LA MENTE E' UN OTTIMO SERVITORE... E UN PESSIMO PADRONE!

È un mondo bellissimo, è tutto bellissimo,

sarebbe splendido se qualcuno dall’ermetico Colle in giù

si prendesse la dignità di dire: beh, ci siamo sbagliati.



Ma non succederà,

“loro” non sbagliano mai,

alla peggio è la realtà che non torna,

che è sbagliata

e in ogni caso la colpa è di chi non ha sbagliato,

non ha fatto niente di male:

tutti i disgraziati per brevità chiamati novax, nel caso specifico.


Poi chiediti come mai la gente non si fida più,

non crede più a un accidente,

dubita di ogni cosa,

piglia come le alghe di Wanna Marchi tutto ciò che le viene propinato.


Perché ha ragione, ecco perché.
 
Qui si dovrebbe ridere, se non ci fosse dimezzo una donna.
FEMMINISTE SVEGLIA.



“Da quando siamo arrivati in Italia, oltre ad impormi il velo integrale,

quando usciva mio marito mi chiudeva in casa portando con sé le chiavi.

Potevo uscire solo se mi sentivo male, per andare in ospedale.

Solo in un’occasione mi ha aggredito fisicamente, colpendomi al volto con uno schiaffo.

Fu poche ore dopo aver partorito mia figlia, appena rientrata dall’ospedale:

pretese alle 4,30 del mattino che gli preparassi la colazione;

non lo feci e lui mi diede uno schiaffone, in seguito al quale io svenni”.




Tenete bene a mente queste parole, contenute nella denuncia presentata da una donna marocchina,
residente in Italia prima in Umbria e poi corsa in una casa famiglia a Napoli per sfuggire a suo marito.

Tenetele a mente e mettetevi comodi, perché ora c’è da leggere parte dell’ordinanza
con un pm di Perugia ha chiesto l’archiviazione per il 39enne accusato di maltrattamenti.




Nel tempo del #meetoo e delle indignazioni per questioni inutili,
tipo il dover invitare donne in trasmissione (leggi Rula Jebreal),
nessuno s’indigna se il magistrato ritiene che imporre il burqa islamico a una donna
rientra nel quadro culturale” del marito.

Dunque tutto normale.

La vicenda inizia qualche tempo fa, quando la donna si rivolge al commissariato di Napoli per denunciare i maltrattamenti del marito.


Il racconto è dettagliato:
velo integrale obbligatorio,
divieto di uscire,
porta chiusa a chiave,
botte.


Insomma: c’è tutto per far giustamente gridare allo scandalo della violenza dell’uomo sulla donna.


Per il magistrato però

“il rapporto di coppia è stato influenzato da forti influenze religiose-culturali

alla quale la donna non sembra avere la forza o la volontà di ribellarsi”.


Inoltre

“le evidenze emerse a seguito delle attività d’indagine

non consentono di ritenere configurabile o sostenibile in termini probatori il reato rubricato.


Dalle dichiarazioni rese, la donna non sarebbe mai stata minacciata di morte,

né avrebbe subìto aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie”.



Va bene.

E l’obbligo di mettere il burqa?

E il fatto che la chiudesse in casa con doppia mandata?

E l’aver sequestrato i documento suoi e dei figli?


“La condotta di costringerla a tenere il velo integrale – si legge nell’ordinanza –

rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale,

nel quadro culturale dei soggetti interessati”.



Insomma: che vuoi che sia?

È la loro cultura.


L’avvocato difensore, Gennaro De Falco, spera che il Gip non accolga la richiesta del pm.

E che si rifiuti di considerare “normale”, in Italia, che un uomo costringa una donna a coprirsi col burqa da capo a piedi
solo perché questo rientra nella “cultura” d’origine.


E se rivendicassero la poligamia, accetteremmo pure questa?

Oppure la legge del taglione?

E perché allora non considerare questione culturale l’infibulazione?
 
Ci sono due circostanze della politica italiana che hanno grande importanza ma non sono quasi mai citate :


La prima è l’esclusiva sulla Presidenza della Repubblica che vanta la sinistra:

dal 1992, cioè da un trentennio, un tempo lunghissimo in politica, i

l Quirinale è abitato da un esponente del Pd (Mattarella, Napolitano)

o da un amico degli eredi Pci (Ciampi e, quasi inaspettato, Scalfaro).


