E NELLE MONTAGNE VADO A PERDERE LA MIA MENTE E A TROVARE LA MIA ANIMA

“Ti chiami Mammì, cosa ne vuoi sapere della montagna? L’avrai vista rovesciata in cartolina”: l’attacco della leghista al consigliere M5s

“Sono sconcertata dal fatto che il consigliere Mammì possa capire i problemi della montagna e possa conoscere realmente la montagna. L’avrà vista rovesciata in cartolina“. È l’attacco della consigliera della Lega, Simona Pedrazzi, rivolta in Consiglio regionale in Lombardia al collega del M5s, Gregorio Mammì. Secondo Pedrazzi, dunque, Mammì (di cui storpia il nome, chiamandolo “Consolato”) non sarebbe titolato a parlare di montagna (in questo caso, dell’ospedale Morelli di Sondalo, in Valtellina, di cui si stava discutendo in Aula). Il motivo? La provenienza del consigliere 5 stelle e l’origine del suo cognome, certamente non diffuso tra Morbegno e Livigno (Pedrazzi è della Valmalenco). “Ecco il vero volto della Lega”, ha commentato Mammì, “si travestono da nazionalisti ma poi vogliono ancora la secessione della Lombardia. La sua è stata un’uscita offensiva e discriminatoria. Attendo le sue scuse”.

Bravo Oder, combatti per le tue idee.
Chi farà la propaganda migliore alla fiine farà abboccare piu' perosne alla propria causa.
E' inutile denigrare l'avversario politico, ma sfidarlo sulle idee e sui contenuti
 
L’Anpi dice no alla proposta di realizzare a Roma un museo del fascismo, avanzata in una mozione da alcuni consiglieri capitolini del M5s. "Manifestiamo – afferma il comitato provinciale di Roma dell’associazione – la nostra più viva contrarietà all’approvazione di simile mozione e invitiamo i proponenti a ritirarla". E persino la sindaca di Roma, Virginia Raggi, si è detta contraria all’iniziativa del suo stesso partito. "Roma è una città antifascista, nessun fraintendimento in merito", afferma la sindaca della Capitale.

La mozione 264/2020, che vede tra i firmatari la consigliera 5 Stelle Maria Gemma Guerrini, parla di "un grande museo" da realizzarsi in un sito di archeologia industriale che "funga da polo attrattore per scolaresche, curiosi, appassionati ma anche turisti da tutto il mondo". Il tutto prendendo a modello, sarebbe specificato nel testo, "operazioni culturali di analisi critica del periodo del nazismo". Finalità culturale del museo sarebbe la "necessità di contrastare il negazionismo e l’ignoranza". Il testo della mozione citerebbe inoltre i rigurgiti neofascisti che "anche recentemente hanno offeso Roma e i suoi cittadini".

"Apprendiamo che è in programma la discussione in Consiglio comunale della mozione che si propone di far nascere a Roma un Museo sul fascismo", scrive l’Anpi. "Dopo aver letto la mozione siamo allarmati: non si prevede esplicitamente un museo sui crimini del fascismo, sull’esempio di quanto realizzato in Germania, ma semplicemente sul fascismo". "Immaginiamo quanti non vedano l’ora di poter dimostrare che il fascismo ha fatto anche cose buone. Nella mozione si fa inoltre riferimento sia al nazismo che alla guerra fredda e si arriva a citare il museo in Ungheria che a Budapest, oscenamente, accomuna nazisti e comunisti".

Tutto ciò, conclude l’Associazione dei partigiani, "viene previsto per un Museo che verrà realizzato e gestito dalla prossima consiliatura capitolina, sui cui valori antifascisti nulla possiamo oggi prevedere, quando nel nostro paese non ci si vergogna più di citare Mussolini e dove il fascismo si esprime addirittura formando partiti che esplicitamente ad esso fanno riferimento e che tardano ad essere sciolti".

"Non permetteremo che Roma medaglia d’oro per la Resistenza ospiti un museo del fascismo". Così in una nota il segretario del Pd Roma Andrea Casu e capogruppo in Assemblea capitolina Giulio Pelonzi. "L’unica memoria che la Capitale deve continuare a coltivare per combattere la violenza e l’odio dei nostri giorni è quella degli orrori che il fascismo ha arrecato alla nostra città attraverso la valorizzazione di tutti i luoghi che illuminano il ricordo delle pagine più nere della nostra storia come il Museo di Via Tasso, le Fosse Ardeatine, la casa della memoria e il museo della Shoah che deve aprire il prima possibile a Villa Torlonia".

