LA MENTE E' UN OTTIMO SERVITORE... E UN PESSIMO PADRONE!

L’ecologismo apocalittico che i media occidentali diffondono solo perché fa audience

non è solo un’ideologia, smentita dagli scienziati più seri,

che sta da tempo terrorizzando e fuorviando con il suo ricatto apocalittico

(“salviamo il pianeta dalla imminente catastrofe”) l’opinione pubblica occidentale.


Essa è anche una tendenza reazionaria che sogna un impossibile ritorno a un Eden naturale primigenio,

sta provocando distorsioni nelle leggi di mercato,

aumenti nei prezzi delle fonti energetiche

ed enormi sprechi di risorse a spese dei meno abbienti.



Pochi hanno fatto caso alle dichiarazioni rese dall’amministratore delegato dell’Eni,
Claudio Descalzi, nella sua intervista al Corriere della Sera del 13 novembre scorso.


Descalzi afferma che il rincaro del gas naturale del 535 per cento nell’ultimo anno è dovuto a cause strutturali
(da considerare perciò stabili) e in particolare alla riduzione dell’offerta,
dovuta a una caduta pluriennale degli investimenti nelle fonti tradizionali;

e che, a sua volta, questa caduta di investimenti

è stata provocata dal loro concentrarsi sulle fonti rinnovabili (solare ed eolico),

un dogma politico indotto proprio dall’ecologismo apocalittico.



Descalzi fa proprio l’esempio dell’Eni,

“quest’anno abbiamo destinato allo sviluppo e all’acquisizione di rinnovabili quasi due miliardi e mezzo di euro,
diminuendo gli investimenti nelle fonti tradizionali, la cui domanda mondiale è “strutturalmente” elevata
ed aumenterà ancora di più in futuro per effetto della crescita della popolazione
e dello sviluppo in Africa e in Asia, particolarmente in Cina e in India."

Descalzi propone di puntare, invece, su nuove tecnologie diverse dal solare e dall’eolico, tra cui il nucleare.



L’attuale politica troppo favorevole alle “rinnovabili” (sponsorizzate dagli ambientalisti)
provoca, per il grande pubblico e per le imprese, un aggravio delle bollette del gas e dell’energia elettrica.


Bollette già oberate dal peso di folli incentivi per decine di punti percentuali,

che da diversi anni pesano soprattutto sui redditi dei meno abbienti.



Basti pensare che l’Italia finora ha già erogato per incentivi alle rinnovabili (eolico e solare)

l’astronomica cifra di 250 miliardi di euro e che ogni anno spreca per quegli incentivi circa 15 miliardi di euro.



Secondo l’ex presidente dell’Enel (e di Legambiente) Chicco Testa,
con 15 miliardi di euro si potrebbero costruire ogni anno

due linee ferroviarie di Alta Velocità,

cinque linee di metro pesanti e

dieci linee tranviarie medie;

oppure eliminare tutte le centrali a carbone

(vedi Chicco Testa, “Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico”, Marsilio, Venezia, 2020).


Fatti un po’ di conti risulta che la riduzione di una tonnellata di Co2

viene a costare in Italia al consumatore 300-350 euro

quando il prezzo di mercato per una tonnellata di Co2 è di 10-30 euro al massimo (da 10 a 30 volte meno).



Un vero affare!


Tanto più se si pensa che quegli incentivi vanno a foraggiare soprattutto le imprese e le tecnologie cinesi che dominano il mercato dei pannelli solari.


Un ulteriore costo dell’ambientalismo integralista

è stato l’azzeramento delle centrali nucleari in Italia,

viste come fumo negli occhi dagli ecologisti radicali.


Il risultato più paradossale è che l’Italia compra energia prodotta da centrali nucleari francesi

localizzate ai confini con l’Italia, a prezzi di un 30 per cento più cari,

che si ripercuotono in una minore competitività delle manifatture italiane anche rispetto a quelle francesi.



Un altro ottimo affare!


Se gli apocalittici davvero credono all’imminente catastrofe climatica

e nell’assoluta necessità della decarbonizzazione,

le centrali nucleari, che hanno emissioni zero,

dovrebbero essere da loro viste come parte della soluzione del problema.

E invece no.

Sul loro “no” al nucleare non si discute nemmeno.


C’è da chiedersi come mai, specie dopo che la realtà del business miliardario dell’energia solare

è stato ampiamente documentato e denunciato dal regista americano Michael Moore in un suo recente documentario.


C’è da chiedersi seriamente se dietro l’antinuclearismo dell’ecologista collettivo

non vi sia per caso una “Chinese connection” e forse anche una “French connection”.



Nel frattempo, il presidente francese Emmanuel Macron annuncia di voler costruire nuove centrali nucleari.


Negli Usa e in Europa dal 2010 a oggi sono state costruite decine di centrali nucleari per 57mila megawatt.


Basti pensare che per ottenere la stessa quantità di energia con il fotovoltaico

si sarebbero dovuti installare pannelli solari su 500mila ettari di terreno:

l’equivalente di 200mila campi di calcio!

Un’immensa distesa di pannelli solari e di pale eoliche:

sarà questo il destino del territorio italiano se verso l’ecologismo demagogico delle fonti rinnovabili

il mondo politico, e quello giornalistico, continueranno a non prendere una decisa posizione.


Eppure il loro ricatto “salviamo il pianeta dalla catastrofe”,
con la complicità dei grandi e piccoli mass media,
si è diffuso nell’opinione pubblica provocando una “eco-ansietà” di massa
e un pregiudizio favorevole verso chi “mette i bastoni tra le ruote alla distruzione dell’ambiente”.

Lo dimostra la diffusione in Italia dei comitati locali del “no”
che si oppongono a qualsiasi innovazione tecnologica e persino a qualsiasi opera pubblica.

Quei comitati dell’“annientalismo” cominciarono ad apparire negli anni Settanta del secolo scorso
nella forma di Comuni che, per iniziativa dei comunisti, dei radicali
e con la benedizione dei vescovi e la sanzione di alcuni pretori e magistrati d’assalto,
si dichiaravano “nuclear free”.


In epoca più vicina ai giorni nostri sono sorti movimenti “No Tav”, “No Tap”, “No Triv” (contro le trivellazioni),

No Tube” (contro l’energia idroelettrica), “No Varianti” (contro nuovi tratti stradali).


Una menzione particolare meritano gli assurdi comitati del “no ai termovalorizzatori”:

impianti diffusi in tutta l’Europa e nel Nord Italia, che bruciano i rifiuti ricavandone energia con bassissime emissioni.


Nel caso emblematico di Roma, quei comitati hanno indotto le Amministrazioni comunali della Capitale
a spedire i rifiuti cittadini all’estero, sobbarcandosi l’ingente spesa per 170 camion
che ogni giorno percorrono 1200 chilometri (con consumo di carburanti fossili e relative emissioni).

Un altro grande affare (ma solo per le organizzazioni criminali che in questo tipo di affari ci sguazzano).


Emblematico è stato anche il caso pugliese dell’irrazionale opposizione al Trans Adriatic Pipeline (Tap)
che ha visto manifestazioni non sempre pacifiche, sabotaggi ai mezzi di lavoro, ricorsi a vari tribunali
solo perché un tubo di gas doveva passare sotto la bella spiaggia leccese di San Foca
e solo perché si doveva espiantare (per poi essere reimpiantati) alcune centinaia di ulivi.


Dopo varie peripezie il tubo è stato collocato, gli ulivi sono stati reimpiantati
e nessuno si è accorto di alcun irreparabile danno all’ambiente o alle persone.



Nello stesso periodo, una seria infezione la Xylella aveva colpito poche migliaia di ulivi pugliesi.


Gli scienziati avevano consigliato per arginare l’infezione di distruggere le piante malate.


Si gridò al sacrilegio e al complotto delle multinazionali.


Si lasciò così espandere l’infezione per un centinaio di chilometri.



In nome dell’ambiente.


In entrambi i casi il Movimento Cinque Stelle ha promosso e cavalcato il movimento del “no”.

Ma anche l’ineffabile presidente della Regione Puglia non ha mancato di fare sentire la sua voce.

Nessuno è oggi chiamato a rispondere, almeno politicamente,

del danno irreversibile arrecato all’economia e all’ambiente pugliese da quegli “ambientalisti”, salvati dalle loro “buone intenzioni”.



L’aspetto più paradossale è che la mania del “no” a tutto,

indotta dai
fondamentalisti ecologici ha portato alcuni gruppi a opporsi persino a impianti di energia rinnovabile,

perché un impianto fotovoltaico avrebbe (non si sa come) “inquinato le falde acquifere”

o qualche volatile potrebbe essere triturato dalle pale eoliche.


Una sovrintendenza ha motivato il “no” a un impianto affermando che esso era destinato a essere localizzato in una zona argillosa

e l’argilla è il materiale con cui Dio ha creato l’uomo.


Incredibile, ma vero (vedi Chicco Testa, opera citata, pagina 57)



Tutti questi fatti meritano una chiosa politica e una di carattere culturale.


Sul piano politico, basta dare un’occhiata alle biografie degli eletti nel 2018 nelle liste del Movimento Cinque Stelle
per risalire quasi invariabilmente ai comitati che in varie parti d’Italia hanno detto un “no” a tutto.

L’integralismo ambientalista e catastrofista, da cui discendono quei comitati,

rappresenta una tendenza reazionaria (un ritorno a un inesistente Eden primitivo)

che si ammanta di “buone intenzioni”, ma finisce con l’avere effetti perversi

e a mostrare anche oscuri legami con interessi materiali legati alle fonti rinnovabili di energia

(a basso contenuto energetico) e ad altri interessi.


Ma non si tratta solo dei Cinque Stelle:

l’intera sinistra italiana, sia quella post-comunista, sia quella cattolica,

ha sempre sostenuto le tesi degli ecologisti radicali.


Esse hanno trovato nell’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco un’autorevole e carismatica conferma,

laddove contrappone una Natura, “dono di Dio” e anzi divinizzata,

ad un uomo accecato dall’egoismo e dal danaro e condanna, nonostante la riabilitazione di Galileo Galilei,

avvenuta solo nel 1992, il metodo sperimentale come “tecnica di possesso, dominio e trasformazione”.


Ciò conferma il carattere para-religioso dell’integralismo ambientalista

mostrato anche dal carattere fideistico e irrazionale delle posizioni negative,

assolutiste e intolleranti che esprime.



Il fanatico dell’apocalisse non si pone nemmeno il problema della razionalità delle sue asserzioni

né dell’efficacia e della realizzabilità delle sue proposte.



Chi gli si oppone viene definito un “negazionista”.

Egli è mosso da una più o meno consapevole avversione per la modernità,
per l’industria, per la scienza (quella vera) e per la crescita.


È infatti un fautore della decrescita e un nemico della civiltà occidentale

che, di fatto, contribuisce a distruggere, in nome del fuorviante slogan “salviamo il pianeta”.
 
Ci risiamo.

Si avvicinano le festività natalizie e l’inverno, e si torna a parlare di chiusure, lockdown e regioni colorate.

Sembra quasi di essere davanti a una routine consolidata,
caratterizzata dall’alternanza fra estati relativamente libere e inverni agli arresti domiciliari,
a cui speriamo gli italiani non intendano assuefarsi per il resto della loro esistenza terrena.

L’anno scorso si iniziò a seminare paura già a ottobre
mentre adesso si è incominciato ad agitare lo spettro di nuove ed ennesime limitazioni alla libertà verso la metà di novembre,
ma stiamo ripiombando, anche se non ne siamo mai usciti veramente, in un clima cupo di devastante incertezza.


Nonostante la presenza del vaccino, assente invece nel 2020
,
anche oggi non si è sicuri fino in fondo circa il destino dell’inverno,
delle vacanze natalizie e di quelle categorie economiche che vivono grazie alla stagione fredda,
(stazioni sciistiche, alberghi e locali pubblici di montagna).

Mesi e mesi di vaccinazioni, ma il virus rimane una cosa ancora difficile da prevedere,
governare e contenere, almeno stando ai fautori dell’emergenza infinita,
i quali sembrano trovarsi bene nel buio di una situazione eccezionale senza fine.


È riemerso il modello Italia che tutti copiano o copierebbero,
i Paesi più in difficoltà di noi che corrono ai ripari,

ma l’informazione mainstream fa di tutta l’erba un fascio

e cita soltanto ciò che può giustificare un inasprimento delle misure in Italia,

omettendo di riportare, per esempio,

che persino la rigida Austria garantisce il diritto al lavoro anche ai non vaccinati.



Certo, in Italia si parla per ora di una sorta di lockdown studiato esclusivamente per i non vaccinati ma,
considerata la ricomparsa di un clima, per così dire, da 2020,
nessuno può sentirsi al riparo da eventuali nuove restrizioni.

Del resto, se una regione diventa gialla o arancione, il cambiamento cromatico riguarda inevitabilmente tutti.

Ricorrere allo strumento più semplice, per la politica e non certo per i cittadini,
al fine di combattere il virus, ossia chiudere il Paese e limitare le libertà,
già rappresentava un’azione politica discutibile in assenza del vaccino.


Oggi, tutto ciò sarebbe completamente indigeribile.


Il lockdown dei non vaccinati puzzerebbe di discriminazione e di apartheid in salsa italiana.


I non vaccinati già adesso subiscono delle limitazioni e non è necessario aggiungerne altre.


Il lockdown di tutti significherebbe il fallimento della campagna vaccinale

e del contestato ricorso al Green pass, definito oltre più come garanzia di libertà.
 
Ma mi denuncino pure, ma questo è un vero "coglione".


Il Tar ha emesso la sentenza definitiva rispetto al ricorso presentato dal Codacons regionale

contro le ordinanze del 16 gennaio e del 27 febbraio del 2021 del governatore Vincenzo De Luca,

con le quali veniva disposto, per l’intero territorio regionale,

“la sospensione delle attività didattiche in presenza dei servizi educativi per l’infanzia

e dei servizi per l’infanzia (sistema integrato 0-6 anni) nonché delle scuole di ogni ordine e grado”.



Il ricorso è stato presentato sulla spinta di un gruppo di genitori contrari alla Dad, a sostegno del quale hanno dedotto

“plurimi profili di violazione di legge ed eccesso di potere,

principalmente incentrati sulla sollevata obnubilazione dell’apicale principio di proporzionalità

che, pur a fronte di un pericolo per la salute individuale e collettiva, indotto dall’emergenza Covid,

avrebbe tuttavia imposto una attenta disamina preventiva degli effetti delle misure restrittive adottate,

incidenti su minori e pregiudizievoli per la loro formazione complessiva in assenza di evidenti vantaggi

e, sotto altro profilo, sul mancato apprestamento e/o individuazione di misure diverse meno impattanti su diritti fondamentali”.



Il Tar Campania, in accoglimento dei motivi sollevati
, ribadisce nel dispositivo che

“la disposta sospensione delle attività didattiche in presenza per la Regione Campania,

in via generalizzata, nei periodi considerati nelle ordinanze restrittive,

non ha tenuto conto della regolamentazione per ‘fasce’ di rischio contenuta nella normativa statale,

che aveva già operato, ex ante, il bilanciamento tra diritto alla salute e diritto all’istruzione,

nel senso di sacrificare il secondo al primo nei casi di maggior rischio (regioni rosse)

e, in via progressivamente più restrittiva, all’aumentare dell’età dei discenti

(curando, ove possibile, il mantenimento della didattica in presenza per gli alunni più piccoli)”.
 
C’è un Paese, la Germania, che si prepara a guardare in faccia all’emergenza Covid
e affrontarla adottando misure drastiche eppure evidentemente necessarie,
in un momento di grande emergenza per l’improvvisa risalita dei contagi.

Con Angela Merkel che si prepara a varare nuove regole che obbligheranno anche i vaccinati
a presentare l’esito di un tampone negativo per avere accesso a locali ed eventi.


E c’è un altro Paese, l’Italia, dove invece i virologi-santoni continuano a insistere sull’efficacia dei farmaci anti-Covid,
ancora oggi unica soluzione presa in considerazione nella lotta al virus.


De Luca: Contro i non vaccinati ci rimangono solo napalm e lanciafiamme



Terza dose per tutti il prima possibile, come anticipato dal ministero della Salute.

Poi somministrazioni anche ai bambini, e pazienza se qualche scienziato non si è ancora convinto.

Il tutto in un clima di crescente ostilità verso i non vaccinati, ormai trattati alla stregua di veri e propri criminali.

Ultimo a rincarare la dose è stato il governatore della Campania Vincenzo De Luca,

che ha pubblicamente auspicato il ricorso a “napalm e lanciafiamme” contro chi ancora rifiuta le somministrazioni.



Soltanto una battutaccia, si dirà, nello stile di un personaggio non nuovo a certe uscite.

E però decisamente fuori luogo in un momento di forte tensione all’interno del Paese,
come dimostrato dalle tante manifestazioni contro l’obbligo di Green pass andate in scena da Nord a Sud.

La politica, insomma, non farebbe male ogni tanto a dare il buon esempio.


De Luca, invece, intervenendo sulla gestione della pandemia è partito alla carica:

“Mi pare del tutto evidente che chi non si vaccina non può avere gli stessi diritti

di chi vaccinandosi ha dato prova di senso di responsabilità”


ha detto il governatore a margine della conferenza stampa per presentare le novità del programma Burocrazia Zero.


