Fonte INTESA
----------------------
Grecia: l’offerta di scambio e gli scenari possibili
La Grecia ha dunque ufficializzato l’offerta di scambio di obbligazioni finalizzata alla riduzione del debito pubblico del paese. L’operazione è strettamente connessa al pacchetto di aiuti dai Paesi dell’area dell’euro alla Grecia e costituisce una delle condizioni per il via libera definitivo al salvataggio di Atene.
L’invito proposto dal Governo greco si compone di due parti: (1) una proposta di scambio delle vecchie obbligazioni con nuove obbligazioni e (2) la richiesta di consenso per l’introduzione delle cosiddette Clausole di Azione Collettiva (CAC).
Lo scambio è così articolato: per ogni 1000 euro di valore facciale di titoli in circolazione la Grecia offre:
315 euro in termini di valore facciale in 20 nuovi titoli, con scadenze comprese tra gli 11 e i 30 anni e cedole crescenti (cosiddetta struttura a step-up, ossia al 2% annuo tra il 2013 e il 2015, al 3% annuo tra il 2016 e il 2020, al 3,65% annuo nel 2021 e al 4,3% dal 2022 alla scadenza). Di fatto il capitale sarà rimborsato a cadenza annuale a partire dalla scadenza del primo titolo, diminuendo così progressivamente l’esposizione alla Grecia in portafoglio;
un titolo per un valore nozionale corrispondente a quello dei nuovi titoli (ossia 315 euro ogni 1.000) indicizzato alla variazione del PIL greco con scadenza 2042, che corrisponderà una cedola pari all’1% a partire dal 2015 nel caso in cui la variazione del PIL greco dovesse superare determinate soglie (tra il 2% e il 2,9%) ma nessun capitale alla scadenza;
150 euro in termini di valore facciale di titoli con scadenza a 1 o a 2 anni emessi dal fondo salva-stati EFSF (European Financial Stability Facility);
un titolo a breve termine sempre emesso dall’EFSF (6 mesi zero-coupon) per un valore corrispondente ai ratei maturati sui titoli oggetto dello scambio dall’ultimo stacco cedola fino al 24 febbraio 2012.
Dunque, in termini di valore nominale l’investitore per ogni 1.000 euro riceverà 465 euro (il titolo indicizzato non prevede capitale rimborsato a scadenza ma solo un flusso cedolare condizionato) distribuiti in 24 titoli (20 nuovi titoli + il titolo indicizzato al PIL + i 2 titoli EFSF a 1 e 2 anni + il titolo EFSF a 6 mesi) con una perdita immediata di 535 euro su 1.000 euro di nominale. Considerando anche l’estensione della scadenza dei nuovi titoli rispetto a quelli oggetto di scambio e le cedole con una struttura crescente (step-up) ma in media inferiori a quelle pagate attualmente sul debito, tale struttura si traduce in una perdita attuale netta del valore dei titoli in portafoglio superiore al 70%.
La richiesta di consenso (Consent Solicitation) ha come obiettivo l’introduzione retroattiva delle Clausole di Azione Collettiva (CAC) per i titoli coinvolti nello scambio. Le CAC, infatti, secondo la legge approvata recentemente dal Parlamento greco (Legge 4050/2012), per essere introdotte nella normativa che regola i bond devono essere votate dagli stessi detentori delle obbligazioni. In particolare, affinché tali clausole diventino vincolanti per le obbligazioni di legislazione graca, devono essere approvate come minimo dai 2/3 di un quorum costituito dalla metà del valore facciale. Ossia è di fatto sufficiente il 33% dei consensi affinché le CAC vengano incluse retroattivamente nei bond di legislazione greca (questo non significa che verranno necessariamente attivate) e qualora venissero attivate implicherebbero la modifica dei termini delle obbligazioni in linea con i nuovi titoli oggetto di scambio. I quorum e le maggioranze necessarie per le altre legislazioni possono essere differenti.
