E NELLE MONTAGNE VADO A PERDERE LA MIA MENTE E A TROVARE LA MIA ANIMA

Chi litiga,
chi si dimette,
chi minaccia di farlo,
chi chiede rimpasti,
chi trama dietro le quinte,
chi sorridente in vacanza si lascia fotografare come le star,
chi pensa ai viaggi,
chi ricatta con lo spettro della crisi di maggioranza mentre l’Italia rischia di sprofondare per sempre nel buco nero.


Noi non sappiamo se questo scenario sia pure il vostro, ma siamo certi che
il Paese abbia alla guida una maggioranza politica di incoscienti, impreparati ed incapaci
che non ha capito una virgola della gravità della situazione e di quello che alla fine dell’estate potrà accadere.

Nei giorni scorsi ci siamo fatti un giro al Sud, Sicilia e Pantelleria e abbiamo toccato con mano
il dramma dell’esasperazione sia per l’immigrazione clandestina e sia per l’assenza di turismo, lavoro e prospettiva,
troppi esercizi chiusi e quelli aperti col fatturato ridotto ad un terzo del potenziale, un quadro infernale.

Al nord dove andremo per un reportage sullo stato dell’arte chi ci aspetta per accompagnarci nel giro che faremo,
conferma il pianto generale di un Paese bloccato, fermo, furibondo, compreso quel pezzo che ha provato a ripartire
e in queste settimane ha capito di non potercela fare.

Nel mezzo di questa sinossi devastante, l’Esecutivo imbambolato e altalenante pensa alle ferie
e a sistemare le poltrone del rientro come se questa estate fosse di festa e di piacere.



Ma quello che sconvolge è il silenzio su temi e fatti da accapponare la pelle
e non ci riferiamo solo agli sbarchi incontrollati di illegali infettati da Covid-19
che poi fuggono e si sparpagliano nel Paese per andare ad infettare gli italiani che vengono multati per la mascherina.

Ci riferiamo ai tavoli di crisi pronti ad esplodere, l’ex Ilva, l’Alitalia, la Whirlpool
e le decine di altri minori che messi assieme fanno una montagna,
ci riferiamo alle scadenze appese dei licenziamenti, delle tasse solamente trasferite, dei costi di un’estate a remissione.

Ci riferiamo alla giustizia, ci si rende conto di cosa sia il caso Palamara?

Quello del tribunale feriale su Silvio Berlusconi oppure l’assurdità di Open Arms su Salvini?

Ci si rende conto che altrove in democrazia una cosa del genere avrebbe fatto saltare il banco in un minuto?

Ci si rende conto della gravità di un sistema giudiziario che è al centro di polemiche, racconti, fatti ed episodi da pelle d’oca,
quando dovrebbe essere una casa di vetro a garanzia di terzietà e rispetto delle regole a tutela dei cittadini e della democrazia?

Ci si rende conto oppure no di ciò che sta accadendo, si capisce o non si capisce l’importanza grave
del prolungamento emergenziale con l’assegnazione di poteri straordinari ad un esecutivo
che ha dimostrato limiti, incapacità, litigiosità, divisione e mancanza di programmi e strategia?


Si è realizzato che l’Italia viaggia verso un Pil al meno 13 col debito che punta il 170 percento,
che a settembre perderanno il lavoro centinaia di migliaia di persone, chiuderanno decine di migliaia di aziende,
mentre il governo ha già bruciato altri 100 miliardi?


Si è capito o meno che la spesa pubblica è fuori controllo e non può continuare a spendere soldi che non ci sono
per stipendi da sceicco ai superburocrati, manager, dirigenti fuori tetto, consulenti, enti inutili,
poltrone di trombati ex parlamentari sistemati apposta, governance di municipalizzate colabrodo, task force,
assunzioni clientelari e posti fissi elettorali?