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“Cominciamo a capire qual è la ricaduta negativa di atteggiamenti irresponsabili che abbiamo conosciuto in queste settimane.

L’irresponsabilità di chi finge di scambiare per libertà democratica quella che si chiama irresponsabilità”.

“Ci rimane solo il napalm o il lanciafiamme”.
 
Con l’aumento dei casi di Covid-19 negli Stati Uniti,

i funzionari sanitari stanno notando che un numero sempre crescente di persone completamente vaccinate

viene ricoverato in ospedale o si reca al pronto soccorso.


La preoccupazione per la diminuzione dell’immunità contro le infezioni gravi da Covid

arriva mentre la Food and Drug Administration sta per autorizzare una terza dose del vaccino Pfizer-BioNTech

per tutti gli adulti di età pari o superiore a 18 anni.


Mercoledì, la dott.ssa Rochelle Walensky, direttrice dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie,
ha parlato di un calo dell’efficacia del vaccino tra gli anziani e i residenti delle strutture di assistenza a lunga degenza,
molti dei quali sono stati i primi ad essere stati ritenuti idonei a essere vaccinati lo scorso inverno.

“Sebbene il rischio più elevato sia relativo alle persone non vaccinate,
stiamo assistendo a un aumento delle visite al pronto soccorso tra gli adulti di età pari o superiore a 65 anni,
che ora sono di nuovo superiori a quelle dei gruppi di età più giovani”


ha affermato Walensky mercoledì durante un briefing sul Covid della Casa Bianca.


Uno studio del mese scorso condotto da ricercatori israeliani e membri della facoltà della Harvard Medical School,
ha rilevato che le dosi di richiamo sono efficaci per il 92% nel prevenire malattie gravi
rispetto a chi era stato sottoposto a un regime standard di due dosi almeno cinque mesi prima.


Negli Stati Uniti si prevede che più persone vaccinate vengano ricoverate in ospedale per colpa del Covid,

semplicemente perché i vaccini non proteggono al 100% contro i sintomi gravi, ha ammesso Fauci.
 
L’attesa stretta da parte della Germania, alla fine, non c’è stata,

nonostante gli esperti parlino da settimane di “grave emergenza sanitaria”

e gli appelli accorati di Angela Merkel.



Con i nostri governanti, tifosissimi di lockdown e restrizioni,

che si trovano ora sempre più isolati in un’Europa dove nessuno,

Draghi a parte, ha scelto di usare il pugno duro contro i propri cittadini.


Le testate italiane avevano parlato, nei giorni scorsi, di un “Natale terribile” per i tedeschi,

che sarebbero stati costretti a sottostare a regole ferree,

necessarie a causa del nuovo picco di contagi.


Niente di più sbagliato, invece.


Nel nuovo pacchetto di misure che il Parlamento tedesco ha varato su indicazione delle forze politiche,

infatti, non solo non c’è nessun obbligo vaccinale, ma come riportato da Deutsche Welle

è stata anche messa nero su bianco la scelta “not to extend the epidemic situation of national concern after it expires on November 25”.



Tradotto, lo Stato d’emergenza epidemico nazionale scadrà il 25 novembre e non sarà prolungato.



Il voto del Bundestag è arrivato nel giorno in cui i contagi accertati hanno superato quota 60 mila,
ma non contiene alcuna previsione di chiusura per le scuole né restrizioni per gli spostamenti.

A conferma di una consapevolezza della gravità della situazione
che però non deve andare di pari passo con un accanimento nei confronti delle famiglie,
già in difficoltà dopo mesi e mesi alle prese con il Covid.

E con buona pace di una Merkel definitivamente scavalta, in attesa della nascita del nuovo esecutivo.


La restrizione più importante introdotta dal Parlamento tedesco è relativa a luoghi di lavoro e trasporti pubblici:

si potrà accedere soltanto se vaccinati, guariti dal Covid o in possesso di un tampone con esito negativo.



Quegli stessi test che il governo italiano vorrebbe addirittura eliminare dalla lista dei requisiti per ottenere il Green pass
e che invece i nostri vicini di casa continuano evidentemente a ritenere un prezioso strumento di monitoraggio della pandemia.

I tamponi saranno infatti obbligatori per dipendenti e visitatori delle case di cura,
indipendemente dal fatto che abbiano ricevuto o meno il vaccino.

Una strada ben diversa da quella intrapresa da Mario Draghi e dai suoi ministri.


Infine, il Bundestag ha introdotto pene più severe per chi falsifica l’esito dei test, fino a 5 anni di carcere.

Un pacchetto di provvedimenti approvato non senza polemiche e che ora dovrà superare lo scoglio del voto del Senato,
chiamato nelle prossime ore a ratificare la legge per la definitiva entrata in vigore.

I rischi non mancano, considerando che Cdu e Csu sono contrarie alla fine dello stato di emergenza.

La conferma, in ogni caso, della volontà tedesca di non accanirsi sulla popolazione,
evitando di aumentare le tensioni in un momento in cui il Paese si trova già alle prese con le difficoltà dovute al nuovo boom di contagi.


Esattamente il contrario di quanto continua a fare, invece, il nostro governo.


FONTE Deutsche Welle (DW)
 
Delirio di onnipotenza da "buana", pseudo giornalista


Una “black list” di chi, nel 2021, ancora occhieggia al fascismo,
anche in partiti che se ne dichiarano distanti, come Fratelli d’Italia e Lega.

Andrea Scanzi porta il dibattito politico indietro di 30 anni, ai tempi buoi degli anni di piombo,
dove si costruivano “liste nere” e si vergavano, a sinistra,
dossieraggi sui non allineati, anche tra artisti e cantanti, purtroppo.

Lo fa nella sua ultima opera d’arte simpaticissimo titolo del suo “catalogo e manuale”
che ieri sera ha presentato a La7, sotto gli occhi di una adorante Lilli Gruber.


“Mi è sembrato doveroso fare nomi e cognomi di chi, in qualche modo,

ancora si richiama al fascismo, perché per me l’antifascismo ancora oggi

è un dovere morale e il fascismo è un reato, non un’opinione”.


Giusto, è doveroso farlo…“, si compiace la Gruber,
alla quale, come sempre, non manca nulla, tranne la domanda giusta.


Tipo: “Ma due parole sui neocomunisti e sui crimini del comunismo, no?"


No.
Peccato.

In questo libro, “scritto con arguzia e tagliente ironia” – come riporta un giornale a caso, “Il Fatto” –
Andrea Scanzi mette in fila “una lunga serie di fascisti dichiarati e mascherati, macchiette e pesci piccoli, camerati e criminali.

Qualcuno vi farà persino sorridere, molti altri vi faranno rabbia e basta.

Talvolta sullo sfondo compaiono Matteo Salvini e Giorgia Meloni
che, seppure dichiaratamente non fascisti, quel mondo lo cercano, lo titillano, lo corteggiano”.


La marchetta al libro di Scanzi, dopo quella obbligata del suo giornale, è approdata anche su La7, ora manca solo la Rai.
 
Il professor Meluzzi è stato sospeso dall’esercizio della professione medica, come altri 250 sanitari di Torino,

per essersi rifiutato di ricevere il siero genico sperimentale imposto come profilassi anti-Covid.


Nella trasmissione è stato citato anche il valoroso dottor Riccardo Szumski, sindaco di Santa Lucia di Piave,


appena radiato dall’Ordine dei Medici di Treviso

per l’ostinazione dimostrata nel voler curare regolarmente da casa, e con pieno successo, i pazienti affetti da Covid
.
 
Personaggi come Umberto Galimberti e Giuliano Cazzola criminalizzano e patologizzano il dissenso,
come ai tempi della psichiatria di Stato introdotta da Stalin?


Credo che ci sia una grande strumentalità, e una serie di vantaggi sociali ed economici che derivano da questa parte in commedia,
questa commedia tragicomica e grottesca alla quale siamo sottoposti tutti i giorni dai media mainstream.

E credo ci sia anche un atteggiamento screziato di paranoia, a fronte di una patologia che ha una letalità bassissima.

Però ricordo, a questi vecchi malvissuti, che chi pensa di poter sacrificare la libertà alla sicurezza, alla fine, non avrà né l’una né l’altra.

Non avrà la sicurezza (non avrà “l’immortalità”), mentre alla libertà ha già rinunciato da tempo.

E, avendo rinunciato alla libertà, ha rinunciato anche alla dignità,

al poter andare con la propria faccia di fronte ad uno specchio al mattino (e di fronte al Tribunale della Storia, in tempi – ritengo – medio-brevi).


“Wired”, mi segnalano, scriveva di come si possono “combattere razzismo e xenofobia con la scienza”.

E l’“Huffington Post” citava una ricerca sulla “stimolazione cerebrale non invasiva” per correggere “pregiudizi e stereotipi sociali”.


Zombizzare le masse, all’interno di una società apparentemente utopistica ma in realtà distopica?

Una società pacificata, dove però le persone devono essere svuotate, sradicate, livellate?



Io credo che Huxley, nel “Nuovo mondo”, nella divisione degli esseri umani tra alfa, beta, gamma, delta
(ed epsilon, a cui è riservata solo la droga del “soma”, dell’appiattimento e dell’oblio), ancora più che in “1984” di Orwell,
ci renda ragione di questo incubo collettivo.


Un incubo che muove, fondamentalmente, da due motivazioni:

il controllo di un’élite ristretta sulla maggioranza delle persone,

e la spersonalizzazione degli individui (o addirittura la loro “de-personazione”) per farne dei robot controllati, dei dati algoritmici prevedibili.


In altre parole, l’obiettivo è eliminare quella libertà che caratterizza l’umano:
come se ci fosse una presenza demoniaca che viene da un altrove,
e che fa della specie umana una “variabile impazzita” della natura e del Creatore,
che dev’essere cancellata e sostituita con un soggetto totalmente eterodiretto da una legge eterologa
e da una una “eterotopia” che, appunto, Huxley ha descritto perfettamente,
e che purtroppo sta entrando tragicamente fra noi;

prima, attraverso forme di condizionamento legate alla dittatura del politically correct,

poi attraverso tecnologie telematiche che non controllavano il gene, ma il “meme” della cultura (quindi lo smartphone, la dipendenza dalla Rete),

e poi, alla fine, non più solo il “meme” della cultura, ma il gene del Dna, che dev’essere modificato eliminando la libertà dell’umano, riducendoci ad automi.



Questo è lo scenario che qualcuno ha consapevolmente concepito.

Che gli riesca fino in fondo non è detto, perché esiste l’eterogenesi dei fini.

E quindi, nonostante la pervasività di questo disegno, la sua efficacia e la sua efficienza,
nonostante la sua spietatezza e la sua anti-umanità, nonostante il suo orrore,
questa situazione ha prodotto dei livelli di elevata coscienza in una quantità di persone, su scala planetaria, come forse non mai.

E’ questa, la “variabile impazzita” della questione.

E quindi, quel Tribunale della Storia potrebbe innescarsi anche di fronte a una variabile – impazzita e relativamente prevedibile:

cioè il fatto che queste misure, anche le terapie immunologiche,

producano effetti letteralmente devastanti, sulla salute delle masse.



Se in ogni pianerottolo, in ogni famiglia, in ogni parentado, in ogni circolo di amici
c’è qualcuno che ci lascia le penne, avendo pensato di conquistare l’immortalità,
questo potrebbe produrre un contraccolpo dagli effetti imprevedibili.

Su questo – io temo, tragicamente – si giocherà la partita.


Siccome però la riduzione della popolazione generale (soprattutto l’eliminazione della fertilità, partendo dai bambini),

secondo la Fondazione Bill & Melinda Gates è una delle finalità generali di questo orrendo disegno,

io credo che – se non si sbrigano – le grandi masse umane potrebbero accorgersene: è per questo che accelerano.


Loro – ricordiamolo – hanno alcune finalità generali.


Per esempio, la riduzione demografica: quindi una diminuzione della popolazione, partendo dai più giovani,

anche attraverso progressive campagne di sterilizzazione.

Lo diceva Bill Gates dieci anni fa: soltanto con una grande campagna vaccinale avremmo potuto abbassare l’incremento demografico.


In secondo luogo, hanno bisogno di un controllo algoritmico delle masse:

quindi deve essere azzerata quella libertà dell’essere umano, che lo rende “simile a Dio”.



Diceva Jacques Maritain:
«Il Dio dei cristiani è stato così pazzo da voler essere amato da uomini come lui».

E’ l’uomo che ha combinato sempre la dimensione dell’amore e del filantropismo.


Bene: vogliono ridurci a una dimensione di consumi prevedibili, controllati, eterodiretti e “datizzati”.


Per il momento, questo lo si fa con gli strumenti disponibili.


Ma l’obiettivo finale – a detta dello stesso Bill Gates – è quello dell’innesto di un microchip transumano

(o post-umano) per ridurre gli uomini a dei robot, possibilmente non-riproducentisi, non inquinanti,

non autonomi, non-autogovernantisi, non imprevedibili.



