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Telegraph, documenti declassificati. "L'Ue è sempre stata un progetto della CIA"
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Il fatto che gli Usa, con Obama che si è chiaramente espresso in violazione della sovranità interna del Regno Unito, si sia attivamente schierato contro la Brexit è normale scrive il Telegraph a firma Ambrose Evans Pritchard. Del resto "l'integrazione europea fin dall'inizio è stato un progetto di Washington", riporta il giornale britannico che menziona documenti resi pubblici dal Dipartimento di Stato della CIA, i quali mostrano come gli Stati Uniti abbiano segretamente finanziato per decenni nella seconda metà del secolo la creazione della UE.

Un documento datato 26 luglio 1950 rivela una campagna dell'Ufficio dei Servizi Strategici, antesignano della Central Intelligence Agency (CIA), per promuovere un Parlamento europeo e del vuoto.

Inoltre, secondo questi documenti, Washington sempre prestato particolare attenzione per il Regno Unito, la cui incorporazione nella costruzione europea era considerata un'assoluta priorità.

Secondo 'The Telegraph', che commenta i documenti declassificati, alcuni dei "padri fondatori" della UE erano "stipendiati dalla CIA".
L'agenzia di intelligence degli Stati Uniti ha cercato attivamente di mantenere la dipendenza dell'Europa da Washington, impedendo la ricerca di fonti alternative di finanziamento, riporta sempre il quotidiano inglese.

In una nota del 11 giugno 1965, gli Stati Uniti d'America hanno incaricato il vice presidente della Comunità europea dellala promozione di "un progetto di moneta unita di nascosto, evitando ogni discussione fino al momento in cui l'adozione di queste proposte fossero divenute praticamente inevitabili". Come dimostra la storia, questo approccio è stato "troppo esagerato, data l'attuale situazione di trappola del debito di deflazione e disoccupazione di massa in tutta l'Europa del sud".

"In un certo senso, questi documenti sono storia antica. Ma dimostrano che Washington ha messo su questa questione Brexit un cappio", ha concluso.

Leggi l'articolo originale.
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Notizia del: 29/04/2016
 
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Berna: italiano vince 60 miliardi di franchi al Casinò Kultur (di Marco Saba)



Discorso di Marco Saba all’assemblea generale della BNS sul 108° Rapporto Banca Nazionale Svizzera Nazionale 2015, Berna, Kultur Casino, 29 aprile 2016.

(Intervento effettuato dopo l’esposizione del punto 3, ovvero la dichiarazione di KPMG)

“Buon giorno a tutti, sono l’azionista Marco Saba.

Il mio intervento, che chiedo di trascrivere integralmente nel verbale dell’assemblea con le note allegate al cartaceo, vale come avviso di ritrovamento – ai sensi degli articoli 720 e 722 del Codice civile svizzero (1) – di 600 miliardi di franchi svizzeri non contabilizzati, oltre ad una cifra ulteriore da accertare per il valore d’acquisto storico in franchi svizzeri di: oro, immobilizzazioni materiali, titoli in franchi, partecipazioni ed altre attività.

Nella risposta del Consiglio Federale del 19.08.2015 all’INTERPELLANZA numero 15.3391 (2), si dice chiaramente: La maggior parte della moneta della Banca nazionale viene già messa in circolazione sotto forma di moneta scritturale – e – Dato che non deve essere rimborsato, questo capitale di terzi assume un certo carattere di capitale proprio. Di fatto, esaminando il bilancio presentato dall’amministrazione della BNS, ho rilevato che manca la voce con l’indicazione della quantità di franchi svizzeri creati durante l’esercizio alterando così il valore del patrimonio netto della banca, tant’è che risulterebbe una “perdita” di esercizio che non si potrebbe realizzare se la creazione di denaro fosse correttamente contabilizzata.

Mi spiego: come risulta anche da un recente studio della BCE, che ha condotto una indagine su 57 banche centrali distribuite su 5 continenti compresa la BNS, “le banche centrali sono protette dall’insolvenza a causa della loro abilità di creare moneta” (3). Lo studio precisa inoltre che fare delle eccezioni alle norme contabili equivale alla non-conformità alle norme stesse.

