E NELLE MONTAGNE VADO A PERDERE LA MIA MENTE E A TROVARE LA MIA ANIMA

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è per me un immenso piacere trovarmi oggi qui con voi a rendere omaggio alla figura di una grande scienziata del novecento e del nostro secolo, in occasione di questa cerimonia celebrata in concomitanza con il 75° anniversario delle infami leggi razziali, promulgate con Regio Decreto Legge il 17 novembre del 1938 e approvate senza discussione e per acclamazione alla Camera il 14 dicembre dello stesso anno. Passarono dal Parlamento quelle leggi, e spero che oggi, con questo incontro che si svolge in Senato, si possa riparare simbolicamente una così grave ferita, un così grave errore dei nostri predecessori.

Una piccola grande donna, Rita Levi Montalcini, la cui immagine e personalità rimangono parte integrante di un secolo di storia, nei campi della cultura, della scienza e dell’impegno politico e sociale: affascinava per l’eleganza, incantava per l’intelligenza, la tenacia, lo slancio verso il futuro a dispetto dell’età. Amava ripetere: “Io non sono il corpo, io sono la mente”.

Radiosa nell’aspetto così come nel carattere, non possiamo dimenticarne quel piglio principesco, l’eleganza tutta piemontese, asciutta, senza sfarzo ma sempre curata nei dettagli fino all’ultimo istante della sua vita.
Il suo rilevantissimo contributo al progresso delle scienze neurologiche – che le valse il premio Nobel per la medicina nel 1986, per la scoperta del fattore di crescita nervoso – non esaurisce la multiforme ricchezza del suo eccezionale profilo, che in ogni tappa della sua esistenza vede al primo posto una tenacia e uno straordinario senso di libertà, che per lei venne sempre prima di tutto.
Laureata in medicina e chirurgia a Torino nel 1936, nonostante l’ambiente familiare fosse ostile e per niente favorevole all’università per le donne, la vita le presentò gravi difficoltà, alle quali seppe rispondere sempre con coraggio e capacità di resistenza.

Fu vittima delle leggi razziali del fascismo che le vietarono ogni prospettiva di ricerca, costringendola dapprima a recarsi in Belgio, poi a rientrare in Italia, arrangiandosi un laboratorio attrezzato nella sua camera da letto. Aveva 30 anni e un obiettivo dal quale non l’avrebbero distolta neanche i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Voleva capire come si formano le fibre nervose quali fattori che regolano la crescita del sistema nervoso. In quella stanza, china sul microscopio a studiare i neuroni di embrioni di pollo, avrebbe compiuto esperimenti decisivi per la scoperta che le sarebbe poi valso il Premio Nobel.
Si trasferì successivamente negli Stati Uniti, continuando la sua attività di ricercatrice. Fu quella dell’espatrio l’unica via per superare gli ostacoli posti da quelle leggi barbariche a quella che era per lei una missione, prima ancora che una professione. E lei – dotata di quello spiccato senso dell’ironia che contraddistingue solo le persone particolarmente intelligenti – ha sostenuto, testuale: “Paradossalmente dovrei dire grazie a Hitler e a Mussolini che, dichiarandomi di razza inferiore, mi preclusero le distrazioni, la vita universitaria e mi condannarono a chiudermi in una stanzetta dove non potevo far altro che studiare.”

Lasciatemi qui invece, fuori dalla sua ironia, fare una considerazione di carattere generale: di quanta intelligenza, di quanta forza, di quante potenzialità l’Italia si è privata con quelle leggi vergognose che hanno condannato prima all’esilio, poi alla prigionia e alla morte, una parte della sua popolazione?
Una scelta di sacrificio, quella della piena dedizione ai suoi studi, alla quale ha aderito con rigore, senza cedere alla lusinghe del successo. Si è sempre preoccupata soltanto di trasmettere il suo sapere ai giovani, di formare una nuova generazione di scienziati, lottando contro nepotismi, pressioni politiche, consorterie.
Rita Levi Montalcini ha sempre dimostrato il suo attaccamento ai valori della libertà, la sua profonda fede democratica e la sua dedizione alle istituzioni, alle quali ha dato il proprio contributo a seguito della nomina a Senatrice a vita da parte del Presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2001, per altissimi meriti in campo scientifico e sociale.
La sua figura ha sempre rappresentato un monito a continuare a investire energie e risorse nella ricerca scientifica.

