GUERRA IN SIRIA, ATTACCO USA?/ "Ho visto i laboratori chimici ma sono usati dai ribelli"

tontolina

Forumer storico
GUERRA IN SIRIA, ATTACCO USA?/ "Ho visto i laboratori chimici ma sono usati dai ribelli"
Come sempre si utilizza il pretesto di un attacco con armi chimiche senza prove per attaccare Assad. E intanto Israele continua la sua guerra personale. GIAN MICALESSIN

GUERRA IN SIRIA, ATTACCO USA?/ 'Ho visto i laboratori chimici ma sono usati dai ribelli'

Una serie di "coincidenze alquanto bizzarre se non inquietanti" quelle che si sono succedute nell'ultima settimana in Siria.
Proprio mentre Erdogan, Putin e e Rouhani si incontravano per un tentativo di soluzione politica al dramma siriano, scoppiava il caso di un nuovo attacco con armi chimiche da parte di Assad contro gli ultimi ribelli di Ghouta e poche ore dopo veniva lanciato un attacco aereo contro la base siriana di Homs dove stazionano le truppe iraniane. L'immediata replica a parole da parte dell'occidente, con in testa Trump e Macron, si è risolta nel solito ritornello: abbattere "quell'animale di Assad", cioè quello che si cerca di fare sin dall'inizio del conflitto, il 2011.
Per l'inviato di guerra Gian Micalessin appena tornato dalla zona di Ghouta, le uniche fonti a proposito di uso di armi chimiche arrivano dai ribelli, come già in passato "quando ci siamo trovati davanti fotografie chiaramente taroccate": "Ho visto con i miei occhi nella parte liberata di Ghouta laboratori chimici usati dai ribelli ed è ben strano che dopo aver quasi vinto una battaglia durata due mesi con l'uso di armi convenzionali, Assad decida ora di usare quelle chimiche. Non ha senso dal punto di vista militare".

Micalessin, un bombardamento aereo sulla base siriana nei pressi di Homs a poche ore dal tweet di Trump che ha definito Assad "un animale" da abbattere per il presunto attacco chimico a Douma.
Chi ne è stato artefice? Gli americani negano.


E' stato sicuramente messo a segno da Israele, che ha già colpito questa base numerose volte dall'inizio della guerra, in quanto qui si trovano le milizie iraniane che rappresentano una spina nel fianco di Gerusalemme. L'Iran è "il nemico" e vederlo nei territori siriani rappresenta una minaccia inaccettabile.

Un attacco coordinato con gli americani?

Gli israeliani non si coordinano con nessuno, fanno quello che ritengono opportuno. Hanno approfittato delle voci sull'attacco chimico, un momento in cui tutti erano distratti. Dall'inizio della guerra hanno bombardato la Siria dozzine di volte colpendo convogli di Hezbollah, depositi di armi e infrastrutture militari iraniane.

Tornando invece all'attacco chimico su Douma, che idea si è fatto?

Trovo perlomeno strano che i russi, che sono presenti sul terreno con truppe e comandi, monitorano ogni attacco delle truppe siriane e coordinano l'evacuazione dei civili, abbiano permesso un simile attacco a un mese dal caso analogo di Novec che aveva attirato critiche proprio sulla Russia. Altro elemento strano è che dopo due mesi di offensiva in cui sono bastate le armi convenzionali si utilizzino adesso armi chimiche per schiacciare l'ultima roccaforte dei ribelli e proprio adesso che si sono concluse trattative per il ritiro dei ribelli stessi.

Sarebbe, se fosse vero, un utilizzo immotivato. Sappiamo che le accuse ad Assad di usare armi chimiche si sono sempre rivelate fasulle e che i ribelli stessi ne hanno invece fatto uso.
A chi giova questa strategia?


Sono tornato da poco dalla Siria e nella parte di Ghouta liberata dai ribelli ho visto con i miei occhi un laboratorio con componenti chimiche. Sappiamo poi, perché lo ha detto lo stesso segretario americano alla difesa il 2 febbraio scorso, che non esistono prove ma solo rapporti sull'uso delle armi chimiche che arrivano da personaggi di parte ribelle coinvolti nel conflitto.

Non è strano che questa escalation avvenga proprio dopo l'incontro tra Putin, Erdogan e Rouhani?

Il timing è sicuramente bizzarro, però un attacco chimico presunto è la miglior giustificazione per rilanciare l'idea di un attacco ad Assad e alla Russia.

Cosa che Trump e Macron hanno fatto subito, seguiti da Regno Unito e Germania.

Siamo tornati alla situazione di sempre, un occidente che vuole a tutti i costi eliminare Assad ma senza prove e fonti che non siano quelle dei ribelli. Ricordiamoci che le loro immagini si sono dimostrate quasi sempre dei falsi. Abbiamo pianto tutti a vedere la foto del bambino siriano nell'agosto del 2016 abbandonato e ferito ad Aleppo quando poi il padre stesso del bambino in numerose interviste disse che gli era stato strappato dalle braccia per fotografarlo da solo nell'ambulanza e far colpo sugli occidentali.

L'incontro tra Russia, Turchia e Iran ha portato qualche risultato significativo?

Sostanzialmente non è venuto fuori molto. Rimangono differenze sostanziali tra Russia e Turchia, tra loro non c'è certo una alleanza ma un tentativo di trovare interessi comuni non facili, dal momento che i turchi sono sul territorio siriano ma anche tra iraniani e russi non c'è pieno accordo. Putin vede con timore una presenza eccessiva degli iraniani in Siria. Ma almeno è stato un tentativo politico di risolvere la crisi, mentre da parte occidentale si continua a parlare di guerra senza dire chi si vuole mettere al posto di Assad.

