Ignatius
sfumature di grigio
Per iniziare mi compiaccio di me stesso: mi sembra un bel titolo, della serie "La tocco piano". 
Naturalmente ciò riguarda anche il Fascismo e le altre ideologie perverse che, di fatto, pare molto difficile se non impossibile estirpare dalla Storia.
IQT io, per chi sa lèggere, fornisco alcune informazioni che portano conoscenza. E la conoscenza è nemica del Komunismo e delle altre visioni distorte che impestano la Storia.
[Per chi non sa lèggere non posso fare miracoli, anche se lo sputo fa parte della terapia contro la cecità, in base ai miei ricordi del Vangelo].
Per iniziare: alcune delle informazioni che non sono affatto chiare ai cittadini medi e che, se diffuse, comporterebbero un riorientamento dal komunismo - fascismo - dirigismo - statalismo al liberalismo, riguardano le retribuzioni dei lavoratori.
Facendo qualche semplificazione sulle percentuali e trascurando le detrazioni, ad esempio, possiamo dire che un lavoratore medio con uno stipendio da 1.310 euro al mese (incompatibile con la vita in una grande città, ma questo è un altro tema), guardando la sua busta paga, può osservare che il suo datore di lavoro ritiene che lui valga non 1.310 euro al mese, bensì 1.923. La differenza (31,8%) se ne va in contributi e tasse. E magari il tizio lo trova accettabile.
[Dato il nostro sistema previdenziale stile "Schema Ponzi", i contributi sono di fatto a fondo perso: sono assolutamente uguali alle imposte]
Un lavoratore che può vivere più o meno decorosamente a Milano, con uno stipendio lordo doppio rispetto al primo esempio, porta a casa 2.429 euro al mese e giosce nel vedere che la percentuale di soldi suoi devoluti allo Stato è del 36,84%.
Un supermanager da 200mila euro lordi annui, invece, guadagna 8.418 euro al mese e vede sparire ben il 45,29% della sua retribuzione lorda.
Apparentemente.
Questi dati non sono sufficienti.
Quello che molti non sanno è che i lavoratori dipendenti, in realtà, sono spremuti molto di più.
Basti considerare che l'azienda versa un 30% (percentuale "semplificata" perché non è possibile gestire tutte le casistiche italiane) della retribuzione allo Stato.
Aggiungendo un paio di righe alla tabella, il turbomanager da 200mila euro l'anno potrebbe accorgersi che lo Stato si appropria del 61,7% del costo aziendale.
Ma la cosa decisamente più scandalosa è che il modesto dipendente da 1.310 euro al mese si accorgerebbe che lui fatica ad arrivare a fine mese grazie soprattutto allo Stato che, rispetto a quanto l'azienda ritiene che lui valga, sottrae il 52,33%.
La mia proposta liberale è la seguente: nelle buste paga i lavoratori dipendenti dovrebbero vedere non solo il reddito lordo, contributi a carico loro, IRPEF e stipendio netto, bensì il costo aziendale, contributi complessivi e IRPEF, e una percentuale che rappresenti in modo evidente il peso dello Stato.
In una Repubblica fondata sul Lavoro avrebbe senso, secondo me.
Chissà che allora, quando un politico proporrà "diamo un bonus di qua, un sostegno di là, uno sgravio di su, un sussidio di giù" l'elettore medio pensi "Delinquente, vuoi portare il mio carico fiscale dal 55 al 60%? Non lo farai certo con il mio voto!".

Naturalmente ciò riguarda anche il Fascismo e le altre ideologie perverse che, di fatto, pare molto difficile se non impossibile estirpare dalla Storia.
IQT io, per chi sa lèggere, fornisco alcune informazioni che portano conoscenza. E la conoscenza è nemica del Komunismo e delle altre visioni distorte che impestano la Storia.
[Per chi non sa lèggere non posso fare miracoli, anche se lo sputo fa parte della terapia contro la cecità, in base ai miei ricordi del Vangelo].
Per iniziare: alcune delle informazioni che non sono affatto chiare ai cittadini medi e che, se diffuse, comporterebbero un riorientamento dal komunismo - fascismo - dirigismo - statalismo al liberalismo, riguardano le retribuzioni dei lavoratori.
Facendo qualche semplificazione sulle percentuali e trascurando le detrazioni, ad esempio, possiamo dire che un lavoratore medio con uno stipendio da 1.310 euro al mese (incompatibile con la vita in una grande città, ma questo è un altro tema), guardando la sua busta paga, può osservare che il suo datore di lavoro ritiene che lui valga non 1.310 euro al mese, bensì 1.923. La differenza (31,8%) se ne va in contributi e tasse. E magari il tizio lo trova accettabile.
[Dato il nostro sistema previdenziale stile "Schema Ponzi", i contributi sono di fatto a fondo perso: sono assolutamente uguali alle imposte]
Un lavoratore che può vivere più o meno decorosamente a Milano, con uno stipendio lordo doppio rispetto al primo esempio, porta a casa 2.429 euro al mese e giosce nel vedere che la percentuale di soldi suoi devoluti allo Stato è del 36,84%.
Un supermanager da 200mila euro lordi annui, invece, guadagna 8.418 euro al mese e vede sparire ben il 45,29% della sua retribuzione lorda.
Apparentemente.
Questi dati non sono sufficienti.
Quello che molti non sanno è che i lavoratori dipendenti, in realtà, sono spremuti molto di più.
Basti considerare che l'azienda versa un 30% (percentuale "semplificata" perché non è possibile gestire tutte le casistiche italiane) della retribuzione allo Stato.
Aggiungendo un paio di righe alla tabella, il turbomanager da 200mila euro l'anno potrebbe accorgersi che lo Stato si appropria del 61,7% del costo aziendale.
Ma la cosa decisamente più scandalosa è che il modesto dipendente da 1.310 euro al mese si accorgerebbe che lui fatica ad arrivare a fine mese grazie soprattutto allo Stato che, rispetto a quanto l'azienda ritiene che lui valga, sottrae il 52,33%.
La mia proposta liberale è la seguente: nelle buste paga i lavoratori dipendenti dovrebbero vedere non solo il reddito lordo, contributi a carico loro, IRPEF e stipendio netto, bensì il costo aziendale, contributi complessivi e IRPEF, e una percentuale che rappresenti in modo evidente il peso dello Stato.
In una Repubblica fondata sul Lavoro avrebbe senso, secondo me.
Chissà che allora, quando un politico proporrà "diamo un bonus di qua, un sostegno di là, uno sgravio di su, un sussidio di giù" l'elettore medio pensi "Delinquente, vuoi portare il mio carico fiscale dal 55 al 60%? Non lo farai certo con il mio voto!".
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