"Insieme a tutti i nostri eletti – proseguono Casu e Pelonzi – ci batteremo in ogni sede per chiedere il ritiro della mozione presentata e chiedere a tutte le forze politiche in Campidoglio di raddoppiare gli sforzi per promuovere e sostenere insieme tutti i luoghi della nostra città che custodiscono e tramandano i valori dell’antifascismo e la memoria della Shoah e della Resistenza: luoghi che evidentemente i firmatari di questa mozione non conoscono".
 
Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza?

Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri,
in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà.

C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero.

I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown.

Tra l’altro il virus è molto più debole.

Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati.

Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati.

Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri.

Tanti abboccano, purtroppo.

Cosa ci aspetta in autunno?

Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese.

A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie.

Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna.

Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici.

Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo.

Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni

. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.


Non c’è attività legislativa, confronto sui temi, sulle urgenze: semplificazione vera, politica fiscale, digitalizzazione della pubblica amministrazione,
accesso universale ad Internet, disponibilità completa delle nuove tecnologie, riforma dell’istruzione e del diritto del lavoro,
riorganizzazione della sanità, unificazione politica dell’Europa.

Con il Covid, il ruolo delle due Camere è stato ridotto all’estremo.

Mai come adesso, invece, c’è bisogno di un Parlamento attivo, propositivo, non litigioso ma capace di comprendere le trasformazioni in atto,
di superare l’immobilismo in cui si trova l’Italia, ogni volta distratta dai movimenti viola, rosa o del pesce azzurro in scatola.

E’ vero, ho detto: basta con gli yesman, con gli esperti alla Colao e con lo Stato di polizia.

Questi estremismi li ravviso nella pesante deresponsabilizzazione della politica, durante la quarantena e dopo.

Sono evidenti a tutti, tranne a chi ha scelto di seppellire la ragione e il senso critico, i limiti dell’eccessivo ricorso agli esperti,
in virtù del quale abbiamo perso tempo, siamo rimasti indietro come paese e il Parlamento è stato esautorato.

Lo dico con cognizione di causa, soprattutto per scuotere il movimento 5 stelle, cui appartengo.

La democrazia e la rappresentanza richiedono la responsabilità, il diritto e il dovere di concorrere alle decisioni.

Gli elettori non hanno scelto né Conte né Colao, per dirla in breve.

Conte decide in solitaria la politica della maggioranza?

Questa è una domanda che andrebbe rivolta in primo luogo a Rocco Casalino.

Comunque, i fatti dicono di sì.

Veda, per esempio, la soluzione nebulosa e incerta su Autostrade.

Il presidente del Consiglio si sta appropriando della leadership del Movimento?

Conte sta sfruttando il momento.

Questo non è un reato, ma è legittimo.

Se farà un suo partito, lo vedremo.

Intanto noi del movimento 5 stelle abbiamo il dovere di uscire fuori dallo schema della delega in bianco, dell’uomo solo al comando.

Abbiamo il dovere di riorganizzarci, il dovere di non rinviare più il confronto interno, il dovere di ragionare su dove eravamo nel 2018 e dove stiamo adesso.

Lo stato d’emergenza non è necessario, perché l’emergenza non c’è.

E’ un male per tutti, coprire l’attuale mancanza di politica con la proroga dell’emergenza.

Sono stato l’unico parlamentare del Movimento che ha espresso e confermato il proprio dissenso.

Per inciso, ho argomentato in largo questa mia posizione, che – esplicito – non è finalizzata a salti della quaglia o a prendere qualche poltrona.

Se ora temo provvedimenti disciplinari?

Io non temo mai niente e nessuno.

Sono una persona libera; questa è la mia forza, se mi permettete.


(Francesco Sapia, dichiarazioni rilasciate a Lucio Valentini nell’intervista “Dietro l’emergenza di Conte un disegno contro Pmi e famiglie”,
pubblicata dal “Sussidiario” il 3 agosto 2020. Sapia è un deputato eletto in Calabria con i 5 Stelle nella primavera 2018).
 
Da Frosinone arriva una notizia che farà piacere a tutti gli italiani multati durante il periodo del lockdown.

