E NELLE MONTAGNE VADO A PERDERE LA MIA MENTE E A TROVARE LA MIA ANIMA

Ma va là. Ma pensa un po' te.

Sono mesi che qualcuno sta dicendo che i colpiti dal virus siano milioni e non i 248.229 indicati nei dati ufficiali
e neppure il 1.400.000 di questa indagine.

Ma dare i dati reali metterebbe in evidenza che la distruzione economica del paese è stata concepita per altro.


Dal 25 maggio al 15 luglio è stata condotta l’indagine di sieroprevalenza sul Sard-CoV-2 secondo quanto previsto dal decreto legge 10 maggio 2020 n. 30
«Misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-CoV-2, convertito in legge il 2 luglio 2020.
Titolari dell’indagine sono Istat e Ministero della Salute nelle rispettive funzioni, mentre la Croce Rossa ha condotto la rilevazione sul campo con l’aiuto delle Regioni.


L’indagine mira a definire la proporzione di persone nella popolazione generale
che hanno sviluppato una risposta anticorpale contro Sars-CoV-2, attraverso la ricerca di anticorpi specifici nel siero1.

La metodologia adottata consente, oltre che di valutare il tasso di siero-prevalenza per Sars-CoV-2 nella popolazione,
di stimare la frazione di infezioni asintomatiche o subcliniche e le differenze per fasce d’età, sesso, regione di appartenenza, attività economica nonché altri fattori di rischio.

I dati di siero-prevalenza a livello regionale, da integrare con quelli di sorveglianza epidemiologica,
sono particolarmente preziosi sia per conoscere la quota di popolazione che è stata infettata nei mesi precedenti,
sia per la messa a punto di programmi sanitari al fine di prevenire future ondate dell’epidemia e orientare adeguatamente le politiche sanitarie.

I risultati sono provvisori e sono relativi a 64.660 persone che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio.

Sono 1 milione 482 mila le persone, il 2,5% della popolazione residente in famiglia (escluse le convivenze),
risultate con IgG positivo, che hanno cioè sviluppato gli anticorpi per il Sars-CoV-2.

Quelle che sono entrate in contatto con il virus sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia,
attraverso l’identificazione del Rna virale, secondo quanto prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità.
 
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DATEGLI QUESTI CHE RINASCE.
Fondi Lega, il giro dei 450mila euro: dal Carroccio a ‘Maroni presidente’ e ritorno attraverso fatture inesistenti. Pm: ‘Riciclaggio’
 
per esempio perché non fate questo invece di perdere tempo a sparlare!!!
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Martedì 10 e mercoledì 11 la votazione su Rousseau; la deputata Guia Termini: "Dobbiamo sostenere le nostre strutture"
 
Un milione e 482mila le persone che hanno incontrato il virus (2,5% dell'intera popolazione da zero anni in su).


Questi i dati presentati il 3 agosto nel corso della conferenza stampa che si è tenuta alle ore 17,
presso l'Auditorium del Ministero di Lungotevere Ripa, alla presenza del ministro della Salute Roberto Speranza.

Sono intervenuti il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, la direttrice centrale Istat, Linda Laura Sabbadini,
il presidente del Css, Franco Locatelli, il presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca.

64.660 i test dell'indagine di sieroprevalenza su SARS-CoV-2 effettuati dal 25 maggio al 15 luglio.


“Grazie al grande lavoro di Istat e Croce Rossa e alla disponibilità di 65mila italiani abbiamo presentato oggi i dati dell’indagine di sieroprevalenza.
Secondo la ricerca il 2,5% degli italiani è entrato in contatto con il virus.
Questo e gli altri dati emersi ci confermano che la prudenza e le misure di contenimento adottate dal governo
e i comportamenti corretti dei cittadini hanno limitato la diffusione del contagio.
Non abbassiamo la guardia, anche se siamo fuori dalla tempesta non siamo ancora in un porto sicuro” queste le parole del ministro, Roberto Speranza.

