E NELLE MONTAGNE VADO A PERDERE LA MIA MENTE E A TROVARE LA MIA ANIMA

Tutto esaurito a Songavazzo il 1° agosto per la “Magut Race”. La prova consiste nel trasportare a spalla un sacco di cemento da 25 chili, per un tratto lungo 170 metri, con un dislivello di 50 metri.

In 120 al via per la “Magut Race”

La prova, divenuta ormai una classica estiva, è organizzata dalla «Fly-Up Sport» di Mario Poletti,
con la partnership di Italcementi, l’autorizzazione del Comune di Songavazzo e la collaborazione del ristorante «La Baitella».


In 120, tra uomini e donne, si sono presentati al via:

muratori delle valli bergamasche e lombardi, sportivi in genere e specialisti delle gare in stile marines,
provenienti da tutta Italia e con una nutrita partecipazione anche in ambito femminile,
si sono dati appuntamento a Songavazzo, in Alta Valle Seriana, per la quinta edizione della Magut Race.


Il miglior tempo di giornata, ma anche il miglior tempo di tutte le edizioni della Magut Race, 1’50”, è stato siglato dal bresciano di Angolo Terme Giacomo Laini.

Nell’arco di appena 10 secondi si sono classificati ben 10 atleti.

La seconda piazza è andata a Matteo Visini, seguito dal fratello Paolo Visini.

La competizione femminile ha visto imporsi Elisa Capponi di Piario, sportiva sì ma all’esordio in gara, stupita ed entusiasta del risultato.
Con il crono di 3’13” si è lasciata alle spalle la vincitrice in carica Elisa Pellicioli e la campionessa Ocr del team Scott Rachele Ravani.

Ben 17 le donne classificate.








Magut Race 2020
 
L’epidemia pesa anche sui conti della Ferrari: nel secondo trimestre l’utile della casa di Maranello crolla da 184 a 9 milioni di euro (-95%),
mentre i ricavi netti sono pari a 571 milioni di euro, in diminuzione del 42 per cento.

Le consegne totali sono 1.389, dimezzate rispetto all’anno scorso, a causa della sospensione sia della produzione sia della distribuzione per l’emergenza sanitaria.

A Piazza Affari il titolo chiude con un +3,8% anche grazie alle prospettive di ripresa del settore auto.


“La Ferrari resta più forte che mai. Il nostro portafoglio ordini è molto solido, il 2021 sarà un anno forte”,
assicura il ceo Louis Camilleri, durante la conference call con gli analisti finanziari.

Nessuna previsione oltre il 2021 proprio per l’incertezza legata al Covid-19, in particolare negli Usa, mentre è confermato l’arrivo di due nuovi modelli entro quest’anno.


“Avevamo già anticipato a maggio - spiega il manager - che i risultati del secondo trimestre erano deboli in tutti gli indicatori chiave, ma in linea con le nostre aspettative.
Questi risultati riflettono i tempi molto difficili che abbiamo vissuto. Desidero, tuttavia, sottolineare la resilienza, l’impegno e la determinazione
che sono stati messi in evidenza da tutti i miei colleghi qui a Maranello e nei nostri mercati”.

Camilleri dice che la pandemia è stata “una sfida enorme da superare. Una tempistica doppiamente spiacevole - osserva -
in quanto ci ha inghiottito in un momento critico, la delicata fase di industrializzazione dei nuovi modelli presentati l’anno scorso,
in particolare la SF90 Stradale che contiene più di 2.000 nuovi componenti della nostra catena di approvvigionamento.
Anche se siamo fiduciosi che le consegne inizieranno all’inizio del quarto trimestre sarà inevitabile un ritardo
e questo ci ha portato ad adeguare al punto medio le nostre guidance dell’anno”.


Le stime del 2020 sono corrette nella parte più bassa della forchetta fornita a maggio:

ricavi netti maggiori di 3,4 miliardi (rispetto ai 3,4-3,6 miliardi indicati a maggio),

ebitda adjusted tra 1,075 e 1,125 miliardi (la precedente stima era 1,05-1,20 miliardi),

ebit adjusted tra 0,65-0,70 miliardi (0,6-0,8 miliardi),

utile diluito adjusted per azione: 2,6-2,8 per azione (da 2,4-3,1 per azione),

free cash flow industriale tra 0,10-0,15 miliardi (0,1-0,2 miliardi).
 
Il Movimento Cinque Stelle, quello della “Trasparenza”, quello dell'”Apriamo il Parlamento come una scatoletta”
è diventato quello del segreto, quello che fa ricorso al Consiglio di Stato contro la trasparenza
e contro la possibilità di rendere pubblici i verbali del Comitato Tecnico Scientifico,
quello che, in teoria, ha consigliato il lockdown e la sua esecuzione.