I processi per l’ottenimento dei consensi e per l’adesione allo scambio sono complessi e dipendono dalle diverse giurisdizioni nazionali. Se la linea guida è che chi aderisce allo scambio automaticamente vota a favore dell’introduzione delle CAC, le eccezioni sono molte e non trascurabili. In alcune giurisdizioni i detentori di titoli potranno essere invitati a partecipare allo scambio ma non potranno votare per l’introduzione delle CAC mentre l’opposto dovrebbe accadere per i titolari di bond regolati dalla legislazione svizzera, che potranno votare ma non scambiare i propri bond. Infine, un binario parallelo verrà attivato per i bondholder negli Stati Uniti, per i quali dovrebbe essere elaborata una proposta compatibile alla propria legislazione ma nei termini complessivi simile a quella proposta altrove (con l’esclusione dei titoli EFSF che saranno sostituiti da cash).
Il successo dell’operazione di scambio dipenderà dal verificarsi di determinate condizioni, di finanziamento (legate all’assenso definitivo al secondo pacchetto di aiuti da parte dell’Eurogruppo) e di partecipazione minima. Tali limiti di adesione sembrano essere le determinanti per le sorti degli investitori privati che decideranno di non aderire allo scambio.
Se le adesioni allo scambio saranno superiori al 90% Atene si impegna a effettuare lo swap: non si menziona in questo caso l’attivazione delle CAC, che potrebbero non essere utilizzate ritenendo lo scambio avvenuto con successo; in questo caso i bondholder che non avranno aderito potrebbero ricevere il 100% del valore nominale.
In ogni caso (ossia sia che le adesioni allo scambio siano superiori sia che siano inferiori al 90%), se il consenso all’inserimento delle CAC supererà il 90% del debito coinvolto nella sollecitazione (non solo quello coinvolto nello scambio) in termini di valore facciale, Atene ha intenzione, dopo aver consultato i propri creditori ufficiali, di attivare le CAC e completare lo scambio per tutte le obbligazioni, che saranno dunque vincolate da modifiche che si concretizzerebbero nel possesso delle nuove obbligazioni oggetto dello scambio in sostituzione delle vecchie. In questo caso potrebbero non scattare i Credit Default Swap, in quanto l’ISDA (l’ente che regolamenta i CDS) interpreterebbe un’adesione superiore al 90% come unanimità e quindi come variazione delle clausole volontarie per tutti i bondholder. Pare plausibile che la Grecia attivi le CAC se avrà un consenso alle CAC superiore al 90% e una partecipazione allo swap inferiore a tale soglia, mentre potrebbe essere meno probabile lo scenario di attivazione delle CAC se la soglia dei titoli offerti per lo swap sarà superiore al 90%. La posizione che assumerà l’ISDA è un ulteriore nodo ancora poco chiaro e determinante: oltre al pronunciamento sull’introduzione e l’attivazione delle CAC che potrebbe seguire la chiusura dello swap, l’Associazione dovrebbe esprimersi giovedì 1 marzo in merito alla tesi che lo scambio di titoli tra Atene e la BCE per non coinvolgere la Banca Centrale nello swap abbia di fatto reso la BCE un creditore privilegiato rappresentando così un credit event; un pronunciamento a favore di questa tesi potrebbe attivare i CDS ancora prima della conclusione dello scambio.
Se l’adesione allo scambio sarà compresa tra il 75 e il 90% in termini di valore facciale dei titoli coinvolti e il consenso alle CAC inferiore al 90%, Atene in consultazione con i propri creditori privati potrà procedere allo scambio senza applicare le CAC, evitando così l’attivazione dei Credit Default Swap sul paese (con un consenso all’introduzione delle CAC inferiore al 90% sembrerebbe molto probabile che l’ISDA dichiari il paese in default in quanto ha variato unilateralmente le condizioni sui bond attivando dunque i CDS). In questo scenario si profila ancora una volta una soluzione politica: il Fondo Monetario Internazionale vuole una partecipazione superiore al 90% o in alternativa una contribuzione ulteriore da parte dei paesi dell’area euro, ipotesi che probabilmente vedrà ancora accesa la dialettica tra posizioni più e meno rigorose.