La conoscenza, diceva la senatrice Montalcini, deve essere considerata come un obbligo morale di tutti gli individui, sia come essere umani e ancor di più in qualità di scienziati ed educatori. La scienza, l’impegno sociale, le relazioni umane, l’istruzione erano per lei le componenti imprescindibili e la chiave dello sviluppo. Il suo sguardo era rivolto in particolare verso le popolazioni del terzo mondo, verso le donne africane per le quali si è sempre adoperata affinché potessero conquistare il diritto all’istruzione.
La vita, soleva ripetere, ha un valore se non concentriamo l’attenzione soltanto su noi stessi ma anche sul mondo che ci circonda.
Dietro la sua apparente fragilità si nascondeva un uragano di idee, di stimoli a fare, a sapere, a conoscere. La sua eredità sopravvivrà al tempo che passa.
Lei non ha mai temuto la morte, diceva sempre che quando muore il corpo rimane quello che hai lasciato, e lei ha lasciato tanto.

Esprimo un vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro, ai relatori e agli ospiti; un sentimento di particolare vicinanza lo vorrei esprimere nei confronti del signor Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz. È difficile parlare di un capitolo così doloroso della propria vita e lo ringrazio perché la sua testimonianza ci consente di non dimenticare uno dei momenti più bui della nostra storia.
Infine rivolgo un saluto affettuoso a Piera Levi Montalcini, che con la sua presenza, qui, oggi, ci fa sentire ancora più vicini ad una donna che ha rappresentato un secolo d’intelligenza.
 
basta ragazzi!!!

devo andare al lavoro, a investire short logicamente,
per poter comunque sempre donare un'euro a chiunque per strada me lo chieda.

oder
 
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Continuano senza sosta gli attacchi contro Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia
con l'unica colpa di proporre in Parlamento opposizione politica al governo Conte.

Da quando ha fatto il suo discorso sulla "furia immigrazionista", e si è schierata al fianco di Matteo Salvini
contro la decisione di mandarlo a processo per la chiusura dei porti dello scorso anno, è nel mirino di una certa sinistra.


Su di lei è impossibile non notare il perpetrare di sistematici e costanti attacchi personali.

Incapaci di ribattere sul piano politico alle affermazioni di Giorgia Meloni, in tanti ripiegano sul body shaming,
gli insulti e le minacce personali, sui quali il leader di Fratelli d'Italia vola alto ma senza prestare l'altra guancia.

Tra gli ultimi in ordini di tempo ad aver attaccato Giorgia Meloni sul piano personale c'è l'ex sindaco di Rho del centrosinistra.

Come si legge nella pagina a lei dedicata dalla fondazione filantropica di cui risulta una delle vicepresidenti,

Paola Pessina è "Docente di religione e di lettere, impegnata attivamente nella pastorale,
con particolare riguardo alla formazione dei giovani, all’impegno civico e sociale e alla divulgazione della riflessione su testi biblici"
.

Il post su Facebook della Pessina sarebbe passato in sordina se Giorgia Meloni non avesse deciso di denunciare l'ennesimo attacco personale,
provocatorio e denigratorio subìto nelle ultime ore per aver fatto, in Parlamento, un discorso politico.

"Giorgia Meloni sta diventando calva. L'eccesso di testosterone, oltre che cattivi, fa diventare brutti",

queste le parole di Paola Pessina contro il leader di Fratelli d'Italia.

Un attacco che ha ben poco di politico, per non dire nulla, ma è un concentrato di becero body shaming,
reso ancor più brutale perché fatto da una donna contro un'altra donna.