Nonostante le rassicurazioni del revisore KPMG, questo bilancio non può essere approvato in quanto manca la corretta contabilizzazione della creazione di denaro che non è contabilizzata tra le attività della banca e quindi non risulta nel patrimonio netto della stessa. Infatti la banca non può dire di aver redatto il bilancio in conformità alle regole Swiss Gaap proprio perché ha utilizzato un’eccezione non giustificata alle regole omettendo i dati necessari per avere un quadro fedele della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale del 2015 (4).

E’ vero che la Legge sulla Banca nazionale svizzera (5) prevede che si può prescindere dalle prescrizioni della Legge federale di complemento del Codice civile svizzero, ma premette la frase “Sempre che la natura particolare della Banca nazionale lo esiga”. Nella pagina internet della BNS (6) alla domanda “In che modo è tenuto conto della natura particolare della Banca nazionale nell’informativa finanziaria ?”, leggiamo che“L’informativa finanziaria della Banca nazionale non è paragonabile a quella di una società anonima di diritto privato. Lo scopo sociale della Banca nazionale non è quello di realizzare profitti da distribuire agli azionisti, bensì di assolvere il mandato conferitole dalla Costituzione. Inoltre, la destinazione dell’utile è stabilita dalla LBN…”.

Quindi non si parla di nascondere i profitti nella tenuta della contabilità, traendo in inganno il pubblico, ma si dice che conseguirli non è lo scopo della banca. Tant’è che sùbito dopo si specifica che c’è una destinazione precisa dell’eventuale utile e che è stabilita dalla legge. Se ne desume che anche il Risultato d’esercizio negativo per 23.250.600.000 franchi svizzeri non è veritiero poiché aggiungendo la registrazione della creazione di 600 miliardi di franchi svizzeri si otterrebbe invece un utile, anche nella forma di un equivalente posta di patrimonio netto, quale ad esempio una riserva di bilancio, di almeno 576.749.400.000 franchi svizzeri.

Bundesamt für Informatik und Telekommunikation BIT

2) Interpellanza 15.3391 “Utili derivanti dalla creazione di moneta presso la BNS o nelle banche”

Request Rejected

3) Nell’Occasional Paper della BCE n. 169 del 5 aprile 2016

( https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/scpops/ecbop169.en.pdf ) , intitolato “Profit distribution and loss coverage rule for central banks”, si legge:

– a pagina 14, nota 7:

Central banks are protected from insolvency due to their ability to create money…” – (Le banche centrali sono protette dall’insolvenza a causa della loro abilità di creare moneta)

– e a pagina 20:

No single accounting framework is consistently applied by the majority of central banks. However, there are four main frameworks or types: the Eurosystem framework, International Financial Reporting Standards (IFRS), local (national) Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) and central bank specific (own) rules.A central bank can also apply “IFRS with exceptions” (17), or national GAAP with exceptions.”

– e, nella nota 17 della stessa pagina:

Strictly speaking, since IFRS does not allow for exceptions or for industry-specific rules, such an arrangement is not IFRS-conformant.(e quindi anche non-conforme alle GAAP nazionali.)

4) Nel 108° Rapporto di gestione Banca nazionale svizzera 2015 (https://www.snb.ch/it/mmr/reference/annrep_2015_komplett/source/annrep_2015_komplett.it.pdf)

a pagina 158 si legge:

“Salvo disposizioni derogatorie, i principi contabili sono definiti con riferimento alle direttive Swiss GAAP FER.Si è derogato da queste ultime unicamente in caso di contraddizione con la LBN o se necessario per tenere conto delle caratteristiche specifiche della Banca nazionale. In deroga alle norme Swiss GAAP FER, non è stato stilato un conto dei flussi di tesoreria.

Modifiche rispetto all’anno precedente

All’infuori della rinuncia alla redazione di un conto dei flussi di tesoreria, non sono intervenute altre modifiche dei principi di redazione del bilancio e dei criteri di valutazione rispetto all’anno precedente.

Conto dei flussi di tesoreria

Conformemente all’art. 29 LBN, la Banca nazionale non è tenuta a presentare un conto dei flussi di tesoreria.”