Sintesi dei dati

Forte la differenza territoriale, che conferma la Lombardia al primo posto per numero di persone positive al virus (7,5%), mentre tutte le Regioni del Sud sono al di sotto dell'1%.

I lavoratori della sanità risultano i più colpiti con differenze regionali.

La trasmissione intra-familiare è stata molto elevata, ma, se si adottano le misure di precauzione, il contagio non avviene,
come è accaduto per il 60% della popolazione, che ha avuto familiari conviventi con Covid-19.

Elevata la presenza di asintomatici (27,3%), dato che sottolinea l'importanza di seguire le regole di prevenzione raccomandate.


Scarica slide Primi risultati dell’indagine di sieroprevalenza SARS-CoV-2.


Il test si è rivolto a un campione di 150mila persone residenti in 2mila Comuni, distribuite per sesso, attività e sei classi di età.
In caso di diagnosi positiva, all’interessato veniva fatto il tampone naso-faringeo per verificarne l’eventuale stato di contagiosità.

Finalità dell'indagine

Attraverso l’indagine si sono ottenute informazioni necessarie per stimare le dimensioni e l’estensione dell’infezione nella popolazione
e descriverne la frequenza in relazione ad alcuni fattori quali il sesso, l’età, la regione di appartenenza, l’attività economica.

Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei.


Alle persone selezionate è stato anche chiesto di rispondere a uno specifico questionario predisposto da Istat, in accordo con il Comitato tecnico scientifico.
 
per esempio perché non fate questo invece di perdere tempo a sparlare!!!
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se la gente guardasse ai fatti e non alle false promesse tutto sarebbe più chiaro
 

Allegati

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La prima guerra mondiale, con la sola eccezione della riuscita battaglia di sfondamento di Vittorio Veneto,
fu essenzialmente una guerra statica, di usura, di trincea.

E questo produsse una mentalità conservatrice in molti stati maggiori e soprattutto in quello francese, che,
ritenendo che mitragliatrici e cannoni a tiro rapido avessero reso impossibili le cariche di cavalleria
e non avendo ben compreso l’uso dei carri armati in loro sostituzione, immaginò un’enorme trincea fortificata e armata,
al cui riparo respingere gli attacchi tedeschi, fino a quando gli effetti del blocco economico non avessero indebolito la Germania sino alla resa,
nella possibile nuova guerra che si temeva. Nacque così la linea Maginot.


Fu un’incredibile (e costosissima) opera di ingegneria, lungo tutta la frontiera franco-tedesca sorse, su più linee di difesa,
una gigantesca serie di forti e casematte armate con cannoni su torrette idrauliche, collegate da centinaia di chilometri di gallerie sotterranee percorse da treni elettrici,
con caserme, depositi di munizioni, di materiali, di viveri e, in guerra, una guarnigione permanente di centinaia e centinaia di migliaia di soldati francesi.

Fu un miracolo della tecnica, ma anche il più tragico degli errori, tale da predeterminare la futura sconfitta della Francia.

E vediamo perché.

Se tra due potenze comparabili, una immobilizza gran parte di investimenti, armamenti e uomini distribuendoli in una lunga linea
e l’altra li tiene invece quasi tutti in una massa mobile, la seconda potrà scegliere quando e dove attaccare,
concentrando lì tutti gli sforzi e ottenendo in quel punto una superiorità schiacciante.


A un milione di soldati francesi disseminati e statici, chiusi in un sistema di bunker lungo centinaia di chilometri,
poteva corrispondere un milione di motorizzati soldati tedeschi rapidamente concentrabili tutti in un solo settore, con conseguente inevitabile sfondamento.

A parte la riuscita opera di diversione di fingere di aggirare a nord la Maginot, per attirare le truppe mobili franco-inglesi in Belgio,
per poi dividerle penetrando più a sud nelle Ardenne, la Maginot venne sfondata in più punti, superando e lasciando sul posto il grosso della sua grande guarnigione
e, mentre i tedeschi arrivavano a Parigi, cuore della Francia, determinandone lo sconfitta, i soldati della Maginot erano ancora là, fermi, inutili e inutilizzati.