Si è capito che non possiamo in questo periodo pagare migliaia e migliaia di euro al mese a una marea di parlamentari nazionali e regionali,
ai senatori a vita, ai livelli istituzionali, ai commissari, alle authority, ai governatori, alle alte cariche di aziende enti organismi di Stato,
ai consulenti a iosa di comuni, regioni enti territoriali a quella enormità di gente che campa con le casse pubbliche al rosso fisso
mentre il prodotto interno precipita, le attività private sono al lumicino e l’occupazione produttiva rischia il collasso?


Ci siamo resi conto oppure siamo al gran varietà di foto in costume, vacanze, gossip, annunci di successi, al festival degli ultimatum politici,
dei selfie hollywoodiani, dei voltagabbana che cambiano per restare in parlamento, di quelli che tramano e se ne buggerano del Paese che precipita?

Ai posteri l’ardua sentenza,
la nostra invece è già scritta, serve un reset, un cambio totale, una ventata enorme di libertà e democrazia
che solamente il voto può dare per consegnare al Paese una guida scelta dalla gente, coesa, adeguata,
unita su un programma chiaro e una visione in grado di salvare la nazione.
 
Dementi allo stato puro.

Questa la lettera di testimonianza che Stefano Miele ha inviato a Leggo, in cui racconta il suo viaggio da incubo
da Riccione a Milano dopo che Italo ha cancellato, rivela lui, all'ultimo secondo il suo treno ed è stato costretto ad acquistare un nuovo biglietto e salire su un Frecciarossa.

«Sole, caldo e gli effetti del Coronvirus stanno - scrive Miele a Leggo - e non sarebbe potuto essere altrimenti,
contraddistinguendo il periodo delle vacanze agognate per un anno dagli italiani duramente provati da un 2020 difficile sotto tutti i punti di vista.
Ma finalmente ci siamo, si parte, chiaramente tra mille precauzioni perché il virus è sempre in agguato, lui in vacanza non ci va, o meglio, in vacanza ci va.
Noi non ce ne accorgiamo ma magari si è intrufolato nelle nostre valigie.
Comunque la macchina vacanziera pur tra mille difficoltà, anche di ordine economico, si è messa in moto.
Il periodo prescelto è la settimana dal 24 luglio al 2 agosto, una scelta che non si è rivelata molto felice
soprattutto per il rientro da effettuare in treno tra gente che va (i vacanzieri di agosto) e gente che torna (i vacanzieri di luglio).
Il vettore prescelto è un treno di Italo, con il quale all’andata non ci sono stati problemi.
Il 1 agosto, alle 23.13, a poche ore dalla partenza per tornare a Milano da Riccione, un messaggio di Italo ci ha avvisato che

“in ottemperanza alle disposizioni del ministro della Salute in data 1/8/2020 siamo costretti a procedere con la soppressione del treno Italo 8126 del 2/8/2020.
L’ordinanza ha improvvisamente sostituito le disposizioni impartite il 14 luglio negando la possibilità di derogare al distanziamento di un metro
nonostante le misure di prevenzione già adottate da Italo in conformità al predetto Dpcm del 14 luglio.
Italo non può che ottemperare alle nuove disposizioni normative. Quanto prima procederemo al rimborso dei biglietti non utilizzati”.

Insomma, a poche ore dalla partenza i viaggiatori si sono trovati a piedi.

Ben diversa la presa di posizione di Trenitalia che, una volta contattata, ha fatto presente che si sarebbero potute verificare delle soppressioni o dei ritardi.

Ci siamo affidati alla speranza (non il ministro eh…) e abbiamo acquistato il biglietto.

Il giorno dopo alla stazione tutti a tenere d’occhio tabellone delle partenze e cellulare per eventuali nuovi inquietanti messaggi.

Treni cancellati e ritardi monstre a raffica, ma per fortuna prima o poi il treno è arrivato e ci ha portato a destinazione.

In vettura ci hanno consegnato il kit “anti-coronavirus” che comprendeva mascherina, guanti e gel sanificatore,
protezione per poggiatesta , acqua ma il treno ha fatto il suo dovere.