Eppure la trasparenza sarebbe il miglior strumento contro il complottismo e le fake news:

cosa è meglio di far conoscere a tutti le basi scientifiche delle decisioni per legittimarle.
Se questo non accade allora sorge l’ovvio dubbio che Conte vuole “Intingere il biscotto”.


Quindi la lotta al contante, che non serve a nulla, se non a mettere i bastoni nelle ruote delle aziende già in difficoltà.

Chi vuole fa già tutta l’evasione che vuole mettendo la sede in un paradiso fiscale all’interno della UE.

La lotta al contante è solo l’ultima chicca demagogica.
 
Ci sono voluti 3 mesi perchè qualcuno iniziasse ad indagare sugli scandali legati al COVID-19 di Zingaretti nel Lazio e De Luca in Campania?

Sul secondo solo ora si inizia ad indagare, nonostante il contratto sia stato concluso a marzo, dal 17 al 19,
per la realizzazione di tre strutture modulari anti-covid, per 18 milioni, poi rimaste inutilizzate, (per fortuna, non è questo il problema..).

L’indagine coinvolge Corrado Cuccurullo, il manager numero uno della centrale di spesa sanitaria in Campania ed il consigliere regionale Luca Cascone,
che avrebbe curato i contatti con la ditta di Padova che si è aggiudicata il contratto.

Il problema, secondo gli inquirenti, è che la gara fosse molto, troppo, mirata e quindi fatta per escludere tutti i partecipanti, tranne la ditta aggiudicataria.

Sarà vero?

Sicuramente ci sono altre ditte che offrono soluzioni per camere sterili modulari, e, del resto , ci sono voluti ben 5 esposti prima che si muovesse la magistratura.

Come mai tutta questa cautela della magistratura e , soprattutto, dei Mass Media.

I giornali erano pronti a fare a pezzi Fontana per i camici regalati, e si sono dimenticati di De Luca sino all’ultimo secondo.


Poi ci sarebbe la questione delle mascherine della regione Lazio, per cui sono stati versati 11 milioni di acconto e che non sono mai arrivate.

Soldi che la Eco.Tech non ha ancora restituito e che sono al centro di polemiche fortissime che coinvolgono il presidente delle regione e leader del PD, Zingaretti,
ma che non hanno ancora avuto nessun riscontro in indagini, almeno conoscitive, della magistratura.

Eppure sono in gioco diversi milioni di euro e, ancora peggio di quanto accaduto in Campania, non è stato consegnato nulla.


Che la magistratura sia cieca da un occhio si sapeva, ma ora la questione sta diventando anche troppo pesante.

Una delle prime mosse del popolo dovrebbe essere quella di far aprire gli occhi ai giudici.
 
Il premier Giuseppe Conte dovrà presto dare qualche spiegazione al Parlamento.

Sì perché ora si è venuto a sapere che, nel decreto che ha prolungato lo stato di emergenza fino al 15 ottobre,
il presidente del Consiglio ha inserito «di nascosto» una riforma dei servizi segreti italiani.

È quello che si è scoperto una volta che il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Il problema è che, su questo punto, non c’è stata alcuna discussione in Aula e, cosa ancor più grave, pare che il Copasir
– cioè il Comitato di controllo sull’attività dell’intelligence, gestito dall’opposizione – sia stato tenuto all’oscuro di questa importante modifica legislativa.



Cosa cambia nei servizi segreti
Nel concreto, come spiega il Corriere della Sera, il decreto ha modificato le norme in vigore dal 3 agosto 2007,
ossia la legge 124 che, tra le altre cose, stabiliva che

«la direzione generale del Dis [Dipartimento delle informazioni per la sicurezza] è affidata ad un dirigente di prima fascia
o equiparato dell’amministrazione dello Stato, la cui nomina e revoca spettano in via esclusiva al presidente del Consiglio dei ministri,
sentito il Cisr [Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica].
L’incarico ha comunque la durata massima di quattro anni ed è rinnovabile per una sola volta».

Ecco, ora Conte e la sua maggioranza hanno cambiato questo passaggio:

«Al fine di garantire, anche nell’ambito dell’attuale stato di emergenza epidemiologica dal Covid-19,
la piena continuità nella gestione operativa del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica,
alla legge 3 agosto 2007, n. 124, sono apportate le seguenti modificazioni:

le parole “per una sola volta” sono sostituite dalle seguenti: “con successivi provvedimenti per una durata complessiva massima di ulteriori quattro anni”».


In pratica, il governo giallofucsia ha garantito ai direttori del Dis, dell’Aise (spionaggio) e dell’Aisi (controspionaggio)
un prolungamento di ulteriori quattro anni del proprio incarico.

Il che pone dei seri problemi di opportunità, dato che la legge 124 del 2007 aveva fissato quel tetto proprio per evitare permanenze troppo lunghe dei vertici dell’intelligence.

