Idee e grafici. - Cap. 1

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14/03/2012 17:00
Dove rischia l'Italia
Mario Seminerio
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Ieri ono stati pubblicati i dati finali dell'indice dei prezzi al consumo nel mese di febbraio di alcuni paesi europei. Premesso che i dati aggregati non dicono molto sulle dinamiche di prezzo, ad esempio tra settore dei beni commerciabili internazionalmente e quelli che non lo sono, il tendenziale del nostro paese, espresso in termini euro-armonizzati, tocca il 3,4 per cento. Quello francese è al 2,5 per cento e quello spagnolo all'1,9 per cento. Non serve un Nobel per comprendere che il nostro paese sta, in prima approssimazione, perdendo ulteriore competitività rispetto ai nostri partner europei. I motivi per i quali ciò accade li conosciamo anche troppo bene: carburanti e, soprattutto, tariffe amministrate, con le ultime manovre salva-Italia (il timore è che questa definizione si risolva in una beffa, ma non vorremmo essere disfattisti). Un paese in recessione tutto fuorché mild, che malgrado ciò non riesce ad esprimere una disinflazione decente vuoi per le sopracitate manovre su prezzi e tariffe amministrate, vuoi per le vischiosità a fare scendere i prezzi di servizi non commerciabili a causa delle note resistenze corporative, si trova rapidamente ad alimentare un circolo vizioso che rischia di sfuggire di mano. Se si somma la forte e crescente pressione fiscale, che come detto è di natura prevalentemente patrimoniale (perché quella è anelastica - nel breve periodo - alle variazioni di reddito), il passo di crescita dei prezzi (che concorre assieme all'agonizzante mercato del lavoro a deprimere i consumi) e il crescente differenziale di prezzi e costi rispetto ai nostri partner che danneggia vistosamente la nostra competitività esterna, appare chiaro che il paese è finito su un binario morto. Ma forse qualcuno pensa di risolvere il problema con una imponente deflazione salariale. Vista la surreale temperie economica in cui già viviamo in Europa, non ci stupiremmo. , Un vero peccato avere una classe politica a stragrande maggioranza economicamente analfabeta: in questo momento ci servirebbe qualcuno in grado di notare queste cose, e di uscire dal clima di surreale unanimismo in cui ci troviamo. Fonte: News Trend Online Fonte: News Trend-online
 
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14/03/2012 17:00
La polmonite europea per la Cina è un raffreddore
Morningstar



Un detto degli economisti recita che, quando l'America ha il raffreddore, per l'Europa è in arrivo una polmonite. Ora che il Vecchio continente è un malato grave, gli operatori si chiedono quale effetto avrà sulla salute della Cina. Il Paese del Drago, in effetti, qualche sintomo di cattiva salute lo sta già dando. La Cina è raffreddata Pechino, ad esempio, ha tagliato di mezzo punto percentuale le stime di crescita per il 2012. Una mossa prevista da investitori e analisti, dato che le autorità cinesi puntano a dare maggiore attenzione al ribilanciamento dell'economia del Paese, consolidando i progressi realizzati finora. Il target annuale di inflazione è stato fissato al 4%. Per il colosso asiatico sarebbe il tasso più basso dal 1990, in calo di quasi tre punti percentuali rispetto al 10,4% registrato nel 2010. La priorità per quest'anno sarà l'espansione dei consumi e la riduzione del deficit statale dell'1,5% rispetto al Pil. Sono stati stanziati nuovi fondi per l'istruzione e la protezione sociale, mentre verrà dato un nuovo forte impulso all'agricoltura. La Cina proverà così a compattare la propria società per evitare il peggio nel caso in cui l'economia del Paese dovesse rallentare oltre. L'attività manifatturiera cinese, intanto, pur facendo un passo in avanti a febbraio (portandosi sui livelli più alti degli ultimi quattro mesi) ha confermato una modesta contrazione. L'indice PMI (che misura le attese dei direttori degli acquisti), infatti, ha registrato un incremento a quota 49,7 punti rispetto ai 48,8 punti del mese precedente. Il dato di febbraio, tuttavia, rimane sotto la soglia dei 50 punti, livello che demarca la contrazione dall'espansione. La prima obiezione che viene in mente è che si tratta di numeri che farebbero fare salti di gioia in Europa o negli Stati Uniti. Il governo cinese, tuttavia, ha sempre sostenuto che il paese ha bisogno di un andamento superiore all'8% annuo per poter assorbire i 10 milioni di persone che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro. , Febbre alta per l'Europa "Il rallentamento della Cina è un effetto diretto della brutta situazione in cui si trova il Vecchio continente", dice Larry Elkin, presidente della società di analisi Palisades Hfg. "L'Europa, nel suo insieme, rappresenta il principale partner commerciale del paese asiatico". Secondo la Commissione europea l'economia dei diciassette paesi membri dell'Unione monetaria subirà una contrazione dello 0,3%. Con questa stima, la Commissione ha abbandonato la previsione dello scorso novembre con cui vedeva una percentuale di crescita dello 0,5%. L'abbassamento delle stime va di pari passo con una previsione di inflazione più elevata, che limita potenzialmente il campo di azione della Banca centrale europea per un ulteriore taglio del tasso di interesse principale dall'1%. Secondo la stima, l'inflazione raggiungerà il 2,1%, superando il limite fissato dall'istituto di Francoforte al 2%. "In uno scenario del genere sorprende vedere come gli effetti del rallentamento europeo sullo stato di salute cinese siano ancora limitati", continua Elkin. "Questo grazie anche alla velocità con cui il governo cinese ha saputo rispondere alle crisi, a partire da quelle scatenate dai subprime nel 2006-2007". La minore domanda da parte di Usa ed Europa ha spinto le autorità a promuovere i consumi interni. Un elemento, questo, che insieme alla stabilizzazione dell'economia, fa parte del nuovo piano quinquennale appena approvato dal Congresso nazionale del popolo. "Considerando tutti i rischi a cui sta andando incontro l'economia mondiale, il raffreddore causato alla Cina dall'Europa è forse il pericolo minore", conclude il presidente di Palisades. "Nel breve termine dovremmo essere più preoccupati per il possibile fallimento di un paese dell'Ue, per una nuova crisi in Medio oriente o per i problemi di bilancio federale negli Usa". Fonte: News Trend Online Fonte: News Trend-online
 
