GUERRA IN SIRIA, ATTACCO USA?/ "Ho visto i laboratori chimici ma sono usati dai ribelli"

questo dice che le immagini potrebbero essere state girate ad idlib (stesso posto dell'anno scorso).. se cosi' fosse i russi si sarebbero buttati a capofitto sulla news
a parte questo il resto e' assai plausibile
 
Unico cosa che alcuni non hanno "scoperto" e che le truppe Usa sono in Siria senza autorizzazione governativa e quindi come esercito invasore.
Questo è noto.
Ma era utile che ci fossero truppe USA in certe zone della Siria per aiutare le milizie curde e arabe SDF a sconfiggere l'ISIS.
Si ritireranno quando sarà possibile, quando saranno stati raggiunti obiettivi come la completa sconfitta dell' ISIS

Siria, gli Usa: nessun ritiro truppe fino a raggiungimento obiettivi - Tgcom24

Crisi siriana, cosa succede ora: due incognite sul futuro - Lettera43.it
 
Il supporto Usa ai Kurdi è un bluff in quanto supportano anche i turchi che vorrebbe sterminarli in stile palestinese.
 
Il supporto Usa ai Kurdi è un bluff in quanto supportano anche i turchi che vorrebbe sterminarli in stile palestinese.
Gli USA avevano fornito supporto ai Curdi in Siria perché servivano per combattere sul terreno contro l'ISIS. Ma ormai l'ISIS è stata sconfitta e cacciate da diverse aree.

La Turchia è una Potenza regionale , fa parte della NATO e non vuole che si formi uno stato curdo al confine con la Turchia.


DI ALBERTO NEGRI
16 aprile 2018
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Nel pieno di una nuova guerra fredda ci avviciniamo a grandi passi alla balcanizzazione della Siria. A Nord la Turchia punta 
a cacciare dai suoi confini i curdi siriani e gli Stati Uniti non sembrano impegnati a difendere coloro che hanno utilizzato per sconfiggere l’Isis nell’assedio di Raqqa, ex capitale del latitante “califfo” Al Baghdadi. L’eroismo dei curdi di Kobane contro i jihadisti dell’Isis, così esaltato in Occidente, è stato presto dimenticato di fronte alla realpolitik. Nei villaggi curdi che non cadranno in mano ai turchi e alle loro milizie arabe resteranno i ritratti dei martiri.
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Cosa c'è da sapere sulla guerra in Siria
 
Ipotesi per il futuro della Siria

Il 16 aprile il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha avviato l’esame del progetto di risoluzione francese sostenuto da Londra e Washington. Immaginiamo per un attimo che si apra una discussione in “buona fede” come auspicato dalla Francia e si arrivi, questa volta per davvero, a un cessate il fuoco generale, a un libero accesso dei convogli umanitari per i quali Parigi ha appena sbloccato 50 milioni di euro e soprattutto a un rilancio del negoziato di Ginevra per una soluzione politica di questa guerra dei sette anni.

Certo, lo scetticismo è comprensibile. Le speranze si sono infrante troppe volte perché ci si possa ancora credere. Ma è anche vero che la Russia avrebbe bisogno di trovare una soluzione prima di impantanarsi in Medio Oriente come già successo agli Stati Uniti in Vietnam.

La Turchia sunnita non vuole vedere la nascita di un Kurdistan siriano così come non vuole assistere a una vittoria totale di Bashar al Assad, che segnerebbe un trionfo dell’Iran sciita in Medio Oriente. Quanto ad Assad e ai suoi alleati iraniani, non possono sperare di ricostruire e stabilizzare la Siria senza fare un minimo di concessioni politiche.

L’esempio dei cantoni svizzeri
Siamo arrivati al momento in cui, come in tutti i conflitti, la necessità di un compromesso finisce per imporsi. Allora sì, potremmo davvero immaginare che il progetto di risoluzione francese apra la strada a un vero negoziato. Se davvero riuscissimo a compiere questo passo, sapremmo per certo quale dovrebbe essere il successivo.

Per ottenere la pace bisognerebbe infatti trasformare la Siria in una confederazione di cantoni autonomi – come la Svizzera – dove ciascuno dei componenti potrebbe autogovernarsi e garantire la propria sicurezza nel quadro (aspetto fondamentale) di frontiere internazionali immutate.


La Turchia non avrebbe più motivo di temere la nascita di uno stato curdo che possa alimentare l’irredentismo dei curdi turchi mentre l’Iran, l’Arabia Saudita e la Russia potrebbero proteggere le relative zone d’influenza per assicurarsi che la Siria non passi in blocco nel campo avversario.

Sarebbe fondamentale conservare le frontiere attuali della Siria per evitare che la definizione di nuovi confini prolunghi la guerra. Inoltre bisognerebbe concedere a tutti – sunniti, sciiti, drusi, curdi e cristiani – un’autonomia sufficiente per non sentirsi minacciati.


Se ci riuscissimo, Bashar al Assad diventerebbe solo il presidente di uno stato confederato senza reali poteri e potrebbe essere allontanato, a tempo debito, attraverso elezioni senza una grande posta in gioco. Non è un’utopia. Qualsiasi soluzione passa necessariamente da questo approccio. Resta da capire se la ragione riuscirà finalmente a prevalere o se dovremo aspettare altri orrori.

Bernard Guetta,
17 aprile 2018 12.06
(Traduzione di Andrea Sparacino)
 

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