La seconda circostanza, solo in apparenza scollegata dalla prima,

è la permanenza dal 2011 in maggioranza o al governo del Pd (fa eccezione il Conte 1 gialloverde)

che nel periodo non ha mai vinto un’elezione nazionale (quella del 2013 fu, come disse Bersani, “una non-vittoria”).



Entrambi i fatti sono segnalati con onestà intellettuale da Francesco Cundari su Linkiesta
(quotidiano on line orientato a sinistra) del 18 novembre.

Interessante è anche la spiegazione del fenomeno
che viene considerato effetto di abilità tattica, di grande “capacità di adattamento”.


Cundari ammette che si tratta di “un’interpretazione molto benevola”
anche perché il gioco di prendere pochi voti e pesare molto nel governo del Paese dura in realtà,
come dice l’autore stesso, da trent’anni:

l’unica vera vittoria della sinistra si ebbe nel 1996 quando,
per la divisione del centrodestra, la Lega corse da sola
(il successo del 2006, appena 24.000 voti di scarto, fu confinato alla Camera e non fu esente da ombre).



Quella che richiama Linkiesta è una circostanza storica di grande importanza
sia per la durata sia per l’eccezionalità che non trova riscontri in altre nazioni dell’Occidente:
concerne la struttura del nostro sistema politico e forse modifica l’interpretazione vigente della seconda Repubblica
(di cui la legislatura nata nel 2018 è solo la prosecuzione in forma di agonia).


In breve:
la lunga epoca politica che nasce con Mani Pulite è dominata dalla sinistra
che sopravvive e si consolida nei gangli del potere anche durante i nove anni dei governi Berlusconi
(bravissimo nel fare campagne elettorali e molto lettiano nell’esercitare il comando).

Per questo la spiegazione dell’abilità tattica è certo benevola, ma anche riduttiva:
per i fenomeni di struttura non basta la citazione di eventi congiunturali.


Per rendere conto del resistente successo di potere degli eredi Pci bisogna almeno ricordare due fattori profondi.

Il primo è la ratifica che il Pds/Ds ottiene, con Mani Pulite, quale elemento fondante e affidabile
(anche sul piano internazionale) del nuovo sistema politico in via di turbolenta costituzione:

l’eclatante novità Berlusconi è, per ciò che riguarda gli assetti di poteri,
una breve e innocua parentesi nella sequenza dei governi Amato, Ciampi, Dini, Prodi.

In quanto unico partito di riferimento, per di più con una storia non breve di rapporti e interessi condivisi,
gli eredi Pci intrecciano solidi legami con la dirigenza pubblica e le maggiori imprese private,
un mondo variegato che si muove in sincronia e che li elegge di fatto come propri rappresentanti.


Siamo negli anni di Clinton e Blair quando la sinistra crede che, dopo lo sfaldamento sovietico,
la storia stia per finire con il trionfo liberale propiziato dal boom della finanza,
dall’espansione globale dei mercati e dalla conversione capitalista della Cina.

La situazione non cambia neppure dopo la netta vittoria elettorale di Berlusconi nel 2001:
il centrodestra ha pochi e faticosi rapporti internazionali,
è in perenne scontro con la magistratura e non riesce a conquistarsi una solida patente di affidabilità.


Il secondo fattore che spiega l’inossidabile permanenza al potere del Pd
è l’espansione del perimetro d’azione che, con varie e intermittenti modalità, esprime la Presidenza della Repubblica.

Nel progressivo indebolimento del sistema dei partiti
l’indirizzo che proviene dal Quirinale, appannaggio stabile del Pd e predecessori, diventa sempre più rilevante e incisivo.

Ciò, all’apparenza, può configurarsi come un evento stabilizzante:
in realtà per il suo carattere monotematico e la sua poca determinazione in termini costituzionali,
rischia di ingolfare la dinamica politica confermando solo la centralità di fatto del Pd.


Per questo interrompere, nell’appuntamento del prossimo gennaio, l’esclusiva sul Quirinale è un impegno fondamentale.
 
Cosa dire ? A che punto siamo arrivati con dei ragazzini che frequentano
le scuole medie o le superiori, ma pur sempre minorenni.
Genitori ? ASSENTI
Insegnanti ? ASSENTI
Aggregazioni ? ASSENTI

Cervelli labili influenzati da internet ? PRESENTI

Sono state posizionare questa settimana le telecamere al parco Addio Monti
in sostituzione dei dispositivi vandalizzati qualche settimana fa da un gruppo di ragazzini minorenni.

"I nuovi occhi elettronici sono stati incrementati di numero rispetto ai precedenti e sono nove in tutto.