Le sanzioni elevate per motivi legati all’epidemia Covid-19 sono illegittime.


A stabilirlo, con una sentenza che farà certamente discutere, è stato il giudice di Pace del tribunale di Frosinone,
Emilio Manganiello che ha annullato la sanzione di 400 euro a persona elevata ad un padre e alla figlia,
bloccati fuori casa mentre erano diretti a fare rifornimento di acqua ad una fontanella a scheda.

Ma a fare scalpore non è solo la decisione di cancellare le sanzioni.

La sentenza 516/2020, infatti, dice anche cose più importanti che investono il premier Conte.

Secondo il giudice non è questione di illegittimità costituzionale dei dpcm di Giuseppi
bensì l’illegittimità addirittura dello Stato di emergenza che

"può essere dichiarato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia.
Calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia nulla hanno a che vedere con una pandemia mondiale e soprattutto con le emergenze di tipo sanitario".

Una sentenza che potrebbe costringere il Governo a rivedere alcuni passaggi del decreto di emergenza in vista, sperando che non si verifichi, di un'altra situazione di criticità.

Ora saranno gli esperti a spiegare se questa sentenza sta in piedi.

Il giudice di Frosinone si occupava di un caso specifico, decidendo sul ricorso presentato da un cittadino sanzionato per il mancato rispetto del coprifuoco.

Se la sentenza farà giurisprudenza significherebbe che per mesi gli italiani sono stati chiusi in casa, controllati e multati in modo illegittimo.

Significherebbe, cioè, che le nostre libertà garantite dalla Costituzione potrebbero essere state revocate al di fuori delle regole.

Del resto, gli italiani si ricordano i controlli ferrei da parte delle forze dell’ordine:

tra questi i casi più eclatanti, solo per citarne alcuni, dell’elicottero in volo su Palermo, che permise di scoprire numerose persone
che si accingevano a pranzare sui tetti dei palazzi, e quello che, come in film d’azione, piombò sulla spiaggia di Salerno
dove c’erano alcuni ragazzini che prendevano semplicemente il sole mentre tutto intorno c’era il nulla.

Intanto chi ha avuto sanzioni durante il lockdown aspetta di capire se la sentenza del giudice di Pace di Frosinone farà giurisprudenza.

Sarebbe una vittoria per migliaia di italiani che, così, risparmierebbero anche un bel po’ di soldi, una prospettiva interessante vista la crisi economica,
e una sconfitta clamorosa per Conte che nei mesi bui di marzo e aprile entrava, attraverso tv, internet, giornali e radio,
nelle case dei cittadini spaventati annunciando dpcm su dpcm che, seppur fatti per contenere l’epidemia, limitavano la libertà e la normale vita quotidiana.
 
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"Bello avere la cabrio". Alena Seredova svuota l'auto allagata con una tazza
 
Zaia: «Troppa movida e senza mascherina. Se riparte il contagio chiudo bar, ristoranti e spiagge»
 
Perfino la tollerante Svezia inizia a farsi delle domande e proprio oggi inizia la discussione per rendere permanenti i diritti dei richiedenti asilo nel paese.

Dal 2016 era stata introdotta, in modo temporaneo, una legge che non concedeva più il permesso di soggiorno permanente
a chi veniva giudicato come avente diritto alla protezione politica, ma , temporaneamente, la sostituiva con una protezione triennale
che poteva essere non rinnovata o tolta nel caso il rifugiato commettesse reati o mostrasse la volontà di non integrarsi nel tessuto sociale svedese.


Oggi il comitato parlamentare per l’immigrazione si occuperà della norma, con l’obiettivo di non renderla più transitoria, ma definitiva, e possibilmente renderla ancora più restrittiva.

C’è un sentire comune degli svedesi, quei pochi rimasti, che le cose non possono assolutamente tornare alla situazione ante 2016,
anzi che sarebbe meglio imporre una normativa più restrittiva.

Il problema è che se il sentire popolare è questo, c’è una notevole frammentazione su come implementare la riforma dell’immigrazione in pratica,
il che viene a favorire i partiti, come i verdi, che invece non vogliono porre dei limiti e desiderano la cessazione o al’alleggerimento della norma del 2016.

Come sempre il meglio è nemico del fare.