(Paolo Vites)
 
GUERRA SIRIA, DONALD TRUMP: “MISSILI CONTRO ASSAD”/ Gorbaciov, appello a Russia-Usa: “rinsavite e dialogate”
Donald Trump contro la Siria, pronto raid aereo: il presidente Usa chiede l'appoggio di Francia, Regno Unito e Arabia Saudita per punire Assad "pronti missili intelligenti". Mosca replica:“SE ATTACCATE RISPONDEREMO”

GUERRA SIRIA, DONALD TRUMP: “MISSILI CONTRO ASSAD”/ Gorbaciov, appello a Russia-Usa: “rinsavite e dialogate”
Guerra in Siria, Donald Trump (LaPresse)

Sentire parlare di “bombe-missili intelligenti” e di “guerra come risposta ad armi di distruzione di massa”, lo abbiamo già detto, non fa che riportare alla mente tragici e ingombranti passati: ma quanto sta per avvenire in Siria è purtroppo la stessa medesima conseguenza di una lezione mai imparata da tutti gli attori in campo.
Occidente, Onu, Usa, Russia e Medio Oriente: ognuno, per i propri interessi, si muove non tenendo conto del fattore più importante, ovvero che di mezzo ci sono sempre vite umane che vengono “barattate” per calcoli geopolitici ed economici. Assad, contro cui Trump sta per scaricare la furia di un attacco missilistico, è un dittatore spregevole che da anni affama il suo popolo e permette ogni qualsivoglia abuso dei diritti umani: ma fino a ieri serviva (per fare un accordo con l’Iran, vero Obama?), oggi a Trump non serve più e viene dunque attaccato col “pretesto” delle armi chimiche che ancora non hanno una sicura “paternità”. Nelle ultime ore un appello accorato, oltre a quello di Papa Francesco, è giunto dall’ex presidente russo protagonista della storica fase di distensione tra Urss e Usa negli Anni Novanta, rivolto a Putin e al tycoon repubblicano: «Rinsavite e dialogate. Evitiamo una sorta di crisi cubana del 21esimo secolo».
Le prossime ore saranno decisive per capire se un accordo in extremis verrà trovato per evitare un evitabilissimo massacro, ma il punto è sempre lo stesso: se non si impara dalle lezioni, durissime, del passato e si continua a ritenersi nel giusto per un proprio mero calcolo politico, sarà difficile uscire dal pantano dell’ennesima inutile strage in Medio Oriente.

MOSCA, “SE ATTACCATE RISPONDEREMO”
I missili arriveranno e, annuncia Trump, saranno "belli, nuovi e intelligenti". E' questa la promessa che arriva dritta dagli Usa, seppur via Twitter, destinata alla Russia di Putin, ormai messo in guardia dal presidente americano. Ma dalla Russia la replica non si è fatta attendere affatto, sebbene ancor prima non erano affatto passate inosservate le parole dell'ambasciatore russo in Libano, Alexander Zasypkin, il quale all'emittente di Hezbollah, al-Manar aveva fatto sapere l'intenzione del paese di rispondere a qualunque tipo di attacco americano. "Se c'è un attacco americano, abbatteremo qualsiasi missile e colpiremo le posizioni da dove sono stati lanciati", aveva detto il diplomatico, accusando gli Usa di usare il pretesto dell'uso di armi chimiche per preparare il terreno a un attacco militare: "Nei giorni scorsi abbiamo visto un'escalation (che ha il potenziale di diventare) una grave crisi". Dopo le parole del presidente Trump, Mosca aveva replicato: "I missili "intelligenti" dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo" della Siria, che da tempo lotta contro il terrorismo internazionale. A dirlo, la portavoce russa Maria Zakharova attraverso un post Facebook. "L'idea globale è di rimuovere velocemente le tracce della provocazione" così che "gli ispettori internazionali dell'Opac non avranno nulla da cercare in quanto a prove?", aveva aggiunto poi la Zakharova. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

MOSCA: “USA COLPISCA TERRORISTI, NON GOVERNO ASSAD”
Un tweet al veleno che rischia di vedere per la prima volta seriamente dopo la Guerra Fredda, lo scontro totale tra Usa e Russia; Donald Trump ha scritto pochi minuti fa rilasciando l’assoluta vicinanza dell’attacco militare contro la Siria di Assad sempre in merito a quel raid di Duma che viene dato per certo essere stato utilizzato con armi chimiche (ma la certezza e le prove, ancora, non ci sono!). «La Russia promette di abbattere tutti i missili sparati alla Siria. Russia preparati, perché arriveranno, belli, nuovi e intelligenti! Non dovreste essere partner di un animale che uccide con il gas, che uccide il suo popolo e si diverte!»: il tweet scritto da Trump scatena lo scontro all’ennesima potenza tra Washington e Mosca che nel giro di qualche minuto replica fermamente e duramente attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri del Cremlino. «I missili 'intelligenti' dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo della Siria», spiega il governo di Putin nelle ore caldissime verso un possibile attacco militare contro Damasco da parte delle forze Usa-Uk-Francia. L’esercito russo continua a ripetere che se Trump attacca, la risposta di Mosca sarà certa e durissima: «Le forze russe affronteranno qualsiasi aggressione degli Stati Uniti contro la Siria, intercettando i missili e colpendo le loro piattaforme di lancio», sottolinea inoltre Zasypkin secondo Russia Today. Un secondo tweet di Trump mette ancora più in rilievo il pessimo grado dei rapporti tra la Russia e gli USA: «Le nostre relazioni con la Russia sono peggiori di quanto non lo siano mai state, compresa la Guerra Fredda. Non c'è ragione per questo». Il rischio dello scontro è altissimo e tutte le ipotesi diplomatiche finora tentate hanno fallito: resta il macigno pesantissimo di una guerra potenziale che nasce su alcune teorie (le armi chimiche usate da Assad) non ancora verificate realmente da organi imparziali (ma quali sarebbero è già un secondo problema da non sottovalutare, ndr).

L’ATTACCO MILITARE È VICINO..
Donald Trump contro la Siria e il presidente-dittatore Assad: pronto raid aerei per punire l’attacco con armi chimiche nel Ghouta. L’opzione militare sembra sempre più alle porte e i segnali delle ultime ore lo confermano, a partire dall’allerta di 72 ore sulle rotte aeree del Mediterraneo orientale diramato da Eurocontro ed Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa). Secondo quanto rivela il Wall Street Journal, l’amministrazione del presidente americano è al lavoro per ottenere l’appoggio internazionale per un radio contro il regime siriano: l’obiettivo di Donald Trump, sottolinea Il sole 24 ore, è quello di ottenere il sostegno di Francia, Regno Unito e Arabia Saudita. Un’iniziativa che potrebbe portare delle conseguenze non di poco conto nello scacchiere internazionale, con le schermaglie con la Russia che proseguono: le dichiarazioni dell’ambasciatore russo in Libano Alexander Zasypkin non sono passate inosservate, lo scontro potrebbe acuirsi… (Agg. Massimo Balsamo)

