Itaglia paese di xxxxx

Fleursdumal

फूल की बुराई
continuare così , tanto uno scandalo al giorno provoca assuefazione e indifferenza


Benvenuti a Velenitaly
di Paolo Tessadri
www.espresso.it

Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Con questo miscuglio sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo. Venduti in tutta Italia. In edicola da venerdì

Di vino ne contengono poco: un terzo al massimo, spesso di meno. Il resto è un miscuglio micidiale: una pozione di acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Veleni a effetto lento: all'inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell'organismo con il tempo si trasformano in killer cancerogeni.

Secondo i magistrati di due procure e la task force che da sei mesi indagano sulla vicenda, questo cocktail infernale è il protagonista della più grande sofisticazione alimentare mai scoperta in Italia. Perché con la miscela tossica sono state confezionate quantità mostruose di vino. Gli inquirenti ritengono che si tratti di almeno 700 mila ettolitri: sì, 70 milioni di litri messi in vendita nei negozi e nei supermercati come vino a basso costo anche dai marchi più pubblicizzati del settore. Un distillato criminale che ha riempito circa 40 milioni di bottiglie, fiaschi e confezioni di tetrapack d'ogni volume, offerte a un prezzo modestissimo: da 70 centesimi a 2 euro al litro.

L'inchiesta è tutt'ora in corso: solo una parte dei prodotti pirata è stata sequestrata perché è impossibile rintracciare tutte le bottiglie. Ma gli elementi raccolti dagli investigatori mostrano un sistema industriale di contraffazione che nasce dalla criminalità organizzata e alimenta le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo sono già 20. Otto si trovano al Nord: in provincia di Brescia, Cuneo, Alessandria, Bologna, Modena, Verona, Perugia. Il resto invece è sparso tra Puglia e Sicilia: le sorgenti del vino contraffatto e dei documenti che gli hanno permesso di invadere le botti. Perché con questo sistema criminale i produttori riuscivano a risparmiare anche il 90 per cento: una cisterna da 300 ettolitri costava 1.300 euro, un decimo del prezzo normalmente chiesto dai grossisti del vino di bassa qualità.


Retrogusto al metanolo L'istruttoria è nata partendo da uno dei soliti sospetti: una cantina di Veronella che 22 anni fa venne coinvolta dal dramma delle bottiglie al metanolo. Ricordate? Diciannove persone uccise mentre altre 15 persero la vista per colpa del mix a base di mosto e di un alcol sintetico, normalmente utilizzato nelle fabbriche di vernici: un liquido inodore e micidiale. Una tragedia che cancellò la credibilità della nostra enologia e stroncò l'export. Ma nello stabilimento di Bruno Castagna anche quella lezione sembra dimenticata. Quando nello scorso settembre scatta l'irruzione, gli agenti del Corpo forestale di Asiago e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari trovano subito una situazione anomala: accanto alle cisterne c'erano taniche piene di acido cloridrico, altre con acido solforico e 60 chili di zucchero. Gli ispettori mettono tutto sotto sequestro e fanno esaminare campioni di vino bianco e rosso per capire cosa contengano. I test condotti nell'Istituto agrario di San Michele all'Adige e nel laboratorio di Conegliano Veneto dell'Ispettorato centrale forniscono lo stesso verdetto choc: in quel liquido di uva ce n'è circa un quinto, il minimo indispensabile per dare un po' di sapore. I test sono concordi: tra il 20 e il 40 per cento, non di più. E il resto? Acqua, concimi, fertilizzanti, zucchero, acidi. Sì, acidi: usati per mimetizzare lo zucchero vietato per legge. L'acido cloridrico e l'acido solforico vengono utilizzati per 'rompere' la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell'uva. Un metodo che consente così di sfuggire ai controlli. Risultato: da una normale analisi non emergerà la contraffazione. I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo. L'acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è devastante.