– e a pag.193 nell’opinione del revisore KPMG SA (Philipp Rickert e Pietro Di Fluri):

“A nostro giudizio il consuntivo annuale per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2015 è conforme alla legge svizzera e presenta un quadro fedele della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale…”

– e poi sotto:

“Confermiamo inoltre che la proposta d’impiego dell’utile iscritto a bilancio è conforme alle disposizioni della Legge sulla Banca nazionale e raccomandiamo di approvare il presente consuntivo annuale.”.

5) Nella Legge federale sulla Banca nazionale svizzera

( Bundesamt für Informatik und Telekommunikation BIT ), si legge:

Sezione 2: Determinazione e distribuzione dell’utile
Art. 291Consuntivo annuale
Il consuntivo annuale della Banca nazionale, comprensivo del conto economico, del bilancio e dell’allegato, è allestito in linea di massima conformemente alle disposizioni sulla contabilità commerciale e la presentazione dei conti del titolo trentesimosecondo del CO2. Sempre che la natura particolare della Banca nazionale lo esiga, si può prescindere dalle prescrizioni del CO. La Banca nazionale non deve segnatamente presentare un conto dei flussi di tesoreria.

6) Nella pagina internet della BNS intitolata Domande e risposte sulla Banca nazionale come impresa (Banca nazionale svizzera (BNS) - Domande e risposte sulla Banca nazionale come impresa ) consultata il 20 aprile 2016, si legge:

– In che modo è tenuto conto della “natura particolare della Banca nazionale” nell’informativa finanziaria?
– L’informativa finanziaria della Banca nazionale non è paragonabile a quella di una società anonima di diritto privato. Lo scopo sociale della Banca nazionale non è quello di realizzare profitti da distribuire agli azionisti, bensì di assolvere il mandato conferitole dalla Costituzione. Inoltre, la destinazione dell’utile è stabilita dalla LBN. Di conseguenza, anche gli obblighi di informativa della Banca nazionale sono differenti. Essa riferisce al Parlamento e al pubblico sull’adempimento del suo mandato (Rendiconto), mentre fornisce informazioni sugli andamenti organizzativi e aziendali, nonché sui risultati di gestione, nella Relazione finanziaria, contenente il Rapporto annuale e il Consuntivo annuale. Quest’ultimo deve essere approvato dal Consiglio federale prima si essere presentato per la ratifica all’Assemblea generale degli azionisti.

7) Nella Costituzione svizzera ( Bundesamt für Informatik und Telekommunikation BIT ) l’art.99 recita:
Art. 99 Politica monetaria

1Il settore monetario compete alla Confederazione; essa soltanto ha il diritto di battere moneta e di emettere banconote.

2 La Banca nazionale svizzera, in quanto banca centrale indipendente, conduce una politica monetaria nell’interesse generale del Paese; è amministrata con la collaborazione e sotto la vigilanza della Confederazione.

3 La Banca nazionale costituisce sufficienti riserve monetarie attingendo ai suoi proventi; parte di tali riserve è costituita in oro.

4L’utile netto della Banca nazionale spetta per almeno due terzi ai Cantoni.

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La Costituente rifiutò di inserire la Sovranità Monetaria

Scritto da Sara Lapico.

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di Sara Lapico

(26/04/2016)


Precognizioni auritiane in Assemblea costituente.

Il tradimento della Sovranità Monetaria avvenne con i "padri costituenti" che la rifiutarono. Ecco il documento.

Il 24 Ottobre del 1947 si discuteva in assemblea costituente un tema di vitale importanza per il paese, ossia
L' autorizzazione del Parlamento a battere moneta”.

La discussione introdotta dall’ onorevole Romano ci offre interessanti spunti di riflessione, che cercheremo di sintetizzare.

Nella seduta de quo l’On. Romano, forte delle pregresse esperienze, afferma come “a parità di circolazione e di volume di merci le variazioni dei prezzi sono proporzionate a quelle della quantità di moneta”.

Si evidenzia quindi come la quantità di moneta debba rispecchiare, in qualche modo la merce messa in circolazione.

*Perché riteniamo tale punto importante?.

Perché cio’ era quanto sostenuto anche dal Prof Giacinto Auriti il quale ,evidenziando il carattere duplice di misura e potere d’ acquisto della moneta, raccomandava che quantita’ di massa monetaria e beni circolanti fossero legati da una precisa funzione.

Egli individuava che quando l’ approssimarsi del prezzo di vendita coincide con i costi di produzione a quel punto bisogna cessare di immettere moneta nel sistema e cessare la produzione.

Proseguendo nella lettura del testo dell'emendamento costituzionale in esame, leggiamo : “nell'emissione della moneta IL LEGISLATORE deve preoccuparsi di costringere il Governo ad una condotta seria”.

*Ancora una volta il Prof. Giacinto Auriti aveva ragione.

Nei numerosi scritti del giurista abruzzese, infatti è messo in luce come la questione monetaria sia, in primis, un problema di tipo giuridico.

E’ la legge che deve regolare la nascita della moneta, e indicarne con precisione chi sia il proprietario di quel determinato bene economico immateriale nonché il controllo della politica monetaria che va affidato al parlamento che è espressione del popolo e ,pertanto, potenzialmente non rieleggibile in caso di scelte politiche improvvide per il popolo stesso . I politici rappresentano il popolo tramite elezioni mentre i banchieri centrali non vengono eletti dal popolo e restano al loro posto anche nel caso di disastrose scelte di politica monetaria.

Continuando nella disamina incontriamo un altro interessante punto esposto dall'allora onorevole Romano: “La carta moneta è un credito, fonte di questo credito è la fiducia. Le industrie, l'agricoltura ed il commercio ruotano intorno a questa fiducia.”.

La parola chiave è appunto fiducia che è la fonte del valore monetario.

Quando Auriti parlava di emissione a credito non si riferiva ad una emissione “ a prestito “. Il termine “credito” stava ad indicare quello stato d'animo, la condizione psicologica per la quale l'individuo dà credibilità ; e la fiducia si ottiene con la credibilità. Per questo motivo riteniamo che l'on. Romano intendeva che la moneta della nazione aveva valore “credibile” ,e non “creditizio”, finchè si aveva fiducia nell'espressione politica del suo popolo: il Parlamento che doveva controllare il Governo nella politica monetaria, dalla sua emissione alla sua gestione.

Possiamo dire che l'onorevole Romano aveva intuito il valore convenzionale elaborato giuridicamente dal genio di Giacinto Auriti 40 anni dopo ? Certamente no in quanto la moneta ha sempre avuto una concezione materialista, è stata sempre considerata nella sua emissione un credito dell'emettitore legata ad un sottostante come la produzione o il lavoro. Il Romano non ha mai parlato di credito come diritto ad avere moneta sulla base del valore dell'uomo, della persona, e quindi riconosciuta come bene economico immateriale riconosciuto come diritto fondamentale alla vita. Possiamo solo dire che si era avvicinato moltissimo perchè non abbiamo a disposizione elementi e prove che dimostrino che il Romano abbia approfondito la tematica. Ma la sua intuizione, il suo emendamento, fu pericolosa per i banchieri perchè proprio nello stesso periodo, come ci ricorda Auriti nei suoi testi, l'allora governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, ebbe a dichiarare che “ abbiamo sostituito la qualità dell'oro con la saggezza dei governatori delle banche centrali” . Nel 1948 lo stesso Einaudi fu eletto presidente della Repubblica, forse premiato come fu premiato 50 anni dopo Carlo Azeglio Ciampi.

Evidenziamo ancora un altro passaggio nell'emendamento del Romano :
Quando un Governo intende preparare una guerra fa prima girare il torchio e con la carta-moneta mette in moto gli alti forni. Allo stesso espediente ricorre quando vuole attuare un protezionismo industriale.”

Da questo punto emerge come ,per far vivere l’ economia e gli scambi , occorra dapprima immettere il mezzo monetario. Successivamente la fiducia dei cittadini, supportata dall'induzione giuridica che è la legge che tutela il bene moneta come oggetto di diritto, restituirà vivacità al paese.

Quanto affermato è di estrema importanza.