grande BEGNINI ( e che se avevo i migliardo venivo a chiedere a te cento miglioni? ) non me l"aveva detto l"ortolano che per avere una melanzana me ne servono un camion.
 
Le ultime 24 ore saranno ricordate negli annali di Borsa. Da Levante a Ponente, i quattro indici più significativi per un trader italiano, ovvero il Dow Jones (Wall Street), il Nikkei (Tokyo), il Dax (Francoforte) e, ovviamente, il Ftse Mib di Piazza Affari hanno rotto al rialzo quattro soglie psicologiche. L'indice americano ha superato i 13.000 punti, come non accadeva da 51 mesi, il Dax è andato oltre la barriera dei 7.000 punti, il Nikkei nipponico si è portato al di là dei 10.000 punti e il nostrano Ftse Mib ha testato per qualche minuto la soglia dei 17.000 punti (guarda i grafici delle soglie psicologiche).

Da inizio anno questi indici stanno galoppando. Il listino milanese è salito del 12,5%, Francoforte ha guadagnato il 18%, Tokyo il 19% e Wall Street l'8%.

GRAFICI
La Borsa giapponese (indice Nikkei)

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Eppure, se guardiamo ai dati che vengono dall'economia reale non c'è da star del tutto tranquilli. Perché confermano un'economia globale in arretramento con alcuni Paesi (come Italia e Giappone) in piena (doppia) recessione.

Finanza ed economia reale mai come in questo momento sembrano distanti. Come mai? Non sarà che la speculazione - avendo abbandonato la morsa sui debiti sovrani (gli spread, Portogallo a parte, si stanno lentamente normalizzanzdo) adesso punta dritto sul rialzo dei mercati azionari? Oppure questo movimento verso l'equity è il frutto dell'eccesso di liquidità sui mercati finanziari foraggiata da manovre espansive, qua e là, tra le banche centrali del pianeta? E quanto c'entrano, in questa nuova corsa dei mercati, le elezioni presidenziali americane in programma il prossimo autunno?

«Dopo il forte calo della seconda metà del 2011, peraltro eccessivo e guidato dalla speculazione, i mercati stanno recuperando rapidamente scontando che il pericolo più immente è stato superato. I mercati sembrano scontare che la Grecia non è più un pericolo e che la ripresa statunitense sembra essere ormai solida. Certo è che la situazione macroeconomica europea non sembra giustificare questi livelli in Borsa, però nel Vecchio Continente tutti gli indici anticipatori, Zew, Ifo e Pmi, mostrano che la ripresa potrebbe partire già nel secondo semestre del 2012», spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig Markets.

«Va detto che i mercati finanziari si muovono mediamente con un anticipo di un anno rispetto all'andamento economico. La percezione sulla crescita futura delle economie è migliorata e i mercati stanno reagendo di conseguenza - spiega Davide Biocchi, trader professionista, vincitore del premio "Top Trader" nel 2007 -. Così come le Borse hanno ceduto lo scorso anno anticipando i dati della recessione in atto, adesso stanno puntando al rialzo trascinate da buone indicazioni che arrivano dagli indici che anticipano
 
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