Perché lo scopo di una guerra, anche se sempre bestiale e crudele, non è uccidere quanti più nemici è possibile, ma disorganizzare l’avversario e vincere.

Anche in politica.

Anche in politica la disorganizzazione dell’avversario, la crisi del suo assetto di potere, la divisione dei suoi alleati, sono fattori essenziali,
per ottenere i quali però occorre uscire dalle trincee, praticare una politica di movimento
e fare emergere le linee di frattura della coalizione avversaria, isolandone la componente principale.
 
Se la forza delle idee e la chiarezza dei programmi sono fondamentali per raggiungere e galvanizzare il proprio elettorato,
occorre però, una volta fissato bene un chiaro e netto profilo, utilizzare questa forza,
non lasciarla ferma negli accampamenti in semplice attesa di momenti migliori che potrebbero non venire mai
e soprattutto senza lasciare l’iniziativa, la scelta del momento, all’avversario.

La Lega, perché è di questo che stiamo parlando, non ha raggiunto la posizione di primo partito del Paese soltanto in virtù della chiarezza dell’evoluzione
in partito nazionale posto a difesa delle libertà dei cittadini, delle loro tradizioni e del loro voler restare individui, ma anche per aver saputo, dopo le elezioni,
fare coalizione impedendola nel contempo all’avversario.

A partire da quel momento, la Lega di Salvini, oltre a sterilizzare -rendendola irrilevante- la forza del Pd,
prese un grande vantaggio di visibilità anche sui suoi alleati, perché unica forza di governo del centro-destra.


Se è vero, come è probabilmente vero, che alla lunga la Lega, esaurita l’azione di successo di contrasto ai clandestini,
avrebbe visto la sua immagine deteriorarsi per la pratica impossibilità di governare coi 5 stelle data la loro indisponibilità ad ogni efficace politica industriale,
per cui si può dire che, almeno in prospettiva, non fu un vero errore far cadere il governo, tuttavia non si può ignorare che una crisi a quattro anni dalla scadenza naturale della legislatura,
non può risolversi semplicemente nell’attesa di nuove elezioni, lasciando al (pur pessimo) protagonismo del nuovo governo tutto lo spazio.

Gli elettori non vogliono dare solo un voto chiaro, ma anche utile e, in questa democrazia psicologica, come è ormai tutto l’occidente, anche rapidamente utile.

E allora la Lega deve uscire dalle trincee e riprendere una politica di movimento per provare a far cadere il governo,
perché è il governo, col controllo dell’apparato dello stato, a dare reale forza a due partiti come Pd e 5 Stelle che, per proprio conto,
sarebbero molto deboli, senza dar loro invece il tempo di recuperare energie e indebolire, con l’uso spregiudicato di quello stesso apparato, quelle del centro-destra.

Per far ciò, con successo, occorrono quattro cose :

la prima, mantenere una fortissima compattezza, molto più necessaria nella manovra politica che non nell’attesa
e allora nessuno deve far sorgere il minimo dubbio su due sole cose essenziali, la Lega come partito dell’Italia tutta e la Lega come partito della Libertà.


La seconda, rendersi conto che non esistono avversari permanenti da combattere sempre, ma solo principi permanenti da difendere sempre,
perché alla lunga tutte le conventio ad escludendum cadono, a meno che non sia tu il primo ad applicarle.