Se l’adesione allo scambio sarà inferiore al 75% e i consensi all’introduzione delle CAC non saranno tali da completare, attivando le CAC stesse, lo swap per almeno il 75% dei titoli coinvolti, l’operazione sarà chiusa senza nessuno scambio.
Il comunicato divulgato da Atene non contempla ulteriori scenari ma sembrerebbe lecito dedurre che se, con l’attivazione delle CAC, lo swap supererà il 90% di adesione la Grecia si impegna a condurlo a termine mentre se, sempre con l’attivazione delle CAC, lo swap raggiungerà un’adesione tra il 75 e il 90% si rientra nel caso in cui è necessaria una consultazione con le istituzioni europee e l’FMI.
Infine, elemento che potrebbe non essere irrilevante, dati i tempi strettissimi prima della scadenza del bond del 20 marzo, Atene si riserva il diritto di escludere uno o più bond dalla lista dei titoli coinvolti nello swap. L’offerta di scambio, infatti, è valida fino all’8 marzo, eventualmente prorogabile fino al 12 marzo, ma i singoli intermediari dovranno comunicare date antecedenti per l’espletamento delle operazioni necessarie.
La Grecia ha dunque ufficializzato l’offerta di scambio di obbligazioni finalizzata alla riduzione del debito pubblico del paese. L’operazione è strettamente connessa al pacchetto di aiuti dai Paesi dell’area dell’euro alla Grecia e costituisce una delle condizioni per il via libera definitivo al salvataggio di Atene.
L’invito proposto dal Governo greco si compone di due parti: (1) una proposta di scambio delle vecchie obbligazioni con nuove obbligazioni e (2) la richiesta di consenso per l’introduzione delle cosiddette Clausole di Azione Collettiva (CAC).
Lo scambio è così articolato: per ogni 1000 euro di valore facciale di titoli in circolazione la Grecia offre:
315 euro in termini di valore facciale in 20 nuovi titoli, con scadenze comprese tra gli 11 e i 30 anni e cedole crescenti (cosiddetta struttura a step-up, ossia al 2% annuo tra il 2013 e il 2015, al 3% annuo tra il 2016 e il 2020, al 3,65% annuo nel 2021 e al 4,3% dal 2022 alla scadenza). Di fatto il capitale sarà rimborsato a cadenza annuale a partire dalla scadenza del primo titolo, diminuendo così progressivamente l’esposizione alla Grecia in portafoglio;
un titolo per un valore nozionale corrispondente a quello dei nuovi titoli (ossia 315 euro ogni 1.000) indicizzato alla variazione del PIL greco con scadenza 2042, che corrisponderà una cedola pari all’1% a partire dal 2015 nel caso in cui la variazione del PIL greco dovesse superare determinate soglie (tra il 2% e il 2,9%) ma nessun capitale alla scadenza;
150 euro in termini di valore facciale di titoli con scadenza a 1 o a 2 anni emessi dal fondo salva-stati EFSF (European Financial Stability Facility);
un titolo a breve termine sempre emesso dall’EFSF (6 mesi zero-coupon) per un valore corrispondente ai ratei maturati sui titoli oggetto dello scambio dall’ultimo stacco cedola fino al 24 febbraio 2012.
Dunque, in termini di valore nominale l’investitore per ogni 1.000 euro riceverà 465 euro (il titolo indicizzato non prevede capitale rimborsato a scadenza ma solo un flusso cedolare condizionato) distribuiti in 24 titoli (20 nuovi titoli + il titolo indicizzato al PIL + i 2 titoli EFSF a 1 e 2 anni + il titolo EFSF a 6 mesi) con una perdita immediata di 535 euro su 1.000 euro di nominale. Considerando anche l’estensione della scadenza dei nuovi titoli rispetto a quelli oggetto di scambio e le cedole con una struttura crescente (step-up) ma in media inferiori a quelle pagate attualmente sul debito, tale struttura si traduce in una perdita attuale netta del valore dei titoli in portafoglio superiore al 70%.