A Veronella uno degli investigatori è svenuto per i vapori e sono stati chiamati i pompieri per rimuovere le scorte. Il titolare della cantina è stato arrestato per il reato di sofisticazione alimentare con pericolo della salute pubblica: di quel liquido ad alto rischio ne avevano ancora migliaia di litri. Ma il fascicolo aperto dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni poco alla volta si è gonfiato di reati pesantissimi: l'associazione a delinquere per gli imprenditori vinicoli del Nord. Che diventa addirittura associazione mafiosa per i loro referenti meridionali.
acra cantina unita Partendo dai silos veneti gli agenti della Forestale sono arrivati ai fornitori della pozione micidiale. La pista conduce fino a Massafra in provincia di Taranto. Secondo l'accusa, l'intruglio proviene da due stabilimenti: la Enoagri export srl e la Vmc srl, vini, mosti e concentrati. Per gli inquirenti il gigantesco impianto della Vmc è stato costruito non per produrre vino, ma per fabbricare quantità industriali di quel mix velenoso: c'è un vero laboratorio chimico. Da lì l'inchiesta si allarga ancora e si estende in tutta Italia, con squadre di investigatori all'opera anche in Sicilia, mentre il coordinamento per il fronte Sud viene preso dal pm Luca Buccheri della Procura di Taranto. Pochi giorni fa il magistrato ha sequestrato i due stabilimenti, ma gli investigatori sono convinti che i titolari siano solo dei prestanome. Dietro di loro, in realtà, ci sarebbero gli investimenti della Sacra corona unità, il nucleo storico della mafia pugliese. E poiché ogni documento falso richiede altre coperture, altre aziende nelle mani della malavita avrebbero fornito certificati e ricevute per giustificare l'attività delle distillerie di veleno. Tutto finto: vino, forniture, bolle di trasporto, fatture. A Massafra è stata sequestrata la Tirrena Vini, definita dagli inquirenti una 'cartiera'. E sono spuntati documenti taroccati realizzati pure da ditte di Trapani, che hanno fatto ipotizzare un collegamento operativo con Cosa nostra siciliana. E per questo anche la Direzione investigativa antimafia è scesa in campo per intercettare i movimenti di capitali impegnati nell'operazione criminale.

Cocktail al veleno Una volta scoperte le sorgenti, gli specialisti della Forestale e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari si sono messi a studiare tutti gli acquirenti della pozione. E hanno ricostruito la mappa di quella che definiscono la più grande frode mai scoperta in Italia: 70 milioni di litri di vino corretto o fabbricato con liquidi pericolosi per la salute. Viene creata una task force di investigatori e informato il ministero delle Politiche agricole. La miscela è finita nelle cantine di sei regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Puglia e Sicilia. I primi test avrebbero riscontrato lo stesso cocktail di Veronella: solo il 20-30 per cento è vino, il resto è composto dal solito intruglio di fertilizzante, concime, zucchero e acido made in Massafra. Ma a preoccupare ministero e inquirenti è soprattutto l'uso che ne avrebbero fatto due impianti, uno nel Bresciano e l'altro nel Veronese, che sono leader in Italia nell'imbottigliamento e nella vendita di vini a basso prezzo. Solo da questi due stabilimenti sono uscite milioni di bottiglie, di fiaschi e di cartoni destinati in massima parte al mercato nazionale.

È chiaro che a questo punto l'inchiesta assume una dimensione di alto impatto per l'economia italiana. Con il rischio di un danno d'immagine ben più grave di quello provocato dall'allarme sulla bufala. Per questo il vertice del ministero ha scelto una linea di massima cautela: sia per non compromettere gli sviluppi investigativi sul versante mafioso, sia per non infliggere un nuovo colpo alla credibilità dei nostri prodotti. Il settore basso del mercato è anche quello dove la concorrenza internazionale è più forte, con nuove nazioni che si lanciano con prodotti a prezzi infimi. Ma nonostante i sequestri, moltissime delle bottiglie sotto inchiesta restano in vendita: 'L'espresso' ne ha visto un intero stock in un centro commerciale del Nord-est.

