Il Maxisequestro alla Dogana di Como di cui nessuno parla (2 lettori)

wartburg_12

forumer storico
mah !

Perche' bufala? La notizia e' vera, se poi son falsi i bond e' un altro paio di maniche...Ci sara' un'indagine, degli arresti...invece nulla...

mah, sarà ..... certo che succede spesso .... :D

http://www.signonsandiego.com/news/metro/20040910-9999-7m10bonds.html

bond falsi ?
eccoli !
http://www.federalreserve.gov/boarddocs/SRLETTERS/2003/SR0314.htm

tra i tanti commenti degli users americani c'è questo che non è male ... :)

The implications and consequences are alarming.
Would it not be funny if it was Soros?
:lol:
 

Mais78

BAWAG fan club
mah, sarà ..... certo che succede spesso .... :D

http://www.signonsandiego.com/news/metro/20040910-9999-7m10bonds.html

bond falsi ?
eccoli !
http://www.federalreserve.gov/boarddocs/SRLETTERS/2003/SR0314.htm

tra i tanti commenti degli users americani c'è questo che non è male ... :)

The implications and consequences are alarming.
Would it not be funny if it was Soros?
:lol:

Svelato l'arcano. Quell utente che parlava delle filippine aveva ragione. Come al solito bisogna andare sui siti indipendenti per sapere la verita'.

http://www.effedieffe.com/content/view/7685/179/
 

stockuccio

Guest
certo che c'è una pattuglia di investigatori su questo forum da far paura :)
 

Gianni.Mello

Forumer attivo
I 134,5 miliardi di dollari sequestrati a Chiasso, tra silenzio e disinformazione
Né le autorità italiane, né quelle americane hanno detto ufficialmente se sono veri o falsi. Un portavoce del Tesoro Usa li definisce falsi, ma ammette di averli visti solo su internet, mentre la Guardia di finanza italiana dice che sono praticamente indistinguibili. L’interesse della Fed e della Banca del Giappone a negarne l’autenticità.

Milano (AsiaNews) - Il sequestro dei 134,5 miliardi dollari in titoli americani è stato effettuato dalla Guardia di Finanza (GdF) il 3 giugno scorso. Nei giorni immediatamente successivi la vicenda aveva fatto titoli cubitali sui quotidiani italiani e ne avevano diffusamente riferito le maggiori reti televisive nazionali. AsiaNews non è un organo d’informazione economica, ma un’agenzia di stampa missionaria. Ne ha iniziato a riferire pochi giorni dopo (l’8 giugno) notando che stranamente le fonti estere avevano del tutto ignorato una notizia di tale portata in cui erano e sono notevoli implicazioni sociali ed economiche per l’Asia (e per il resto del mondo) sia se i titoli sono autentici che contraffatti. Dal primo lancio è stato perciò messo sempre in luce che in mezzo alle mille ipotesi possibili, l’unica certezza era proprio il mutismo dei maggiori quotidiani e delle catene televisive oltre che il silenzio delle autorità e delle fonti ufficiali.

A tutt’oggi il comunicato della GdF del 4/6/2009, il giorno successivo al sequestro, è l’unico documento ufficiale disponibile. L’unico elemento in più finora accertato viene da agenzie giapponesi che citano fonti consolari nipponiche: i due asiatici con passaporto giapponese identificati a Ponte Chiasso (Italia) e diretti a Chiasso sono effettivamente giapponesi, uno della prefettura di Kanagawa, nel Giappone centrale, ed uno della prefettura di Fukuoka, nel Giappone occidentale. L’altro elemento certo è che i due giapponesi dopo essere stati identificati sono stati rilasciati. Se la GdF avesse avuto elementi per ritenere che i titoli erano contraffatti (anche per un valore molto, molto inferiore) era tenuta ad arrestare i due giapponesi. In caso contrario, l’ufficiale della GdF poteva lui stesso essere incriminato. Il rilascio dei due giapponesi non può aver avuto perciò luogo senza che la GdF avesse raggiunto la convinzione che i titoli erano autentici. In tal caso un arresto sarebbe stato illegittimo perché la mancata dichiarazione valutaria non è un reato penale, ma comporta una “semplice” ammenda amministrativa, il 40 % del valore eccedente i € 10.000 di franchigia. Questa ipotesi ha una sola possibile eccezione, il rilascio dei due responsabili, senza emissione del verbale d’ammenda, per un preciso ordine del governo, determinato da ragioni di interesse nazionale. Né dalla GdF né da alcun organo amministrativo italiano è state rilasciato alcun commento, non si dispone di dichiarazioni ufficiali, né in un senso né in un altro. Non si sa nemmeno se il verbale d’ammenda è stato emesso (perché ciò significherebbe che la GdF ritiene i titoli autentici).

