democrazia ha quindi fornito al governo i mezzi per minare la libertà di stampa. Mentre l’amministrazione Bush, con tutte le sue colpe, non ha mai fatto uso della norma, l’Amministrazione Obama ha dimostrato di non avere alcun problema a censurare le voci non gradite.
OBAMA PEGGIO DI ALFANO? – Il caso getta una luce ancora più inquietante sulla libertà di espressione su Internet. Un impiego estensivodelle leggi vigenti metterebbe a rischio l’attività politica su Internet, dove il confine fra informazione e attivismo non è mai stato lungo le linee tradizionali. Il governo Obama e la FEC hanno già sostenuto che le norme darebbero loro il diritto di intervenire e censurare blog e siti colpevoli di attività politica a ridosso delle elezioni; considerando che negli USA il ciclo elettorale è pressoché continuo, si comprende la gravità di una simile affermazione, su cui di recente si sta cercando di effettuare una precipitosa retromarcia. I media americani, in teoria sempre pronti ad insorgere contro ogni violazione della libertà di parola, hanno reagito soltanto debolmente. In parte, si tratta del pregiudizio positivo nei confrontidi Barack Obama, ma esistono motivazioni più sostanziose. Innanzitutto radio, televisioni e giornali registrati sono infatti esenti dalle regolamentazioni del McCain-Feingold; godono quindi di un privilegio concesso loro dalla legge, a scapito di chiunque altro. Questo significa che i media sono ancora liberi di spendere qualsiasi somma, appoggiando o dando l’assalto ad un candidato, senza che la commissione elettorale possa intervenire. Chiunque abbia avuto il piacere di una trasmissione con Santoro o Bruno Vespa quali conduttori dovrebbe accoglier econ una sana dose di scetticismo l’idea che i media siano naturalmente imparziali. Un’ipotetica stretta amministrativa di Obama su Internet libererebbe i media tradizionali da concorrenti temibili. Al confronto, il Decreto Alfano sembra decisamente materia per dilettanti. Concedere potere ad una burocrazia governativa si è rivelato un rimedio peggiore del male. Ancora una volta, la legge delle conseguenze inattese smentisce l’efficienza dell’approccio interventista ad un problema: norme nate con le migliori intenzioni vengono sistematicamente applicate per gli scopi peggiori. Non si capisce perché insistiamo a chiamarla “legge delle conseguenze inattese”: dopo decenni, le conseguenze dello statalismo dovrebbero essere quasi scontate.
Crosspost con Giornalettismo
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The Mote in God's Eye: Obama: censuriamo i blog, sussidiamo i giornali (amici, ovviamente)
 

giambel

Forumer storico
e qualcosa anche su obama:
23/09/09

Obama: censuriamo i blog, sussidiamo i giornali (amici, ovviamente)



In relazione a quanto scritto poco fa. Nel caso qualcuno credesse che Obama non condivida gli istinti da censura degli avvocati che lui stesso ha nominato, ecco le sue precise parole:
«Sono molto preoccupato per il tipo di informazione che circola nella blogosfera - spiega - dove si trova ogni sorta di informazioni e opinioni senza che vengano verificate, con il risultato di portare gli uni a gridare contro gli altri, rendendo più difficile la comprensione reciproca»
Ossia: "Non mi piace quelo che dite, quindi troverò un modo per tapparvi la bocca, alla faccia della Corte Suprema".
COme se poi non bastasse,ecco il "Newspaper Revitalization Act": sussidi ai giornali in crisi. Immaginiamo la maniera in cui tali sussidi verranno accordati: come in Italia, ossia agli amici degli amici.
Interessante l'esercizio descritto da Random Bits: sostituire "Berlusconi" con Obama e immaginare la cagnara da sinistra, confrontandola con l'assordante silenzio dalle redazioni nostrane. Hat tip: Abr's No Comment
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Obama cerca di censurare blog e video ed i media tacciono

Una querela, in Italia, infiamma stampa e televisioni, ma una legge che permette al governo di censurare a volontà libri e cinema viene a malapena menzionata.