D'altronde le quantità contraffatte accertate finora dagli investigatori non hanno precedenti: 700 mila ettolitri. Un record, che può inondare un'altra delle risorse nazionali con un fiume di vino dal retrogusto di acido muriatico.
(03 aprile 2008)
 
ennessimo sputtanamento su scala globale :down: :down: :down:



avviso di garanzia dalla procura di siena anche per il presidente del consorzio
Vino, scoperte centinaia di bottiglie di falso Brunello 2003: sequestri in 4 aziende
Coinvolte 13 aziende produttrici, 20 gli indagati: creato un vino diverso per avvicinarsi ai gusti Usa

SIENA - Un'inchiesta che fa scalpore perchè il vino oggetto della frode è uno dei più celebri d'Italia: il Brunello. Sono 13 le aziende produttrici di Brunello coinvolte nell'inchiesta della procura di Siena sulle frodi legate al Brunello.
Una ragazza degusta un bicchiere di Brunello di Montalcino (Ap)
Lo ha detto, al termine dell'incontro con il ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro, il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino Francesco Marone Cinzano. «Sono quattro - ha precisato Cinzano - le aziende alle quali sono state sequestrate le bottiglie dell'annata 2003, Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi». Il presidente del Consorzio ha ammesso di essere tra le persone, in qualità di produttore, ad aver ricevuto un avviso di garanzia. «Il danno è grave - ha detto Cinzano -, ovviamente noi vogliamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ma chiediamo che sia concluso in tempi brevi perchè il rischio per le aziende coinvolte è forte e alcune sono già state costrette a lasciare a casa dei lavoratori». Cinzano si è fatto portavoce con il ministro De Castro della «forte preoccupazione dei 250 produttori di Montalcino».

L'INDAGINE - Gli indagati sarebbero in tutto una ventina. Secondo quanto riferisce il settimanale l’Espresso nel prossimo numero in edicola «I motivi del taroccamento sono due: le quantità del Sangiovese disponibile, in primis, sono insufficienti a coprire la domanda crescente di mercato. Inoltre il miscelamento sarebbe legato a una mera questione di palato: il consumatore, soprattutto quello americano, preferisce al gusto forte del Brunello Doc una variante morbida, più dolce e ’transalpina’". Degli interessati dalle indagini della Guardia di Finanza, prosegue il periodico, «molti negano, qualcuno rettifica, Montalcino è sgomenta, ma le prove sembrano schiaccianti: le Fiamme gialle hanno trovato nelle cantine le ricette con cui gli enologi preparavano lo shake di vini, conservati in vasche differenziate prima del cocktail da imbottigliare. Appunti riservati grazie a cui gli esperti confezionavano, dosando con cura le proporzioni, il falso Brunello».


03 aprile 2008
 
Mamma mia Fleurs .. io non ho più parole. Hai ragione sulla assuefazione, ma come si fa a non sentirsi sommersi, a non provare una rabbia ed un disgusto tale da superare la soglia della sopportazione .. per diventare appunto indifferenza?
Come faccio a non diventare indifferente verso un paese in cui troppi suoi cittadini si comportano come bestie?
 
Come si fa a spendere meno di 2 euro per una bottiglia di vino non pensando che forse fa cag.are? Perchè non vengono pubblicati nomi e dettagli sul vino incriminato? Perchè quando si è verificato lo stesso problema con il latte 3 anni fa (vendevano acqua sporca al posto del latte) nessuno ha pubblicato nomi cognomi e riferimenti di quello che non si doveva comprare?
Perchè vengono lanciati allarmi su tutto e non si specifica mai niente?
La mozzarella di bufala si può mangiare o no? E se non si può mangiare ce lo vengono a dire 2 anni dopo che lo scoprono?
Vi ricordate il pollo alla diossina? Oggi il pollo è pieno zeppo di sostanze chimiche fra cui antibiotici. Eppure nessuno ne parla più e vi garantisco che se un individuo è allergico agli antibiotici e si mangia un pollo allo spiedo rischia grosso.
E cosa dire della mucca pazza?
Poi c'è il pesce al mercurio. Per non dimenticare il fatto che l'acqua e le bibite nelle bottiglie di plastica provocano tumore alla prostata.
Non vi basta? Ci sono le cozze dell'adriatico che sono una vera e propria bomba chimica. Oppure avete mai provato ad immaginare cosa c'è al posto del pomodoro in quelle passate che vengono vendute a pochi centesimi?
Lo sapevate che da alcuni mesi a questa parte nelle bibite gassate è stato sostituito l'ascorbato di potassio con un altro conservante in quanto il primo è DIMOSTRATO che ha effetti cangerogeni?
Niente allarme comunque, ci sono alcuni supermercati che quando scadono i prodotti si limitano a cambiare etichetta...
Perchè viene sempre danneggiato un intero settore e non i colpevoli? La conoscono o no la marca del vino avvelenato che veniva venduto? ALLORA DITELO!
 