PUTIN AVVERTE GLI USA
Siria, Trump e Putin pronti alla guerra: situazione di tensione tra le due supe rpotenze mondiali. La Russia ha deciso di prendere posizione dopo le dichiarazioni dell’amministrazione Usa, pronta a punire Assad per il presunto attacco chimico di Duma. L’esercito russo, come sottolineato da Il Fatto Quotidiano, ha detto di riservarsi il diritto di “abbattere missili” e “distruggere le fonti di lancio” in caso di aggressione degli Stati Uniti. Ma giungono altre importanti novità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che ha bocciato la terza bozza di risoluzione sulla Siria presentata della Russia, in cui veniva chiesto di sostenere specificamente l’invio degli investigatori dell’Opac a Dum per indagare sul presunto attacco chimico con bombe al cloro. Il testo presentato dalla Russia ha ottenuto cinque voti favorevoli, quattro voti contrati e sei astenuti, troppo poco rispetto alla maggioranza di nove richiesta. (Agg. Massimo Balsamo)

UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE..
Un governo americano, un Paese tra le macerie dopo anni di guerra civile, presunte armi chimiche di distruzione di massa e possibile (ormai probabile) scontro tra Usa e Russia con l’assenza consueta e irritante dell’Onu. No beh, calmi, non state leggendo un articolo del 2001, siete nell’anno corrente e non avete sbagliato: la Siria è il nuovo Iraq e non è uno slogan pubblicitario o un simpatico giochino social. È la cruda realtà di una situazione che in molti aspetti ricorda quella guerra iniziata da Bush contro il “cattivone” Saddam (divenuto tale dopo anni di sostegno, fino a che era comodo) in Iraq nel 2001; oggi è Assad, la Siria e in più c’è una Russia molto più potente di allora e in grado di rispondere colpo su colpo ad un eventuale attacco militare degli Stati Uniti di Donald Trump. Ieri notte lo scontro definitivo si è tenuto a livello diplomatico in Consiglio Onu dove i veti incrociati di Usa e Russia hanno di fatto interrotto qualsiasi risoluzione in merito delle Nazioni Uniti per provare a fermare la folle corsa ai raid che si sta preparando nel Medio Oriente. «Donald Trump e Theresa May hanno condannato il feroce disprezzo del presidente siriano Assad per la vita umana e hanno concordato di non consentire che continui l'uso di armi chimiche», hanno fatto sapere ieri dalla Casa Bianca dopo lo scontro in Onu contro il rappresentante di Putin. Assieme alla Francia di un Macron improvvisamente guerrafondaio, il terzetto alleato è pronto a scaricare bombe su Damasco: il motivo lo sanno tutti, è quell’attacco chimico avvenuto a Duma e attribuito ad Assad. Il problema è che nessuno si è preoccupato di verificarlo realmente, con alcuni inviati di guerra che in queste ore stanno raccontando un’altra storia da quella “voluta” e “accettata” dall’opinione pubblica (ecco qui quanto Gian Micalessin ci ha raccontato qualche giorno fa sul Sussidiario, una delle poche “penne libere” italiane in Siria, ndr).

L’ALLARME DI EUROCONTROL
«La Russia ha scelto ancora una volta il regime di Assad invece dell'unità del Consiglio di Sicurezza, e ha distrutto la credibilità dell'organo Onu» ha detto l'ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Nikki Haley dopo che la Russia ha impedito una risoluzione sulle armi chimiche siriane. Trump, Macron e May (in maniera “tiepida”, come al suo solito) hanno deciso che Assad ora non serve più e che bisogna punirlo per aver ucciso persone innocenti con armi chimiche indegne. Ma al momento prove non ce ne sono che sia stato realmente il governo siriano a voler usare il cloro nelle bombe e non piuttosto i laboratori dei “ribelli” (tra cui troviamo islamisti ex Isis coperti da Ong anti-Assad) di cui lo stesso Micalessin e altri inviati di guerra stanno raccontando in questi giorni. La verità non interessa (quasi) a nessuno e il futuro è molto fosco sulla Siria e l’intera comunità internazionale: un esempio arriva dall’allarme lanciato da Eurocontrol, l’organizzazione europea per la sicurezza dei voli che oggi ha spiegato in una nota pubblica «volare con prudenza nelle rotte del Mediterraneo orientale per via di possibili attacchi missilistici sulla Siria nelle prossime 72 ore». Non solo, per Eurocontrolo lo spazio aereo nell’area attorno alla Siria potrebbe essere oggetto di blackout radio, provocati dai militari americani in previsione delle loro operazioni militari contro le basi del governo di Bashar Assad, riporta Repubblica. 2001 odissea… anzi no, 2018, e lo “spazio” è il martoriato e sfruttato Medio Oriente.
 
La Siria. Forse non tutti sanno che ...

https://crepanelmuro.blogspot.it/2017/04/la-siria-forse-non-tutti-sanno-che.html?m=1

La famiglia Assad appartiene agli alawiti. La parte più tollerante dell'Islam.

Le donne siriane hanno gli stessi diritti degli uomini nella sanità e nell' istruzione.

Nei Paesi dell’area mediorientale, la Siria è annoverata fra i più progressisti in termini di diritti di genere.

In Siria le donne non sono obbligate a indossare il burqa. La Sharia (la legge islamica) è incostituzionale.

La Siria è l'unico paese arabo con una costituzione laica e non tollera movimenti estremisti islamici.

Circa il 10% della popolazione siriana appartiene ad una delle molte denominazioni cristiane presenti sia nella vita politica che sociale. Questa tolleranza religiosa è unica nella zona.

In altri paesi arabi la popolazione cristiana è inferiore all'1% a causa dell'ostilità sostenuta.

La Siria è l'unico paese del Mediterraneo che resta il proprietario della sua compagnia petrolifera, che ha chiesto di non privatizzare.

In Siria viene concesso il mutuo sociale di dignità per acquistare casa con prestiti molto agevolati...


La Siria ha una apertura alla società e alla cultura occidentale come nessun altro paese arabo.

Fino a prima della guerra civile, l'Italia ha stretto molti accordi di collaborazione con la Siria.

In occasione della visita in Siria nel 2010, Napolitano elogiava Assad e sua moglie per aver reso la Siria un paese civile, laico, tollerante e rispettoso delle minoranze.

