LA MENTE E' UN OTTIMO SERVITORE... E UN PESSIMO PADRONE!

Ciò detto, credo che le misure di autodifesa debbano essere la coscienza, la consapevolezza, il coraggio;
la capacità di fare gruppo, di fare comunità, di avere relazioni protettive, affettive, di autenticità.

Ho chiamato “vecchio malvissuto” il mio collega Galimberti.

Ma, se proviamo a calarci empaticamente nei suoi panni, nelle sue fragilità, nella sua auto-valutazione,
nella stima che ha di sé, nella paura per le sue condizioni (di vita e di carriera),
allora comprendiamo anche perché dice le mostruosità che dice.


Non significa giustificarle, sia chiaro.

Ma provare a guardare il mondo con gli occhi dell’altro, anche del proprio nemico, si chiama empatia.


Noi abbiamo detto “no” a molte cose, a cui altri hanno detto “sì”.


Il diavolo (dal greco “diabàllo”, dividere, che è il contrario di “sünbàllo”, mettere insieme) è colui che divide, che ci vuole isolati.

Vuole dividere

le persone dalle persone,

l’uomo dalla donna,

il maschio dalla femmina,

il fratello dal fratello,

il padre dal figlio

e il figlio dal padre,

le comunità dalle comunità,

le nazioni dalle nazioni.


L’idea di dividere è, paradossalmente, l’obiettivo fondamentale della globalizzazione:

sembra fatta per unire, e invece è realizzata come con l’idea del costruttore della Torre di Babele.


Io credo che la globalizzazione sarà schiacciata dalla confusione delle lingue:
alla fine, il caos travolgerà chi pensava di poter ridurre tutto a un algoritmo governato da un computer.


Il nostro principale alleato, in questo momento,

è il caos creativo della realtà,

insieme all’irriducibilità e all’imprevedibilità delle cose umane.



Ed è questo caos creativo e libero, che noi dobbiamo cavalcare.


Come dice il Libro dell’Apocalisse: si salverà soltanto chi non accetterà il “segno della Bestia”
(il 666 messo sottopelle, senza il quale non si potrà né comprare né vendere,
che poi è esattamente quello che oggi ci stanno imponendo).


Ma ripeto: il pessimismo realistico che esprimo è il modo per essere ottimisti.


Hobbes, che parla del Leviatano e dell’“homo homini lupus”
(e che quindi sembra un pensatore feroce, nei confronti della natura umana)
è il padre – nella filosofia politica – di tutti i pensieri liberali.

Rousseau, che è un ottimista nei confronti della natura dell’uomo,
è il generatore di tutti i modelli giacobini e totalitari della storia.


Quindi, essere pessimisti sugli esiti della contingenza che si sta attraversando,
probabilmente, è il modo migliore per essere più umani.


Essere stupidamente ottimisti, come tanti imbecilli che popolano il mainstream,

è il segno invece di una ferocia che può diventare pericolosissima, per sé e per gli altri.



E quindi, con questo “sentimento tragico della vita”, come avrebbe detto Miguel de Unamuno, dobbiamo accettare la sfida.

A qualunque prezzo, a qualsiasi costo.
 
A volte mi pongo delle domande stupide.

Ma in pensione non è scritto che si va a 67 anni
oppure con 41 anni di lavoro ?

Il vicequestore della Polizia di Stato Fiorella Antonilli, dirigente dell’Ufficio Personale
e dell’Ufficio Tecnico logistico, lascia la questura di Lecco perché va in pensione dopo 31 anni di servizio in divisa


Ora, non Vi passo la foto anche se è pubblica,
ma Vi assicuro che la Dottoressa non ha 67 anni............


“Concludo la mia carriera nella Polizia di Stato, iniziata nel 1990, alla Questura della bella città di Lecco.
Non lo avrei mai immaginato nel 2011, quando da Como fui trasferita, come dico sempre, dal ramo occidentale a
“quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti….”.
Pensavo di restare qualche anno per poi affrontare un altro trasferimento di sede.
La stupenda realtà paesaggistica lecchese ed i suoi abitanti mi hanno fatto innamorare di questi luoghi,
tanto da viverci ormai da 10 anni, dimenticandomi l’intenzione di trasferirmi altrove.
I lecchesi sono un po’ “chiusi” mi dissero. Davvero?,
Beh, io dico che sono concreti, vanno dritti al sodo, lavorano rimboccandosi le maniche in ogni circostanza
e non si perdono in quei bla bla poco produttivi, se non inutili.
Ebbene con il loro carattere da buona molisana mi sono trovata a mio agio.
Sono originaria di una regione, il Molise, i cui abitanti sono silenziosi nella loro laboriosità e tenaci nell’affrontare le difficoltà, senza clamori.
Quindi come non trovarmi bene in questa realtà”.
 