Infatti ne consegue incontrovertibilmente che le crisi che oggi viviamo sono create artificialmente dal sistema bancario. Oggi come all'epoca.

Per Auriti, come per il Romano, era doveroso il controllo politico della moneta visto che il governo è tenuto a controllare tutto, spesso anche creando disagi con l'estrema burocrazia. Lo stesso Romano , riferendosi all'esempio del torchio per finanziare guerre ed economia, dichiarava in assemblea costituente che
Il Parlamento, rimasto estraneo a questi atti, che incidono nella vita del Paese, viene a trovarsi in un secondo tempo di fronte al fatto compiuto. Penso quindi che sia doveroso controllare l'emissione della carta moneta, giacché la fiducia nella moneta è in rapporto alla condotta più o meno seria del Governo. Controllare questa condotta è dovere dei Parlamenti.Oggi prevale la tendenza a tutto controllare, anche quando il controllo costituisce un intralcio.Invece per l'emissione della moneta ci si rimette alla prudenza dell'istituto di emissione. Se la moneta rappresenta in qualche modo la fiducia che si può riporre in un popolo, questo ha il diritto ed il dovere di vigilare e controllare a mezzo dei suoi rappresentanti la nascita della moneta, strumento onnipotente ed onnipresente della vita economica del Paese

*Come diceva Auriti: lil valore della moneta non nasce senza la fiducia nell'accettazione da parte del popolo

E’ la collettivita’ dei cittadini che determina la genesi della moneta come bene economico sociale a contenuto patrimoniale e di valore indotto, pertanto solo essa ne deve essere riconosciuta proprietaria mediante l’ emissione a credito.

Il sistema fornisce soltanto un mero supporto, di valore pressoché nullo (moneta cartacea o bit sul computer).

Ed eccoci al punto nodale della questione, ossia la riserva.

Appurato che la fonte del valore monetario è la fiducia, ed essendo fatto notorio che quando ci si fida di qualcuno,ad esempio di un amico, non si chiedono garanzie in cambio, ne consegue un altro importante corollario, ossia, l’ inutilità della riserva.

Il denaro per nascere e per circolare non necessita di alcuna riserva in quanto nasce come bene oggetto di diritto e tutelato dal diritto stesso

*La riserva non serve, altra celebre frase del Prof Giacinto Auriti.

Questa frase di Auriti trova conferma nel regio decreto del 21 luglio 1935, n. 1293, e regio decreto-legge 5 settembre 1935, n. 1647, che vengono citati nell'emendamento costituente dell'on. Romano, quando, con tali provvedimenti, si dispose la “sospensione dell’ obbligo di riserva”.

Il voler imporre una riserva al momento dell’ emissione, è solo un arbitrario atto di imperio posto in essere dal potere a danno del popolo, affinché questi non comprenda la vera natura del valore monetario, e non si renda conto dell’ enorme spoliazione subita.

Questa assurda situazione ha concrete ripercussioni sulla vita di noi tutti: aziende che chiudono, persone senza impiego, tagli indiscriminati sul sociale che colpiscono le fasce piu’ deboli della popolazione.
L'onorevole Romano l'aveva capito benissimo con l'esperienza vissuta con le due guerre mondiali e le due crisi monetarie che le precedettero.

Inutile dire che l'emendamento dell'onorevole Romano non fu accolto dall'Assemblea Costituente

Oggi, con l'avvento dell'Unione Europea che modificherà le costituzioni degli Stati nazionali, sentiamo ancora parlare di “difesa” o “ attuazione “ della Costituzione Italiana. Noi parliamo di “integrazione”, “completamento” della Costituzione perchè così com'è formulata non riconosce al popolo la sovranità, non attua quella “democrazia integrale” auspicata da Auriti in quanto è carente della sovranità monetaria.
Non possiamo piu’ tollerare una cosi’ colossale ingiustizia, è ora che il parlamento prenda posizione chiara e netta sul punto. E' ora che chi sta operando per la difesa della Costituzione ,studiando anche gli atti dei lavori costituenti, prenda in considerazione quanto intuì l'onorevole Romano nel 1947 e che fu enunciato in maniera scientifica nel campo del Diritto dal prof. Giacinto Auriti altrimenti sarebbe una “minestra riscaldata” , come soleva dire l'insigne giurista di Guardiagrele