La richiesta di consenso (Consent Solicitation) ha come obiettivo l’introduzione retroattiva delle Clausole di Azione Collettiva (CAC) per i titoli coinvolti nello scambio. Le CAC, infatti, secondo la legge approvata recentemente dal Parlamento greco (Legge 4050/2012), per essere introdotte nella normativa che regola i bond devono essere votate dagli stessi detentori delle obbligazioni. In particolare, affinché tali clausole diventino vincolanti per le obbligazioni di legislazione graca, devono essere approvate come minimo dai 2/3 di un quorum costituito dalla metà del valore facciale. Ossia è di fatto sufficiente il 33% dei consensi affinché le CAC vengano incluse retroattivamente nei bond di legislazione greca (questo non significa che verranno necessariamente attivate) e qualora venissero attivate implicherebbero la modifica dei termini delle obbligazioni in linea con i nuovi titoli oggetto di scambio. I quorum e le maggioranze necessarie per le altre legislazioni possono essere differenti.
I processi per l’ottenimento dei consensi e per l’adesione allo scambio sono complessi e dipendono dalle diverse giurisdizioni nazionali. Se la linea guida è che chi aderisce allo scambio automaticamente vota a favore dell’introduzione delle CAC, le eccezioni sono molte e non trascurabili. In alcune giurisdizioni i detentori di titoli potranno essere invitati a partecipare allo scambio ma non potranno votare per l’introduzione delle CAC mentre l’opposto dovrebbe accadere per i titolari di bond regolati dalla legislazione svizzera, che potranno votare ma non scambiare i propri bond. Infine, un binario parallelo verrà attivato per i bondholder negli Stati Uniti, per i quali dovrebbe essere elaborata una proposta compatibile alla propria legislazione ma nei termini complessivi simile a quella proposta altrove (con l’esclusione dei titoli EFSF che saranno sostituiti da cash).
Il successo dell’operazione di scambio dipenderà dal verificarsi di determinate condizioni, di finanziamento (legate all’assenso definitivo al secondo pacchetto di aiuti da parte dell’Eurogruppo) e di partecipazione minima. Tali limiti di adesione sembrano essere le determinanti per le sorti degli investitori privati che decideranno di non aderire allo scambio.
Se le adesioni allo scambio saranno superiori al 90% Atene si impegna a effettuare lo swap: non si menziona in questo caso l’attivazione delle CAC, che potrebbero non essere utilizzate ritenendo lo scambio avvenuto con successo; in questo caso i bondholder che non avranno aderito potrebbero ricevere il 100% del valore nominale.
In ogni caso (ossia sia che le adesioni allo scambio siano superiori sia che siano inferiori al 90%), se il consenso all’inserimento delle CAC supererà il 90% del debito coinvolto nella sollecitazione (non solo quello coinvolto nello scambio) in termini di valore facciale, Atene ha intenzione, dopo aver consultato i propri creditori ufficiali, di attivare le CAC e completare lo scambio per tutte le obbligazioni, che saranno dunque vincolate da modifiche che si concretizzerebbero nel possesso delle nuove obbligazioni oggetto dello scambio in sostituzione delle vecchie. In questo caso potrebbero non scattare i Credit Default Swap, in quanto l’ISDA (l’ente che regolamenta i CDS) interpreterebbe un’adesione superiore al 90% come unanimità e quindi come variazione delle clausole volontarie per tutti i bondholder. Pare plausibile che la Grecia attivi le CAC se avrà un consenso alle CAC superiore al 90% e una partecipazione allo swap inferiore a tale soglia, mentre potrebbe essere meno probabile lo scenario di attivazione delle CAC se la soglia dei titoli offerti per lo swap sarà superiore al 90%. La posizione che assumerà l’ISDA è un ulteriore nodo ancora poco chiaro e determinante: oltre al pronunciamento sull’introduzione e l’attivazione delle CAC che potrebbe seguire la chiusura dello swap, l’Associazione dovrebbe esprimersi giovedì 1 marzo in merito alla tesi che lo scambio di titoli tra Atene e la BCE per non coinvolgere la Banca Centrale nello swap abbia di fatto reso la BCE un creditore privilegiato rappresentando così un credit event; un pronunciamento a favore di questa tesi potrebbe attivare i CDS ancora prima della conclusione dello scambio.