Parole inaspettate da una docente di religione, alle quali Giorgia Meloni ha voluto rispondere pubblicamente:

"Non mi interessano gli insulti sul piano fisico, anche perché quando mi attaccano su quel lato
significa che non hanno nulla da dire su quello politico. Tuttavia leggere frasi del genere
da figure che dovrebbero essere d'esempio e che magari dicono di essere in prima linea
contro fenomeni come il sessismo o il body shaming, lascia un po' delusi e perplessi.
Ma naturalmente se gli insulti sono contro Giorgia Meloni
, vero?".


Una domanda più che legittima quella che si è posta il leader di Fratelli d'Italia.

Diventa ancora più legittima se inquadrata nel clima di recente buonismo italiano, che evidentemente vale solo a senso unico.

È ancora vivo il ricordo del cataclisma mediatico scatenato dal servizio ironico di Striscia la Notizia sui capelli di Giovanna Botteri, la giornalista Rai inviata da Pechino.

In sua difesa, tra gli altri, intervenne anche laura boldrini.
L'ex presidente della Camera, oggi deputata del Partito Democratico, in riferimento alla polemica nata dal servizio di Striscia, disse che
"deve richiamare l’attenzione su due grandi temi, uno è l’equivoco di fondo per cui una giornalista deve rispondere ad un cliché fisico,
l’altro è perché il cliché fisico venga imposto alle donne ma non gli uomini".
Parole sacrosante, che la Boldrini sottolineò dicendo che "l’importante sia fare bene il proprio mestiere ed essere sé stesse".

E allora, come mai per Giovanna Botteri c'è stata una mobilitazione nazionale per una battuta di satira
e su Giorgia Meloni gli insulti cadono nella più totale indifferenza?
 
Mantenere il distanziamento, evitare assembramenti e proteggere le vie respiratorie.
Sono queste le principali regole da rispettare nell’estate del post-coronavirus.
Le regioni accolgono i turisti chiedendo loro il rispetto delle normative.
Nel dettaglio le regioni che hanno adottato ulteriori disposizioni oltre a quelle nazionali.


VALLE D’AOSTA - Obbligatorio l’uso della mascherina nelle stazioni, alle fermate di sosta e su tutti i mezzi del trasporto pubblico locale dove la capienza è stata ridotta al 50 per cento.
Non ci sono prescrizioni per l’ingresso dei turisti.
Una volta all’interno della regione c’è l’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi (anche in quelli aperti se non c’è la possibilità di mantenere le distanze) oltre al distanziamento.


LOMBARDIA - L’unica prescrizione per i turisti è avere sempre con sé la mascherina,
che è obbligatoria nei luoghi chiusi e anche all’aria aperta se non si riesce a rispettare il distanziamento fisico.


LIGURIA - In molte spiagge libere ci sono spazi delimitati con corde o sacchi di sabbia per far rispettare il distanziamento.
Molti Comuni si sono dotati di una app per prenotare lo spazio.


EMILIA-ROMAGNA - Chi arriva da Paesi che non siano Stati membri dell’Unione Europea,
parte dell’accordo di Schengen oppure Regno Unito, Irlanda del nord, Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino, Stato della Città del Vaticano,
è sottoposto all’isolamento fiduciario e alla sorveglianza sanitaria.


LAZIO - In stabilimenti e spiagge, dove è consigliata la prenotazione, ci sono gli steward che accompagnano all’ombrellone e dispenser per la pulizia delle mani in più punti.
Ogni ombrellone dovrà avere a disposizione 10 mq, mentre lettini e sdraio che non siano sotto l’ombrellone devono stare ad almeno 1,5 m l’uno dall’altro.
I mezzi hanno una capacità ridotta al 50%.


CAMPANIA - Obbligatorio il distanziamento e l’uso delle mascherine nei luoghi chiusi.
Nei ristoranti bisogna fornire un documento di almeno un commensale in ogni tavolo.
Negli hub di trasporto è stato disposto il controllo della temperatura.
Non c’è un obbligo, sui trasporti marittimi per le isole e le costiere, di identificazione di tutti i passeggeri a bordo.