Vi piacerebbe che Berlusconi avesse il diritto di vietare la pubblicazione di un libro, soltanto perche’ parla di un politico? O che il quotidiano Repubblicapotesse scrivere sul governo, anche senza tener conto dei fatti, ma fosse illegale trasmettere un documentario che parla di politica? Benvenuti nella Nuova America: l’amministrazione Obama sta interpretando la legge in questo modo e cercando di passarne altre simili. In Italia, nessuno ne parla. Sui nostri media, impegnati ed imparziali, dove ogni starnuto di Bush veniva considerato al pari dell’invasione nazista della Polonia, il puro e semplice tentativo di vietare la pubblicazione di libri e documentari passa sotto silenzio. Negli USA, nel frattempo, si è scomodata la Corte Suprema, mentre giornali e TV tacciono. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la censura governativa scattata sul documentario “Hillary: The Movie“. Si tratta di un lungometraggio prodotto da Citizens United, un’associazione non-profit conservatrice; è estremamente critico di Hillary Clinton e non esistono molti dubbi sullo scarso affetto che la produzione riserva alla ex-first lady. Sembra, in sintesi, una versione di destra dei capolavori propagandistici di Michael Moore. La differenza è che Moore non ha mai avuto problemi con le autorità federali, mentre la “nuova ” Casa Bianca ha minacciato la galera per i produttori del video, se avessero osato proporlo sulla TV via cavo. Ad inizio 2008 gli spot sul documentario erano già stati vietati in televisione dalla commissione elettorale, perché vennero ritenuti “propaganda elettorale non autorizzata” che avrebbe potuto interferire con le primarie del partito democratico. In seguito, la comissione elettorale e il governo federale hanno minacciato 5 anni di galera ai produttori, se il documentario fosse stato trasmesso via cavo, in pay-per-view. Il fatto sarebbe stato già grave e discriminatorio di per sé e la causa sembrava , ma ad Aprile 2009 il dream team obamiano è riuscito in un clamoroso autogol. Malcolm Stewart, il nuovo Solicitor General (avvocato generale) nominato da Obama, non ha trovato di meglio che sostenere che il governo ha il pieno diritto di bandire e censurare ogni pubblicazione che ritenga di natura politica. Ora, il Primo Emendamento della costituzione è una delle architravi della libertà americana, il primo dei diritti civili ed è molto chiaro: il diritto di parola, soprattutto nella sfera politica, è intangibile, per quanto abominevoli sano le opinioni espresse. Il Primo Emendamento è spesso servito a coprire numerosi abusi, ma la Corte Suprema non ne ha tollerato il ripudio esplicita ed ha preso un provvedimento eccezionale. Ha ordinato ai legali della difesa di ridefinire il caso; in questo modo, invece di chiarire la costituzionalità dei limiti di una sezione della legge elettorale, la Corte intende ristabilire il principio generale della libertà di parola anche in periodo elettorale. Malcolm Stewart non è più Solicitor general, ma la bomba è esplosa.
RIMEDIO PEGGIORE DEL MALE? La radice del problema è la serie di recenti leggi di riforma dei finanziamenti elettorali. La principale è il Bipartisan Campaign Reform Act del 2002, meglio noto come il McCain-Feingold Act. Il senatore repubblicano McCain ed il liberal, ossia socialdemocratico, Russ Feingold sono stati gli sponsor di un nobile tentativo di limitare l’influenza delle lobby aziendali e dei sindacati nelle campagne elettorali. Sono stati imposti limiti ai finanziamenti elettorali ed è scattato il divieto, per aziende e sindacati, di finanziare messaggi diretti ad attaccare o a sostenere candidati alle elezioni, per un periodo fra i trenta ed i sessanta giorni. L’autorità di specificare quali messaggi costituiscano propaganda politica è stata affidata ad un’agenzia governativa, la Federal Electoral Commission (FEC). Gli avversari della legge e sostennero che si stava concedendo a politici e burocrati il potere di censurare determinati gruppi di persone, quando il materiale riguarda i politici stessi, mentre i limiti alla spesa e le nuove regolamentazioni avrebbero favorito i grandi interessi, con le risorse per affrontare la burocrazia, ed i politici già al potere, che godono di “pubblicità gratuita sui media. Vennero definiti lacché delle corporations. Dopo soli sette anni, i difetti della norma sono evidenti: i limiti ai finanziamenti elettorali si sono rivelati fallimentari ed hanno paradossalmente favorito gli individui molto ricchi, le grandi aziende e le organizzazioni di massa, scoraggiando chiunque altro dall’intervenire. Adesso emergono anche gli effetti perversi dei limiti alla propaganda politica. La parte più contestata è il divieto di pubblicare materiale che sia finanziato in tutto od in parte da una “corporation”, ossia un’azienda. Il problema è l’inevitabile l’interpretazione data da politici e burocrati. In senso stretto, ad esempio, quasi ogni libro che non sia pubblicato a spese dell’autore viene finanziato da una corporation: la casa editrice. Ogni film ed ogni documentario hanno una pletora di finanziatori che non sono persone fisiche: la casa di produzione, il distrbutore che ha dato anticipi, il conglomerato dei media che ne acquista i diritti per l’uscita in DVD. Di conseguenza, la FEC è libera di considerare ogni lavoro che parli di un politico, soprattutto sotto elezioni, come una potenziale fonte di contributi elettorali non controllabili e di conseguenza si arroga il diritto di autorizzare o vietarne la pubblicazione. A decidere cosa sia una forma di espressione esente da censura e cosa sia invece propaganda, inoltre , è la FEC stessa, con l’eventuale copertura dell’amministrazione. I documentari sono ad esempio teoricamente esenti dalla legge; si tratta di una scappatoia impiegata abbondantemente da Michael Moore e che è stata invece preclusa dalla FEC ai produttori del documentario su Hillary Clinton. Una legge che si proponeva di migliorare la democrazia ha quindi fornito al governo i mezzi per minare la libertà di stampa. Mentre l’amministrazione Bush, con tutte le sue colpe, non ha mai fatto uso della norma, l’Amministrazione Obama ha dimostrato di non avere alcun problema a censurare le voci non gradite.
OBAMA PEGGIO DI ALFANO? – Il caso getta una luce ancora più inquietante sulla libertà di espressione su Internet. Un impiego estensivodelle leggi vigenti metterebbe a rischio l’attività politica su Internet, dove il confine fra informazione e attivismo non è mai stato lungo le linee tradizionali. Il governo Obama e la FEC hanno già sostenuto che le norme darebbero loro il diritto di intervenire e censurare blog e siti colpevoli di attività politica a ridosso delle elezioni; considerando che negli USA il ciclo elettorale è pressoché continuo, si comprende la gravità di una simile affermazione, su cui di recente si sta cercando di effettuare una precipitosa retromarcia. I media americani, in teoria sempre pronti ad insorgere contro ogni violazione della libertà di parola, hanno reagito soltanto debolmente. In parte, si tratta del pregiudizio positivo nei confrontidi Barack Obama, ma esistono motivazioni più sostanziose. Innanzitutto radio, televisioni e giornali registrati sono infatti esenti dalle regolamentazioni del McCain-Feingold; godono quindi di un privilegio concesso loro dalla legge, a scapito di chiunque altro. Questo significa che i media sono ancora liberi di spendere qualsiasi somma, appoggiando o dando l’assalto ad un candidato, senza che la commissione elettorale possa intervenire. Chiunque abbia avuto il piacere di una trasmissione con Santoro o Bruno Vespa quali conduttori dovrebbe accoglier econ una sana dose di scetticismo l’idea che i media siano naturalmente imparziali. Un’ipotetica stretta amministrativa di Obama su Internet libererebbe i media tradizionali da concorrenti temibili. Al confronto, il Decreto Alfano sembra decisamente materia per dilettanti. Concedere potere ad una burocrazia governativa si è rivelato un rimedio peggiore del male. Ancora una volta, la legge delle conseguenze inattese smentisce l’efficienza dell’approccio interventista ad un problema: norme nate con le migliori intenzioni vengono sistematicamente applicate per gli scopi peggiori. Non si capisce perché insistiamo a chiamarla “legge delle conseguenze inattese”: dopo decenni, le conseguenze dello statalismo dovrebbero essere quasi scontate.
Crosspost con Giornalettismo
Pubblicato da J.C. Falkenberg a 6:11 PM Comment (0) | Trackback (0)
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The Mote in God's Eye: Obama: censuriamo i blog, sussidiamo i giornali (amici, ovviamente)



...hanno fatto fallire la lehman settembre 2008, hanno fatto scendere gli indici a ottobre 2008, hanno deciso di far eleggere il commissario liquidatore dell'america scelto da loro affinchè il popolo gli credesse....

Obama vasellina non è il nuovo Kennedy, Obama vasellina è la maschera del vecchio che tenta contro tutti noi di riciclarsi.....:p
 

prg80t

Forumer attivo
02/10/09

Muscardini: tagli alla sanità per salvare le banche?


2 ottobre 2009 (MoviSol) - Il vicepresidente della Commissione Commercio del Parlamento Europeo, Cristiana Muscardini, ha presentato un'interrogazione alla Commissione Europea in cui chiede se anche in Europa i sistemi sanitari nazionali saranno vittime dei tagli imposti dai salvataggi bancari: "A seguito dei salvataggi bancari, in molti paesi europei si pone il problema del riequilibrio del bilancio pubblico. I sistemi sanitari nazionali sono una delle prime voci di bilancio ad essere sottoposte a revisione. In questo contesto, il pericolo è che con i tagli alla sanità si imponga il razionamento delle cure, con particolare riguardo alle categorie più deboli, come gli anziani che necessitano di cure costose. Alcuni denunciano il pericolo strisciante di eutanasia. In Gran Bretagna ha suscitato scalpore la denuncia, pubblicata sul Daily Telegraph del 3 settembre scorso secondo cui il 16,5% di tutti i decessi nel Regno Unito dal 2007 al 2008 sono dovuti a eutanasia imposta ai pazienti. La denuncia proviene da ambienti autorevoli: un gruppo di esperti della prestigiosa Barts and the London School of Medicine, i quali denunciano una procedura del sistema sanitario nazionale britannico (NHS) che va sotto il nome di Liverpool Care Pathway (LCP), che induce "i pazienti malati terminali a morire prematuramente", come scrive il Telegraph. Il LCP fu raccomandato dal NICE (National Institute for Health and Clinical Excellence) nel 2004, e consente ai medici di negare liquidi, alimentazione e farmaci ai pazienti, una volta stabilito che sono prossimi al decesso. Tuttavia, "prevedere la morte è una scienza inesatta", come afferma il gruppo di esperti. Il sistema sanitario britannico adotta da tempo un sistema di calcolo del "valore della vita residua", chiamato QALY, per decidere quando sia il caso di somministrare cure costose. La riforma sanitaria del Presidente Obama si ispira a questo approccio, ed è per questo che ha suscitato una vasta opposizione popolare.
La Commissione

