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14/03/2012 17:00
La polmonite europea per la Cina è un raffreddore
Morningstar
Un detto degli economisti recita che, quando l'America ha il raffreddore, per l'Europa è in arrivo una polmonite. Ora che il Vecchio continente è un malato grave, gli operatori si chiedono quale effetto avrà sulla salute della Cina. Il Paese del Drago, in effetti, qualche sintomo di cattiva salute lo sta già dando. La Cina è raffreddata Pechino, ad esempio, ha tagliato di mezzo punto percentuale le stime di crescita per il 2012. Una mossa prevista da investitori e analisti, dato che le autorità cinesi puntano a dare maggiore attenzione al ribilanciamento dell'economia del Paese, consolidando i progressi realizzati finora. Il target annuale di inflazione è stato fissato al 4%. Per il colosso asiatico sarebbe il tasso più basso dal 1990, in calo di quasi tre punti percentuali rispetto al 10,4% registrato nel 2010. La priorità per quest'anno sarà l'espansione dei consumi e la riduzione del deficit statale dell'1,5% rispetto al Pil. Sono stati stanziati nuovi fondi per l'istruzione e la protezione sociale, mentre verrà dato un nuovo forte impulso all'agricoltura. La Cina proverà così a compattare la propria società per evitare il peggio nel caso in cui l'economia del Paese dovesse rallentare oltre. L'attività manifatturiera cinese, intanto, pur facendo un passo in avanti a febbraio (portandosi sui livelli più alti degli ultimi quattro mesi) ha confermato una modesta contrazione. L'indice PMI (che misura le attese dei direttori degli acquisti), infatti, ha registrato un incremento a quota 49,7 punti rispetto ai 48,8 punti del mese precedente. Il dato di febbraio, tuttavia, rimane sotto la soglia dei 50 punti, livello che demarca la contrazione dall'espansione. La prima obiezione che viene in mente è che si tratta di numeri che farebbero fare salti di gioia in Europa o negli Stati Uniti. Il governo cinese, tuttavia, ha sempre sostenuto che il paese ha bisogno di un andamento superiore all'8% annuo per poter assorbire i 10 milioni di persone che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro. , Febbre alta per l'Europa "Il rallentamento della Cina è un effetto diretto della brutta situazione in cui si trova il Vecchio continente", dice Larry Elkin, presidente della società di analisi Palisades Hfg. "L'Europa, nel suo insieme, rappresenta il principale partner commerciale del paese asiatico". Secondo la Commissione europea l'economia dei diciassette paesi membri dell'Unione monetaria subirà una contrazione dello 0,3%. Con questa stima, la Commissione ha abbandonato la previsione dello scorso novembre con cui vedeva una percentuale di crescita dello 0,5%. L'abbassamento delle stime va di pari passo con una previsione di inflazione più elevata, che limita potenzialmente il campo di azione della Banca centrale europea per un ulteriore taglio del tasso di interesse principale dall'1%. Secondo la stima, l'inflazione raggiungerà il 2,1%, superando il limite fissato dall'istituto di Francoforte al 2%. "In uno scenario del genere sorprende vedere come gli effetti del rallentamento europeo sullo stato di salute cinese siano ancora limitati", continua Elkin. "Questo grazie anche alla velocità con cui il governo cinese ha saputo rispondere alle crisi, a partire da quelle scatenate dai subprime nel 2006-2007". La minore domanda da parte di Usa ed Europa ha spinto le autorità a promuovere i consumi interni. Un elemento, questo, che insieme alla stabilizzazione dell'economia, fa parte del nuovo piano quinquennale appena approvato dal Congresso nazionale del popolo. "Considerando tutti i rischi a cui sta andando incontro l'economia mondiale, il raffreddore causato alla Cina dall'Europa è forse il pericolo minore", conclude il presidente di Palisades. "Nel breve termine dovremmo essere più preoccupati per il possibile fallimento di un paese dell'Ue, per una nuova crisi in Medio oriente o per i problemi di bilancio federale negli Usa". Fonte: News
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