Ma il punto, come specificato, è che questa riforma non sarebbe stata annunciata al Copasir, che dallo scorso ottobre è diretto dal leghista Raffaele Volpi.

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) è sempre in mano all’opposizione
per evitare che le forze di governo possano fare il bello e il cattivo tempo grazie all’azione dei servizi segreti.

Se è vero che il Copasir è stato tenuto all’oscuro di questa modifica,
è chiaro che certe lamentele sulla «dittatura sanitaria» inizierebbero a non essere più tanto infondate.
 
Chiamiamolo Mutarella.

Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus,
l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana,
nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza.

Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione.

Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario.

In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza.

Ma tanti tacciono.

Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella.

I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese.

Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto.

Paura, il voto.

Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus.

Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro;
l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie.

Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.


Ma la cosa più grave è il silenzio della Massima Carica prima che Conte portasse al voto sull’emergenza;
il silenzio della Corte Costituzionale, e le sue corti.

Mattarella e la presidente della Corte Suprema Cartabia tacciono; sono le Zittelle, e non nel senso del romanzo di Tommaso Landolfi.

Ma tutti stanno zitti se non dice nulla lui, il Presidente, che è anche un giurista.

E il Presidente lascia che un improvvisato premier, dal curriculum taroccato,
mai eletto in Parlamento e in altra assemblea elettiva,
mai annoverato tra i tecnici e le risorse della Repubblica,
che ha guidato due governi opposti,
che porta a profitto individuale una tragedia nazionale,
che governa a colpi di decreti, vanterie e conferenze stampa one-man-show,
possa impunemente ridurre in cattività un paese, mettere sotto tutela la Democrazia e la Libertà,
violare i diritti (altro che Orban) e firmarsi una proroga allo sfratto da Palazzo Chigi.

Perché altra ragione non c’è all’emergenza, che tende a farsi stato d’eccezione, anticamera delle dittature.

E se viene proclamato quando non c’è virulenza epidemica, figuriamoci cosa accadrà quando ci sarà davvero qualche avvisaglia.


Non dite che lui magari dispone di informazioni a noi ignote; perché quei dati allarmanti non li hanno nemmeno Merkel e Macron,
se non hanno proclamato lo stato d’emergenza, figuriamoci se ce li ha solo lui.

La sua è una dittatura temperata dalla cialtroneria, finalizzata a conservarsi il posto più che a stravolgere il paese.

Ma è una dittatura strisciante, come si dice dei vermi e delle forme implicite.

Il silenzio di Mattarella è davvero assordante.

È il silenzio sull’indecente gazzarra della magistratura e del Csm;

il silenzio sullo scempio scolastico, unico paese in Europa a chiudere per primi e a non aprire ancora le scuola;

il silenzio sugli sbarchi di clandestini, e di infetti, con cui saltano tutti i rigori invece pretesi per gli italiani.

È il silenzio sul Parlamento esautorato a lungo, e a lungo oltraggiato,

silenzio sulle esternazioni debordanti del premier o davanti a decreti che gridano vendetta davanti a Dio e alla Costituzione, alla logica e alla grammatica.

Lui si palesa solo per premiare scrittori negazionisti delle foibe, per celebrare quasi ogni giorno la Shoah e magari qualche strage su cui si può imbastire la solita lettura.


Qualcuno dice: ma lui è sobrio e taciturno, è siculo, non esterna, fa le cose nell’ombra, al riparo dalla ribalta.

Vorrei crederci, me lo auguro, ma quando poi vedi che nulla cambia e nulla succede,
quando vedi che Conte annuncia di voler prolungare l’emergenza e nessuno lo ferma,
lui va in Parlamento e chiede il voto, allora hai l’impressione che la moral suasion di Mattarella,
le sue pressioni sotterranee o sottocutanee siano inefficaci o addirittura inesistenti.

Ci stiamo avvicinando alla sua scadenza al Quirinale e ci auguriamo che non gli rinnovino il mandato;
ma quando si sentono i nomi alternativi, le manovre in corso, e il vuoto spinto del centro-destra sui nomi e le strategie,
capisci che accadrà quel che accade ormai da decenni: sarà eletto un Presidente voluto dalla sinistra, non super partes;
non un PdR ma un pd, o paraggi. Diciamo un pd filo-grillino, magari frutto di un patto obliquo con berlusconi.


Negli ultimi cinquant’anni è andata così: gli unici due presidenti che non obbedivano al coro guidato dalla sinistra,
vale a dire Giovanni Leone e Francesco Cossiga, sono stati massacrati con un linciaggio mediatico-politico-giudiziario.