La verità non si sposta

Alla fine, forse, saranno costretti ad ammettere, tutti quanti, che la salute c’entrava come un cavolo a merenda.

Ed anche la scienza.

Ed anche la sicurezza.

Ed anche l’ordine pubblico.

E dovranno farlo proprio tutti: “responsabili” e ultravax, vaccinati e vaccinatori, virologi e maestri di pensiero.


In una immensa presa di coscienza collettiva,
in una sorta di catartico risveglio dal più stupefacente fenomeno di auto-ipnosi di massa della storia umana.

Dovranno riconoscere che tutto questo aveva a che fare soprattutto, e in primo luogo, con la verità.

Dovranno cominciare a riprendere dimestichezza con questa dimensione obliata dell’essere:
la Verità con la V maiuscola e anche la verità con la v minuscola.

La verità come valore supremo di cui, mentendo a se stessi, avevano pensato di potersi fare beffe.

La verità assoluta e quella relativa, la verità oggettiva e quella personale.

La verità intesa come corrispondenza tra ciò che realmente è e quanto viene opportunamente raccontato,

ma la verità anche come correlazione tra ciò che davvero si sa e quanto viene maliziosamente taciuto.

In un modo o nell’altro, moltissimi saranno obbligati a convenire o di aver mentito per eccesso di zelo,
o di aver digerito le menzogne altrui per carenza di spirito critico.


Ed, ovviamente, parliamo solo di chi lo ha fatto in buona fede,
non di chi aveva (e ha) altri reconditi, inconfessabili fini;

di chi era convinto fosse necessario mentire per salvaguardare un bene superiore.

Appunto: la salute, la scienza, la sicurezza, l’ordine pubblico.


E di chi l’ha fatto per aver abdicato all’uso della propria testa,

e della ragione in essa contenuta, perché bisognava “fidarsi degli esperti”.



Ebbene, il giorno del giudizio, per tutto costoro, si avvicina perché, purtroppo,
la verità non ha preferenze ideologiche e se ne sbatte del politicamente corretto.

Così, i famosi nodi arrivano, sempre più inestricabili, al proverbiale pettine.

E si scopre che una nuova terribile ondata è in arrivo proprio in Europa
con 2,1 milioni di nuovi casi (su 3,3 su scala mondiale) dove il livello di vaccinazioni è oltre l’ottanta per cento.

Mentre in Africa, che è al sei per cento secondo l’OMS, non si segnala alcuna ecatombe.


E allora magari il pensiero correrà a quegli scienziati

i quali ammonivano che non si vaccina mai durante una epidemia

(per non selezionare nuove varianti)

o che i vaccini contro i virus rna non interrompono mai i contagi

o che anche i vaccinati contagiano.



Ma troppi tra noi hanno preferito continuare a mentire, e a dar credito alle menzogne.

Per la stessa ragione per cui certi bambini si ostinano a credere in Santa Claus anche dopo aver smesso i calzoni corti.

La verità rende evangelicamente liberi, ma a volte fa un male cane.

E tanto più male fa, quanto più numerose e grossolane sono le menzogne sotto le quali è sepolta.

Nel nostro caso, essa è stata tradita non una sola, ma innumerevoli volte su innumerevoli fronti:

sull’origine del virus,

sulle cause di morte,

sulla necessità delle autopsie,

sulla esistenza delle cure,

sul tasso di mortalità,

sui rischi per i bambini,

sulla sicurezza dei vaccini

e ancora e ancora e ancora.


Tuttavia, coltiviamo non una speranza, ma una certezza:
contro la verità finiranno per schiantarsi tutte le bugie e tutti i mentitori.


Perché la verità non “si adegua”, neanche se possiedi, e governi,

il novantanove per cento di un sistema mediatico servile.



Ce lo ricorda la celebre storiella del faro.

Era notte e l’ammiraglio della nave avvistò una luce a dritta.

Allora comunicò, in codice morse: «Siete in rotta di collisione con noi, virate a ovest».

Per tutta risposta, arrivò un messaggio insolente: «Virate voi».

Allora l’ammiraglio replicò, perentorio: «Qui è la nave imperiale, siete in rotta di collisione con noi, virate a ovest».

Di nuovo, tuttavia, il dirimpettaio ribadì: «Virate voi».

Allora l’ammiraglio, furibondo, ordinò di trasmettere: «Spostatevi subito, io sono l’ammiraglio in persona della prima nave imperiale».

E dall’altra parte, per l’ultima volta: «Spostatevi voi, io sono un faro».


La verità non si sposta.
 
Ahahahahahah chiamate la gretina


Nell’ultimo decennio, la Cina ha rapidamente ampliato la sua industria “verde” dei veicoli a “Nuova energia” (NEV), cioè elettrici,

ma il riciclaggio e lo smaltimento di centinaia di migliaia di tonnellate di batterie per auto usate

è diventato un problema enorme e urgente a causa delle modalità non proprio “Green” utilizzate per l’operazione.



La crescita del settore NEV in Cina è decollata nel 2014
quando sono stati prodotti quasi 78.500 di tali auto e ne sono stati venduti circa 75.000.

A settembre di quest’anno, la registrazione NEV della Cina ha raggiunto 6,78 milioni,
di cui 5,52 milioni sono veicoli completamente elettrici.

L’industria dei NEV prevede che il suo tasso di crescita della produzione e delle vendite
rimarrà superiore al 40% nei prossimi cinque anni,
ponendo la domanda su come gestire al meglio il numero crescente di batterie al litio scartate dai NEV.


Bello, bellissimo, ma tutto questo viene a creare qualche grosso problema.

Secondo gli ultimi dati del China Automotive Technology and Research Center,

la demolizione delle batterie delle auto elettriche cinesi ha raggiunto le 200.000 tonnellate nel 2020

e si stima che la cifra salirà a 780.000 tonnellate entro il 2025.

Dato che la vita di un’auto elettrica media è fra i 5 e gli 8 anni e la sua garanzia in Cina è fra i 4 e i 6,

potete capire che presto ci sarà una vera invasione di accumulatori esauriti da smaltire!



Secondo Wu Feng, professore al Beijing Institute of Technology.

“Una batteria per cellulare da 20 grammi

può inquinare un corpo idrico equivalente a tre piscine standard.

Se viene sepolto nel terreno,

può inquinare 1 chilometro quadrato di terra per circa 50 anni”.



Qui parliamo di batterie enormemente più grandi.


In questo momento il problema viene risolto “Alla Cinese”:

Le batterie esauste vengono messe su un mercato nero del riciclaggio,

con zero garanzie che i materiali tossici non finiscano nel terreno o nell’ambiente.



Secondo i media statali cinesi,
il prezzo di riciclaggio delle batterie al litio per auto varia da $ 1.250 a $ 1.563 dollari USA per tonnellata.

I prezzi ufficiali sono molto più alti rispetto a quelli del mercato nero,
dove non c’è nessun controllo su quello che viene smaltito,
per cui si calcola che l’ottanta per cento di questi residue prenda la strada oscura.


Iniziano a emergere i primi casi scandalosi, con una fonderia di piombo del Liaoning,

dove nel 2018 sono stati sequestrate 300 tonnellate di piombo derivanti da queste operazioni

e gli operai hanno rovesciato 50 tonnellate di acido solforico direttamente nel terreno.


La Cina quindi si prepara ad affrontare un problema ecologico enorme, per aver tentato di diventare “Verde”…
 
Ahahahahahah risata due.


Nell’IPO Rivian affermava che i pick up realizzati con la partecipazione di Amazon

avrebbero un’autonomia compresa tra 120 miglia e 150 miglia (180 e 225 km) a seconda delle loro dimensioni.

Un dato neppure particolarmente brillante, ma che, almeno sinora, ha permesso una super quotazione del titolo.