BASILICATA - Le “sentinelle”, cioè gli operatori più a contatto con i turisti, vengono sottoposti al tampone per individuare eventuali positività,
risalendo così ai contatti in modo da cercare di limitare la diffusione del virus.


PUGLIA - Obbligatorio l’autosegnalamento all’arrivo o al rientro in regione in cui bisogna indicare anche il luogo di provenienza, il luogo e la durata del soggiorno.
Inoltre, l’ordinanza regionale prevede l’obbligo di compilare un “diario” durante la vacanza sul quale annotare tutti i luoghi visitati, ristoranti, bar, discoteche.


CALABRIA - Ci si deve registrare al sito della regione, sul quale, in maniera del tutto volontaria, si può anche chiedere di essere sottoposti a tampone.


SICILIA - Chi arriva da fuori deve fare una registrazione su siciliasicura.com e può scaricare l’app che serve a garantire un servizio di assistenza sanitaria dedicata a chi ne avesse bisogno.
Sono esclusi i residenti e i domiciliati in Sicilia.


SARDEGNA - Chi intende imbarcarsi su linee aeree o marittime dirette in Sardegna deve registrarsi prima,
a prescindere dal luogo provenienza, attraverso un modulo disponibile sul sito della regione.
In alternativa ci si può registrare direttamente mediante l’applicazione “Sardegna Sicura”.
All’arrivo sarà obbligatoria la misurazione della temperatura.
 
E' quello che ho sempre asserito. Questa sottospecie di governo ha cavalcato l'onda per i loro interessi personali.
Perdere un posto al sole che non avrebbero mai più avuto. Certo...chiamali fessi.........

Matteo Bassetti attacca i catastrofisti della “seconda ondata”.

Il direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, intervenuto ad Agorà Estate su Rai 3, sostiene che

“i numeri ci danno una dimensione decisamente diversa del fenomeno”.

I risultati dell’indagine sulla sieroprevalenza indicano un avvenuto contatto col Covid-19 nel 2,5 per cento della popolazione: in pratica, quasi 1,5 milioni di italiani.


“Si tratta di un’infezione con una contagiosità più alta rispetto all’influenza stagionale
ma con un letalità per gli infetti decisamente inferiore ai numeri riportati.
Se pensiamo che tutti i 35mila decessi in Italia siano tutti legati al Covid-19, e sarà tutto da dimostrare,
abbiamo una letalità che scende al 2 per cento e ci pone molto più vicino al resto del mondo.
È probabile che ci sia più del 2,5 per cento degli italiani venuti a contatto del virus.
Dai dati che abbiamo a disposizione su Liguria, Lombardia e altre regioni siamo più vicini al 7-8 per cento,
questo porterebbe il numero dei contagiati intorno ai 4-5 milioni in Italia”.


Per Bassetti,

“è evidente che tutti i numeri debbano essere ricalcolati. Bisogna continuare ad avere l’atteggiamento che abbiamo avuto ma non fare terrorismo.
Dobbiamo finirla con questa visione terrorizzante della popolazione”.



Secondo l’infettivologo,

“i numeri ci dicono che ogni giorno ci sono positivi, ma la stragrande maggioranza sono asintomatici.
I numeri della terapia intensiva sono stabili da giorni”
, prosegue.

“I numeri sono reali e non possono essere confutati.
C’è qualcuno che continua a vedere il bicchiere mezzo vuoto e sbaglia.
Oggi è giusto dare informazioni positive”.


A Bassetti

“non piace parlare di seconda ondata.
Il virus è presente, è tra noi.
Dobbiamo imparare a conviverci.
In autunno e in inverno ci saranno persone contagiate,
in quel momento dovremo essere bravi a trattare queste persone in modo adeguato, individuando nuovi focolai.
Chi dice che avremo una seconda ondata come la Spagnola fa terrorismo:
siamo nel 2020, la Spagnola è arrivata nel 1918 quando non c’erano vaccini, antibiotici, ventilatori”.
 
