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           17/02/2012 17:00
Gestori, il peggio è alle spalle
 Morningstar
  
 I mercati tirano un sospiro di sollievo. Eurolandia non è più sull'orlo del baratro e nella seconda parte dell'anno l'emergenza dovrebbe rientrare. E' questa l'opinione dei gestori, interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio mensile sulle previsioni per i prossimi sei mesi. La parola che più ricorre nei commenti è "consolidamento" dei corsi azionari prima di una crescita più stabile.   Europa verso l'uscita dal  tunnel Per il 57% dei gestori, le Borse europee rimarranno attorno agli attuali  livelli nei prossimi mesi, seppur tra forte volatilità. Le iniziative  delle istituzioni e dei singoli governi europei sono giudicate  favorevolmente e la situazione, pur rimanendo critica a causa della  Grecia, appare stabilizzata. I recenti rialzi delle quotazioni azionarie  sono attribuite al fatto che gli operatori hanno riconsiderato le  condizioni dell'Italia e della Spagna, ma per un deciso trend rialzista  bisognerà aspettare ancora qualche mese. I gestori confermano comunque  il minor pessimismo: coloro che prevedono una discesa dei listini sono  meno del 10% (contro il 15% di gennaio e il 28% di dicembre).   L'Italia stacca l'Ue A febbraio, la percentuale di ottimisti su Piazza Affari è del 52,4%,  mentre quella dei pessimisti è scesa sotto il 10% di gennaio. L'Italia  ha recuperato credibilità a livello internazionale, ma deve dimostrare  di essere in grado di proseguire sulla via del risanamento. La Borsa  italiana è stata fortemente attaccata dalla speculazione nel 2011 ed è stata penalizzata dal forte peso dei bancari. Le valutazioni, però, appaiono a sconto.   Wall Street convince a metà Gli ultimi dati  macroeconomici hanno mostrato una situazione in miglioramento, che fa  prevedere un primo semestre positivo per Wall Street. Su un orizzonte di  tempo più lungo, però, rimane l'incertezza legata all'elevato debito  pubblico. In questo contesto, circa il 57% dei gestori prevede un  apprezzamento dei corsi azionari nei prossimi mesi a fronte di un 33%  che si attende una stabilizzazione attorno agli attuali livelli. I fund  manager sono divisi tra chi sovrappesa l'esposizione agli Stati Uniti e  chi è dubbioso sulla sostenibilità della crescita nel medio periodo.  , Tokyo, export in sofferenza Tra le aree più sviluppate, il Giappone è quella che raccoglie la più  bassa percentuale di ottimisti (42,8%) e la più alta di pessimisti  (14,4%). Le valutazioni sono considerate attraenti, ma il Sol Levante  non riesce a scrollarsi di dosso i suoi problemi, a partire dalla forza della valuta, che non aiuta le aziende orientate all'export. Per la prima volta dal 1980, la bilancia commerciale ha chiuso in rosso l'anno solare 2011.   Asia, il costo della crisi europea Nel 2011 i mercati sono stati condizionati dall'emotività  che ha portato a perdite diffuse sulla maggior parte delle Borse e a un  aumento delle correlazioni. In pratica, gli investitori non hanno  distinto tra crisi europea e trend macro in Asia. Per i gestori, questo  comportamento ha reso le valutazioni dei titoli del Pacifico più  interessanti. Le economie emergenti hanno mostrato una certa resistenza  alle tempeste finanziarie internazionali, tuttavia non si può ignorare  la debolezza della congiuntura europea, perché il Vecchio continente è  uno dei principali mercati di sbocco. Nel complesso, quasi il 62% dei  fund manager è ottimista sulle Borse asiatiche a fronte del 14% di  pessimisti.   Spread in compressione Lo spread tra il BTp italiano e il Bund tedesco si è ridotto,  conseguentemente all'impegno del governo guidato da Mario Monti per il risanamento dei conti pubblici. Un differenziale intorno ai 300 punti base è ritenuto da molti  gestori equo, tenendo conto dell'elevato debito pubblico, ma il livello  potrebbe ridursi se verranno prese misure per stimolare la crescita  economica. I titoli di Stato tedeschi, premiati dalla  migrazione verso la qualità nel corso del 2011, oggi appaiono meno  attraenti, anche perché scontano una congiuntura debole nell'area euro.  Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i gestori preferiscono stare alla larga, considerato il proseguimento della politica dei tassi a zero da parte della Federal Reserve.  , L'euro recupera forza Rispetto a gennaio, è sceso il numero di gestori che prevedono un indebolimento dell'euro nei confronti del dollaro, passando dal  55 al 47,7%. Per contro, quasi il 43% stima un'oscillazione intorno  agli attuali livelli. Il rapporto di cambio dovrebbe attestarsi in un  intervallo tra 1,25 e 1,35.   Hanno partecipato al sondaggio,  condotto tra il 6 e il 13 febbario, 21 delle principali società di  diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per  circa l'85% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Albemarle Asset  management, Aletti Gestielle, Banca Profilo, Bnp Paribas AM Sgr,  Carmignac Gestion, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Sgr, Invest Banca,  Investitori Sgr, JC&Associati, La Française des Placements, M&G,  Nemesis, NorVega Sgr, Pioneer Im, SCM Sim, Sella Gestioni Sgr,  Swisscanto, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, VG.SA.          Fonte: News Trend-online