La nascita della Costituzione - Appendici - Autorizzazione del Parlamento per battere moneta
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ita' 2 maggio 2016 pubblicato da Fabio Lugano

DEUTSCHE BANK: BISOGNA TASSARE MAGGIORMENTE I RISPARMI O PERFINO APPLICARE UNA PATRIMONIALE (DAGLI DI NIRP…)











L’Europa pare bloccata nella propria deflazione e bassa crescita. Come sappiamo questo ha spinto la BCE ad applicare il QE prima , quindi il NIRP (negative interest rate policy) e quindi il TLTRO (tassi negativi per i prestiti finalizzati al mercato finale.) Purtroppo tutte queste politiche stanno portando risultati estremamente scarsi. Vediamo questa carta dell’inflazione in Europa prodotta da Eurostat.



A voler essere perfidi potremmo notare che gli unici paesi che raggiungono i propri obiettivi inflazionistici sono fuori non solo dall’area Euro, ma proprio dall’Unione… Però saremmo perfidi, e non vogliamo infierire ora. L’ultima rilevazione dell’inflazione dell’area euro indica un -0,2% ad aprile, dopo uno 0 a marzo ed un -0,2% a febbraio. Un bel fallimento per le politiche della BCE

I media tedeschi , ed anche molti politici del partito di governo CSU/CDU, hanno pesantemente attaccato il governatore della BCE Draghi per le sue politiche espansive, giudicate assurde. Gli attacchi sono stati talmente violenti che il board e Draghi stesso si sono sentiti in dovere di difendere la propria indipendenza.

In realtà le cose sono viste in modo molto all’interno della stessa Germania. secondo l’analista di Deutsche Bank Dominic Konstam ha recentemente prodotto un documento, che potete leggere QUI , nel quale afferma che :

In this case, central banks should move more strongly toward penalizing savings, rather than just the institutions that “house” those savings – the banks. This would mean allowing significantly negative retail deposit rates or perhaps even wealth taxes.”

In questo caso (di tassi negativi di lungo periodo) le banche centrali dovrebbero muoversi più fortemente verso la penalizzazione dei risparmi, piuttosto che le istituzioni che custodiscono questi risparmi: le banche. Questo significa permettere tassi dei depositi fortemente negativi, se non addirittura tasse patrimoniali”.

Quindi, secondo Deutsche Bank che sta pagando questa situazione di tassi leggermente negativi, la soluzione per l’Euroarea e per il Giappone sarebbe quella di spingere in modo ancora più negativo i tassi, in modo da obbligare le banche ad applicare i tassi negativi, oppure addirittura un’imposta patrimoniale sulla ricchezza mobile.

Questo “Bastone” dovrebbe essere compensato dalla carota della creazione di mutui immobiliari a tassi negativi, tanto per spingere all’esplosione di qualche bella bolla immobiliare.

State attenti che DB non è una banca qualsiasi, ma la più grande, potente e spregiudicata banca europea. Quando ha fatto pressione sul comitato di Basilea per modificare le norme di contabili sui derivati è riuscito ad ottenerla in poco più di due settimane. La sua indicazione, prima o poi, per quanto possa apparire demenziale, sarà seguita.

Con questo scritto, e riportando le parole di DB, abbiamo anche confutato il famoso detto:”L’euro tutela i nostri risparmi”….

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Lo spread è misura del rischio default quando si è all’interno di un’area economica con moneta unica ma economie divergenti nei fondamentali.

Quando hai la tua valuta tale problema non si pone, ciò che sarà in quel caso opportuno controllare semmai saranno il tasso d’inflazione e la potenza della valuta nazionale.



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"Gli italiani disoccupati? Che vadano via dall’Italia, non hanno scuse! Gli immigrati fuggono dalla guerra ed è normale che si trovino in una situazione di momentanea disoccupazione, sta a noi integrarli ed aiutarli a trovare lavoro. Che scuse ha un uomo Italiano di 40 anni, disoccupato, senza nemmeno una laurea? Nessuna.”

Questa ha bisogno di uno psichiatra!



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