Nel corso della storia ci sono stati cinque papi di origine siriana.

Benedetto XVI nel suo discorso all’ambasciatore siriano presso la Santa Sede ha definito la Siria come un esempio unico al mondo "di pacifica coesistenza e tolleranza tra i seguaci di diverse religioni"

Prima della guerra civile era l'unica zona tranquilla senza guerre o conflitti interni.

La Siria è l'unico paese arabo senza debiti con il Fondo monetario internazionale ed ha una sua sovranità monetaria.

E' uno dei pochissimi paesi al Mondo insieme a Russia, Cina, Afghanistan, Iraq, Sudan, Libia, Cuba, Nord Corea, Iran e Islanda a non avere una Banca Centrale Rothschild.

La Siria ha ammesso i rifugiati iracheni senza alcuna discriminazione sociale, politica o religiosa.

Bashar Al-Assad ha un altissimo consenso popolare.

Lo sapevate che la Siria ha una riserva di petrolio di 2.500 milioni di barili, il cui funzionamento è riservata per le imprese di proprietà statale?

In una delle e-mail rivelate da Wikileaks, Hillary Clinton scriveva: “Il modo migliore di aiutare Israele a gestire la crescente capacità nucleare dell’Iran è aiutare il popolo siriano a rovesciare il regime di Bachar al-Assad”.
Aggiungendo: “sarebbe buona cosa minacciare di morte direttamente la famiglia del presidente Assad”.

Mario Rossi
 
corrotti di sicuro

come si fa a bere d'un fiato il fatto che Assad, sotto gli occhi del mondo, quindi con tutto da perdere, usi i gas
assai + probabile che qualcuno che gli voglia male,oppure con doppi/tripli fini geopolitici li usi
 
Ecco come gli alawiti hanno stretto la Siria nella loro morsa - Linkiesta.it
...
due dati: il primo è l’avviamento per via parentelare (kinship) dei giovani alawiti all’occupazione dei ruoli militari, della bassa o alta ufficialità, nelle varie specialità, della burocrazia statale, o delle molteplici forze di polizia e altre carriere consimili. Il secondo è una caratteristica etnica facilmente constatabile da chiunque si sia mai recato in Siria, soprattutto nella regione montuosa costiera del Jebel Ansariya, il cui capoluogo è la cittadina di Kardaha, città natale degli Assad. Gli Alawiti sono, mediamente, molto più alti del siriano medio, hanno occhi chiari, quando non azzurri, e tratti di tipo indoeuropeo.

Sotto gli ottomani non godevano di privilegi particolari, anzi, erano particolarmente malvisti come setta eretica di montanari. Lo Alawismo di Siria è una religione chiusa in sé stessa che non fa proselitismo all’esterno e pratica la “takhyia”, il “nascondimento” del proprio credo, a causa delle persecuzioni subite nei secoli dall’egemone sunnismo.

Una fatwa del teologo salafita del XIV secolo Ibn Taimyia condanna come eretico il credo alawita, al pari di altre credenze quali lo sciismo duodecimano. Lo alawismo è impropriamente definito una forma di sciismo, in quanto si richiama alla venerazione del sesto Imam del Pleroma sciita che ne conta 12, più 2 rappresentati dal profeta Maometto e dalla figlia Fatima, sposa del primo Imam Alì. Ma lo Alawismo è, soprattutto, una religione sincretica che celebra la Pasqua dei cristiani, con il sacrificio dell’agnello. Ciò significa anche ammettere la resurrezione del Cristo, morto sulla croce.

Gli Alawiti venerano San Paolo (gli storici delle religioni si chiedono se si tratti del San Paolo a tutti noto, o di quel Paolo di Samosata, fondatore del Paulicianesimo da cui presero le mosse nell’Alto e Basso Medio Evo le varie forme di Catarismo che, a loro volta, derivano dalla Gnosi manichea e plotiniana). Come in altre religioni minoritarie del Medio Oriente, ad esempio il Drusismo, l’Ismailismo e, per qualche verso, lo stesso sciismo duodecimano (quello ufficiale dell’Iran e di altri paesi) si riscontrano influenze più o meno forti della Gnosi neoplatonica.

Le fortune sociali degli alawiti cominciano sommessamente, sotto il Mandato francese sulla Siria negli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Dopo la grande rivolta siriana del 1925, la Francia cerca di riprendere in mano la situazione e recluta tra gli alawiti – disprezzati dal resto dei siriani – un corpo di fedeli caporali e sottoufficiali. Il Peso degli alawiti crescerà molto lentamente all’interno delle forze armate e prenderà corpo solo con la formazione del Partito socialista della resurrezione panaraba (Baas).

Sotto il Mandato francese il ruolo degli alawiti può, in qualche modo, essere paragonato a quello della sottoufficialità sikh durante il periodo del Raj britannico in India che poi si è mantenuto fino all’assassinio di Indira Gandhi ad opera delle guardie del corpo sikh dopo l’eccidio del tempio di Amritzhar.

Il Partito Baath nacque nel 1939 in Francia. Un partito laico e nazionalista ispirato ai discorsi al popolo tedesco del filosofo Fichte. Opera dell’intellettuale arabo-siriano cristiano greco-ortodosso Michel Aflaq e di altri intellettuali come Salah Bitar. Solo più tardi, dopo la guerra e varie brevi dittature militari, il Partito Baath si venne organizzando assumendo gradualmente varie stratificazioni ideologiche di carattere socialista, cioè, più propriamente statalista. Secondo la corrente dell’epoca -–l’esempio principale viene dal colpo di stato dei Liberi Ufficiali in Egitto nel 1952 sotto la guida di Nasser – che per un sessantennio resterà il modello guida di gran parte del mondo arabo, il ruolo-guida nella costruzione dello Stato indipendente dalle potenze coloniali e neocoloniali spetterà all’esercito. Di qui nasce l’esigenza per il Partito Baath di infiltrarsi nel corpo degli ufficiali e dei sottoufficiali delle varie specialità delle Forze Armate. Essenzialmente, le divisioni blindate di terra e l’aviazione. Da quest’ultima proviene Hafez Al Assad che, da pilota, si fa strada fino ai vertici militari come generale di aviazione. Per poi diventare ministro della Difesa nella seconda metà degli anni Sessanta.