Piccola domanda da girare ai dirigenti di Italo: perché Trenitalia è riuscita a partire?

Se si vuole fare concorrenza ci si dovrebbe mettere in evidenza proprio in queste occasioni e non lasciare a piedi il viaggiatore.

L’affidabilità è una cosa seria e i treni appartengono alla categoria dei servizi indispensabili perla comunità.

Meditate gente, meditate….
 
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Sulla strage di Bologna si è detto e scritto troppo, anzi poco.

Coloro i quali avrebbero dovuto parlare si sono chiusi in un imbarazzante silenzio,
mentre a quelli che avrebbero dovuto scrivere è mancata la carta, anzi, le carte.

Le coperture fornite in nome della “ragion di Stato” ai veri colpevoli, ad oggi formalmente ignoti,
sono saltate ad una ad una, senza alcuna considerazione per le altrettanto innumerevoli rivelazioni
che avrebbero consigliato una totale revisione dei processi che si sono susseguiti nel corso degli anni.


Eppure dalla lettura degli articoli di stampa, dalle copiose edizioni librarie e dagli elementi raccolti nel web,
salta all’occhio l’abbondanza di nomi, di identità specifiche che non siano quelle dei burattinai
dell’intero apparato volutamente deviato messo in piedi dal governo allora in carica e da quelli successivi.


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In generale, il 2 agosto del 1980 a Bologna era caratterizzato da una miriade di presenze inquietanti.

Da Prima Linea ai brigatisti rossi sino a elementi del gruppo “Separat”,
l’Organizzazione dei Rivoluzionari Internazionali, creato e diretto da Carlos lo Sciacallo, al secolo Ilich Ramírez Sánchez.


Avvicinandosi la ricorrenza del tragico attentato, vogliamo tentare, senza alcuna presunzione,
di fornire una ricostruzione degli eventi decorsi partendo da molto prima di quel tragico 2 agosto 1980,
ma con un punto di vista differente da quello ufficiale.



Il 5 settembre 1973 la polizia perquisisce un’appartamento di Ostia, occupato da cinque arabi,
dove rinviene e sequestra due missili terra-aria Strela, di fabbricazione sovietica.
Gli arabi vengono subito tratti in arresto.


Il successivo 17 dicembre, a processo iniziato, un commando di Settembre Nero attacca l’aeroporto di Fiumicino,
uccidendo 34 persone, ferendone altre 15 e dirottando un aereo della compagnia tedesca Lufthansa.

Il volo fece tappa dapprima ad Atene, dove un ostaggio italiano venne giustiziato e, successivamente a Damasco da dove, dopo il rifornimento,
ripartì verso Kuwait city, meta ultima dei terroristi che garantì loro una via alternativa a processi e detenzione in Europa
per i crimini commessi in favore di una loro spontanea consegna alla polizia kuwaitiana.


Nonostante il pesante bilancio per il nostro Paese, il Governo non ritenne di dover insistere sulla consegna dei terroristi palestinesi arrestati
anche per non correre il rischio di incorrere in ulteriori spargimenti di sangue sul territorio nazionale.



Nel 1976, tre palestinesi vengono arrestati a Fiumicino poichè trovati in possesso di pistole e bombe a mano,
condannati a sette anni, ma improvvidamente scarcerati 20 giorni dopo ed inviati in Libia.

La vicenda dei lanciamissili

il 7 novembre 1979 Giorgio Baumgartner, militante di Autonomia Operaia nel collettivo Policlinico e medico della clinica ortopedica dell’Università di Roma,
viene contattato telefonicamente da un certo Fausto, esponente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).
I due si conoscono bene, avendo collaborato più volte per l’invio di aiuti umanitari diretti ai campi profughi palestinesi.


Giorgio organizza con Fausto il recupero urgente di una fantomatica “cassa” che ignoti
hanno depositato sul tratto autostradale Roma-Pescara e che deve essere recapitata ad Ortona (CH).

I due decidono di avvalersi dell’aiuto di due compagni del Collettivo romano di Via dei Volsci, Daniele Pifano e Luciano Nieri
e con loro si avviano in autostrada a bordo di un camper e di una Fiat 500.

Recuperata la grossa cassa giungono ad Ortona, nella piazza centrale dove avrebbero dovuto effettuare un trasbordo del materiale
su un altra auto che doveva raggiungere un porto del sud Italia per imbarcarsi verso il Medio Oriente e consegnare i missili alla resistenza palestinese.


La presenza del gruppo insospettisce un metronotte,
memore di una rapina avvenuta nella banca situata nella piazza pochi giorni prima,
che provvede a chiamare i Carabinieri.



A questo punto i militari provvedono alla perquisizione degli automezzi e, a bordo del camper, rinvengono la cassa contenente due lanciamissili SA-7 Strela.

Segue il fermo dei quattro che vengono accompagnati in caserma, dove viene accertato
che il fantomatico “Fausto” altri non è che il giordano Saleh Abu Anzeh,
militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e dell’organizzazione Separat,
incaricato di gestire lo scambio dei lanciamissili.


Saleh Abu Anzeh, studente iscritto all’università di Bologna, era il responsabile per l’Europa dell’ala militare del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
e, anche durante il sequestro Moro, fu il contatto prescelto dal Colonnello Stefano Giovannone, capo-centro del Sismi a Beirut,
per intercedere presso le Brigate Rosse affinché lo statista fosse liberato.


Il 14 novembre 1979, a seguito del suo arresto, i carabinieri perquisiscono la casa bolognese di Saleh,
dove rinvengono un biglietto con un nome, Stefano, e il numero di telefono di Giovannone.


L’Ufficiale del Sismi è tra i pochi a sapere che proprio Saleh è il responsabile del Fronte popolare per la liberazione della Palestina in Italia,
e che egli opera a stretto contatto con il terrorista-mercenario Ilich Sanchez Ramirez, meglio noto come Carlos lo Sciacallo.


Il 14 gennaio 1980 dopo svariati rinvii, iniziò ufficialmente il processo ai quattro e per mano dell’avvocato Mauro Mellini,
venne resa nota la smentita ufficiale del FPLP alle innumerevoli ipotesi che erano state avanzate dopo il 7 novembre sull’eventuale utilizzo dei lanciamissili in Italia.


Il comunicato assicurava che “i missili erano di proprietà del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina,
che si trattava di missili inefficienti, che non era mai stato previsto un loro utilizzo in territorio italiano
e che queste informazioni erano state condivise con il Governo italiano”.

Inoltre, si chiedeva l’immediata liberazione dei quattro.


La sentenza definitiva fu emessa il 25 gennaio e decretò la condanna dei quattro imputati a sette anni di reclusione
mentre, nel processo di appello, svoltosi a L’Aquila, venne successivamente sentenziata la riduzione delle condanne dai precedenti 7, a 5 anni di reclusione.


Il sequestro dei lanciamissili a Ostia nel 1973 e l’arresto di Saleh Abu Anzeh rappresentarono, comunque,
una rottura degli accordi stipulati
e, nel delirio di quegli anni, la vendetta dei palestinesi nei confronti di un’Italia da sempre
(e a tutt’oggi) ventre molle dell’alleanza anti-terrore, era per gli stessi auspicabile.


Continua domani con il seguito….
 
Non c’è niente da fare, i Cinquestelle hanno deciso di ingaggiare guerra al contante
così artigiani, negozianti, ristoratori e prof di ripetizioni saranno sistemati per le feste.

Bravi, così si fa.


Stavolta la proposta arriva da Mimì e Cocò pentastellati, al secolo BuffoBuffagni e LallaCastelli
i quali ricoprono l’incarico di viceministro di “qualche cosa ma non si sa bene cosa”.

Buffo e Lalla hanno deciso di premiare con un bonus sconto i clienti che pagheranno con la carta elettronica al ristorante,
così la transizione verso l’abolizione del contante sarà più rapida, dicono.



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A parte la discriminante illogica e forse pure contra legem, non si capisce la ratio:

il contante è frutto di per sé di una rapina?

E’ di per sé sterco del demonio o di per sé rappresenta il concetto di evasione fiscale?

Spiegatemelo.

Se così fosse invito le Fiamme Gialle ad arrestarmi perché io pago con contante e dunque dovrei essere un evasore. O potenziale tale.



A meno che non si voglia criminalizzare la categoria del commercio partendo dal presupposto che i ristoratori o gli esercenti accettano il contante per evadere.

E arricchirsi.

Del resto di questi tempi ristoratori e commercianti stanno facendo affari d’oro.

Dunque peste li colga.


Buffo e Lalla nella loro sbiadita vita lavorativa hanno svolto incarichi di tipo simil-commercialista.

Del Buffagni oltre al ciuffo ribelle nessuno a Milano ricorda granché, il che però è già parecchio se si guarda al curriculum della sodale Castelli.

Della quale è ancora fresco il ragionamento “ad minchiam” sui ristoratori in difficoltà che dovrebbero cambiare business.

Per il resto, la ex gola profonda che spifferò segreti e malignità contro il Movimento
(dall’alto della sua scienza definì i parlamentari della scorsa legislatura “lobotomizzati”)
a Nicola Biondo e Marco Canestrati, autori del libro “Supernova”, non è nuova a figuracce.



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Memorabile fu quella all’assemblea dei commercialisti, allorquando davanti a veri professionisti iscritti all’albo la vice ministra se ne uscì dicendo:

“Sono uomo di mondo: ho fatto il militare a Cuneo”, se non fosse che in sala i commercialisti veri se la presero.

E la contestarono (a quel punto Lalla sfoderò il jolly “Beh, se preferite i professionisti della politica…”).


La premiata ditta Buffo & Lalla – forte di cotanta esperienza sul campo – ora propone di far la guerra al contante e di premiare le carte di credito.

Immagino l’euforia nel mondo che gestisce i pagamenti elettronici che un così bell’assist non se l’aspetavano proprio.

O forse sì, visto che nell’ambiente pentastellato è da tempo che si inciucia con le banche più che coi clienti.


Pensare di proporre un bonus del genere in un momento delicatissimo qual è l’attuale
significa aver messo gli operatori dell’economia reale nell’elenco dei sospettati:

il ristoratore prende i soldi in nero, il commerciante idem e via di questo passo.

Tutto tracciato, tutto trasparente.

Ovviamente, dal governo nessuna parola sull’accordo segreto circa il prestito garantito dallo Stato a favore di Fca,
le cui sedi ballano tra Olanda e Gran Bretagna.

Nessuna vera, incisiva, lotta ai paradisi fiscali a norma di legge che l’Unione europea garantisce.


Meglio puntare l’indice contro commercianti, esercenti, artigiani, ristoratori e baristi.

E, di contro, far felici banche e operatori del settore pagamenti elettronici
che magari hanno contratti di consulenza con società amiche, molto ma molto amiche del Movimento.


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Ormai è tutto un farsi guidare dal Sistema.

Vale per Buffo e Lalla, così come per Spadafora che è passato dalla televisione allo sport senza sapere né dell’uno né dell’altro mondo.

Così terminata la pentalottizzazione in viale Mazzini, l’ex cocco di Rutelli poi ex mastelliano e infine Balduccino
(perché questo è il pedigree di Spadafora) ha cominciato a metter mani sullo Sport facendosi interprete del pensiero di Giovanni Malagò.

Fintanto che qualcuno lo ha bloccato prima di combinare danni veri.


Speriamo che qualcosa del genere capiti pure per la guerra ipocrita al contante ingaggiata da Buffo e Lalla.
 
:clapclap::clapclap::clapclap::clapclap::clapclap::clapclap::clapclap::clapclap:

Mentre il mondo osserva con un misto di stupore e orrore quanto sta accadendo a Beirut,
dove una devastante esplosione ha causato almeno 100 morti già accertati e oltre 4000 feriti,
il Movimento Cinque Stelle si trova ancora una volta a fare i conti con lo scivolone di uno dei propri esponenti.

Caduto su un argomento particolarmente delicato come, appunto, la drammatica situazione della capitale del Libano.

E massacrato puntualmente dagli utenti dei social italiani, increduli di fronte alla clamorosa gaffe di Manlio Di Stefano.


A rendere il tutto più surreale è il ruolo ricoperto dallo stesso Di Stefano, sottosegretario agli Esteri. Agli Esteri, appunto.

Eppure capace di confondere clamorosamente il Libano con la Libia.

Twittando, con non poca avventatezza:

“Con tutto il cuore mando un abbraccio agli amici libici.
Lo abbiamo già detto e lo ripeto anche io, l’Italia c’è ed è pronta a dare tutto l’aiuto possibile”
.

Con quel “libici” che stona non poco, considerando che la capitale della Libia è Tripoli e non Beirut e che l’aggettivo più adatto sarebbe stato, semmai, “libanesi”.


Neanche il tempo di realizzare l’errore commesso e Di Stefano si è trovato a fare i conti con i caustici commenti del web :

“Non sarebbe meglio, prima di ricoprire certi ruoli, assicurarsi almeno di conoscere la geografia?”.

E ancora: “Possibile che anche in momenti così drammatici i nostri rappresentanti ci regalano figure di mer**?”.

Il tutto accompagnato dagli inviti a “tornare sui banchi di scuola per un ripassino, che male non fa”.

Il sottosegretario Cinque Stelle, sentendosi punto nell’orgoglio, a quel punto è intervenuto con un altro cinguettio.


“C’è poco da scherzare con queste cose. Ho sbagliato a scrivere, i morti invece restano, fenomeni”.

Ma per la serie “la toppa è peggio del buco”, la replica di Di Stefano ha scatenato reazioni rabbiose.

Compresa quella di un ex appartenente al Movimento, poi epurato come tanti altri, Luis Orellana.

Che ha replicato a sua volta:

“Molti fanno ironia sul tuo errore perché alle volte si sceglie di ridere per non piangere, avendo te al governo.
Anche in questa tua replica sei vergognoso: attacchi chi ti critica, bastava solo chiedere scusa per l’errore fatto ma il tuo ego smisurato non te lo consente”.
 
Ultima modifica:
Uno studio del Beato Matteo scopre la causa del fallimento del trattamento con eparina nei malati Covid

Un livello particolarmente basso di antitrombina riscontrato nei pazienti obesi
affetti da coronavirus spiegherebbe il fallimento della terapia con eparina
somministrata per scongiurare la trombosi venosa e l’embolia polmonare, prime cause di mortalità legata all’infezione da Covid-19.


Questo il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases,
condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia) guidati dal dottor Carmine Gazzaruso
– Responsabile delle Unità Operative di Diabetologia, Endocrinologia, Malattie Metaboliche e Vascolari –
che ha visto coinvolti 49 pazienti ricoverati per Covid-19.

I soggetti obesi quelli più a rischio

I ricercatori sono partiti da una prima evidenza: nonostante l’anticoagulazione, gestita principalmente con eparina,
la mortalità per eventi tromboembolici rimaneva comunque alta.

All’interno del campione sono stati, infatti, 16 i pazienti a non sopravvivere alla malattia
e i ricercatori si sono quindi concentrati nell’individuazione di eventuali fattori comuni a tutti i soggetti,
che potessero chiarire le motivazioni del fallimento della terapia.



Il primo elemento riscontrato nei 16 pazienti era il livello basso (inferiore a 80),
rispetto alla normalità (valore compreso tra 80 e 100), di antitrombina (AT),
una proteina che è necessaria per il funzionamento dell’eparina
.

Altro comune denominatore era il BMI (l’indice di massa corporea) superiore a 30,
quindi un grado di obesità da lieve a severa, che si rivelerebbe pertanto un fattore prognostico negativo.


Questa evidenza sottolineava come i soggetti obesi,
che molti studi epidemiologici hanno identificato come i profili a più alto rischio di ricovero in terapia intensiva e di morte tra i malati di Covid-1
9,
siano i più colpiti dalla carenza di antitrombina.


“I dati suggeriscono innanzitutto come l’AT sia fortemente associata alla mortalità nei pazienti affetti da Covid-19. Inoltre, l’AT può essere ciò che lega l’obesità e la prognosi infausta nei pazienti con coronavirus” afferma il dottor Carmine Gazzaruso. “Il nostro studio apre la strada ad altre ricerche relative all’antitrombina, che può diventare un marcatore prognostico e un bersaglio terapeutico per la cura del Covid-19”.


L’indagine si rivela quindi preziosa perché può fornire valide indicazioni in merito alle future terapie anti-coronavirus:
come la supplementazione di antitrombina concentrata in una fase precoce della malattia
o l’impiego di plasma fresco concentrato, non necessariamente iperimmune (cioè prelevato da soggetti guariti dal virus),
ricco anch’esso di antitrombina e più facilmente reperibile.

Lo studio suggerisce anche l’utilizzo di anticoagulanti alternativi all’eparina, che aggirino quindi la problematica relativa alla carenza di antitrombina.


“Mi auguro che i risultati e le indicazioni contenute nel nostro lavoro possano essere utili per quei Paesi in cui il Covid-19 si sta manifestando in tutta la propria potenza, ma anche per l’Italia affinché possa trovarsi preparata di fronte a un’eventuale nuova emergenza” aggiunge il dottor Gazzaruso.
 
Non c’è niente da fare, i Cinquestelle hanno deciso di ingaggiare guerra al contante
così artigiani, negozianti, ristoratori e prof di ripetizioni saranno sistemati per le feste.

Bravi, così si fa.


Stavolta la proposta arriva da Mimì e Cocò pentastellati, al secolo BuffoBuffagni e LallaCastelli
i quali ricoprono l’incarico di viceministro di “qualche cosa ma non si sa bene cosa”.

Buffo e Lalla hanno deciso di premiare con un bonus sconto i clienti che pagheranno con la carta elettronica al ristorante,
così la transizione verso l’abolizione del contante sarà più rapida, dicono.



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A parte la discriminante illogica e forse pure contra legem, non si capisce la ratio:

il contante è frutto di per sé di una rapina?

E’ di per sé sterco del demonio o di per sé rappresenta il concetto di evasione fiscale?

Spiegatemelo.

Se così fosse invito le Fiamme Gialle ad arrestarmi perché io pago con contante e dunque dovrei essere un evasore. O potenziale tale.



A meno che non si voglia criminalizzare la categoria del commercio partendo dal presupposto che i ristoratori o gli esercenti accettano il contante per evadere.

E arricchirsi.

Del resto di questi tempi ristoratori e commercianti stanno facendo affari d’oro.

Dunque peste li colga.


Buffo e Lalla nella loro sbiadita vita lavorativa hanno svolto incarichi di tipo simil-commercialista.

Del Buffagni oltre al ciuffo ribelle nessuno a Milano ricorda granché, il che però è già parecchio se si guarda al curriculum della sodale Castelli.

Della quale è ancora fresco il ragionamento “ad minchiam” sui ristoratori in difficoltà che dovrebbero cambiare business.

Per il resto, la ex gola profonda che spifferò segreti e malignità contro il Movimento
(dall’alto della sua scienza definì i parlamentari della scorsa legislatura “lobotomizzati”)
a Nicola Biondo e Marco Canestrati, autori del libro “Supernova”, non è nuova a figuracce.



