Pronta la tassa sulle transazioni finanziarie
e insistono,da una parte vogliono dare 3.000 miliardi alle banche, non alla persone, vogliono far fallire la grecia e ci tro,mbano one more time, over and over
BRUXELLES. Ancora qualche giorno fa il segretario al Tesoro americano Tim Geithner ha criticato l'idea di introdurre una nuova tassa sulle transazioni finanziarie. L'ipotesi divide l'Unione e anche la zona euro. Ciononostante la Commissione Europea sta lavorando alacremente a un progetto che dovrebbe essere presentato a breve termine.
A metà settembre il presidente dell'esecutivo comunitario José Manuel Barroso ha avvertito che la presentazione potrebbe giungere «molto presto», forse già la settimana prossima. A Bruxelles circola una bozza di direttiva da cui emergono le prime linee guida, anche se mancano dettagli sulle aliquote che potrebbero essere applicate.
Secondo il documento, l'imposta si applicherebbe tra le altre cose alle transazioni relative a obbligazioni, azioni, derivati (in questo caso la tassa riguarderebbe il valore nozionale) e forse alcuni contratti riguardanti le valute. Sarebbero invece esenti le contrattazioni con le banche centrali e sul mercato primario, anche per evitare di penalizzare le aste pubbliche.
L'obiettivo delle autorità comunitarie è quello «di assicurare che le istituzioni finanziarie contribuiscano in modo giusto ai costi della recente crisi»; di «creare disincentivi appropriati contro le transazioni eccessivamente rischiose» e infine di «evitare una frammentazione del mercato interno», tenuto conto del numero crescente di tasse nazionali.
Il progetto di direttiva adotta una definizione piuttosto estensiva delle istituzioni finanziarie chiamate a versare l'imposta: basta che la banca in questione abbia in qualche modo una sede o una filiale nell'Unione. Una delle possibilità allo studio è quella di applicare una tassa dello 0,1% sulle transazioni di obbligazioni e azioni.
I contratti relativi ai derivati potrebbero essere soggetti a un'ulteriore imposta dello 0,01%. Secondo la Commissione, l'imposta potrebbe essere introdotta fin dal 2014. D'altro canto, in luglio Barroso stesso aveva lanciato l'idea che la tassa potesse diventare un modo per finanziare almeno in parte il bilancio comunitario 2014-2020.
A volere la nuova imposta sulle transazioni finanziarie sono soprattutto la Germania e la Francia. A metà agosto quando il presidente Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel si sono incontrati a Parigi, i due paesi hanno rilanciato l'idea. Per paura di vedersi ridurre il proprio diritto d'iniziativa, la Commissione ha quindi accelerato i lavori.
In una lettera inviata a Bruxelles il 9 settembre scorso, i ministri delle Finanze tedesco e francese, Wolfgang Schäuble e François Baroin, hanno sottolineato che l'aliquota applicata deve essere bassa «per minimizzare i rischi di distorsioni ed elusioni» e hanno anche precisato che le scelte sull'uso del gettito non devono essere «una precondizione per giungere a un accordo».
Molti diplomatici sono scettici sul successo di un'iniziativa controversa. Una tassa di questo tipo dovrebbe essere globale per essere efficace, ma gli Stati Uniti sono contrari. Nella stessa Unione, Regno Unito e Svezia sono critici di fronte a tale ipotesi. Di recente, Schäuble ha quindi proposto di introdurre la tassa nella sola zona euro, quasi un esempio di cooperazione rafforzata.
Anche questa ipotesi però non sarà facile da attuare, nonostante il 65% degli europei sia favorevole a questa imposta, secondo un recente Eurobarometro. L'Olanda si è già opposta. E anche Malta rumoreggia (secondo un sondaggio, appena il 30% dei maltesi vede di buon occhio una nuova tassa sulle transazioni finanziarie).