Le cam più performanti e dotate di zoom ultima generazione - vedono la coda di una nutria a 100 metri di distanza -
sono state montate su un palo ad un altezza di circa otto metri e le altre disposte sui container della zona delle cucine".


Con queste telecamere salgono a settanta le apparecchiature di videosorveglianza sul territorio e cioè una ogni 31 abitanti.


Nel frattempo uno dei ragazzini responsabile del danneggiamento
e asportazione delle telecamere e proprio dalle telecamere individuato,
ha scritto una lettera di scuse al sindaco manifestando pentimento per l'azione intrapresa.

"Al di là della lettera che ho apprezzato è chiaro che sia lui che gli altri ragazzini
dovranno prendersi carico delle loro responsabilità e le famiglie ripagare i danni subiti dalla collettività.
Mi dispiace che due di questi ragazzini siano proprio del paese, cresciuti qui da noi,
in un ambiente a misura di bambino e nonostante questo hanno dimostrato col loro gesto di non avere a cuore il proprio paese.
Questa è la cosa che mi rammarica di più di questa vicenda,
ma voglio anche credere che facciano tesoro di questa esperienza e che il pentimento li aiuti a diventare uomini veri".
 
Capita anche questo.


Un'auto che era parcheggiata nel silos di viale Cornaggia
è stata vandalizzata nel pomeriggio di sabato 20 novembre.

La BMW, ferma in uno stallo del piano interrato,
è stata ricoperta dalla polvere di un estintore che è stato completamente svuotato da ignoti e poi abbandonato accanto al veicolo.


Una amara scoperta quella del proprietario che nella prima serata quando si è recato per riprendere il mezzo
lo ha trovato ricoperto da uno strato bianco.

Difficile pensare che si possa essere trattato del tentativo di qualcuno di spegnere un possibile principio di incendio.


Qualche informazione potrebbe arrivare dal sistema di videosorveglianza installato nel parcheggio,
con una telecamera puntata proprio in direzione della macchina.
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L’indagine di Confturismo-Confcommercio-Swg parla chiaro e lancia già un allarme:

se un mese fa 35 milioni di italiani erano pronti a partire per le vacanze tra il ponte dell’Immacolata, Natale e Capodanno,
adesso le disdette arrivano a due milioni e mezzo, con undici milioni di italiani che erano pronti a prenotare.

Ma che, ora, col green pass e le novità in arrivo sempre più stringenti che si prevedono dalla cabina di regia,
adesso preferiscono tenere tutto in sospeso.


«Prevale l’incertezza, non la paura. – dichiara il presidente di Confturismo-Confcommercio Luca Patané, riportato da Repubblica
e per questo servono indicazioni chiare e immediate delle autorità competenti sulle eventuali regole da adottare per affrontare in sicurezza le prossime festività».

Anche Assoutenti ipotizza un impatto micidiale delle restrizioni per il Covid sul turismo a Natale:
le perdite per l’economia italiana potrebbero arrivare a 10 miliardi.

Un ulteriore frenata letale per un settore che nel 2020 ha già perso oltre 100 miliardi, un quarto della caduta del Pil.


La stagione invernale, come sappiamo, è un dei momenti cruciali dell’anno per gli operatori del turismo italiani.

La presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli, ricorda che «hanno lavorato davvero solo per 70 giorni»,
per cui adesso «i protocolli devono essere ragionevoli, il tema delle capienze e dei controlli non è banale».

Dal settore si chiede inoltre che alle città d’arte vadano garantiti gli arrivi degli stranieri anche andando oltre i “corridoi” stabiliti con alcuni Paesi.


Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, c’è comunque un 35,5% di italiani, più di 12 milioni,
che partiranno comunque e ai quali le stringenti maglie del green pass non fanno paura.

Bisogna però annotare che, nella metà dei casi, si parla di individui che trascorreranno le vacanze presso familiari o amici.

Ciò significa che all’indotto del turismo arriverà ben poco, poiché non usufruiranno di di servizi turistici veri e propri.

Chi resiste, dunque, è chi non sarà costretto a confrontarsi col complesso meccanismo di “selezione”
messo in campo dal green pass e chi non si dovrà preoccupare di nuove, allarmanti, decisioni
che potrebbero giungere dal governo dopo la cabina di regia prevista per martedì.
 
È stato pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, il nuovo Bollettino sulla sorveglianza Integrata Covid – 19 emesso il 17 novembre 2021,

che illustra nel dettaglio l’aggiornamento nazionale relativo “ai dati della sorveglianza integrata dei casi di infezione da virus SARS-CoV-2 riportati sul territorio nazionale”.