Durante gli anni sessanta il Partito Baath si era radicalizzato a sinistra sotto l’influenza di Salah Jadid e delle correnti filosovietiche, che operavano attivamente anche al Cairo con personaggi come Zacharya Mohyeddine, presenti nel partito nasseriano ma che venivano tenuti ai margini dalla forte personalità di Gamal Abdel Nasser.

Il fallimento dell’unificazione con l’Egitto aveva portato ad una radicalizzazione momentanea delle correnti marxisteggianti. Hafez Al Assad, pur essendo un fido alleato già allora dell’Urss di Nikita Khrusciov e Leonid Breznev, si trovò ben presto in rotta di collisione con le correnti più estremiste e collettiviste perché cercava un compromesso con la borghesia mercantile damascena e aleppina, (che quindi non data dall’altro giorno) e con le comunità religiose non musulmane, come le diverse confessioni cristiane fortemente presenti nelle professioni liberali e tecniche oltreché nel commercio.

L’ascesa ai vertici dello Stato e della Repubblica data dall’autunno del 1970, quando Nureddin Al Atassi e Salah Jadid, in un’impresa avventata, inviarono, durante il Settembre Nero, una brigata meccanizzata in soccorso ad Al Fatah, che stava per essere schiacciato nel sangue dalle truppe di Re Hussein di Giordania (come poi avvenne). La brigata siriana, dopo un duro avvertimento nixoniano, venne richiamata indietro prima di essere annientata. Atassi e Jadid, invece, furono destituiti ed esiliati. Ambedue, a distanza di molti anni, non morirono nel proprio letto.

L’ascesa ai vertici di Assad padre e zio, poi in acerba lite tra loro, ha condotto nel corso di oltre un quarantennio a una forte penetrazione della minoranza alawita (tra il 12-15%) della popolazione – ma le stime vanno prese con beneficio d’inventario – nelle forze armate e negli apparati vitali dello Stato.
...
 
Pubblicato da FRANCESCO CHIAPPINI il 27 AGOSTO 2016
Per millenni la Siria è stata il perno del Medio Oriente per ragioni relative al commercio e al transito verso la Persia e l’Egitto. Passando sotto diverse dominazioni ha visto accrescere durante l’epoca contemporanea sempre più anche la sua valenza politica, legandosi, dopo lo sfaldamento ottomano successivo alla prima guerra mondiale, alle dinamiche Anglo-Francesi che hanno coinvolto tutta la zona mediorientale. Una volta guadagnata l’indipendenza è arrivata l’instabilità. Tra guerre, unioni e dissoluzioni di progetti politici e ideologici si è arrivato nel 1970 all’insediamento di una dinastia al potere che ha governato fino ad oggi, gli Al-Assad.

Proprio la Siria, appena dopo l’indipendenza dal mandato francese si rese protagonista delle dinamiche mediorientali, assumendo un ruolo di primo piano nella costruzione delle alleanze e dei legami tra paesi arabi. Intervenendo nella guerra arabo-israeliana del ’48 e procedendo all’unione con l’Egitto di Nasser nella Repubblica Araba Unita. Entrambe le esperienze furono traumatiche, mentre da un lato la guerra contro Israele si risolse in un fallimento che comportò gravi crisi di stabilità nel paese, l’altro, la costituzione di un’unica entità fra Siria ed Egitto naufragò nel corso di 4 anni.

Intanto nel 1963 il partito Ba’th prendeva il potere con un colpo di stato. Sarà proprio tra le fila di Ba’th a formarsi il padre di Bashar al-Assad, ovvero il generale Hafiz al-Assad.


Ancora una volta le dinamiche della politica estera portarono a stravolgimenti nella politica nazionale siriana. Il partito, guidato dalla fazione di sinistra, si spingeva nell’energica politica estera anti-israeliana (in ossequio all’ancora sentito sentimento panarabo). Con la bruciante sconfitta nella “guerra dei sei giorni” si fece largo l’insoddisfazione verso la guida del partito. La fazione di destra, guidata da militari, arrivò al potere nel 1970 con una “rivoluzione correttiva” rispetto a quella scoppiata nel 1963 e il partito portò al potere il generale Hafiz al-Assad.

Potendo contare su investimenti massicci da parte dell’URSS e sul controllo della classe militare, Hafiz al-Assad garantì alla Siria la tanto aspirata stabilità. La stabilità del regime si consolidava tuttavia anche attraverso vie dispotiche, prima fra tutte l’eliminazione degli altri partiti e il forte culto della personalità rimodellato sul canone arabo. La politica del governo era dunque salvaguardata anche dall’Unione Sovietica, che proprio in quegli anni si guadagnava un alleato decennale, in cambio di armamenti e finanziamenti alle grandi imprese del regime di Assad.

I gruppi religiosi minoritari siriani, ovvero Sciiti Alawiti, Drusi e i Cristiani appoggiarono il governo, intimoriti dalla stragrande maggioranza della popolazione Sunnita di una supremazia di questi sulle scelte del governo. Se da un lato il governo alawita di Assad poteva contare (non come oggi) su una assenza di conflitti religiosi, dall’altro temeva le divisioni etniche, e da subito diede inizio a una campagna di persecuzioni contro i Curdi, in quanto non appartenenti alla famiglia araba, sulla quale la Siria, Ba’th e lo stesso Assad poggiavano le loro basi.

Assad successivamente scelse comunque di affidare i settori più importanti della politica, dell’esercito e dell’economia a esponenti della minoranza alawita, ovvero a una ristretta élite di fedelissimi, rappresentanti di una religione che racchiude il 10% della popolazione siriana. Affianco ai suoi correligionari Assad affidò molti incarichi ai suoi familiari, soprattutto nell’esercito. La famiglia Makhlouf, ovvero la famiglia della moglie di Hafiz, Anisa Makhlouf, è divenuta una delle famiglie più importanti della Siria, garantendosi ruoli chiave nei settori bancario e delle comunicazioni.

Sotto la guida di Assad padre, la Siria ha visto un innalzamento del tenore di vita, garantito dalle grandi imprese, dal clima di stabilità e dal ruolo dirigista dello Stato, che si è speso, soprattutto in settori chiave come quello della distribuzione energetica e dell’irrigazione nel garantire il benessere a una società che soprattutto nell’entroterra aveva precedentemente accesso a pochi servizi. Ulteriore ruolo decisivo dello Stato (connesso alla politica di arabizzazione e nazionalizzazione delle masse) è stato il finanziamento all’istruzione pubblica. Parallelamente, il regime di Assad è stato artefice di violenze inaudite contro ogni tipo di dissenso e l’élite militare ha portato a una commistione letale tra organi militari e politici, tra repressione e vera e propria legge marziale.