La terza, osservare attentamente le linee di divisione dello schieramento avversario e cercare di allargarle, e cioè vedere :

chi ha delle remore sullo stato di emergenza e sul suo vulnus per la democrazia,

chi vuole una politica di sviluppo e non il puro assistenzialismo,

chi crede alla giustizia imparziale e non al giustizialismo,

chi sta di là ma non si sente di estrema sinistra (e penso ai centristi e ai sindacati moderati, ai renziani e ai radicali,
a Calenda e ai pentastellati eterodossi, ma anche ai cattolici democratici e ai socialisti che ancora resistono, in un Pd che sembra quasi in piena regressione comunista)

e a tutti costoro mandare chiari segnali di disponibilità al dialogo anche dimenticando certe loro ciniche furbizie e senza mai chiudersi a riccio.

La quarta, fare i conti a muso franco, ma con disponibilità, con i poteri reali che esistono, come l’Europa, la grande industria o la presidenza della repubblica,
come un partito di maggioranza relativa non può esimersi dal fare perché è il suo ruolo a costringerlo a ciò.

Se sapremo farlo renderemo molto più facile il passaggio da una Lega di maggioranza virtuale ad una di maggioranza reale, elettorale
e, oltre a ciò, renderemo più vicino quel cambio di governo che è ormai indispensabile ed urgente
per arrestare una gravissima pandemia economica che il governo attuale non sa né può arrestare.

Vi è poi qualcosa di ancora più grave, che deve spingere a porre in atto ogni possibile strategia per far cadere presto questo governo
e cioè la serie di veri e propri attentati alla democrazia costituzionale, malamente giustificati dal virus, che sta ponendo in atto,
mettendo in una quarantena, illegittima nella forma e totalitaria nell’estensione, la libertà personale di tutti.


Non dimentichiamolo mai e agiamo di conseguenza.


Che sia poi subito il leader del centro-destra Salvini o, per un breve frattempo con questo Parlamento,
una figura consolare a incarnare la svolta, resta che la svolta è necessaria per non arrivare a governare in futuro su di un cumulo di macerie economiche ed etiche.

La Lega è piena di uomini e donne rappresentativi e di valore, ma soprattutto costituisce una grande riserva di energia morale,
largamente intatta e priva di logore derivazioni ideologiche, che può e deve essere messa al servizio non solo del centro-destra,
ma della Nazione, anche se questo può comportare la rinuncia a connotazioni radicali o di splendido isolamento, facili e gratificanti, ma che non servono al Paese.


Dobbiamo provare a farlo con convinzione e perseveranza, fino al limite dell’impossibilità, perché,
se questo non fosse davvero proprio possibile,
se l’ignavia della sinistra moderata si dimostrasse complicità e
se l’attuale maggioranza, ascoltando le sue voci più illiberali, continuasse sulla via drammatica di un lockdown
che sta stravolgendo il nostro sistema costituzionale trasformandolo in un regime

(e contemporaneamente mostrando molta “comprensione” per la trasformazione in organi fortemente politicizzati di settori della magistratura)
allora, per chi non è d’accordo, ricordando Thoreau e il suo esempio, resterebbe solo la strada della disobbedienza civile di massa,
da percorrere pericolosamente, costi quello che costi, anche a livello personale, fino ad una campagna elettorale che sarebbe devastante, perché tra nemici dichiarati.

E dunque la ricerca di un compromesso che salvi anzitutto la democrazia, dalla deriva di un governo che sembra averne smarrito
(o non conoscerne proprio) le regole e le motivazioni di fondo
, non può non essere la soluzione preferibile.


Anche e non ultimo, per l’economia.

Comunque, che cosa sia la Lega di Salvini, nonostante la pesante disinformazione oligopolistica,
gli italiani l’hanno per fortuna capito e tutti noi cercheremo di difendere la Libertà e fare comunque il nostro dovere, così come ci sarà indicato.

Se dovremo aspettare aspetteremo, se dovremo combattere combatteremo, ma, almeno per quello che sta in noi, usciamo dalle trincee e confrontiamoci.

Con tutti. Liberali non si nasce, si diventa.
 
cavour scommettitore in borsa

Nell’ottobre del 1840, Cavour, sfruttando notizie provenienti da Hortense Allart de Méritens, amante di Sir Henry Lytton Bulwer, segretario dell’ambasciata inglese a Parigi e allora uomo di fiducia di Palmerston, circa una crisi che si svolgeva tra l’Egitto e la Siria, decise di tentare una grossa speculazione al ribasso. La minaccia di guerra, nella quale poteva trovarsi coinvolta la Francia, aveva provocato gravi inquietudini nel mondo degli affari, i cui esponenti più autorevoli, con i Rothschild alla testa, si erano impegnati in un tenace sforzo a favore della pace; e in borsa i riflessi della situazione si erano tradotti in una crescente incertezza e in ribassi notevoli. Cavour calcolò che la guerra avrebbe provocato ulteriori ribassi e fece una grossa operazione, impegnandosi a perfezionarla a fine mese: faceva assegnamento su un guadagno netto di 200 mila franchi. La guerra non scoppiò per la resistenza del re ed in borsa si delineò una vigorosa tendenza al rialzo. Il disastro si rivelò al Cavour in tutte le sue proporzioni: "il n’était plus…" "non c’è più tempo, tutti i miei sogni svaniscono e mi vedo sprofondare in un abisso… Tutto ciò che ho guadagnato in tre anni l’ho perduto in un giorno. In breve, devo pagare per la fine del mese 45 mila franchi. Si devono pagare oppure farsi saltare il cervello". Ed allora scrisse una disperata ed auto accusatoria lettera al padre che dovette soccorrere il figlio . Considerazioni: Rileggiamo il capitolo precedente. Mi sembra che questa vicenda sinteticamente ci dica su Cavour più di molti ponderosi volumi di storia. Nessuno scrupolo nell’usare il sesso come strumento per ottenere vantaggi, nessuno scrupolo nell’usare informazioni riservate, comportamento spregevole dell’ambiente da lui frequentato, azzardo estremo (altro che freddo calcolatore!), isterismo di fronte ai problemi, piccolezza d’animo nel rapporto con il padre. Cavour in questa occasione è quello che sarà durante le vicende politiche che lo vedranno protagonista.
 
Insieme a qualche altro mezzo di comunicazione, come RadioRadio,
siamo rimasti ormai rimasti fra i pochi che hanno la possibilità, ed il coraggio, di mostrarvi quello che succederà da settembre in poi.


Ritorniamo alle indicazioni dello scorso gennaio della Commissione Europea per l’Italia che potete leggere per intero a questo link.


A pagina 33 di questo prolisso documento, una specie di lezioncina fatta al’Italia da chi, spesso,
non ha governato neanche un comune e non riesce a governare se stesso,
vi è l’indicazione all’imposizione di una bella PATRIMONIALE che vi proponiamo qui per intero, come citato.


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Viene detto chiaro e lampante, alla faccia del fatto che la Costituzione italiana lo vieti.

Una imposta patrimoniale forzata in un momento di redditi fortemente calanti, come lo sono per il Covid 19 , non è altro che un esproprio di massa:

cosa potrà fare la gente nel momento in cui i propri redditi sono stati fortemente ridotti e quindi rimane ben poco con cui pagare un’imposta patrimoniale ?

Dovrà svendere i propri immobili, o vederli direttamente espropriati.

Anche il sogno di utilizzarli con finalità turistiche è scomparso, vista la crisi COVID-19.


A questo aggiungiamo il fatto che ormai tutto è visto come “Servizio”, come “Noleggio” e che il diritto di proprietà sembra svanire.

Quindi chi non può pagare il “Noleggio” o la “Royalty”, è letteralmente un morto di fame, meno che un proletario,
perchè i proletari avevano i figli, merce rara nella decrescita demografica.

Quindi l’obiettivo mirato del Governo e delle istituzioni europee che lo comandano è l’impoverimento e la depauperazione della classe media e lavoratrice italiana,
la sua riduzione ad una plebe affamata ed informe su cui poter regnare senza opposizione.
 

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