Questi dati, di seguito riportati, lungi dal dimostrare la non efficacia dei vaccini come spiegato dal cosiddetto paradosso di Simpson,

sembrano indicare che la tendenza già contenuta nei precedenti report si va consolidando e confermando,

con i vaccinati che compongono il 60% dei contagiati, il 49% dei ricoveri e il 55% dei decessi nel periodo di tempo analizzato.


report-ISS.jpg



L’aggiornamento nazionale sul Covid, emesso il 17 novembre 2021 alle ore 12:00

e pubblicato il 19 novembre, a partire dalla tabella n. 3., evidenzia come nel periodo preso in esame (15/10/2021- 14/11/2021)

gli italiani contagiati dal virus

siano tra i non vaccinati il 39,9%,

tra i vaccinati con una sola dose il 3,1%,

tra i vaccinati con un ciclo completo entro i 6 mesi il 47,7%

e con un ciclo completo da >6 mesi l’8,9%.


Ciò significa che, in totale, i vaccinati compongono il 59,7% dei nuovi contagi.



report-iss-tabella-3.jpg




tabella-iss-a.jpg




Situazione simile si ritrova nella parte della tabella relativa alle ospedalizzazioni:

tra i non vaccinati la percentuale è del 51,0%,


tra i vaccinati con una sola dose il 2,5%,

tra i vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi il 32,9%

e tra i vaccinati con ciclo completo da >6 mesi il 13,1%.


Stando a tali dati i vaccinati ospedalizzati per Covid rappresentano il 48,5% del totale.





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Per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva per Covid le percentuali sono:

64,0% tra i non vaccinati,


tra i vaccinati con una sola dose il 2,1%,

tra i vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi il 26,7%

e tra i vaccinati con ciclo completo da >6 mesi il 6,8%.


Il 35,6% dei ricoveri in terapia intensiva riguarda i vaccinati.



E ora veniamo ai decessi per Covid riportati nel lasso di tempo esaminato dall’ISS:

45,3% tra i non vaccinati,


tra i vaccinati con una sola dose il 2,2%,

tra i vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi il 36,5%

e tra i vaccinati con ciclo completo da >6 mesi il 15,9%.


Ciò significa che il 54,6% dei decessi riguarda i vaccinati.





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Cifre ancora alte e sconfortanti,

considerato quanto la campagna vaccinale venga ancor oggi indicata

come l’unica soluzione alla diffusione dei contagi

e alle conseguenze più gravi relative all’infezione da Covid.
 
Una manifestazione di interesse per il gruppo Tim da parte del fondo americano Kkr
mette nel mirino Tim che rischia di diventare americana.


A riportare lo scoop è il Corriere della Sera
che parla di un consiglio di amministrazione convocato oggi, domenica 21 novembre,
per decidere se l'offerta è ostile o meno.


E il governo deve battere un colpo, perché se non lo fa l’Italia rischia un asset strategico come la rete.


Nelle scorse ore, come scrive il Corriere, sul tavolo del presidente del gruppo telefonico, Salvatore Rossi,
è arrivata una manifestazione di interesse dal fondo Usa, già azionista di FiberCop,
la società in cui Tim ha spostato l’ultimo miglio della rete telefonica, per l’intero gruppo.

Rossi ha convocato per oggi un consiglio per comunicare la proposta,
che arriva mentre imperversa la bufera sul gruppo telefonico,
con il primo azionista, la media company francese Vivendi,
che si è messo in movimento per cambiare l’assetto di vertice.


Vivendi, tramite un portavoce, "nega fermamente di aver avuto discussioni con qualsiasi fondo
e, più specificamente, con Cvc", per avanzare un piano alternativo
da contrapporre alla manifestazione d’interesse avanzata da Kkr sull’intero capitale di Tim,
di cui il gruppo francese è il primo azionista con il 23,5% circa.


L’offerta arriva in un momento particolarmente delicato per Tim, con Vivendi,
che si è attivato per cambiare l’assetto di vertice e un nuovo Cda convocato per venerdì prossimo.

Di certo Vivendi non lascerà passare facilmente Kkr.


In vista del Cda del 26 novembre, i sindacati avevano lanciato l’allarme scrivendo al Mise
per avvertire che sono a rischio migliaia di esuberi e che, senza un incontro urgente,
sono pronti a mettere in campo azioni concrete, senza escludere lo sciopero.


Kohlberg Kravis Roberts & co, meglio noto come Kkr,
è un fondo americano che gestisce oltre 400 miliardi di dollari
con 1.500 tra impiegati e consulenti e 470 analisti.
 
......azz che sia questa la ragione per la quale qualcuno l'ha studiato ?


Covid lascia danni soprattutto al cervello, che potrebbe essere l’organo "bruciato" dal virus sul lungo periodo.

Se nella prima fase della malattia e durante un eventuale ricovero
i sintomi sono soprattutto respiratori e metabolici,
una volta risolta la fase acuta gli strascichi sono perlopiù neurologici,
come dimostrano i dati dello studio Covid Next dell’università di Brescia
e dell’Istituto neurologico Besta di Milano, da poco pubblicati su Neurological Sciences
e discussi durante il primo webinar del ciclo di 6 incontri del web forum internazionale Pills of Psychiatry and Neurology 2021,
organizzato dall’ateneo bresciano e dalla Fondazione internazionale Menarini.


Dati che vanno ad aggiungersi alle numerose ricerche secondo cui la sindrome neurologica post-Covid
può riguardare fino al 70% dei pazienti che hanno avuto sintomi medio-gravi,
con disturbi di memoria, concentrazione, del sonno e dell’umore.


Le difficoltà neurologiche e psichiatriche potrebbero dipendere in parte anche da alterazioni della morfologia cerebrale,
come effetto diretto del virus sui contagiati, che spesso sono andati incontro a una riduzione volumetrica in aree chiave del cervello.

Ma anche la mancanza di interazioni sociali - spiegano neurologi e psichiatri -
ha comportato una riduzione della materia grigia in particolare in giovani e anziani,
con un aumento per i primi della possibilità di sviluppare dipendenze
e per i secondi di accelerare il deterioramento cognitivo.


«I dati dello studio Covid Next, ottenuti su 165 pazienti ricoverati nel nostro ospedale per un Covid di gravità medio-alta -
riferisce Alessandro Padovani, ordinario di neurologia all’università di Brescia, presidente eletto della Società italiana di neurologia,
responsabile di Covid Next e co-coordinatore scientifico del web forum -

mostrano che mentre i sintomi respiratori e metabolici hanno un picco durante la degenza

e tendono a ridursi fino a stabilizzarsi una volta usciti dall’ospedale,

i disturbi neurologici e psichiatrici hanno un andamento opposto

ed iniziano ad aumentare una volta risolta la fase acuta dell’infezione.



Esiste una correlazione almeno parziale con la gravità di Covid-19:

fino al 70% dei pazienti con malattia di livello medio grave riporta sintomi neurologici a 6 mesi di distanza, fra i quali :

stanchezza cronica (34%),

disturbi di memoria e concentrazione (32%),

disturbi del sonno (31%),

dolori muscolari (30%) e

depressione e ansia (27%).

Tuttavia, questi problemi si stanno manifestando spesso anche in chi ha avuto una malattia di grado lieve».


«Non è ancora chiaro perché Sars-CoV-2 possa avere il cervello fra i suoi bersagli, soprattutto nel lungo periodo,
con frequenti complicazioni, anche gravi, di tipo neurologico e psichiatrico - osserva Emilio Sacchetti,
promotore e coordinatore scientifico del web forum e professore emerito di psichiatria dell’università di Brescia -

Sembrano avere un ruolo i meccanismi neuroinfiammatori indotti dall’infezione e le condizioni pregresse dell’individuo,
pesantemente aggravate da una condizione intensa e prolungata di stress.

Inoltre Covid-19 può indurre difetti di ossigenazione cerebrale tali da interferire con le abituali capacità cognitive, emotive e comportamentali.

Anche l’esposizione ad alcune terapie, come ad esempio, tra le altre, i cortisonici, può indurre veri e propri disturbi neuropsichiatrici».


Anche modifiche strutturali del cervello possono avere un ruolo nell’impennata di disturbi neurologici e psichiatrici del post-Covid.

«Alterazioni cerebrali si stanno osservando nei pazienti che a seguito del Covid hanno sviluppato ansia e depressione
- sottolinea Giovanni Biggio, tra i relatori del web forum e professore emerito di neuropsicofarmacologia dell’università di Cagliari -
Gli studi con scansioni cerebrali stanno riferendo nei pazienti contagiati una riduzione della materia grigia in aree come l’ippocampo,
che è connesso alla memoria, o in aree associate alle emozioni».
 

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