Vogliamo un mondo normale.

Perché quello che ci stanno propinando non lo è.

“Passata la tempesta odo augelli far festa”, recitava il poeta.

Pare che la politica abbia imparato a memoria questi versi, mentre ci mantengono sedati con il reality sullo stato di emergenza,
hanno ripreso a dilettarsi con il loro sport preferito: attacca, insulta, mistifica e scappa per non far sapere agli elettori che vuoi fare da grande.

In Italia, nonostante la calma apparente, c’è ancora qualcuno che sapendo leggere e scrivere
sa votare in base alle proprie opinioni e ciò che più conta si è ormai risvegliato
e si sta organizzando per sostituire quella classe dirigente, ormai diffusa in tutti i partiti,
che invece non sa né leggere né scrivere.


Ma torniamo al mondo normale. Un mondo di gente onestà, onesta intellettualmente, incapace di affermare la falsità come cosa vera per ragioni di parte,
incapace di negare l’evidenza dei fatti, di non ascoltare le opinioni delle minoranze o di non riconoscere i propri errori.



Dopo il confinamento, la crisi economica e la futura crisi sociale ormai in vista, loro, i politici,
continuano a non dare risposte anzi ad irritarci anche dopo il risveglio.

Continuano a privarci della libertà mistificando il significato stesso della parola.

Qualcuno ha detto che c’è chi scambia la libertà con quella “di infettare gli altri” mettendo in bocca alle persone cose mai dette.

Solo l’atteggiamento settario di chi lo afferma può usare questi argomenti in malafede.

Chi vuole la libertà ha solo voglia di curarsi e di proteggersi.

Ma non come vorrebbe un potere liberticida che non ha alcuna autorevolezza
e che vuole semplicemente imporre comportamenti sociali camuffandoli da sanitari.


Vorremmo insomma un mondo normale dove è normale che la mia libertà non debba ledere quella altrui senza bisogno di essere comandati.

Ci piace ricordare che personaggi ben più grandi degli attuali aspiranti autocrati non sono durati più di vent’anni.

Chi vuole capire sa cosa si intende.
 
L’Argentina raggiunge un accordo con i propri creditori internazionali, rendendo quindi ufficiale il terzo default del debito in 20 anni .

I comitati che rappresentano i creditori argentini, con sede principalmente negli Stati Uniti e in Europa,
hanno concordato di scambiare le loro obbligazioni in default con nuove obbligazioni con un concambio concordato a 55 centesimi sul dollaro.

Mentre la maggior parte delle istituzioni e degli investitori con titoli argentini ha subito una perdita consistente,
c’è anche un nucleo minoritario, ma interessante, che ha acquistato i titoli argentini per pochi centesimi di dollaro
e che ora riesce a portare a casa un utile molto interessante.


Per WSJ, i principali investitori in obbligazioni argentine includono Fidelity Management & Research Co.,
Monarch Alternative Capital LP, VR Capital Group, Greylock Capital Management e Pharo Management LLC.

Secondo i media, la volontà del ministro dell’economia argentino di accelerare la serie di pagamenti in scadenza il prossimo anno ha contribuito alla svolta con i creditori.

I pagamenti furono trasferiti a gennaio e luglio, da marzo a settembre.

In generale è stata stabilita una nuova scadenza dei titoli ed è stato emesso un titolo,
pagamento a partire dal 2025 per il pagamento degli interessi non ancora saldati.

Alla fine il motto per i creditori è “Pochi, maledetti ed il prima possibile…”.

Comunque c’è una nuova fiducia nell’Argentina e questa è mostrata dal famoso titolo centennale
che fu piazzato ampiamente durante gli anni di follia finanziaria del governo Macrì e che ora è uno dei titoli più rischiosi al mondo.

Eppure, per il fascino della finanza liberista, ebbe una domanda tre volte l’offerta…

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Ricordiamo che l’Argentina ha fatto default nel 2001 e nel 2014, per cui questo è il terzo in un ventennio

L’Italia non ha fatto un default dal 1861, eppure….
 

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