AsiaNews allora, non può che registrare quanto segue:
La prima informativa di una grande agenzia stampa internazionale, la Bloomberg, è del 12 giugno e contiene un particolare bizzarro. Si afferma che, tra quelli confiscati, ci sarebbero anche titoli con una strana data d’emissione, il 1934. Di ciò non si trova traccia nel comunicato stampa diffuso dalla GdF. A posteriori si può arguire che questo dettaglio svela verso quale esito potrebbe essere pilotata la vicenda: i titoli sono “falsi”. Viceversa i Kennedy Bond da un miliardo di dollari ciascuno, di cui si parla nel comunicato della GdF del 4 giugno, sono titoli reali effettivamente emessi dal Tesoro USA meno di dieci anni fa (ovviamente non si sa se quelli trasportati dai due giapponesi siano Kennedy Bond autentici o no).

A tutt’ora non sono stati ufficialmente forniti dettagli dell’identità dei due giapponesi. Visto il valore dei titoli sequestrati, è comprensibile, ma rimane inusuale.

Dopo due settimane dal sequestro un lancio della Bloomberg il 18/6, riporta le affermazioni del portavoce del Tesoro americano, Stephen Meyerhardt: (“sono chiaramente falsi”). In una diversa intervista, Meyerhardt afferma di non aver visto le obbligazioni se non da una foto su internet. In due settimane, dopo che erano stati subito allertati i servizi sia italiani che americani, nessuno del Tesoro americano si è precipitato in Italia per verificare i titoli e l’analisi è talmente semplice che basta una foto presa da internet. Subito dopo il sequestro, la GdF aveva dichiarato che se si trattava di contraffazione, i falsi erano praticamente indistinguibili dai titoli autentici. A Meyerhardt invece è bastata una foto su internet. Se ne deduce che o alla GdF non ci sono altro che degli incompetenti – ed è davvero poco probabile – o la dichiarazione di Meyerhardt lascia spazio a molti dubbi.

In mancanza di comunicati ufficiali, il comandante della GdF di Como ha fornito in esclusiva ad un’agenzia le sue personali opinioni, non quelle ufficiali della GdF, che così non vi è formalmente implicata. Secondo quanto riportato da tale fonte, sulla questione dell’autenticità dei titoli il col. Mecarelli prudentemente si è limitato ad affermare che la GdF attende “i colleghi americani che devono fare la perizia sui bond per stabilirne l'autenticità o la falsità”. Anche il fatto che dopo due settimane non sia arrivato in Italia un gruppo di esperti americani di contraffazione di titoli lascia spazio a molti dubbi: in fondo si tratta di 134,5 miliardi di dollari.

Un’ultima perla la fornisce il Financial Times, quotidiano spesso definito “autorevole”. Secondo il giornale, la vicenda dei 134,5 miliardi di dollari falsi (senza virgolette, il che significa che la contraffazione è già stata appurata, mentre così non è) sarebbe attribuibile alla mafia siciliana. Purtroppo però non fornisce alcun elemento che possa collegare i titoli sequestrati alla mafia siciliana.

Da fonti riservate, la cui attendibilità AsiaNews non può verificare, si afferma che uno dei due giapponesi fermati a Chiasso e poi rilasciati sarebbe Tuneo Yamauchi, cognato di Toshiro Muto, fino a poco fa vice-governatore della Banca del Giappone. Tale circostanza in sé non comporterebbe necessariamente che i titoli siano autentici. Da altre fonti si apprende invece che le autorità italiane considerino i titoli autentici e si rifiuterebbero di prestarsi al gioco della Fed, che senza esaminarli, li ha dichiarati falsi via internet. La Fed ha tutto l’interesse a sostenere la Banca del Giappone nel rientrare in possesso dei titoli evitando il pagamento della penale prevista dalla legge italiana. La Fed, infatti, sta avendo difficoltà a collocare i propri titoli sul mercato ed i nipponici sono tra i maggiori possibili acquirenti. Al contempo, il governo Berlusconi, che pur gode di un forte consenso popolare ed elettorale, potrebbe trovarsi in gravi difficoltà se venisse dimostrato che, nel caso i titoli siano autentici, non riesce a far applicare la legge italiana in territorio italiano.
 

tommy271

Forumer storico
Ma i due non erano filippini?
Mi sembra comunque strano su che su un flottante cartaceo di circa 200 miliardi di dollari (così dichiarato) ne troviamo 134 miliardi in una unica soluzione. Rastrellati sul secondario?:D
 

stockuccio

Guest
ora pare che i kennedy bond li hanno emessi 10 anni fa ... c'è un video di questi bond ... kennedy fronte space shuttle retro :) http://slyryder.com/bondgate.html
l'estate è lunga speriamo che dura questa storia ... il rilascio dei soggetti lascia perplessi ... poi l'ammontare coincidente con i crediti dei russi, i fondi tarp, la truffa delle slot machine da parte della mafia ... bene bene :)
 

stockuccio

Guest
http://www.italiaoggi.it/giornali/d...alse&accessMode=FA&id=1610747&codiciTestate=1 :D:D ... passiamo sopra l'errore 38 miliardi di euro non di dollari


Il Giappone ci paghi 38 miliardi $
PRIMO PIANO
Di Paolo Silvestrelli


La Gdf ha rilasciato i due asiatici fermati e ora potrebbe sanzionare il controvalore di 134,5 mld


La multa per i bond sequestrati a Chiasso vale circa una manovra

S Si potrebbero risistemare i conti pubblici italiani con una cifra come 38 miliardi di dollari, l'ammenda amministrativa calcolata sui 134, 5 miliardi di dollari, sequestrati a Chiasso lo scorso 3 giugno.
A tanto corrisponde la somma calcolata come penale che il Giappone dovrebbe pagare se fosse accertato l'autenticità dei titoli di stato americani trovati nei doppifondi delle valigie dei due giapponesi fermati alla frontiera tra Italia e Svizzera. Fatto sta, che l'unica cosa finora accertata è che i due fermati sono realmente giapponesi e provenienti uno dalla prefettura di Kanaga nel Giappone centrale e l'altro dalla prefettura di Fukuoka nel Giappone occidentale. Non solo.

Uno dei due fermati Tuneo Yamauchi, secondo fonti riservate sarebbe il cognato dell'ex vice governatore della Banca del Giappone Toshiro Muto. Un dettaglio non da poco nel possibile braccio di ferro tra le autorità italiane, quella giapponese e la Fed. Sì, perché se la Guardia di finanza avesse ritenuto che i titoli erano contraffatti avrebbe dovuto arrestare i due giapponesi che invece sono stati rilasciati senza rilasciare nessun tipo di commento.

Viceversa, il rilascio dei due giapponesi può essere interpretato per la sola mancata dichiarazione valutaria (di titoli veri) che di per sè non è reato penale ma che comporta un'ammenda amministrativa del 40% del valore totale dei titoli. Se esclcudiamo i dieci Kennedy bond da un miliardiodi dollari l'uno, che hanno una data di emissione poco probabile, il 1934, e che potrebbero non essere autentici, e calcoliamo la penale sui rimanenti titoli in tagli da 500 milioni, ecco qua, che si arriva alla somma in questione. Quei 38 miliardi di dollari che lo stato italiano potrebbe incassare visto che l'infrazione è stata commessa sul proprio territorio.

Il portavoce del Tesoro americano Stephen Meynerd ha affermato le scorso 18 giugno «sono dichiaratamente falsi».

Ma in una successiva dichiarazione lo stesso Meynerd, ha affermato di non aver visto le obbligazioni se non da una foto su internet. Sembra un pò difficile vericare l'autenticità da una foto anche per chi è esperto di contraffazione e quantomeno strano appare la situazione a due settimane dal sequestro dei titoli. Nessun esperto del Tesoro americano si è recato di persona in Italia per verificare di persona l'autenticità di titoli di taglio così elevato e per un valore complessivo altrettanto elevato.

Sembra chiaro che la Fed abbia tutto l'interesse a sostenere la Baca del Giappone a rientrare in possesso dei titoli senza pagare l'ammenda prevista dalla legge italiana. Il mercato del Giappone infatti è strategico per il collocamento dei titoli di stato americani e i nipponici sono tra i maggiori possibili acquirenti dei bond made in Usa, nonostante le attuali difficoltà di collocazione da parte del Tesoro americano.

La mancanza di comunicati ufficiali delle autorità coinvolte arricchisce ancora di più di mistero un giallo che già di per sè non ha niente da invidiare ai più grandi successi hollywoodiani.

Intanto il governo giapponese vive momenti di tensione e dopo che lo scorso 12 giugno, il ministro degli Affari Interni del Giappone, Kunio Hatoyama, uno stretto alleato del premier Taro Aso, ha annunciato le proprie dimissioni, assestando così un duro colpo ad Aso prima delle elezioni.

Le motivazioni ufficialmente, riguardano le richieste non accolte del ministro dimissionario, riguardo la nomina di un nuovo capo delle Poste giapponesi al posto di Yoshifumi Nishikawa, ricambio a cui molti nel partito liberaldemocratico si sono opposti, creando così un dilemma per il premier giapponese, che ha risolto Hatoyama con le proprie dimissioni.

Certo è, che la tempistica delle dimissioni e l'incarico strategico dell'ormai ex ministro degli Interni Hatoyama, ben si collocano, allo stesso tempo, nella cornice enigmatica e misteriosa del sequestro dei 134 miliardi di dollari, avvenuto in Italia solo pochi giorni prima del suo abbandono.
 

Gianni.Mello

Forumer attivo
ASIA-ITALIA
Tutto fa pensare che siano autentici i titoli americani sequestrati a Chiasso
Fonti ufficiali Usa continuano ad affermare che sono falsi, ma non si ha notizia che esperti americani li abbiano visionati di persona. Arrestato per un’altra vicenda il direttore di una radio statunitense secondo il quale si tratta di autentici bond, che il Giappone ha tentato di vendere in Svizzera, non fidandosi della capacità degli Stati Uniti di onorare il proprio debito pubblico.

Milano (AsiaNews) - Sono passate quattro settimane circa dalla confisca di titoli americani a due giapponesi che viaggiavano su un treno per pendolari diretto a Chiasso, in Svizzera, e mentre su alcuni punti, molto pochi, si è fatta un po’ di chiarezza, su tutto il resto continua il silenzio delle autorità italiane.

Per di più la strana coincidenza temporale dell’arresto del direttore di una radio via internet che aveva delle rivelazioni sulla vicenda aumenta le già forti stranezze del caso. Una nuova rivalutazione del fatto che tra i titoli sequestrati vi fossero dei “ Kennedy Bond “ fa propendere per l’autenticità di quanto sequestrato dalla Guardia di Finanza (GdF) all’inizio di giugno.

I maggiori quotidiani anglosassoni avevano ignorato la vicenda per un paio di settimane. Ne hanno iniziato a dare notizia dopo il lancio dell’agenzia Bloomberg del 18/6: un portavoce del Tesoro, Meyerhardt, aveva dichiarato che i titoli, sulla base dalle foto disponibili via internet, sono “chiaramente falsi”. Lo stesso giorno il Financial Times (FT) pubblicava un articolo il cui titolo attribuiva alla mafia italiana la responsabilità della (presunta) contraffazione, senza che nel testo stesso dell’articolo vi fosse alcuna possibile connessione alla vicenda di Chiasso. Nonostante ciò, la versione del FT è stata ripresa anche da altri perché “appropriata” (secondo un ben comune cliché sull’Italia e trattandosi di un sequestro avvenuto in Italia) ed in fondo “colorita”. Peccato solo che andasse a scapito della logica: che la mafia cercasse di passare inosservata cercando di piazzare titoli falsi per 134,5 miliardi di dollari e per di più si facesse “pizzicare” ad un passo da casa è non molto credibile.

La scorsa settimana, il 25/6, da ultimo anche il New York Times ha dato notizia della vicenda riportando le affermazioni di un portavoce della CIA, Darrin Blackford: i servizi segreti statunitensi avevano svolto delle verifiche, come richiesto dalla magistratura italiana, ed avevano appurato che si trattava di strumenti finanziari fittizi, mai emessi dal “governo USA”. Non è chiaro però come siano state svolte le verifiche di cui parla Blackford e se anch’esse siano state eseguite via internet. Dalle fonti ufficiali italiane non risulta, infatti, che la commissione di esperti americani, attesa in Italia, vi sia ancora giunta. Inoltre i titoli erano accompagnati da una documentazione bancaria recente ed in originale. Non è chiaro perciò come possano le autorità americane definire falsa anche tale documentazione non originata dalla Fed o dal Ministero del tesoro statunitense.

Ad affermare viceversa l’autenticità dei titoli, il 20/6 spuntava la Turner Radio Network (TRN), una stazione radio indipendente diffusa via internet. Con una clamorosa rivelazione la TRN in tale data affermava che i due giapponesi fermati a Ponte Chiasso dalla Guardia di Finanza (GdF) e poi rilasciati erano dipendenti del Ministero del tesoro giapponese. Anche ad AsiaNews erano giunte segnalazioni simili: uno dei due giapponesi fermati a Chiasso e poi rilasciati sarebbe Tuneo Yamauchi, cognato di Toshiro Muto, fino a poco fa vice governatore della Banca del Giappone. Sul suo sito l’ideatore e conduttore della radio, Hal Turner, aveva anche asserito che le sue fonti gli avevano rivelato che le autorità italiane riterrebbero autentici titoli e che i due giapponesi sarebbero funzionari del ministero delle Finanze giapponese. Avrebbero dovuto portare i titoli in Svizzera perché il governo nipponico avrebbe perso la fiducia nella capacità statunitense di ripagare il debito pubblico. Le autorità finanziarie giapponesi avrebbero perciò cercato, prima di un’imminente catastrofe finanziaria, di vendere una quota dei titoli in proprio possesso attraverso canali paralleli, grazie all’anonimità che, a dire di Turner, sarebbe garantita dalle leggi svizzere.

AsiaNews non sa che credibilità attribuire alle rivelazioni di Turner, visto che anche in questa ipotesi è difficile supporre che $134,5 miliardi passino inosservati ovunque nel mondo. Sembrerebbe più logico supporre che i titoli, se autentici, fossero diretti alla Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, BRI, la banca centrale delle banche centrali in vista dell’emissione di titoli in una nuova valuta sovranazionale. Turner aveva ad ogni buon conto soggiunto che come prova delle sue rivelazioni avrebbe fornito i numeri di serie dei titoli sequestrati. Prima che potesse farlo è stato però incarcerato.
Hal Turner è colui che tempo fa per primo aveva dato notizia di un piano segreto per sostituire il dollaro, dopo una grave crisi finanziaria, con una moneta comune nordamericana, l’Amero. In una drammatica telefonata dall’interno del penitenziario in cui è rinchiuso in attesa del processo, diffusa via internet, Hal Turner afferma chiaramente che il suo arresto è di natura politica ed è in relazione ai titoli sequestrati a Chiasso, perché le autorità sarebbero terrorizzate dalle sue rivelazioni sull’autenticità dei titoli. Le accuse rivoltegli niente hanno a che vedere, è ovvio, con la vicenda e così, ad un quadro già molto intricato, si aggiunge perciò ulteriore complessità. Turner afferma di non essere stato lui personalmente ad aver formulato le minacce per le quali è stato incarcerato. Sebbene fosse evidentemente sua responsabilità vigilare, è anche vero che i blog di tutto il mondo e degli USA stessi sono pieni di minacce e provocazioni. La coincidenza temporale, l’insolita solerzia ed i particolari del suo arresto procurano quindi non pochi sospetti sulle reali motivazioni della polizia federale americana. Anzi, proprio questo arresto induce a pensare che i titoli confiscati dalla GdF siano davvero autentici.

Un ulteriore elemento a favore dell’autenticità dei titoli è dato da quelli che la GdF nel comunicato del 4 giugno aveva definito “ Bond Kennedy “ e di cui aveva fornito delle foto. Da esse è evidente che non si tratti di obbligazioni – cioè Bond - ma di Biglietti di Stato, Treasury Notes, perché si tratta di titoli immediatamente spendibili per un controvalore in merci o servizi e perché sono privi di cedola per gli interessi. Sul verso è riprodotta l’immagine del presidente americano e sul retro una navicella spaziale. Da fonti confidenziali, solitamente ben informate, AsiaNews aveva avuto notizia che tale tipo di cartamoneta era stata emessa meno di dieci anni fa (nel 1998), anche se non si poteva sapere se quelli sequestrati a Chiasso erano biglietti autentici. Il fatto però che l’emissione di tale Biglietto di Stato non fosse assolutamente di dominio pubblico tende a far escludere le ipotesi di contraffazione. È poco ragionevole supporre che un falsario riproduca un biglietto non comunemente in circolazione e di cui non vi sia pubblica conoscenza. Per tale ragione si può pertanto ritenere che anche i 124,5 miliardi di dollari suddivisi in 249 titoli da 500 milioni ciascuno siano autentici. Questi ultimi titoli, pur essendo denominati “Federal Reserve Notes” in realtà sono obbligazioni – bond – perché maturano interessi e sono redimibili a scadenza. In merito ad essi, rimane però un quesito insoluto. Non si capisce infatti per quale ragione, i titoli, da subito apparsi alla GdF indistinguibili dagli originali, abbiano tutte le cedole. Qualsiasi normale investitore, anche uno Stato, avrebbe incassato annualmente le cedole degli interessi, per non perdere potere d’acquisto.
 

mostromarino

Guest
scusate,ma io sono allibito che qualcuno che mangia grana e obbligazioni,sui mercati piu`complessi,on e offshore

possa pensare,davvero

che una organizzazione qualsiasi che detiene quella cifra

faccia passare in treno due menapirla dall`italia alla svizzera (arrivati in italia come?? in motorino??)

ma nemmeno i contrabbandieri di tampax..........
 

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