Se l’adesione allo scambio sarà compresa tra il 75 e il 90% in termini di valore facciale dei titoli coinvolti e il consenso alle CAC inferiore al 90%, Atene in consultazione con i propri creditori privati potrà procedere allo scambio senza applicare le CAC, evitando così l’attivazione dei Credit Default Swap sul paese (con un consenso all’introduzione delle CAC inferiore al 90% sembrerebbe molto probabile che l’ISDA dichiari il paese in default in quanto ha variato unilateralmente le condizioni sui bond attivando dunque i CDS). In questo scenario si profila ancora una volta una soluzione politica: il Fondo Monetario Internazionale vuole una partecipazione superiore al 90% o in alternativa una contribuzione ulteriore da parte dei paesi dell’area euro, ipotesi che probabilmente vedrà ancora accesa la dialettica tra posizioni più e meno rigorose.
Se l’adesione allo scambio sarà inferiore al 75% e i consensi all’introduzione delle CAC non saranno tali da completare, attivando le CAC stesse, lo swap per almeno il 75% dei titoli coinvolti, l’operazione sarà chiusa senza nessuno scambio.
Il comunicato divulgato da Atene non contempla ulteriori scenari ma sembrerebbe lecito dedurre che se, con l’attivazione delle CAC, lo swap supererà il 90% di adesione la Grecia si impegna a condurlo a termine mentre se, sempre con l’attivazione delle CAC, lo swap raggiungerà un’adesione tra il 75 e il 90% si rientra nel caso in cui è necessaria una consultazione con le istituzioni europee e l’FMI.
Infine, elemento che potrebbe non essere irrilevante, dati i tempi strettissimi prima della scadenza del bond del 20 marzo, Atene si riserva il diritto di escludere uno o più bond dalla lista dei titoli coinvolti nello swap. L’offerta di scambio, infatti, è valida fino all’8 marzo, eventualmente prorogabile fino al 12 marzo, ma i singoli intermediari dovranno comunicare date antecedenti per l’espletamento delle operazioni necessarie.
(Fulvia Risso - Analista Finanziario)
La Grecia ha dunque ufficializzato l’offerta di scambio di obbligazioni finalizzata alla riduzione del debito pubblico del paese. L’operazione è strettamente connessa al pacchetto di aiuti dai Paesi dell’area dell’euro alla Grecia e costituisce una delle condizioni per il via libera definitivo al salvataggio di Atene.
L’invito proposto dal Governo greco si compone di due parti: (1) una proposta di scambio delle vecchie obbligazioni con nuove obbligazioni e (2) la richiesta di consenso per l’introduzione delle cosiddette Clausole di Azione Collettiva (CAC).