La violenza, sia quella ufficiale perpetrata dai reparti militari e dalla polizia segreta che quella sociale, instaurata ed inculcata nei bassi ranghi dei militanti di Ba’th, ha retto in piedi il regime fino allo scoppio della odierna guerra civile. La forza di Ba’th non è solo da imputare all’amministrazione del Paese da parte di Assad padre, la repressione del dissenso, il monopartitismo, le torture e la guerra dichiarata alle minoranze sono state parte fondamentale del regime.

Basti ricordare il massacro di Hama. Gli occhi della popolazione erano puntati verso il Libano, in cui era in corso una guerra che vedeva la Siria schierata a favore del paese, invaso da Israele. Intanto nella città di Hama la popolazione, guidata e fomentata dai Fratelli Mussulmani insorse, riuscendo in un primo momento a sconfiggere le squadre di paracadutisti del regime atterrati in città. Capendo di non poter risolvere sul campo la questione, Hafiz al-Assad affidò a suo fratello, generale Rifaʿat al-Asad il compito di risolvere la situazione. Dopo 27 giornate di bombardamenti e successive atrocità sui superstiti, un bilancio di circa 40’000 morti pose fine alla rivolta di Hama nel febbraio 1982.

Il passaggio dello scettro nelle mani di Bashar al-Assad avviene nel 2000, dopo la morte nel 1994 dell’erede di Hafiz, Basil. Non essendo l’erede designato, e non sembrando all’epoca della nomina particolarmente entusiasta di assumere tale ruolo. In molti pensano che la sua figura sia quella di garante del regime, creatura politica costruita dai vecchi collaboratori del padre, difensori degli interessi dell’élite militare alawita. Qualsiasi ragione abbia spinto il partito a nominarlo capo del regime, nel corso degli anni Bashar al-Assad ha dimostrato di essere molto più che un burattino.

Molte linee guida della politica paterna sono state mantenute, altre sono state rivisitate e addirittura stravolte dal raìs. Innanzitutto la cerchia di privilegiati all’interno della società siriana si è stretta concentrandosi intorno ai soli alawiti, rendendo di fatto insopportabile ed enorme la differenza tra questi e il resto della popolazione, povera e sunnita.

Hafez al-Assad poteva vantare una gestione economica del paese tale da garantire benessere a buona parte della popolazione, almeno quella araba, tamponando il dissenso. Il patto di Assad padre con i cittadini, che aveva garantito relativa pace, è stato infranto da Assad figlio, comportando conseguenze gravissime.

La gestione di Bashar ha dimostrato l’intenzione di rompere con il supporto alla piccola borghesia urbana e alla popolazione contadina, concentrandosi da una parte nella politica di privilegi elargiti alle élite militari e a membri della sua famiglia, dall’altro in un selvaggio capitalismo di stato, privatizzando molti settori, e riformando l’agricoltura in senso intensivo, strappando ai contadini (sunniti per la maggior parte) i piccoli appezzamenti di terra destinati all’autoconsumo e dandoli nelle mani di grandi latifondisti. Questa politica di aggressione delle popolazioni contadine ha favorito inoltre, l’inurbamento di questi, fattore che si rivelerà cruciale nello scoppio della primavera araba siriana, poi sfociata in guerra civile.

Nel 2012 la Siria ha una nuova costituzione che elimina l’art 8 della precedente, nel quale si stabiliva che Ba’th era l’unico partito. Si chiude dopo circa mezzo secolo la fase del monopartitismo, ma non si passa a quella del multipartitismo, bensì al monopartitismo di facciata. Alle elezioni del 2012, le prime “libere” si presentano molti candidati, ma il risultato è scontato: la coalizione di Ba’th raggiunge il 90%, donando al primo partito d’opposizione un solo deputato.

Quanto accaduto dopo il 2012 rappresenta l’intransigenza di un regime che in mezzo secolo non ha avuto problemi ad utilizzare armi chimiche contro i propri cittadini, a torturare e a far scomparire ogni dissidente.
...

La Siria e gli Assad: genealogia del regime | Lo Spiegone
 
Open Source Survey of Alleged Chemical Attacks in Douma on 7th April 2018 - bellingcat


L'attacco chimico a Douma c'è stato davvero - Il Post

Le testimonianze, i video e le immagini di quello che è successo lo scorso 7 aprile, e che la Russia e Assad sostengono sia solo una messinscena dei ribelli e dei loro alleati
di Elena Zacchetti

La sera di sabato 7 aprile, cinque giorni fa, i siti di news di mezzo mondo hanno cominciato a dare conto di una notizia che stava arrivando dalla Siria: a Douma, nella periferia di Damasco, molte persone erano state uccise a causa di un attacco aereo che sembrava essere stato compiuto usando un qualche tipo di sostanza chimica. Nelle ore successive sono stati pubblicati i primi video e le prime foto che dicevano di mostrare i corpi di molte persone – tra cui diversi bambini – uno di fianco all’altro in un edificio della città distrutto dai bombardamenti. Gli attivisti siriani anti-governativi hanno accusato il regime del presidente Bashar al Assad di essere responsabile del presunto attacco chimico, l’ennesimo della guerra siriana. Assad ha negato qualsiasi responsabilità, e lo stesso ha fatto la Russia, sua alleata.

La notizia dell’attacco ha fatto il giro del mondo e ha provocato la reazione di molti paesi occidentali. Il presidente americano Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero bombardato la Siria come ritorsione per il presunto attacco chimico, anche se per il momento non si hanno altri dettagli. Negli ultimi giorni, però, il governo russo e alcuni commentatori hanno messo in dubbio l’esistenza stessa dell’attacco chimico. Hanno sostenuto che la notizia fosse stata diffusa per ragioni politiche, cioè per screditare il regime di Assad e per dare una ragione agli Stati Uniti e ad alcuni paesi europei per attaccare la Siria e confrontarsi con la Russia. Questa interpretazione, nonostante sia stata ripresa anche da diversi siti online, non ha trovato finora alcun fondamento, ad eccezione delle dichiarazioni del governo russo, il quale però già in passato aveva mentito ripetutamente su questioni simili.


Quindi ripartiamo dall’inizio: cos’è successo a Douma la sera del 7 aprile? C’è stato o no un bombardamento chimico? E se sì, si possono attribuire responsabilità certe?

Cos’è Douma
Douma è la città principale di Ghouta orientale, un’area alla periferia occidentale di Damasco che per anni è stata controllata dai ribelli. Qualche settimana fa il regime siriano, con l’aiuto dei suoi alleati, aveva cominciato a bombardare intensamente Ghouta orientale, con l’obiettivo di riconquistarla e ridurre a zero la presenza dei ribelli anti-governativi in quella zona. Pezzo a pezzo le forze di Assad avevano ripreso il controllo di parti di Ghouta orientale, in molti casi stringendo accordi con i gruppi ribelli locali: gli accordi prevedevano la resa in cambio del trasferimento dei combattenti e dei civili verso altre aree della Siria fuori dal controllo di Assad. A Douma però le cose erano andate diversamente. Il governo non era riuscito a trovare un accordo con Jaish al Islam, il gruppo di ribelli presente in città, e i colloqui tra le parti erano naufragati venerdì 6 aprile, il giorno precedente al presunto attacco chimico. L’8 aprile, dopo il bombardamento, i ribelli si sono arresi.

La ricostruzione dell’attacco fatta da Bellingcat, tra gli altri
La ricostruzione più precisa degli eventi del 7 aprile è stata fatta da Bellingcat, il sito di giornalismo investigativo fondato dal britannico Eliot Higgins. Mettendo insieme documenti diversi – tra cui quelli dell’ong britannica Syrian Network for Human Rights e della rete di attivisti di opposizione Violation Documentation Center –, Bellingcat ha scritto che il 7 aprile a Douma ci sono stati due attacchi chimici. Il primo è stato compiuto alle 16 ora locale vicino al panificio Sa’da di via Omar ben al Khattab, nel quale sono state ferite 15 persone; il secondo alle 19.30 vicino a piazza al Shuhada, nel quale sono state uccise almeno 55 persone e ferite altre centinaia. Prima dei due attacchi, ha detto il Violation Documentation Center, c’era stato anche un bombardamento contro la sede della Mezzaluna Rossa locale.

ChemicalAttack_Map.jpg

Mappa del Violation Documentation Center che mostra gli attacchi a Douma del 7 aprile (VDC)

Nelle ore successive al secondo attacco, quello delle 19.30, sono stati pubblicati su Internet immagini e video molto crudi con le immagini dei corpi delle persone uccise. Uno dei video è stato pubblicato alle 00.20 ora locale dell’8 aprile e mostra i corpi sul pavimento di quello che sembra essere il piano terra di un edificio residenziale (il video è molto crudo: si può vedere qui). Un altro video, altrettanto crudo (qui il link), è stato pubblicato alle 03.46 dell’8 aprile e mostra altri corpi posizionati al secondo piano e sulle scale dello stesso edificio. Si può dire con certezza che sia lo stesso edificio perché in entrambi i video, e in molti altri postati sui social network, si vedono alcune cose particolari: una bici con un cestino bianco, una signora anziana vicino all’ingresso dell’edificio con un solo calzino nero tirato sul polpaccio e il corpo di un bambino con una maglietta a righe bianche e rosse. Nei due video si contano 34 corpi: 23 al piano terra, 10 al secondo piano e uno sulle scale tra il secondo e il terzo piano (non ci sono solo questi due video: solo il New York Times, per esempio, ha visionato una ventina di video girati sul posto dell’attacco).

Nello stesso edificio, vicino a piazza al Shuhada, è stato inoltre trovato un contenitore di gas tossico. Il contenitore, di colore giallo, si può vedere in un video pubblicato dai Caschi Bianchi, organizzazione nata in Siria nel 2013 che ha come principale obiettivo quello di soccorrere i civili feriti nei bombardamenti e negli scontri: confrontando i palazzi che si vedono nel video con le immagini satellitari dell’area, ha scritto Bellingcat, è possibile confermare che il contenitore ha colpito il tetto dell’edificio dove sono stati trovati i corpi delle persone morte.

Il contenitore, inoltre, è simile a quelli che il regime siriano aveva già usato negli anni passati per compiere attacchi con bombe al cloro sulle zone controllate dai ribelli. Sembra essere stata uguale anche la modalità di sganciamento delle bombe, avvenuto tramite l’uso di elicotteri. Diversi abitanti di Douma citati dal New York Times hanno raccontato di avere sentito il rumore degli elicotteri poco prima dell’attacco. Sentry Syria, rete di osservatori che monitora i movimenti vicino alle maggiori basi aeree siriane, ha detto che due elicotteri Hip diretti verso sud ovest e provenienti dalla base aerea di Dumayr, a nord est di Damasco, sono stati visti andare verso Douma 30 minuti prima dell’attacco chimico delle 19.30. Due elicotteri Hip sono stati visti inoltre sopra Douma in prossimità del bombardamento. Non si può sapere con certezza se gli elicotteri avvistati nei due momenti fossero gli stessi.

I sintomi: di che sostanze stiamo parlando?
Subito dopo il secondo attacco, diverse persone hanno cominciato a mostrare sintomi mai osservati prima a Douma, hanno raccontato civili e personale medico locale: convulsioni, pupille a punta di spillo, bradicardie così estreme da garantire a malapena la sopravvivenza, schiuma alla bocca e al naso e in alcuni casi bruciature della cornea.

L’impressione che hanno avuto molti soccorritori e medici, alcuni dei quali hanno raccontato la loro esperienza a diversi giornali internazionali, è che l’attacco sia stato compiuto usando il cloro – una sostanza ampiamente impiegata dal regime di Assad contro i ribelli – ma anche qualcos’altro: una sostanza che provochi effetti simili al gas sarin – anch’esso già usato da Assad, anche se solo in poche occasioni – ma diverso dal sarin. Un medico di Douma che ha parlato con il Guardian ma ha voluto rimanere anonimo per ragioni di sicurezza, ha detto: «Qualcosa stava agendo sul sistema nervoso [dei pazienti]. Il cloro non lo fa. C’erano certamente chiari segni della presenza del cloro in alcune persone che abbiamo trattato, ma c’era anche qualcos’altro». Un rapporto dei Caschi Bianchi ha concluso che i morti e i feriti dell’attacco del 7 aprile sono stati esposti a «sostanze tossiche; molto probabilmente un organofosfato». Il dipartimento di Stato americano ha detto che i sintomi sono compatibili con un agente asfissiante e un agente nervino di qualche tipo.

