GODITI OGNI MINUTO DEL TUO TEMPO PERCHE' IL TEMPO NON RITORNA... QUELLO CHE RITORNA E' SOLO

Governo che c’era e ora non c’è più.
Sembra la parafrasi di quegli struggenti versi napoletani di 2 secoli fa,

“Fenesta ca lucive e mo nun luce…
sign’è ca nénna mia stace malata…
S’affaccia la surella e mme lu dice:
Nennélla toja è morta e s’è atterrata…”.

A metà mattinata di ieri il governo era già fatto e con tutte le caselle a posto.
Maria Elisabetta Alberti Casellati (berlusconiana di ferro), presidente del Consiglio,
Matteo Salvini
e Luigi Di Maio, vice-presidenti,
Meloni alla difesa.
Economia e Esteri, due personalità scelte direttamente da Mattarella.
Questo spiega l’ottimismo che si era diffuso.

Poi è saltato tutto, e non per ragioni misteriose.
Semplicemente i 5 stelle hanno capito di non potersi presentare davanti ai loro elettori
con una soluzione del genere: niente guida a Di Maio (anzi, a Forza Italia) e niente ministeri importanti.

In realtà, il governo che c’era ieri mattina, e che oggi non esiste già più,
era il massimo a cui poteva aspirare Di Maio.

Da adesso in avanti dovrà accontentarsi di molto, ma molto, meno.

Anche perché vari poteri stanno premendo sul Quirinale perché
non consenta un governo a guida dei due sovranisti-populisti.

Lo schema ideale, il governo perfetto, per i mercati e per chi ci presta il denaro
con cui tirare avanti sarebbe un governo: Forza Italia-Pd-5 stelle, con un presidente diverso da Di Maio
e con economia e esteri di fatto nominati da Mattarella, e con la Lega all’opposizione.

Ma si tratta di un sogno: non ci si arriverà mai.
Per ora, non rimane che prendere atto del fatto che dopo quasi cinquanta giorni dalle elezioni
i vincitori non sono riusciti a mettere insieme un governo. Due gli ostacoli:

1- La pretesa di Di Maio di essere comunque lui il presidente del Consiglio.

2- I molti paletti che lo stesso Di Maio ha piantato intorno a se stesso: no a Berlusconi, no a questo, no a quello.

Si sa che Di Maio, e i suoi strateghi, puntano a un governo con il Pd,
e per una ragione molto semplice: sperano in questo modo di mangiarselo nel giro di pochi mesi e di cancellarlo dalla scena politica.

Ma è un’illusione. Il Pd, benché diviso e tormentato, è abbastanza navigato da non cadere in una simile trappola.
Inoltre, se mai si dovesse arrivare a un accordo del genere, i prezzi chiesti ai 5 stelle sarebbero altissimi.
Di fatto il programma sarebbe quello del Pd e certamente Di Maio non potrebbe fare il presidente.
Roba da far schiantare i 5 stelle in mille pezzi.

A questo punto, l’unica strada veramente percorribile (al di là di tutte le giravolte a cui assisteremo)
è un governo del presidente, con i voti di tutti o di chi è così responsabile da votarlo.

Insomma, per essere chiari, una specie di governo Monti che guidi l’Italia in questa difficile fase congiunturale (la buona stagione dell’economia sta per finire).

Poi, l’anno prossimo, o dopo, elezioni.

Ma avendo accertato che i vincitori, forti di programmi insensati e demagogici, non sono mai riusciti a fare un governo.
E nemmeno a dotarsi di un programma credibile.
Di Maio continua a dire che è pronto a far firmare un contratto alla tedesca ai suoi interlocutori,
ma non ha il contratto e nemmeno gli interlocutori: parla solo per se stesso e per le telecamere.

Prendere una barca di voti, insomma, non è servito a niente.

In più è sempre più evidente che qui serve una nuova stagione di riforme
(grosso modo quelle stesse bocciate nel referendum).

Ma, forse, non tira aria. Non ancora.
 
Quanto ci costi. Ma quanto ci costi ??????

Il Presidente della Camera Roberto Fico, lunedì 23 aprile è arrivato al Quirinale
scortato da un cordone di carabinieri - VENTI - per ricevere il mandato esplorativo
dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Agenzia Vista di Alexander Jakhnagiev pubblica il video con Roberto Fico scortato.