Tutti gli altri, compreso il Presidente bigotto che veniva dalla Dc più conservatrice, Oscar Luigi Scalfaro,
sono stati dalla parte opposta e non per la sola messaggeria istituzionale:

hanno operato e manovrato in quella direzione, pilotando la nostra democrazia e i verdetti elettorali.

Sandro Pertini fu più vicino ai comunisti che agli stessi socialisti da cui proveniva;

Ciampi, almeno, fu corretto e infatti con lui un governo di centro-destra non fu rovesciato per ben cinque anni.

Poi venne il gran manovratore Giorgio Napolitano e il gran silenziatore Mattarella.

Il Quirinale è appannaggio della sinistra & C.

Ed essendo la prima carica dello Stato, diventa il parametro per tutte le cariche decisive e l’arbitro di tutte le operazioni politiche e trame istituzionali.

Infatti sono anni che il pd perde le elezioni ma poi vince il governo,
da un decennio c’è sempre un ribaltone e dopo un giro ce lo ritroviamo lì, al potere.

Nel momento più difficile della nostra repubblica, al Quirinale hanno tolto il sonoro, ed è comparso Mutarella.
 
“Difficile crederlo”, scrive ancora il virologo che aveva avanzato la sua candidatura in Puglia alla corte di Michele Emiliano.

“Ma la prima ondata di Covid-19 in Italia altro non è stata che una breve passeggiata del virus in una porzione limitatissima di popolazione.

L’epidemiologo poi aggiunge:

In Italia i casi di infezione sono stati in tutto 1,5 milioni. Questo vuol dire che il sistema di sorveglianza (i famigerati tamponi) hanno individuato un caso su 6.
Per un sistema di sorveglianza del genere, cioè basato su conferma di laboratorio, è un’ottima performance.
La letalità stimata sul totale delle infezioni è del 2,3% e lo spauracchio degli asintomatici che appestano il mondo deve essere un po’ rivisto”.


“Si mette la parola fine su un’altra querelle”, specifica Lopalco:

“il coronavirus non si trasmette per aerosol, altrimenti avremmo avuto dati di prevalenza a due cifre.

C
onclude poi con una ulteriore precisazione:

“Il Covid-19 non ha niente a che vedere con l’influenza, che è molto più contagiosa e molto meno letale.
Si può mantenere sotto controllo con un attento controllo dei focolai e l’individuazione precoce dei super-diffusori.
E con un briciolo di buonsenso da parte dei cittadini.
Che, a fronte della protezione della salute propria e dei propri cari, devono fare dei minimi sforzi:
evitare luoghi affollati, lavarsi le mani e mettere la mascherina quando serve.
 
I lingotti d’oro e d’argento da investimento possono essere acquistati in diverse pezzature.

Esistono lingottini piccolissimi da 1gr e lingotti da 1kg poco più grandi di uno smartophone.

Ma vi siete mai chiesti come vengano prodotti?

I lingotti d’oro standard provenienti dalla London Bullion Market Association (LBMA),
ossia l’associazione commerciale che opera nel mercato professionale dei lingotti, sono chiamati "lingotti good delivery".

I good delivery hanno una massa di circa di quattrocento once troy
(non esiste una massa esatta standard, ma varia tra trecentocinquanta once troy - pari a circa 10,9 kg - e quattrocentotrenta once troy - pari a 13,4 kg)
e hanno una purezza minima pari al 99,5% di oro.


Fase1: L’oro viene pesato con una bilancia di precisione, in quanto durante la fusione il peso cala leggermente


Fase2: Un crogiolo di grafite, che fonde ad una temperatura molto superiore all’oro, viene ricoperto da acido borico per salvaguardarne l’integrità e poi riscaldato in un forno a induzione a 1200°C.


Fase3: L’oro da fondere viene versato nel crogiolo ben caldo. Bastano pochi minuti perché il metallo fonda.
Nel frattempo viene preparata la staffa, o forma, nel quale andrà versato l’oro fuso; deve essere ben riscaldata e rivestita di cera per evitare shock termici e la fuoriuscita del metallo dalla staffa.


Fase4: l’oro viene versato nella staffa e durante la fase di raffreddamento viene di continuo sottoposto ad una fiamma sulla superficie per evitare qualsiasi tipo di ossidazione,
fino a quando non diventa solido. Se il processo è corretto il lingotto esce bello lucido in superficie, privo di difetti!


Una collana che non indossi mai, un bracciale fuori moda, anelli e orecchini sempre abbandonati nel portagioie e a rischio furto.

Perché lasciarli soli e tristi e non trasformarli in una vera riserva di valore?

Trasformare il tuo oro usato in un lingotto da investimento non solo è possibile, ma è anche un ottimo affare.

Ovviamente puoi farlo solo attraverso intermediari autorizzati come un banco metalli che si occupi di tutte le fasi di lavorazione e ti offra tutte le garanzie necessarie.
 

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