Lo scambio è così articolato: per ogni 1000 euro di valore facciale di titoli in circolazione la Grecia offre:
315 euro in termini di valore facciale in 20 nuovi titoli, con scadenze comprese tra gli 11 e i 30 anni e cedole crescenti (cosiddetta struttura a step-up, ossia al 2% annuo tra il 2013 e il 2015, al 3% annuo tra il 2016 e il 2020, al 3,65% annuo nel 2021 e al 4,3% dal 2022 alla scadenza). Di fatto il capitale sarà rimborsato a cadenza annuale a partire dalla scadenza del primo titolo, diminuendo così progressivamente l’esposizione alla Grecia in portafoglio;
un titolo per un valore nozionale corrispondente a quello dei nuovi titoli (ossia 315 euro ogni 1.000) indicizzato alla variazione del PIL greco con scadenza 2042, che corrisponderà una cedola pari all’1% a partire dal 2015 nel caso in cui la variazione del PIL greco dovesse superare determinate soglie (tra il 2% e il 2,9%) ma nessun capitale alla scadenza;
150 euro in termini di valore facciale di titoli con scadenza a 1 o a 2 anni emessi dal fondo salva-stati EFSF (European Financial Stability Facility);
un titolo a breve termine sempre emesso dall’EFSF (6 mesi zero-coupon) per un valore corrispondente ai ratei maturati sui titoli oggetto dello scambio dall’ultimo stacco cedola fino al 24 febbraio 2012.
Dunque, in termini di valore nominale l’investitore per ogni 1.000 euro riceverà 465 euro (il titolo indicizzato non prevede capitale rimborsato a scadenza ma solo un flusso cedolare condizionato) distribuiti in 24 titoli (20 nuovi titoli + il titolo indicizzato al PIL + i 2 titoli EFSF a 1 e 2 anni + il titolo EFSF a 6 mesi) con una perdita immediata di 535 euro su 1.000 euro di nominale. Considerando anche l’estensione della scadenza dei nuovi titoli rispetto a quelli oggetto di scambio e le cedole con una struttura crescente (step-up) ma in media inferiori a quelle pagate attualmente sul debito, tale struttura si traduce in una perdita attuale netta del valore dei titoli in portafoglio superiore al 70%.
La richiesta di consenso (Consent Solicitation) ha come obiettivo l’introduzione retroattiva delle Clausole di Azione Collettiva (CAC) per i titoli coinvolti nello scambio. Le CAC, infatti, secondo la legge approvata recentemente dal Parlamento greco (Legge 4050/2012), per essere introdotte nella normativa che regola i bond devono essere votate dagli stessi detentori delle obbligazioni. In particolare, affinché tali clausole diventino vincolanti per le obbligazioni di legislazione graca, devono essere approvate come minimo dai 2/3 di un quorum costituito dalla metà del valore facciale. Ossia è di fatto sufficiente il 33% dei consensi affinché le CAC vengano incluse retroattivamente nei bond di legislazione greca (questo non significa che verranno necessariamente attivate) e qualora venissero attivate implicherebbero la modifica dei termini delle obbligazioni in linea con i nuovi titoli oggetto di scambio. I quorum e le maggioranze necessarie per le altre legislazioni possono essere differenti.
I processi per l’ottenimento dei consensi e per l’adesione allo scambio sono complessi e dipendono dalle diverse giurisdizioni nazionali. Se la linea guida è che chi aderisce allo scambio automaticamente vota a favore dell’introduzione delle CAC, le eccezioni sono molte e non trascurabili. In alcune giurisdizioni i detentori di titoli potranno essere invitati a partecipare allo scambio ma non potranno votare per l’introduzione delle CAC mentre l’opposto dovrebbe accadere per i titolari di bond regolati dalla legislazione svizzera, che potranno votare ma non scambiare i propri bond. Infine, un binario parallelo verrà attivato per i bondholder negli Stati Uniti, per i quali dovrebbe essere elaborata una proposta compatibile alla propria legislazione ma nei termini complessivi simile a quella proposta altrove (con l’esclusione dei titoli EFSF che saranno sostituiti da cash).
Il successo dell’operazione di scambio dipenderà dal verificarsi di determinate condizioni, di finanziamento (legate all’assenso definitivo al secondo pacchetto di aiuti da parte dell’Eurogruppo) e di partecipazione minima. Tali limiti di adesione sembrano essere le determinanti per le sorti degli investitori privati che decideranno di non aderire allo scambio.
Se le adesioni allo scambio saranno superiori al 90% Atene si impegna a effettuare lo swap: non si menziona in questo caso l’attivazione delle CAC, che potrebbero non essere utilizzate ritenendo lo scambio avvenuto con successo; in questo caso i bondholder che non avranno aderito potrebbero ricevere il 100% del valore nominale.
In ogni caso (ossia sia che le adesioni allo scambio siano superiori sia che siano inferiori al 90%), se il consenso all’inserimento delle CAC supererà il 90% del debito coinvolto nella sollecitazione (non solo quello coinvolto nello scambio) in termini di valore facciale, Atene ha intenzione, dopo aver consultato i propri creditori ufficiali, di attivare le CAC e completare lo scambio per tutte le obbligazioni, che saranno dunque vincolate da modifiche che si concretizzerebbero nel possesso delle nuove obbligazioni oggetto dello scambio in sostituzione delle vecchie. In questo caso potrebbero non scattare i Credit Default Swap, in quanto l’ISDA (l’ente che regolamenta i CDS) interpreterebbe un’adesione superiore al 90% come unanimità e quindi come variazione delle clausole volontarie per tutti i bondholder. Pare plausibile che la Grecia attivi le CAC se avrà un consenso alle CAC superiore al 90% e una partecipazione allo swap inferiore a tale soglia, mentre potrebbe essere meno probabile lo scenario di attivazione delle CAC se la soglia dei titoli offerti per lo swap sarà superiore al 90%. La posizione che assumerà l’ISDA è un ulteriore nodo ancora poco chiaro e determinante: oltre al pronunciamento sull’introduzione e l’attivazione delle CAC che potrebbe seguire la chiusura dello swap, l’Associazione dovrebbe esprimersi giovedì 1 marzo in merito alla tesi che lo scambio di titoli tra Atene e la BCE per non coinvolgere la Banca Centrale nello swap abbia di fatto reso la BCE un creditore privilegiato rappresentando così un credit event; un pronunciamento a favore di questa tesi potrebbe attivare i CDS ancora prima della conclusione dello scambio.
Se l’adesione allo scambio sarà compresa tra il 75 e il 90% in termini di valore facciale dei titoli coinvolti e il consenso alle CAC inferiore al 90%, Atene in consultazione con i propri creditori privati potrà procedere allo scambio senza applicare le CAC, evitando così l’attivazione dei Credit Default Swap sul paese (con un consenso all’introduzione delle CAC inferiore al 90% sembrerebbe molto probabile che l’ISDA dichiari il paese in default in quanto ha variato unilateralmente le condizioni sui bond attivando dunque i CDS). In questo scenario si profila ancora una volta una soluzione politica: il Fondo Monetario Internazionale vuole una partecipazione superiore al 90% o in alternativa una contribuzione ulteriore da parte dei paesi dell’area euro, ipotesi che probabilmente vedrà ancora accesa la dialettica tra posizioni più e meno rigorose.
Se l’adesione allo scambio sarà inferiore al 75% e i consensi all’introduzione delle CAC non saranno tali da completare, attivando le CAC stesse, lo swap per almeno il 75% dei titoli coinvolti, l’operazione sarà chiusa senza nessuno scambio.
Il comunicato divulgato da Atene non contempla ulteriori scenari ma sembrerebbe lecito dedurre che se, con l’attivazione delle CAC, lo swap supererà il 90% di adesione la Grecia si impegna a condurlo a termine mentre se, sempre con l’attivazione delle CAC, lo swap raggiungerà un’adesione tra il 75 e il 90% si rientra nel caso in cui è necessaria una consultazione con le istituzioni europee e l’FMI.
Infine, elemento che potrebbe non essere irrilevante, dati i tempi strettissimi prima della scadenza del bond del 20 marzo, Atene si riserva il diritto di escludere uno o più bond dalla lista dei titoli coinvolti nello swap. L’offerta di scambio, infatti, è valida fino all’8 marzo, eventualmente prorogabile fino al 12 marzo, ma i singoli intermediari dovranno comunicare date antecedenti per l’espletamento delle operazioni necessarie.