A dare il via alla polemica contro Fico è Sergio Rizzo su La Repubblica.
Il coautore del libro La Casta scrive:

"Caro presidente, riguardi i video e le foto che la ritraggono attorniato da un manipolo di agenti in borghese
e protetto da un cordone sanitario di uomini in divisa che tengono lontani curiosi e giornalisti.
Ne converrà che stonano alquanto con la sobrietà che il Movimento ha sempre predicato,
al punto da ritenerla giustamente un pilastro della politica. Quelle scene mandano un segnale opposto:
la presunta sobrietà finisce per trasformarsi nella esibizione, fosse pure involontaria, del potere".

Rizzo prosegue e sottolinea:

"Il cordone dei carabinieri che si tengono per mano per allontanare la gente, ad esempio,
evoca atmosfere sudamericane più che quelle di una democrazia occidentale".

Le scelte di Fico inoltre abbattono ogni barriera del buonsenso:

"La terza carica dello stato può sempre limitare la propria scorta a cinque persone anziché venti (almeno)
ed evitare di paralizzare con un corteo le strade del centro della capitale senza per questo rinunciare alla propria sicurezza.
In che modo è semplice: prendendo l’auto di servizio.
Ci guadagnerebbe la città, ma anche le casse dello stato (cui giustamente il M5S tiene assai) e l’immagine di Fico.

E chiosa:

"Delle auto blu o di qualunque altro colore deve fare scandalo l’abuso,
non il loro utilizzo per esigenze istituzionali reali e comprovate.
I cittadini le pagano apposta per questo. E non soltanto in Italia".
 
Buondì.

Continua la polemica tra la ballerina e showgirl Heather Parisi e il cantante-rapper Biondo, concorrente di Amici 17.
È di poche ore fa la foto condivisa da Heather Parisi sul suo account Instagram.

La foto mostra alcuni commenti ricevuti dalla showgirl da parte di alcuni fan del cantante Biondo,
 
Chissà se la conduttrice del programma e Mediaset prenderanno posizione.........
a parte vorrei anche sapere cosa sta facendo la Polizia Postale ed Instagram per agire
nei confronti di questi sciacalli.

“Ignorare il male equivale ad esserne complici” scrive così Heather Parisi sotto la foto condivisa su Instagram,
riportando una frase di Martin Luther King.

“Anche in questa settimana ho assistito incredula a una violenza nei confronti miei e della mia famiglia che non ha nessuna giustificazione.
Ne è complice chi la ignora, chi pretende di spiegarla con la provocazione, chi cerca inutile visibilità e chi la concede inseguendo stupidi scoop,
chi la alimenta con l’arroganza delle proprie idee e il discredito di quelle altrui.”

continua la showgirl, sfogando rabbia e preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare.

“Ciascuno si assuma la propria responsabilità e fermi questo ignobile gioco al massacro
prima che accada l’ennesima tragedia attribuita all’iniziativa di uno squilibrato solitario con tanti complici.”

scrive ancora la Parisi, facendo trasparire la paura che tali commenti e parole non rimangano soltanto scritti nell’internet.
 
Un giorno sul melo ....un altro giorno sul fico......ma i rami del fico sono deboli. Si cade rovinosamente.

«Sui temi noi ci siamo».
Il capo politico di M5s apprezza con fulmineo entusiasmo le parole del segretario Martina,
che «vanno verso un'apertura» e pone già un paletto che la dice lunga sulla fattibilità di una trattativa:
il contratto eventualmente concluso con gli odiati (fino a ieri) avversari renziani
«dovrà essere ratificato dai nostri iscritti sulla piattaforma Rousseau».

Ovvero, dopo due mesi e magari dopo un'estenuante trattativa conclusa con il Pd,
Di Maio si rimetterebbe ancora una volta al giudizio insindacabile di una piattaforma web.
Ciò che propone di Maio, in realtà, è che sia Casaleggio o chi muove i fili «da remoto» a decidere se il contratto potrà esser validato oppure no.

Sembra una burletta.
Se non fosse che la petulanza dimaiesca non nascondesse una profonda difficoltà nella quale il candidato premier da ieri sembra dibattersi.