Nel frattempo, proprio nei giorni scorsi, una dodicenne innocente è rimasta uccisa in uno scontro a fuoco fra bande di migranti nei pressi di Stoccolma,
mentre si trovava con amiche vicina ad un McDonald. Molte persone sono state fermate, ma, per ora, non c’è stato nessun arresto.
Le bandi di migranti minorili stanno diventando un vero flagello per la Svezia, tanto che il ministro degli interni
sta pensando ad una normativa più restrittiva sui crimini commessi da parte dei minori che permetta di toglierli in modo forzoso dagli ambienti criminali o criminogeni
e quindi provveda ad una diversa educazione.

Il problema della criminalità minorile extracomunitaria c’è anche in Italia, ma facciamo tutti finta di nulla.
 
Uno studio internazionale, pubblicato sulla rivista “Physics of Fluids” e condotto da un team di esperti di fisica delle goccioline dell'università di Toronto conferma che le goccioline che trasportano il Sars-CoV-2 viaggiano fino a una distanza dalla fonte che arriva a quattro metri, senza tenere conto dell’impatto del vento.

In Europa regioni e città hanno deciso di reintrodurre l’uso di mascherine.

Una mossa saggia se si considera che: "senza di esse la distanza sociale di uno o due metri potrebbe non essere sufficiente per impedire alle particelle di spostarsi da una persona all’altra", come si legge nello studio.
 
interessantissima questa battaglia sulla propaganda migliore.
E' il sale della democrazia
Certo che Val, postando Alena, è passato decisamente in vantaggio
 
Ci sono delle volte in cui sarebbe meglio aver sbagliato, questa è una di quelle.



Come aveva -purtroppo- ben anticipato il senatore Gianluigi Paragone,
alla fine sono stati fatti gli interessi della grande azienda a discapito dei cittadini e della nostra economia.

Stiamo parlando del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, che ha ‘cavalcato l’onda’ dell’occasione del decreto liquidità grandiosamente per scendere a ‘ricatti’con il Governo.

La sostanza era: “No garanzia? Allora non investiamo qui”.



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Così l’esecutivo, che ben si presta a certe dinamiche, ha alzato il pollice e chinato la testa, con la scusante
“solo così possiamo assicurarci che rispettino i patti”.

Proprio perchè si tratta di una somma ingente, la trattativa ha richiesto la regolazione con un decreto.

Gualtieri aveva assicurato "la presenza nel decreto ministeriale di almeno tre impegni che la multinazionale avrebbe dovuto assumersi con l’Italia,
pena la perdita della garanzia, per concentrare sul nostro territorio le ricadute dell’aiuto”.


6,43 miliardi di euro di finanziamenti erogati dalla banca Intesa San Paolo,
hanno ottenuto il via libera grazie alla responsabilità (sottoforma di garanzia) assunta dallo Stato.

Il sito automoto.it lo definisce come “il più grande prestito statale d’emergenza ad un costruttore europeo”.



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Nel frattempo arriva fresca la notizia -che riprendiamo dal sito autoeveryeye.it- che “FCA (con una lettera scritta in inglese)
ha interrotto i rapporti con molti fornitori terzi dell’indotto italiano.

Indotto “pari a circa 18 miliardi di euro”.

“Nello specifico FCA ha chiesto di interrompere immediatamente tutte le attività di ricerca, sviluppo e produzione per le auto più piccole del brand,
che da ora in poi verranno costruite con il ‘modello francese’”.



Morale della favola: su un piatto della bilancia troviamo il ‘fruttuoso lavoro del governo nelle trattative’, 6,43 miliardi di prestiti,
alla grande azienda -con sede legale e sede fiscale ad Amsterdam e a Londra, di cui lo Stato -italiano- si fa da garante;

sull’altro troviamo la cancellazione dell’indotto italiano che finora ha interessato
“58.000 operai, circa 1.000 imprese differenti e un volume d’affari pari a circa 18 miliardi di euro”.

E quelli di FCA sono anche i maggiori azionisti di GEDI S.p.A., editore di Repubblica, Corriere, Stampa e un'altra miriade di testate locali.

Ovvero coloro che dettano la linea dei giornaloni che rappresentano il "Corano" per il popolo lobotomizzato che vota i partiti social-democristiani (da LeU a FI, M5S incluso).

PADRONI DEL VAPORE ONNIPOTENTI !
 

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