  1. è in grado di confermare queste notizie?
  2. non ritiene che sia inopportuno affidare a commissioni di esperti indipendenti, non sottoposti al controllo parlamentare, la fissazione di standard delle cure mediche da somministrare o, addirittura, di decidere, senza il consenso dei familiari, quando si devono interrompere le cure?
  3. Condivide l’opinione espressa da molti che la decisione un po’ troppo frequente di non trattare i pazienti sembra essere sollecitata anche dal fatto che così si risparmia parecchio?
  4. Non crede che gli esborsi astronomici dovuti ai salvataggi bancari, con gli esempi appena descritti, siano fatti pagare sulla pelle dei cittadini?"
  5. http://www.movisol.org/09news185.htm


Pubblicato da ZioBarbero a 14.58
 

superrudy

Beyond good and evil
02/10/09

Muscardini: tagli alla sanità per salvare le banche?


2 ottobre 2009 (MoviSol) - Il vicepresidente della Commissione Commercio del Parlamento Europeo, Cristiana Muscardini, ha presentato un'interrogazione alla Commissione Europea in cui chiede se anche in Europa i sistemi sanitari nazionali saranno vittime dei tagli imposti dai salvataggi bancari: "A seguito dei salvataggi bancari, in molti paesi europei si pone il problema del riequilibrio del bilancio pubblico. I sistemi sanitari nazionali sono una delle prime voci di bilancio ad essere sottoposte a revisione. In questo contesto, il pericolo è che con i tagli alla sanità si imponga il razionamento delle cure, con particolare riguardo alle categorie più deboli, come gli anziani che necessitano di cure costose. Alcuni denunciano il pericolo strisciante di eutanasia. In Gran Bretagna ha suscitato scalpore la denuncia, pubblicata sul Daily Telegraph del 3 settembre scorso secondo cui il 16,5% di tutti i decessi nel Regno Unito dal 2007 al 2008 sono dovuti a eutanasia imposta ai pazienti. La denuncia proviene da ambienti autorevoli: un gruppo di esperti della prestigiosa Barts and the London School of Medicine, i quali denunciano una procedura del sistema sanitario nazionale britannico (NHS) che va sotto il nome di Liverpool Care Pathway (LCP), che induce "i pazienti malati terminali a morire prematuramente", come scrive il Telegraph. Il LCP fu raccomandato dal NICE (National Institute for Health and Clinical Excellence) nel 2004, e consente ai medici di negare liquidi, alimentazione e farmaci ai pazienti, una volta stabilito che sono prossimi al decesso. Tuttavia, "prevedere la morte è una scienza inesatta", come afferma il gruppo di esperti. Il sistema sanitario britannico adotta da tempo un sistema di calcolo del "valore della vita residua", chiamato QALY, per decidere quando sia il caso di somministrare cure costose. La riforma sanitaria del Presidente Obama si ispira a questo approccio, ed è per questo che ha suscitato una vasta opposizione popolare.
La Commissione

  1. è in grado di confermare queste notizie?
  2. non ritiene che sia inopportuno affidare a commissioni di esperti indipendenti, non sottoposti al controllo parlamentare, la fissazione di standard delle cure mediche da somministrare o, addirittura, di decidere, senza il consenso dei familiari, quando si devono interrompere le cure?
  3. Condivide l’opinione espressa da molti che la decisione un po’ troppo frequente di non trattare i pazienti sembra essere sollecitata anche dal fatto che così si risparmia parecchio?
  4. Non crede che gli esborsi astronomici dovuti ai salvataggi bancari, con gli esempi appena descritti, siano fatti pagare sulla pelle dei cittadini?"
  5. http://www.movisol.org/09news185.htm
Pubblicato da ZioBarbero a 14.58

Mah... su questa ultima cosa sarei quasi d'accordo...
 

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