Segni premonitori, una dichiarazione del saggio deputato Emilio Carelli, per il quale «la figura di Renzi è imprescindibile».
Guarda caso, proprio il nemico giurato di Di Maio, colui che ne aveva chiesto la testa per poter intavolare una trattativa.

Siamo perciò a una possibile svolta, che promette di far maturare il «cambio del cavallo in corsa»,
come ieri si discuteva nei conciliaboli alla Camera, con il Pd che già lavora all'obbiettivo.
Settori pd più favorevoli all'accordo con i grillini, tipo Boccia, ritengono del tutto «indifferente»
che Di Maio sia premier o no, alludendo alla possibile discesa in campo del presidente della Camera,
l'esploratore Roberto Fico, che ieri ha assistito impassibile allo scomposto balletto di Di Maio.

Al Nazareno un governo «targato» in modo differente dall'«abbiamo vinto e ci tocca Palazzo Chigi», capeggiato da Fico,
sarebbe ben più digeribile, aprendo anche la possibilità di ottenere in cambio la poltrona di Montecitorio.

Ci si metterebbe in contatto con il settore «più ortodosso», ma anche più politicamente «strutturato» di M5s,
con ottime relazioni con Leu (che ieri sfotteva Di Maio: «dica qualcosa di sinistra...»).

Anche la tenuta del gruppo grillino, in caso di accordo con il Pd, potrebbe essere rassicurata dal nome dell'«ortodosso» Fico.
È un «piano B» del quale si ragiona a Milano e Genova Sant'Ilario, centri decisionali grillini.

Di sicuro il Di Maio che in serata strepitava «o governo o urne, non daremo fiducia a governi tecnici,
del presidente, di garanzia o di scopo, abbiamo 338 parlamentari e non possiamo stare all'opposizione»,
comincia a mostrare il nervosismo che acceca chi vuol perdere.
 
Emanuele Fiano, mentre stringeva tra le dita una sigaretta, a cui dava una boccata dopo l'altra,
con atteggiamento nervoso, aveva azzardato un'interpretazione su quella strana apertura ai grillini
che il reggente del Pd, Maurizio Martina, aveva fatto all'«esploratore» Roberto Fico.
«Non ci capisco più niente - si lamentava -: magari chiederemo poi il ministero degli Esteri per Renzi».

Insomma, confusione. Tanta confusione.

Il giorno prima Tommaso Cerno, l'ex condirettore di Repubblica e oggi senatore Pd, aveva spiegato a pranzo ad un collega:
«Dobbiamo mettere i grillini alla prova. Possiamo dargli anche l'appoggio esterno, prendendoci il merito di aver bloccato Salvini».

Il più sconsolato, mentre fuori dal Palazzo il ministro Calenda minacciava di ridare dopo un mese la tessera del Pd,
era il professore e deputato Luigi Marattin, sprofondato su una poltrona di Montecitorio.
«Io un governo con i 5stelle non lo voto» si sfogava.
«Renzi? A me quest'aria mi ricorda l'inizio del film di Ridley Scott, Il Gladiatore.
Quando Massimo Decimo Meridio dà ordini ai suoi legionari: fermi... fermi... fermi... E al mio comando scatenate l'inferno!». E inferno fu.

«Inoltre si dovrebbero fare due conti, per fare un governo con i grillini, non basta avere il 51% della direzione del Pd,
ma devi assicurarti almeno l'85% dei gruppi parlamentari. Numeri che non avranno mai.
Specie con la rivolta che c'è nel partito: c'è gente che minaccia di ridare la tessera se il Pd farà in governo con i grillini».
 
Mentre i nostri statisti offrono ripetute prove di spessore culturale, aderenza ai principi di etica e coerenza,
che da sempre contraddistinguono la bella politica, e preclara acutezza del dibattito istituzionale,
nelle ultime ore assurto alla dignità di un cinepanettone dei Vanzina, il flusso sommerso della vita reale si dirige verso ben altri lidi.

L’ennesimo episodio di intimidazione contro un professore, l’ultimo segnalato dalle cronache è quello di Lucca,
ma ormai la storiografia è sovrabbondante, ha aperto un dibattito a tratti un po’ frusto e stucchevole
– “è tutta colpa della scuola”, “è tutta colpa delle famiglie”, “è tutta colpa di quelli là”, sintesi che mette sempre tutti d’accordo -
ma anche con qualche riflessione di grande interesse.