Questo pianeta, ridotto a una sorta di orrendo film di fantascienza,
è lo scenario che si sta preparando (a detta degli stessi documenti di coloro che lo stanno attuando).


A non vederlo è soltanto la cecità di non vuole vedere,

o di chi pensa che tutto questo abbia un contenuto filantropico, “verde”,

come nel caso della follia dell’elettrificazione dell’
automotive.


Per caricare una batteria al litio, e poi smaltirla, si deve consumare molto più ossigeno,

e liberare molta più anidride carbonica (e sostanze inquinanti) di quanto non accada con un motore diesel.


Siamo quindi nella menzogna delle menzogne,

laddove altre tecnologie veramente autonome – come l’idrogeno – vengono dilazionate e represse.



Il problema fondamentale è il controllo, da parte di questa Cabala planetaria
che, nella politica recente degli Usa – con l’efficienza del Deep State governato dalla setta “dem” – ha abbattuto Trump,
che (con tutti i suoi difetti) aveva cercato di contrastare un disegno geopolitico
nel quale tutta la manifattura dev’essere demandata alla Cina,
e l’immensa plusvalenza prodotta dalla manifattura in Cina dev’essere investita in debito militare americano.


Questa doveva essere la divisione del lavoro, per il club dei Clinton e per gente che, come Obama,
ha avuto il Nobel per la Pace scaricando poi nel mondo la maggior quantità di bombe dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Però le classi progressiste europee credono a queste balle:

credono che Trump fosse cattivo,

che Obama fosse buono,

che lo “scorreggione” Biden (un fantoccio)

e Kamala Harris fossero l’immagine del politically correct.


L’unica speranza geopolitica che oggi abbiamo è che i repubblicani vincano le elezioni di mid-term
e che Trump possa fare lo speaker del Congresso al posto di quella strega abortista di Nancy Pelosi.


Questo potrebbe creare qualche problema anche all’élite di casa nostra.


Altrimenti, saremo schiacciati come scarafaggi.
 
Questi equilibri si giocano a livelli che, purtroppo, non sono né quelli dell’Italia, né quelli dell’Europa.

Sul “lockdown per i non vaccinati”, il governo frenerà finché lo riterrà conveniente.


Io credo che di qui alla primavera, cioè alle elezioni americane del mid-term, vedremo forme di repressione inimmaginabili.


Credo che non si fermeranno soltanto al “lockdown per i non vaccinati”:

il loro sogno è quello delle retate nelle case per riempire i capannoni per l’isolamento che hanno preparato, in Italia come in Australia.



Quello, probabilmente, sarà il momento della latitanza.

Come difendersi dalla tirannide?

Io ho il pessimismo della ragione, ma anche – gramscianamente – l’ottimismo della volontà.

Quindi ritengo che la battaglia vada fatta, fino alla fine, e penso che ci sia anche l’eterogenesi dei fini,
e quindi nessuno può prevederne gli esiti:


la partita va giocata fino in fondo, senza paura e con grande determinazione.


La durezza della mia analisi è quella che faceva dire, ai classici romani, “si vis pacem, para bellum”.

Se vuoi la pace preparati alla guerra, sapendo che sarà la più sanguinaria che ci sia mai stata.

E lo scenario è feroce: di fronte a questo tipo di situazione bisogna essere allertati, predisposti e preparati.

Ma i momenti feroci non sono mai mancati, nella storia.

Credo che lo stesso grado di consapevolezza delle masse attuali
ce l’avesse un ragazzo calabrese di vent’anni, trascinato nelle trincee dell’Isonzo nell’inverno del 1916.

Credo che questa consapevolezza ce l’avessero coloro che subivano i bombardamenti nelle città italiane nel 1943-44.

Penso che tutte le epoche abbiano avuto le loro Hiroshima, le loro Nagasaki, i loro Gulag, i loro campi di concentramento, i loro Buchenwald.

La storia è sempre foriera di una dimensione che ha anche un aspetto tragico essenziale:

ed oggi, la tragedia si ammanta di salute, di buonsenso, di ecologismo, di protezione dalla malattia degli altri, di solidarismo.


Basta leggere le bestialità dette dall’“antipapa”,
o da tanti altri che dovrebbero animare le agenzie della buona volontà,
e invece rivelano questa visione veramente luciferina, nella sua finzione:

un’esibizione di pubbliche virtù di fronte a orrendi vizi privati, nel quadro di un’orrendo disegno di base.
 

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