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Memorabile fu quella all’assemblea dei commercialisti, allorquando davanti a veri professionisti iscritti all’albo la vice ministra se ne uscì dicendo:

“Sono uomo di mondo: ho fatto il militare a Cuneo”, se non fosse che in sala i commercialisti veri se la presero.

E la contestarono (a quel punto Lalla sfoderò il jolly “Beh, se preferite i professionisti della politica…”).


La premiata ditta Buffo & Lalla – forte di cotanta esperienza sul campo – ora propone di far la guerra al contante e di premiare le carte di credito.

Immagino l’euforia nel mondo che gestisce i pagamenti elettronici che un così bell’assist non se l’aspetavano proprio.

O forse sì, visto che nell’ambiente pentastellato è da tempo che si inciucia con le banche più che coi clienti.


Pensare di proporre un bonus del genere in un momento delicatissimo qual è l’attuale
significa aver messo gli operatori dell’economia reale nell’elenco dei sospettati:

il ristoratore prende i soldi in nero, il commerciante idem e via di questo passo.

Tutto tracciato, tutto trasparente.

Ovviamente, dal governo nessuna parola sull’accordo segreto circa il prestito garantito dallo Stato a favore di Fca,
le cui sedi ballano tra Olanda e Gran Bretagna.

Nessuna vera, incisiva, lotta ai paradisi fiscali a norma di legge che l’Unione europea garantisce.


Meglio puntare l’indice contro commercianti, esercenti, artigiani, ristoratori e baristi.

E, di contro, far felici banche e operatori del settore pagamenti elettronici
che magari hanno contratti di consulenza con società amiche, molto ma molto amiche del Movimento.


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Ormai è tutto un farsi guidare dal Sistema.

Vale per Buffo e Lalla, così come per Spadafora che è passato dalla televisione allo sport senza sapere né dell’uno né dell’altro mondo.

Così terminata la pentalottizzazione in viale Mazzini, l’ex cocco di Rutelli poi ex mastelliano e infine Balduccino
(perché questo è il pedigree di Spadafora) ha cominciato a metter mani sullo Sport facendosi interprete del pensiero di Giovanni Malagò.

Fintanto che qualcuno lo ha bloccato prima di combinare danni veri.


Speriamo che qualcosa del genere capiti pure per la guerra ipocrita al contante ingaggiata da Buffo e Lalla.
prova ad immaginare se nn ci fosse contante- come si comprerebbe la droga ad es. con bonifico^^?? e come si farebbe a corrompere -=?? gli fai un bonfico==?? e chi ha i soldi dentro i muri che fa ? li vuole spendere quindi li porta in banca?? e chi percepisce a nero nn sparirebbe-
 
prova ad immaginare se nn ci fosse contante- come si comprerebbe la droga ad es. con bonifico^^?? e come si farebbe a corrompere -=?? gli fai un bonfico==?? e chi ha i soldi dentro i muri che fa ? li vuole spendere quindi li porta in banca?? e chi percepisce a nero nn sparirebbe-

Prova ad immaginare se non ci fosse contante...

Tutti i tuoi averi diventano virtuali.
Puro software e targhette di plastica.
Basta un click del cattivo di turno e ... puff !
Tutto sparito !

Preferisco mille volte un mondo senza banche, dove CIRCOLA SOLO CONTANTE !

Se poi qualcuno si fa gli spinelli o frega sul peso... vabbè, pazienza !
Non sono quelli i problemi dell'umanità, bensì la carenza di libertà e di diritti civili, nell' epoca del globalismo, dell'informatizzazione e della delega del potere al club dei nababbi finanziari e industriali.
 
Ma tu pensi veramente che i contanti siano alla base dell'evasione o meglio "dell'elusione fiscale" ?

Francamente. Siamo rimasti al terzo mondo.

.....la droga ? Ci sono tante di quelle modalità di acquisto senza contanti .........
.....corrompere ? Gli dai un posto di lavoro ben remunerato .......
.....magari avere i soldi nei muri .......
 

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