Sarà difficile avere una conferma definitiva sulle sostanze tossiche usate nell’attacco. Un funzionario che si era già occupato in passato di analizzare le prove di altri attacchi chimici in Siria ha spiegato al Guardian che la presenza di agenti nervini nel sangue e nelle urine è riscontrabile per circa una settimana dall’intossicazione, forse poco più. Il problema è che la zona è ora completamente controllata dal regime siriano e dai russi, che giovedì hanno annunciato di avere preso il controllo completo di Douma; la Russia ha detto che gli osservatori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche potranno visitare il sito dell’attacco, ma c’è il rischio che quando succederà sarà troppo tardi per rilevare qualsiasi prova.

Negli ultimi giorni la Russia ha cambiato più volte la sua versione su quanto successo a Douma. Lunedì, due giorni dopo l’attacco, i soldati russi sono entrati a Douma e hanno visitato lo stesso edificio filmato nei video dei corpi e del contenitore di gas tossico (qui il video della visita). Dopo l’ispezione, il governo ha pubblicato un comunicato sul sito del suo ministero della Difesa: «Oggi i rappresentanti del Centro di riconciliazione russo hanno esaminato le aree di Douma. In precedenza i Caschi Bianchi avevano parlato di uso di armi chimiche. I risultati dell’ispezione smentiscono tutte le ricostruzioni di uso di armi chimiche in città».

Mercoledì mattina il governo russo ha cambiato versione, o così è sembrato. Commentando l’ipotesi che gli Stati Uniti potessero attaccare il regime siriano come ritorsione per l’attacco del 7 aprile, la Russia ha suggerito che eventuali bombardamenti americani avrebbero potuto distruggere le prove di un presunto attacco chimico: è sembrato quindi che la Russia riconoscesse che fosse avvenuto un bombardamento chimico, e che accusasse gli Stati Uniti di voler nascondere qualcosa. Vale tenere a mente però che lo spazio aereo sopra Douma e dintorni è completamente controllato dalla Siria e dalla Russia: è impensabile che qualcuno abbia pilotato degli elicotteri sopra Douma e sganciato delle bombe senza l’autorizzazione del regime siriano o dei russi.

Mercoledì pomeriggio la Russia è tornata alla prima versione. Il generale russo Viktor Poznikhir ha detto che di recente le forze russe e siriane avevano sventato diversi tentativi dei ribelli di Ghouta orientale di inscenare attacchi chimici del regime. Quello del 7 aprile, ha aggiunto Poznikhir, è stato proprio questo: una grande messa in scena, secondo la Russia orchestrata dai Caschi Bianchi. Già in passato i Caschi Bianchi erano stati oggetto di una intensa campagna di disinformazione sostenuta tra gli altri dal governo russo.

Venerdì il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ribadito in conferenza stampa che l’attacco non c’è mai stato. Lavrov ha aggiunto di avere «prove indiscutibili» che sia stata tutta una messinscena organizzata da «agenti stranieri», ma non ha specificato né quali siano queste prove né chi siano gli agenti stranieri.

A cosa dobbiamo credere?
Per valutare la veridicità della versione russa vale la pena tenere a mente due cose. Prima: il governo russo e tutti i commentatori che lo hanno sostenuto non hanno fornito alcuna prova in grado di smentire la ricostruzione minuziosa fatta da Bellingcat e le testimonianze riprese da molte testate internazionali. L’unica prova portata a sostegno della tesi che dice che l’attacco non è mai avvenuto è la versione del Centro di riconciliazione russo e dei militari russi che hanno visitato l’edificio colpito a Douma. Non c’è altro. Seconda: la Russia ha mentito ripetutamente in passato su episodi simili. Dopo l’ultimo grande attacco chimico in Siria, quello compiuto nella provincia di Idlib nell’aprile 2017, il governo russo si era contraddetto più volte in maniera anche piuttosto goffa e aveva dato una versione che non stava in piedi (qui la storia completa).

Vale la pena ricordare anche un altro paio di cose. Alcuni dei commentatori che negli ultimi giorni hanno sostenuto la versione della Russia hanno suggerito che dietro a tutto potessero esserci gli Stati Uniti, che sarebbero stati d’accordo con i ribelli per avere una scusa per attaccare Assad. Nemmeno questa interpretazione però sta in piedi. Se avessero voluto, gli Stati Uniti avrebbero potuto attaccare Assad quando era più vulnerabile e non poteva contare sulla presenza fisica degli uomini e dei mezzi militari russi (la Russia è intervenuta in Siria nel novembre 2015). Il fatto di essersi comportati diversamente, concentrandosi sulla guerra contro l’ISIS, è stata una scelta precisa e calcolata, non una condizione dettata dalla mancanza di opportunità o risorse. Anzi, l’impressione è che l’attacco del 7 aprile stia portando solo preoccupazioni e nuovi guai all’amministrazione americana, come è spiegato meglio qui : Trump vuole punire Assad per l'attacco chimico, ma come? - Il Post

La seconda cosa utile da tenere a mente è che un attacco chimico compiuto dal regime di Assad non sarebbe una cosa nuova nella guerra in Siria, ma la continuazione di una strategia precisa iniziata diverso tempo fa: colpire duramente la popolazione civile nelle aree controllate dai ribelli, compiere attacchi così brutali da rendere impossibile continuare a vivere in queste aree, costringere gli abitanti ad andarsene e i ribelli ad arrendersi, riprendere il controllo dei territori.

Quindi, per tirare le conclusioni, le opzioni sembrano essere due: o il 7 aprile c’è stato effettivamente un attacco chimico a Douma, l’ultima città dell’area di Ghouta orientale che al momento del bombardamento era ancora controllata dai ribelli, oppure centinaia di persone bombardate intensamente da settimane, costrette per lo più a vivere nei bunker sottoterra e sfinite da sette anni di guerra hanno messo in piedi un’incredibile messinscena, fregando mezzo mondo.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto