Val
Torniamo alla LIRA
La tripletta dell’avvocato del populismo è da Pallone d’oro.
In tre giorni, l’ex premier sovranista diventato premier europeista e poi Piangina in Chief
perché Renzi, Mattarella e Draghi lo hanno defenestrato dall’affaccio su Largo Chigi d
a dove aveva fatto più danni di Bertoldo, ne ha fatte tre una dietro l’altra da scompisciarsi dalle risate:
tre giorni fa ha rivolto tredici domande a Renzi ma poi ha rifiutato di ascoltare risposte,
l’altroieri ha proposto di fare le riforme costituzionali con Berlusconi e infine,
ieri, ha annunciato che i Cinquestelle non andranno più in tv perché i vertici Rai non hanno lottizzato nessun esponente grillino nei telegiornali.
Voleva il reddito di lottizzazione, il leader fortissimo di tutti i trombati Rai.
Che tenero.
A completare il testacoda ideologico dei Cinquestelle,
ora che sono anche in attesa di entrare nel gruppo socialista europeo
dopo aver bussato invano alle porte dei sovranisti e dei liberali,
al leader Conte manca solo una protesta formale
per il mancato rinnovo delle flotte di auto blu e per la riduzione dei vitalizi ai parlamentari.
Queste performance da leader grottesco non sono le uniche:
da quando l’avvocato di Volturara Appula è Presidente dei Cinquestelle
ha perso ovunque fosse possibile perdere qualsiasi battaglia immaginabile,
tanto da non essere nemmeno riuscito a eleggere i capogruppo del suo partito in Parlamento.
È molto probabile che sia nella disfatta sui capigruppo sia sui tg Rai ci sia stato lo zampino di Di Maio,
collega di analfabetismo democratico di Conte, ma almeno ragazzo scaltro e svelto.
La parabola dell’avvocato del populismo, cui è rimasta devota soltanto la strana coppia formata da Marco Travaglio e Giuliano Ferrara,
è la formidabile conclusione della storia tragicomica di un segnaposto scelto da Casaleggio per fare da vice ai due vicepremier Di Maio e Salvini,
ma ben tenuto al guinzaglio da Rocco Casalino, il quale a un certo punto ha cominciato a credere alla sua stessa propaganda, sua di Casalino,
ed ora è finito a invocare un patto del Nazareno e la lottizzazione Rai pur di segnalare al pubblico la sua presenza.
E ora, addirittura, per ripicca nei confronti di chi ha liberato la Rai dai suoi navigator,
annuncia che i Cinquestelle non andranno più in televisione.
Volesse il cielo!
Ovviamente non sarà in grado di garantire nemmeno questo proclama stentoreo.
In tre giorni, l’ex premier sovranista diventato premier europeista e poi Piangina in Chief
perché Renzi, Mattarella e Draghi lo hanno defenestrato dall’affaccio su Largo Chigi d
a dove aveva fatto più danni di Bertoldo, ne ha fatte tre una dietro l’altra da scompisciarsi dalle risate:
tre giorni fa ha rivolto tredici domande a Renzi ma poi ha rifiutato di ascoltare risposte,
l’altroieri ha proposto di fare le riforme costituzionali con Berlusconi e infine,
ieri, ha annunciato che i Cinquestelle non andranno più in tv perché i vertici Rai non hanno lottizzato nessun esponente grillino nei telegiornali.
Voleva il reddito di lottizzazione, il leader fortissimo di tutti i trombati Rai.
Che tenero.
A completare il testacoda ideologico dei Cinquestelle,
ora che sono anche in attesa di entrare nel gruppo socialista europeo
dopo aver bussato invano alle porte dei sovranisti e dei liberali,
al leader Conte manca solo una protesta formale
per il mancato rinnovo delle flotte di auto blu e per la riduzione dei vitalizi ai parlamentari.
Queste performance da leader grottesco non sono le uniche:
da quando l’avvocato di Volturara Appula è Presidente dei Cinquestelle
ha perso ovunque fosse possibile perdere qualsiasi battaglia immaginabile,
tanto da non essere nemmeno riuscito a eleggere i capogruppo del suo partito in Parlamento.
È molto probabile che sia nella disfatta sui capigruppo sia sui tg Rai ci sia stato lo zampino di Di Maio,
collega di analfabetismo democratico di Conte, ma almeno ragazzo scaltro e svelto.
La parabola dell’avvocato del populismo, cui è rimasta devota soltanto la strana coppia formata da Marco Travaglio e Giuliano Ferrara,
è la formidabile conclusione della storia tragicomica di un segnaposto scelto da Casaleggio per fare da vice ai due vicepremier Di Maio e Salvini,
ma ben tenuto al guinzaglio da Rocco Casalino, il quale a un certo punto ha cominciato a credere alla sua stessa propaganda, sua di Casalino,
ed ora è finito a invocare un patto del Nazareno e la lottizzazione Rai pur di segnalare al pubblico la sua presenza.
E ora, addirittura, per ripicca nei confronti di chi ha liberato la Rai dai suoi navigator,
annuncia che i Cinquestelle non andranno più in televisione.
Volesse il cielo!
Ovviamente non sarà in grado di garantire nemmeno questo proclama stentoreo.