Peccato che il responsabile dei prodotti Amazon, che ha preso parte ai test su strada,
abbia affermato che l’autonomia dell’auto sarebbe molto inferiore rispetto a quanto dichiarato nei documenti,
e la prestazione varierebbe molto a seconda del tempo atmosferico e della temperatura.

Il pilota, parlando a The Information, ha affermato che la batteria si scarica più velocemente del 40% rispetto al normale,
se il riscaldamento o l’impianto di condizionamento del truck sono accesi
.

Il direttore di Global Fleets and Products di Amazon, Ross Rachey,
ha ammesso che l’aria condizionata e il riscaldamento potrebbero scaricare rapidamente gli accumulatori nei veicoli testati.

Tuttavia ha aggiunto che i Truck prototipo non avevano l’isolamento termico dei modelli definitivi della Rivian,
anche se è difficile capire come un miglior isolamento possa cambiare in modo radicale il consumo degli impianti di climatizzazione dell’auto.


“Quando andremo in produzione, il riscaldamento o il raffreddamento non ridurranno l’autonomia del 40%”, ha affermato Rachey.

Del resto Rachey lavora per l’azienda che ha investito nel 20% del capitale di Rivian.

Che altro avrebbe potuto dire, se non tentare una giustificazione?


Questo fa sorgere una bella domanda:

perché, come nel caso di Nikola, nessuno ha mai fatto una seria valutazione del prodotto prima di acquistarlo sulla carta o come azioni ?

Gli americani sono così fessi dallo spendere 60 mila dollari in un’auto senza neppure farci un giretto?


Allo stato attuale non ci sono sospetti di frode da parte dell’azienda,
ma sicuramente c’è stata una sopravvalutazione delle reali prestazioni ottenibili dal mezzo.

Allo stato attuale, nel freddo o caldo estremo, che sono comuni negli USA,
c’è il rischio di comprare un’auto costosa e di lusso con poco più di 100 km di autonomia,
cioè quello che offrono prodotti cinesi dal costo di poche migliaia di dollari.


Giovedì scorso la notizia ha avuto un effetto molto sensibile sulla quotazione del titolo.
1637400344399.png




Beh, che dobbiamo dirvi?

Se comprate una macchina fateci un giretto prima.


Se comprate delle azioni verificate che i suoi prodotti siano all’altezza delle aspettative.
 
All’Unione Europea non va proprio giù che i prodotti italiani siano ancora considerati, a ragione,
un’eccellenza immancabile su ogni tavola che si rispetti.

E così ecco susseguirsi, negli ultimi mesi, una serie di violenti attacchi contro il nostro agroalimentare:

dall’ipotesi di tagliare i fondi per la promozione di alcuni alimenti simbolo della dieta mediterranea

fino alla guerra dichiarata a carni rosse, salumi e alcolici, compreso il vino.


Il tutto in favore di “alternative” come la mozzarella sintetica o… gli insetti!


Come raccontato da Emanuele Sabatino sulle pagine del Fatto Quotidiano,
l’Europa ha infatti deciso di puntare forte sugli insetti, eletti ormai ufficialmente ad “alimento del futuro”.


Con una serie di decisioni che vanno tutte nella stessa direzione:

dopo il via libera al verme della farina gialla,

ecco anche quello per le locuste da parte dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare.


“Sul sito della Commissione Europea si legge come gli Stati membri
abbiano dato l’ok per consentire a un operatore del settore alimentare,
che aveva richiesto tale autorizzazione, di immettere il prodotto (le locuste) sul mercato europeo.
La Commissione adotterà ora un atto giuridico a tal fine”.


I prossimi insetti a finire sulle tavole dei cittadini europei dovrebbero essere poi, nello specifico,
“il Tenebrio molitor (tarma adulta) e l’Acheta domesticus (grillo)”.

Altre nove specie sono invece in paziente attesa di una valutazione.

Il tutto mentre si intensificano le campagne di promozione del nuovo alimento,
con gli esperti a sottolineare come un chilo di insetti fornisca 350 grammi di proteine,
più di quello contenuto in un chilo di manzo.

Le resistenze da vincere, però, non sono poche.


Oltre alla naturale perplessità di chi non è abituato a mangiare cavallette e grilli,
infatti, c’è il problema delle reazioni allergiche, in particolare nelle persone intolleranti ai crostacei o agli acari della polvere.