Michele Serra, ad esempio, nella sua rubrica su “Repubblica” ha sostenuto che la maggioranza degli episodi
si manifesta negli istituti tecnici e professionali e, quindi, l’insubordinazione
nei confronti dell’autorità costituita è direttamente proporzionale al ceto di provenienza.

Dimostrazione di una struttura ancora fortemente classista della nostra società
- chi ha fatto il liceo manda i figli al liceo, chi ha fatto le scuole basse li manda alle scuole basse -
nella quale il popolo è più debole della borghesia e cerca attraverso la violenza di mascherare
la propria fragilità economica, sociale, culturale ed esistenziale.

Violenza anarcoide, quindi. Violenza ribellista, disperata, cieca.

Proprio in questo fattore, Serra coglie la menzogna mediatica del populismo,
un’operazione consolatoria che punta a non far prendere coscienza ai ceti popolari della propria subalternità,
illudendoli del fatto che essere incolti e aggressivi non sia un deficit da superare, ma invece un titolo di vanto.

Insomma, la gente comune contro la casta.
 
Riflessione di notevole originalità e di grandissimo interesse,
che mette le mani nel piatto fanghiglioso di un cortocircuito sociale che prevede,
dispone e impone la sparizione di ogni ruolo di intermediazione sociale,
perché chiunque abbia un ruolo di direzione è di per sé un nemico della gente,
ed esprime una cultura dell’educazione delle masse che viene dalla storia più feconda della sinistra italiana.
In particolare, di quella del partito comunista. Ma è una riflessione sbagliata. Sbagliata concettualmente.

Perché impernia tutto il ragionamento - ripetiamo, di grande spessore - sulla divaricazione, sulla biforcazione, sull’alterità tra “borghesia” e “popolo”.
Cioè sui capisaldi culturali, sociologici e metaforici di tutta la cultura del Novecento politico.
Però questa biforcazione non esiste più. E’ finita con la morte delle ideologie, dei blocchi contrapposti, degli ideali alternativi di sistema, dei partiti strutturati.
Non esiste più alcun popolo. Non esiste più alcuna borghesia.
Esiste solo un enorme, omnicomprensivo, informe, gassoso, ribollente, deideologizzato e deresponsabilizzato ceto medio,
che si muove su un unico binario, un’unica pulsione, un’unica visione del mondo.
E che ha perso qualsiasi senso del ruolo sociale e civico che avevano, appunto, la borghesia e il popolo.

Si dirà, ma ci sono quelli che vivono da signori e hanno la casa di proprietà in centro
e quelli che non hanno una lira e fanno i salti tripli per arrivare alla fine del mese.

Certo che è così. Ma questa è una “semplice” differenza economica, non culturale.

La cosa devastante della violenza verbale e fisica che monta in tutti i luoghi comunitari,
e quindi anche nella scuola - dove, per ovvi motivi, fa più scandalo - è la sparizione di ogni rispetto
verso chi incarna un’autorità, un ruolo direttivo, una competenza, un potere decisionale.

Quello è di per sé un ladro, un farabutto, un privilegiato. Nessuno vale di più, perché ognuno vale uno.
Non è così?

E questo lo pensano i poveri, certo, ma anche i ricchi: vogliamo parlare dei bullismi,
degli analfabetismi e dei cafonismi perpetrati da certi studenti delle famiglie bene
e da certi quaquaraquà a spasso con macchinone, motoroni e motoscafoni?
 
ciao... per adesso bene per fortuna.;)
Il problema delle zecche è molto diffuso. L'anno scorso durante una passeggiata sui monti liguri... un abitante della zona che ci ha visti in pantaloncini corti... ce li ha caldamente sconsigliati proprio a causa della presenza di zecche :wall:
L'unica volta che me ne sono trovata una addosso sono dovuta andare al pronto soccorso :wall:. D'istinto le ho dato un colpo con la mano... ma non si è staccata completamente... così me l'hanno dovuta asportre e poi ho dovuto fare il richiamo per il tetano e la cura antibiotica :wall:
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto