Il "centro del sé" significa la massima felicità che possiamo esperire. E' duratura. Perenne. Incontrovertibile e incontestabile. E' un "per sempre".
Non è un attimo. Non c'è oggi e domani svanisce.
Ho preso questo stralcio dell'analisi perchè qui entra una delle risposte per trovare una chiave lettura per iniziare a mettere in discussione il danaro come mezzo con quello che supera di gran lunga il valore del danaro cioè il tempo e tu' sopra ne fai l'apoteosi scambio del tempo contro danaro questo veicolo vecchio come il mondo e usato prima del danaro un lento ritorno alle origini del valore del tempo.
Non definirei il denaro "apoteosi della felicità", ma "felicità illusoria".
Possiamo noi negare che il denaro non sia causa di felicità momentanea? Certo che no. Ho visto la "miseria" direttamente. Tanta troppa.
Mi vengono in mente le parole di "mia" madre Teresa allor quando il giornalista l'aveva trovata dentro un fosso che aiutava i lebbrosi a Calcutta. Il giornalista disse:
"non farei quel lavoro nemmeno per un milione di dollari"
rispose Teresa
"nemmeno io, ma qualcuno lo deve fare".
Non possiamo giocare con le parole di fronte alla sofferenza degli altri.
Dunque è innegabile che il denaro porti felicità.
Solo che la natura di questa felicità è momentanea. Passaggera. Dura il battito d'ali di un fringuello. E ti lascia con la bocca asciutta. Rivuoi quella felicità. E se era in dipendenza del denaro, allora vuoi altro denaro.
Sei dentro l'illusione xè cerchi una felicità duratura, ma il denaro non ha questo potere di dartela. Dunque ti stai illudendo. E ti affanni per niente.
Non è apoteosi, ma inganno.
Spostiamo.
Dici il tempo?
Infatti. E' dove siamo arrivati nel '900.
Da Heidegger (essere e tempo) a Jaspere alla Harendt. Mi piace molto la Simone (Weil): andò in fabbrica proprio per capire il tempo nella condizione operaia. Nel 1934.Scriveva un anno prima della morte (a 34 anni):
"Mi sono sempre proibita di pensare a una vita futura, ma ho sempre creduto che l'istante della morte sia la norma e lo scopo della vita. Pensavo che per quanti vivono come si conviene, sia l'istante in cui per una frazione infinitesimale di tempo, penetra nell'anima la verità pura, nuda, certa, eterna. Posso dire di non avere mai desiderato per me altro bene".
Dunque il tempo. Hai un problema: esso è sia circolare che lineare.
Se pensi al tempo come ad una progressione allora il tuo io si esaurisce nel tempo. Finché "hai tempo" vivi e dunque sei.
La Relazione si esaurisce nel tempo. L'io si esaurisce nel tempo.
Hai un inizi e una fine. Ok.
Ma il tempo è anche circolare. Il cerchio non è la retta. Non ha né inizio né tempo. Gira. E' in movimento.
Andiamo con ordine e prendiamo le parole di Wiener, il padre della cibernetica:
"Se vogliamo trattare la conoscenza solo in termini di Oniscenza, la potenza solo in termini di Onnipotenza, il culto solo in termini di Divinità Unica, ci troveremo impligliati in sottigliezze metafisiche prima ancora di aver cominciato il nostro studiio delle relazioni tra scienza e religione".
[Norbet Wiener, Dio & Golem S.p.A. Bollati Boringhieri]
Diamo per assodato che quello che è esclusivamente trascendente l'uomo, dunque la Relazione, non va perseguito. Gli assoluti. Le generalizzazioni. Out. Su questo abbiamo fatto un passo avanti decisivo.
Alcuni hanno assolutizzato l'uomo. Strada nefanda. Totalitarismi. Niente da fare per di qua. Porta alla guerra. Inevitabile.
Dunque il tempo in cui si esaurisce la Relazione e l'Io.
Se ho tempo posso mettermi in Relazione. Se non ne ho, no. La mancanza di tempo di pone in rapporto con la morte.
Dunque sostituire il denaro con il tempo di apre al problema della morte.
Di fatto siamo arrivati qui, e ci siamo fermati. L'Io è in Relazione con la morte. E' l'Essere-per-la-morte. Ovvero quel che rende autentica la vita, è la morte. Poiché essa non permette nessun assolutismo. Prima o poi tutto ha una fine. Anche la Relazione.
Ma sempre nel tempo progressivo. Lineare.
Nel tempo circolare non c'è ne inizio ne fine. E se non c'è vita, non c'è morte. Dunque è un paradosso poiché il tempo circolare è a-temporale.
Sostituire il denaro con il tempo ci apre al paradosso del tempo medesimo.
La morte ci apre al problema di cosa sia il tempo? Dunque la vita nel tempo.
Possiamo definire la vita il lasso ti tempo che trascorre tra la nascita e la morte. Ma dovremo allora saper definire cosa è nascita e cosa è morte.
Se definiamo cosa è nascita allora sappiamo dire cosa è morte.
Definire cosa è morte significa saper dire cosa c'è dopo la morte.
Possiamo utilizzare le categorie teologiche (di tutte le religioni), ma Wiener ci dice che la scienza storce il naso. E' in errore la scienza? Non lo sappiamo. Dunque non sappiamo dire cosa è morte.
Eppure se chiedo a mia figlia cosa è morte mi dice, all'evidenza dei sensi, che una fine. Abbiamo affrontato questo punto: sente che è continuazione ma se deve spiegare dice che è fine.
Dunque il tempo che sostituisce il denaro è la fine. E' un tempo con fine. E' un tempo finito. E' la fine della Relazione.
Di fatto noi abbiamo paura. Paura della morte. Sappiamo che la morte è fine xè questa è l'evidenza dei sensi. L'esperienza che facciamo delle cose del mondo. Morto mio padre non ne viene un'altro. E' un fatto.
Ma se penso al Padre in sé, allora non potrà mai morire. Senza un Padre non c'è un figlio. Senza Padre e Figlio non c'è continuità.
Senza continuità non c'è possibilità della vita.
Dunque sono ricaduto negli assoluti.
Se penso alla mia singolare Relazione, allora sono nel tempo lineare. Sono stato procreato e procreo. Ma questo ha una fine. Dunque il tempo sarebbe finito.
Ma se penso al Padre come assoluto (categoria generalizzata e generalizzante) allora un Padre c'è sempre. E dunque sono nel tempo circolare.
Di fatto diciamo di sapere che la morte è una fine. Ma allora dovremo sapere dire cosa è vita. E dire cosa è vita è dire cosa siamo noi prima di nascere. Mica pugnette: cosa eri tu prima di nascere?
Dunque dal tempo lineare al tempo circolare.
Sostituisce nella Relazione il denaro con il tempo. Non ne esci ancora.
Allora cosa è tempo?
Un assoluto. E' quella "cosa" che passa dal passato al futuro. E' un atto del pensiero. Un suo prodotto. Il tempo è ancora un prodotto dell'Io. Dunque un assoluto.
E se è un assoluto non sei più in Relazione. Ma sei tu e il tempo.
Se tu di fronte alla morte. La tua. E passi a contare i giorni che ti rimangono da vivere. E l'altro scompare dal tuo orizzonte. E perdi la Relazione.
Sei ricaduto nella buca da cui volevi uscire.
Non è il Tempo la soluzione.
Come non lo era il Denaro.
Tempo e Denaro sono mezzi.
Senza tempo non c'è denaro. E viceversa.
Se vuoi il Tempo, devi avere il Denaro.
Tempo e Denaro richiedono il lavoro.
Passi il tuo tempo a lavorare per avere denaro.
Lavori per avere il denaro per aumentare il tuo tempo a disposizione
Il denaro ti permette di non lavorare per avere il tempo.
Ma il tempo ha il concetto del limite. E dunque la tua felicità è limitata.
E' legata al tempo che vivi. E non è ancora un "per sempre".
Non è duratura perenne incontrovertibile e innegabile.
E' una felicità che dura finché c'è tempo.
E' una felicità che dura finché c'è denaro.
E' una felicità che dura finché c'è tempo e denaro.
Di fatto non riesci a scindere il tempo dal denaro.
Così che l'uomo ha coniato "il tempo è denaro".
L'uno senza l'altro non esiste.
E sei ancora dentro l'illusione.
Appunto non è il tempo.
A meno che non diversifichi tempo lineare da tempo circolare.
Ma ricadi dentro l'assolutismo.
Dunque io non posso sostituire alla dittatura del denaro la dittatura del tempo.
Non posso scambiare il mezzo per il fine.
Il fine è la felicità, intesa come assenza di infelicità. Dunque il tempo mi può condurre alla felicità a patto che non diventi il fine stesso.