Un pericolo è poi quello legato alla provenienza degli allevamenti, concentrati principalmente in Asia:
qui, come denunciato in più occasioni negli ultimi anni, si fa abbondante uso di antibiotici e pesticidi nocivi.
 
Ecco il mondo in cui viviamo.

Grazie a chi decide che un lazzarone porti a casa lo stipendio
- e che stipendio, perchè se 3800 sono netti, pensate a quanto sono lordi -
e quanto è costato a noi cittadini.

Vale oltre 9mila euro il “debito fuori bilancio” che il consiglio comunale di Lecco sarà chiamato a riconoscere,
per rispettare quanto prescritto da una sentenza emanata dal giudice del lavoro del Tribunale di Lecco lo scorso 5 luglio.

Si tratta di una causa avviata a seguito di un ricorso presentato da un dipendente di Palazzo Bovara c
ontro due sanzioni disciplinari applicate nel 2015.

“La prima, una sospensione di 30 giorni, era dovuta a un inadempimento dei propri obblighi contrattuali
in relazione al crollo dei controsoffitti della scuola di via Ghislanzoni;

l’altra, di 15 giorni, era legata alla mancata attivazione di procedimenti disciplinari
e di controllo sui sottoposti, trattandosi di un dirigente”


spiega il segretario comunale Sandro De Martino.

Il giudice del lavoro ha parzialmente accolto le istanze,
riducendo la sanzione disciplinare da 30 a cinque giorni e annullando la seconda,
oltre a stabilire che il Comune deve restituire una somma di 3.800 euro
per il mancato pagamento dello stipendio durante la sospensione.


e dall'altra parte ecco gli zelanti cultori della Legge :

In Corso Bergamo il titolare di un locale è stato sanzionato per la mancata esposizione del cartello “vietato fumare”
 
Il governo Biden impone il solare quale fonte di energia “pulita” e “rinnovabile”, utile a diminuire le emissioni di carbonio.

Ma se si considera l’intero processo produttivo, il solare non è poi molto ‘verde’.

In questo episodio di America Uncovered, lo “sporco segreto” dietro l’energia solare smascherato da Chris Chappell, con la sua consueta ironia.





  • Il video integrale in inglese:
 
B U F F O N I del pd


Sfogliando la margherita alla ricerca di una soluzione per liberare Roma dai cumuli di rifiuti
e mettere fine alla raccolta abusiva da parte di mandrie di cinghiali e di stormi di gabbiani inferociti,
il neo sindaco Roberto Gualtieri ha avuto un’idea originale a cui non avevano mai pensato i suoi più recenti predecessori:

far lavorare
i dipendenti della AMA S.p.A, la società in house che gestisce per conto dell’ente Roma Capitale,
suo socio unico, la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani,
l’espletamento dei servizi cimiteriali e la nettezza urbana nel territorio di Roma.


L’AMA – con i suoi 7.229 dipendenti (nel 2020) – è la più grande azienda di servizi d’Italia.

Penso che in tanti si siano chiesti arrivando nella Città eterna se mai vi fosse, come altrove,
un’azienda e dei dipendenti incaricati di raccogliere la spazzatura.

I più anziani avranno pure letto – nei racconti di Moravia – che i netturbini nel secolo scorso
salivano addirittura le scale a piedi e raccoglievano nei sacchi i rifiuti suonando alle porte.

In quei tempi lontani ricordo che nella mia città passava un carretto tirato da un povero cavallo,
che ogni tanto faceva delle soste e il netturbino avvertiva le massaie con il suono di una tromba
perché scendessero con le immondizie di giornata.

Poi le cose si sono modernizzate, nei mezzi e nelle tecniche, col passare degli anni,
fino al punto che la raccolta, lo stoccaggio e la lavorazione dei rifiuti sono diventati – per chi ci sa fare – un grande business.


Nella mia città – Bologna – Hera l’azienda dei servizi ambientali è quotata in Borsa
e non sottrae risorse dal bilancio dell’Amministrazione comunale, ma gliene porta.

Quando ci sono problemi di finanza pubblica la Giunta mette sul mercato un pacchetto di azioni
(conservando ben inteso la maggioranza) le quali vanno a ruba.

Peraltro Hera serve altre città della Regione, realizzando così una razionalizzazione dei costi.

Certo, mi è capitato di trovare – nel vicino Veneto – città più pulite della mia.

Ma bisogna accontentarsi se si prende Roma come punto di riferimento.


Tornando a noi, in che cosa si concretizza la svolta
che dovrebbe ripulire la Capitale in in tempo ragionevole, come si è impegnato a fare il neo sindaco?

Il 18 novembre è stato sottoscritto un intesa tra i vertici dell’AMA
(immaginiamo che Angelo Piazza, fresco di nomina, abbia informato Gualtieri o almeno l’assessore competente)
e i sindacati che innova radicalmente le tradizionali politiche retributive, anche nelle definizioni.


Nella prassi delle relazioni industriali ricorrono sovente il c.d. premi di presenza
che sono incrementi retributivi rivolti a scoraggiare l’assenteismo;
quasi sempre la garanzia della presenza è solo uno dei criteri con cui si riconosce e si remunera la produttività del lavoro.


All’AMA s.p.a saranno premiate le ‘’non assenze’’

nell’arco temporale che va dal 22 novembre 9 gennaio

in concomitanza con il piano straordinario

(1° novembre – 31 dicembre – )di raccolta dei rifiuti deciso dalla Giunta

con uno stanziamento straordinario di 3 milioni di euro.


I dipendenti idonei (spiegherò il significato di questa qualificazione)

che nel periodo stabilito (al netto delle festività e dei turni di riposo che saranno comunque garantiti)

non faranno nessuna assenza avranno, con la paga del 22 febbraio,


un premio al lordo di 360 euro;


coloro che faranno non più di tre assenze 260 euro,


mentre con non più di cinque assenze il premio sarà di 200 euro.



Ma non è finita qui.

L’accordo prosegue con una sorta di riffa.

‘’Con il pieno raggiungimento degli obiettivi fissati da Roma Capitale,

relativamente a quanto di competenza di AMA S.p.A., nel piano straordinario di pulizia,

con la mensilità di marzo potrà essere liquidato un premio aggiuntivo

commisurato alla rimanenza della quota economica (3 milioni) stanziata da Roma Capitale.



Detto importo verrà distribuito tra i lavoratori interessati in maniera proporzionale

all’effettiva presenza resa nei mesi di novembre, dicembre e gennaio.

Il premio aggiuntivo verrà riconosciuto qualora nel periodo considerato dalla presente intesa

oltre alla totale pulizia di tutte le strade principali di Roma,

della rimozione di tutti i rifiuti rimasti a terra attorno ai cassonetti,

alla igienizzazione degli stessi ed alla rimozione delle discariche abusive ai lati delle strade,

oppure si registri una riduzione del tasso di assenza per malattia di almeno il 10%

(almeno nei mesi di dicembre e gennaio) rispetto alla percentuale registrata nei mesi di settembre e ottobre 2021’’.


Nel periodo della ‘’non assenza’’ ci sono molte festività, la cui ‘’gestione’’ sarà affrontata in un ulteriore negoziato.


Ovviamente il diritto di sciopero non si tocca;
le eventuali giornate di astensione del lavoro per motivi contrattuali non saranno considerate assenze.


Resta un ultimo chiarimento:
perché si precisa sempre che l’accordo riguarda i lavoratori idonei?


La spiegazione è la seguente; a sentire le dichiarazioni dell’ex amministratore unico, Stefano Zaghis,

in audizione in Commissione Ambiente della Camera,

il 32% dell’organico di AMA sarebbe inidoneo (ovvero benché assunto per pulire la città) non sarebbe (più?) in condizione di farlo.


Una percentuale che è addirittura il doppio rispetto ad Amsa, l’omologa milanese.


Mentre nei giorni festivi lavorano soltanto 1.700 persone,

un terzo di quelle all’opera nei feriali (vedremo a tal proposito se il bonus avrà effetto).


Una situazione resa ancora più grave, secondo Zaghis, dal mancato turnover.

Tra il 2015 e il 2020 sono andati in pensione 710 lavoratori, senza essere sostituiti.

In particolare sono rimaste scoperte 40 posizioni tra i meccanici, 85 tra gli autisti e 300 tra gli operatori.

Verrebbe da chiedersi se fossero questi coloro che lavoravano nei giorni festivi.

Ma è meglio lasciar perdere.

E chiedersi perché i romani bocciarono il referendum sulla privatizzazione.


E volendo – ma sarebbe tempo perso – domandare ai sindacati a che cosa servono le normali retribuzioni previste dai contratti,

se per indurre i netturbini ad essere presenti (lavorare è una questione che viene dopo) occorre un incentivo.
 
Altra figura di cacca del mondo dell'informazione,
ma si guardano bene dal divulgare la notizia.


Usque tandem, rincoglioniti, abutere patientia nostra?

Ogni giorno ha la sua pena, nel senso che fate pena,
nel senso sia che la inducete sia che la create, a suon di allarmi,
profezie, vaticinii inesorabilmente ad mentulam canis,
l’ultima arriva dal Friuli il cui governatore Fedriga
è uno dei più scatenati nella profilassi concentrazionaria.


Bene, ci avete scassatus la minchiam coi novax, i contagi, gli untori,
tutta colpa di Puzzer e i suoi sanculotti
(della Barcolana con trentamila persone, sindaco di Trieste incluso, jamais),

l’informatore unico del regime che, zdanoviano come non mai, si fiondava,

“ah, avete visto, sono esplosi i contagi”,

dopo 2 ore dallo sciopero;

ma pigliarsela col povero Puzzer era una manovra che puzzava lontano un miglio.



Per soffocare il tanfo,
intensificavano le maledizioni contro gli smascherati,
irresponsabili,
pazzi,
stragisti,
il caro Mattarella che a Parma emetteva rombi di tuono contro gli avversi al greenpass che falcidiavano la salute pubblica:


adesso si scopre che niente di tutto questo, niente era fondato,

la realtà è molto più logica e imbarazzante:

a far impennare ancora il contagio sarebbero stati sloveni ed altri dall’est Europa c

he possono trafiggere il confine in 10 minuti e senza lo straccio di un QR code.



Le parole di Brusaferro
Non lo diciamo noi, cronisti bastardi, lo dice, con la sua faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, da gufo triste,
l’autorevole capo dell’Iss Silvio Brusaferro, sentite qua:

“Il virus dalla parte centrale dell’Est Europa

si sta muovendo verso la parte più occidentale

e questo sta toccando alcune regioni della Francia e dell’Italia.

La circolazione in alcuni Paesi è in crescita”.



Alla faccia del bicarbonato di sodio, e anche del siero magico!

Ammazza che frontata contro i frontalieri.

E che fregatura, povero Fedriga.


Mattarella?

Draghi?

Fedriga?

Cts?

Colleghi?

Toc toc!!!


Ma come si fa.

Pare una roba da “Scherzi a parte”,
chiudono tutto,
riducono Trieste una roba tetra che ci vorrebbe il periodo berlinese di David Bowie per colonna sonora,
infamano i manifestanti pacifici,
li idratano con gli idranti,
li legnano con gli sfollagente,
li stigmatizzano con il Capo dello Stato:

e poi non erano loro, era la transumanza dall’est.


Trasumanar e disorganizzar: ci voleva tanto a capirlo?

Sì, stante il livello dei geni che lavorano solo per noi, ci voleva tanto, troppo.


Voilà l’ennesima figura da cioccolatini di tutte queste “facce grandguignolesche del potere”,
per citare ancora Pasolini, nessunissima esclusa.


Se la son presa col povero Puzzer, ribelle sentimentale,
l’hanno tenuto per 5 ore in Questura manco fosse un appestato,
hanno vietato il passeggio in Trieste centro.


E poi i contagi erano d’importazione, erano sloveni e slovacchi.


Ennesima slovaccata servita calda.

Greenpassati bypassati, e adesso che fate?


Il Pd è già in orgasmo,

vuol sbarrare i confini con Austria,

Slovenia,

Croazia,

chi chiude di più?



Ma sembra un po’ il classico chiudere la stalla a buoi scappati, anzi accorsi.


Nel frattempo la Deborah-con l’H-Serracchiani, versione contessa Maschetti, va di supercazzola :

“Non si tratta di chiudere i confini (ah, no?)
ma il governo deve disporre un controllo rafforzato in armonia con le norme Ue (ah sì?)”.


Ueh, ueh, ueh, tira la palla, tira la palla.

Se aspettiamo le norme UE, il contagio passa da solo.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto