Se speculano anche i pensionati giapponesi... del 31/10/2014
L’indice giapponese Nikkei ha chiuso  la sua seduta con un balzo del +4,8% per merito della soffiata che oggi  il fondo pensioni pubblico (l’INPS con gli occhi a mandorla) comunicherà  un gigantesco switch nella composizione del suo portafoglio, che  ammonta in Yen ad un valore equivalente a 1.200 miliardi di dollari.  L’esposizione su strumenti obbligazionari verrà ridotta dal 60% al 35%,  mentre quella sui titoli azionari raddoppiata, dal 25% al 50%. 300  miliardi di dollari sparati sulle borse nel medio periodo (per metà su  quella giapponese, e per l’altra metà su quelle internazionali)  rappresentano benzina pura per alimentare ulteriormente la bolla  speculativa nipponica, già gonfiata dalle misure monetarie della banca  centrale degli anni scorsi.  
L’operazione rappresenta una nuova  pietra miliare sulla strada del taroccamento della realtà. La banca  centrale compra titoli di stato, il fondo pensione compra le azioni: che  bisogno c’è ancora degli investitori privati? I mercati finaziari  perdono completamente la loro funzione di misurare l’economia reale e  diventano sempre più una catena si Sant’Antonio, dove si compra perché  si sa che c’è qualcun altro che comprerà dopo di me. Anche i pensionati,  loro malgrado, diventano indirettamente sempre più speculatori, nel  grande casinò che è diventata la finanza internazionale. 
Che la  stabilità del sistema pensionistico venga così sempre più legata alla  sorte dei mercati azionari è un dettaglio che tutti fingono di ignorare.  Che nessuna catena di Sant’Antonio sia mai riuscita ad allungarsi  all’infinito, è un altro piccolo dettaglio che non bisogna far notare,  altrimenti si commette il reato di “gufismo”-
Non mi stupirei più se anche Draghi,  prendendo esempio dal governo giapponese, trovasse nei prossimi giorni  il coraggio di forzare l’opposizione tedesca mettendosi anche lui a  comprare titoli di stato. Non possiamo mica esse gli ultimi anche nella  manipolazione dei mercati, perbacco!
 
E nemmeno se il perspicace Renzi  traesse dall’esempio giapponese un’idea brillante per finanziare il  nostro debito pubblico ormai impagabile: perché non obbligare l’INPS e  di fondi pensione italiani, già bastonati dall’aumento del prelievo  fiscale, a detenere per legge in titoli di stato una certa percentuale  di patrimonio gestita? Sarebbe la quadratura del cerchio per far  comprare il debito agli italiani ed alleggerire il capestro di dover  sempre ricorrere agli stranieri per assorbire le cospicue quantità di  titoli offerti mensilmente in asta.
La recessione incombe, la deflazione  anche, ma che problema c’è? Finché i manipolatori autorizzati, come sono  ormai diventate le autorità di controllo e ed i governi,  continueranno  ad escogitare sempre nuovi trucchi per far salire artificialmente le  borse, non possiamo mettere  limiti alla provvidenza.