nic.73 ha scritto:
Come si fa a spendere meno di 2 euro per una bottiglia di vino non pensando che forse fa cag.are? Perchè non vengono pubblicati nomi e dettagli sul vino incriminato? Perchè quando si è verificato lo stesso problema con il latte 3 anni fa (vendevano acqua sporca al posto del latte) nessuno ha pubblicato nomi cognomi e riferimenti di quello che non si doveva comprare?
Perchè vengono lanciati allarmi su tutto e non si specifica mai niente?
La mozzarella di bufala si può mangiare o no? E se non si può mangiare ce lo vengono a dire 2 anni dopo che lo scoprono?
Vi ricordate il pollo alla diossina? Oggi il pollo è pieno zeppo di sostanze chimiche fra cui antibiotici. Eppure nessuno ne parla più e vi garantisco che se un individuo è allergico agli antibiotici e si mangia un pollo allo spiedo rischia grosso.
E cosa dire della mucca pazza?
Poi c'è il pesce al mercurio. Per non dimenticare il fatto che l'acqua e le bibite nelle bottiglie di plastica provocano tumore alla prostata.
Non vi basta? Ci sono le cozze dell'adriatico che sono una vera e propria bomba chimica. Oppure avete mai provato ad immaginare cosa c'è al posto del pomodoro in quelle passate che vengono vendute a pochi centesimi?
Lo sapevate che da alcuni mesi a questa parte nelle bibite gassate è stato sostituito l'ascorbato di potassio con un altro conservante in quanto il primo è DIMOSTRATO che ha effetti cangerogeni?
Niente allarme comunque, ci sono alcuni supermercati che quando scadono i prodotti si limitano a cambiare etichetta...
Perchè viene sempre danneggiato un intero settore e non i colpevoli? La conoscono o no la marca del vino avvelenato che veniva venduto? ALLORA DITELO!



Ascorbato di potassio cancerogeno? mi giunge nuova

L'acido ascorbico è la vitamina C l'ascorbato di potassio è un suo sale.

Forse ti confondi con l'aspartame che è un dolcificante usato al posto dello zucchero in molte bibite gassate a basso costo.
L'aspartame è risultato cancerogeno e lo si sapeva da sempre ma la Monsanto a queste cose non ci bada.
 
Fleursdumal ha scritto:
continuare così , tanto uno scandalo al giorno provoca assuefazione e indifferenza


Benvenuti a Velenitaly
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Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Con questo miscuglio sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo. Venduti in tutta Italia. In edicola da venerdì

Di vino ne contengono poco: un terzo al massimo, spesso di meno. Il resto è un miscuglio micidiale: una pozione di acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Veleni a effetto lento: all'inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell'organismo con il tempo si trasformano in killer cancerogeni.

Secondo i magistrati di due procure e la task force che da sei mesi indagano sulla vicenda, questo cocktail infernale è il protagonista della più grande sofisticazione alimentare mai scoperta in Italia. Perché con la miscela tossica sono state confezionate quantità mostruose di vino. Gli inquirenti ritengono che si tratti di almeno 700 mila ettolitri: sì, 70 milioni di litri messi in vendita nei negozi e nei supermercati come vino a basso costo anche dai marchi più pubblicizzati del settore. Un distillato criminale che ha riempito circa 40 milioni di bottiglie, fiaschi e confezioni di tetrapack d'ogni volume, offerte a un prezzo modestissimo: da 70 centesimi a 2 euro al litro.

L'inchiesta è tutt'ora in corso: solo una parte dei prodotti pirata è stata sequestrata perché è impossibile rintracciare tutte le bottiglie. Ma gli elementi raccolti dagli investigatori mostrano un sistema industriale di contraffazione che nasce dalla criminalità organizzata e alimenta le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo sono già 20. Otto si trovano al Nord: in provincia di Brescia, Cuneo, Alessandria, Bologna, Modena, Verona, Perugia. Il resto invece è sparso tra Puglia e Sicilia: le sorgenti del vino contraffatto e dei documenti che gli hanno permesso di invadere le botti. Perché con questo sistema criminale i produttori riuscivano a risparmiare anche il 90 per cento: una cisterna da 300 ettolitri costava 1.300 euro, un decimo del prezzo normalmente chiesto dai grossisti del vino di bassa qualità.


Retrogusto al metanolo L'istruttoria è nata partendo da uno dei soliti sospetti: una cantina di Veronella che 22 anni fa venne coinvolta dal dramma delle bottiglie al metanolo. Ricordate? Diciannove persone uccise mentre altre 15 persero la vista per colpa del mix a base di mosto e di un alcol sintetico, normalmente utilizzato nelle fabbriche di vernici: un liquido inodore e micidiale. Una tragedia che cancellò la credibilità della nostra enologia e stroncò l'export. Ma nello stabilimento di Bruno Castagna anche quella lezione sembra dimenticata. Quando nello scorso settembre scatta l'irruzione, gli agenti del Corpo forestale di Asiago e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari trovano subito una situazione anomala: accanto alle cisterne c'erano taniche piene di acido cloridrico, altre con acido solforico e 60 chili di zucchero. Gli ispettori mettono tutto sotto sequestro e fanno esaminare campioni di vino bianco e rosso per capire cosa contengano. I test condotti nell'Istituto agrario di San Michele all'Adige e nel laboratorio di Conegliano Veneto dell'Ispettorato centrale forniscono lo stesso verdetto choc: in quel liquido di uva ce n'è circa un quinto, il minimo indispensabile per dare un po' di sapore. I test sono concordi: tra il 20 e il 40 per cento, non di più. E il resto? Acqua, concimi, fertilizzanti, zucchero, acidi. Sì, acidi: usati per mimetizzare lo zucchero vietato per legge. L'acido cloridrico e l'acido solforico vengono utilizzati per 'rompere' la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell'uva. Un metodo che consente così di sfuggire ai controlli. Risultato: da una normale analisi non emergerà la contraffazione. I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo. L'acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è devastante.

A Veronella uno degli investigatori è svenuto per i vapori e sono stati chiamati i pompieri per rimuovere le scorte. Il titolare della cantina è stato arrestato per il reato di sofisticazione alimentare con pericolo della salute pubblica: di quel liquido ad alto rischio ne avevano ancora migliaia di litri. Ma il fascicolo aperto dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni poco alla volta si è gonfiato di reati pesantissimi: l'associazione a delinquere per gli imprenditori vinicoli del Nord. Che diventa addirittura associazione mafiosa per i loro referenti meridionali.
acra cantina unita Partendo dai silos veneti gli agenti della Forestale sono arrivati ai fornitori della pozione micidiale. La pista conduce fino a Massafra in provincia di Taranto. Secondo l'accusa, l'intruglio proviene da due stabilimenti: la Enoagri export srl e la Vmc srl, vini, mosti e concentrati. Per gli inquirenti il gigantesco impianto della Vmc è stato costruito non per produrre vino, ma per fabbricare quantità industriali di quel mix velenoso: c'è un vero laboratorio chimico. Da lì l'inchiesta si allarga ancora e si estende in tutta Italia, con squadre di investigatori all'opera anche in Sicilia, mentre il coordinamento per il fronte Sud viene preso dal pm Luca Buccheri della Procura di Taranto. Pochi giorni fa il magistrato ha sequestrato i due stabilimenti, ma gli investigatori sono convinti che i titolari siano solo dei prestanome. Dietro di loro, in realtà, ci sarebbero gli investimenti della Sacra corona unità, il nucleo storico della mafia pugliese. E poiché ogni documento falso richiede altre coperture, altre aziende nelle mani della malavita avrebbero fornito certificati e ricevute per giustificare l'attività delle distillerie di veleno. Tutto finto: vino, forniture, bolle di trasporto, fatture. A Massafra è stata sequestrata la Tirrena Vini, definita dagli inquirenti una 'cartiera'. E sono spuntati documenti taroccati realizzati pure da ditte di Trapani, che hanno fatto ipotizzare un collegamento operativo con Cosa nostra siciliana. E per questo anche la Direzione investigativa antimafia è scesa in campo per intercettare i movimenti di capitali impegnati nell'operazione criminale.

Cocktail al veleno Una volta scoperte le sorgenti, gli specialisti della Forestale e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari si sono messi a studiare tutti gli acquirenti della pozione. E hanno ricostruito la mappa di quella che definiscono la più grande frode mai scoperta in Italia: 70 milioni di litri di vino corretto o fabbricato con liquidi pericolosi per la salute. Viene creata una task force di investigatori e informato il ministero delle Politiche agricole. La miscela è finita nelle cantine di sei regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Puglia e Sicilia. I primi test avrebbero riscontrato lo stesso cocktail di Veronella: solo il 20-30 per cento è vino, il resto è composto dal solito intruglio di fertilizzante, concime, zucchero e acido made in Massafra. Ma a preoccupare ministero e inquirenti è soprattutto l'uso che ne avrebbero fatto due impianti, uno nel Bresciano e l'altro nel Veronese, che sono leader in Italia nell'imbottigliamento e nella vendita di vini a basso prezzo. Solo da questi due stabilimenti sono uscite milioni di bottiglie, di fiaschi e di cartoni destinati in massima parte al mercato nazionale.

È chiaro che a questo punto l'inchiesta assume una dimensione di alto impatto per l'economia italiana. Con il rischio di un danno d'immagine ben più grave di quello provocato dall'allarme sulla bufala. Per questo il vertice del ministero ha scelto una linea di massima cautela: sia per non compromettere gli sviluppi investigativi sul versante mafioso, sia per non infliggere un nuovo colpo alla credibilità dei nostri prodotti. Il settore basso del mercato è anche quello dove la concorrenza internazionale è più forte, con nuove nazioni che si lanciano con prodotti a prezzi infimi. Ma nonostante i sequestri, moltissime delle bottiglie sotto inchiesta restano in vendita: 'L'espresso' ne ha visto un intero stock in un centro commerciale del Nord-est.

D'altronde le quantità contraffatte accertate finora dagli investigatori non hanno precedenti: 700 mila ettolitri. Un record, che può inondare un'altra delle risorse nazionali con un fiume di vino dal retrogusto di acido muriatico.
(03 aprile 2008)

Sì, ma non prendiamo quello che scrivono i giornalisti per vangelo

Dal blog di Dario Bressanini (chimico) su Le Scienze

***ho letto l’articolo. Sinceramente non e’ che dia molte informazioni. Mi sembra scritto per essere molto roboante e allarmante ma non capisco esattamente se mettevano concime e pesticidi nel vino !?! Mi sembra piuttosto strano. A che pro? hanno un buon sapore?
Anche per l’acido: per come e’ scritto il pezzo per un po’ ho avuto il dubbio che aggiungessero l’acido solforico e quello cloridrico (muriatico) al vino !?!
Poi invece si arriva a questa frase “L’acido cloridrico e l’acido solforico vengono utilizzati per ‘rompere’ la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell’uva.”
che io interpreto come “usavano gli acidi per trasformare il saccarosio in glucosio e fruttosio”. Questa mi sembra una cosa più ragionevole. Gli acidi, esattamente come quelli che abbiamo nello stomaco, scindono il saccarosio in glucosio e fruttosio. Il risultato si chiama “zucchero invertito” che si vende anche normalmente al supermercato. Ovviamente l’acido in eccesso lo si lava via, mica te lo bevi normalmente!
Pero’ poi dice che l’acido serviva anche a mascherare lo zucchero (come succede nella coca cola ad esempio, ne abbiamo parlato). Insomma, non e’ chiaro
Sul fatto che non sia rivelabile con una normale analisi avrei qualche dubbio. Non sono un esperto di vino, ma il processo descritto prima produce glucosio e fruttosio in parti uguali, e non credo che questi zuccheri naturalmente siano presenti in questa proporzione nel vino. Qui nel blog ci sono esperti enologhi che potranno correggermi.
Questo: “I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo” sinceramente mi ha fatto pensare al pesce d’aprile, per la voglia di tirare in ballo a tutti i costi il cancro. L’acido cloridrico e’ prodotto normalmente dal nostro stomaco. Certo non va bevuto o aggiunto al vino, ma non direi che sia cancerogeno in queste condizioni. Ovviamente, non sto parlando, ad esempio, di lavorazioni in cui c’è una atmosfera satura di acido solforico e cloridrico nell’aria.
Insomma, l’impressione che ho avuto leggendo l’articolo e’ che c’è un’inchiesta, c’è una truffa, ma ancora non ho capito esattamente se c’è un pericolo per la salute bevendo quel vino o meno.

***Riguardo all’ennesimo caso di sofisticazione del vino è evidente che ci troviamo davanti ad atti criminali. Quanto ai presunti danni per la salute, beh, come enotecnico mi sento di dire che se non siamo ad una specie di “allarme DHMO”, poco ci manca.
Ma sia chiaro, non vorrei sembrare uno che minimizza (magari per interessi di parte) o che in qualche modo tollera la sofisticazione!

Ecco comunque la mia ricostruzione. In Italia l’utilizzo dello zucchero di barbabietola o di canna per l’aumento della gradazione alcolica è in genere vietato (lo si può usare solo per la presa di spuma nei vini spumanti). Tale divieto è da noi imposto solo per ragioni di politica economica e non certo per motivi sanitari, tant’è che in Francia e Germania la pratica dello zuccheraggio è da sempre perfettamente legale (i francesi la chiamano “chaptalisation”).
Da noi, per l’arricchimento dei mosti è consentito solamente l’utilizzo dello “zucchero d’uva” o meglio del “mosto concentrato rettificato” (MCR). Si tratta di mosto di uva a cui non solo è stata tolta gran parte dell’acqua, ma che subisce anche trattamenti energici per la rimozione degli altri costituenti del succo stesso (acidi, polifenoli, sali, ecc.). Il costo è nettamente superiore rispetto a quello del comune zucchero. Ma così si trova una destinazione a grandi quantità di uva di bassa qualità che, se vinificate, aumenterebbero l’offerta con conseguente ulteriore abbassamento dei prezzi.
L’MCR è un liquido molto denso che contiene oltre l’80% di una miscela di glucosio e fruttosio che sono appunto i due principali zuccheri prodotti dall’uva.
Ecco dunque ciò che secondo me hanno pensato di fare quelle organizzazione criminali. Hanno sciolto tonnellate di zucchero di barbabietola nell’acqua in modo da creare uno sciroppo simile all’MCR. Poi, con piccole quantità di acidi forti e probabilmente a caldo, ne hanno provocato l’inversione, come già spiegato da Dario. L’obiettivo era quello di non far trovare, in caso di controlli, il saccarosio come tale. Il prodotto ottenuto è perfettamente idoneo alla vinificazione ed assolutamente innocuo per la salute. Solo che costa molto meno rispetto all’MCR. Si tratta dunque di una frode bella e buona.
Quali sono i possibili controlli? Il rapporto glucosio/fruttosio non è un indicatore affidabile dato che anche l’uva, a maturazione, presenta una proporzione equimolare tra i due glucidi. Tuttavia lo zucchero invertito presenta delle piccole quantità di prodotti di degradazione del saccarosio che possono essere rivelate qualitativamente con saggi relativamente semplici (metodo Garoglio-Stella). Purtroppo per quanto riguarda il vino la situazione è ben diversa. Con la fermentazione si perde la possibilità di risalire all’origine degli zuccheri. I metodi che prevedono l’analisi del rapporto isotopico C13/C12 non danno ancora risultati certi.
In conclusione, al di là della deplorevole azione criminosa, ancora una volta troppo allarmismo gratuito. Ed il settore intero non ne viene certo fuori bene.

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/04/02/lallarme-dhmo/
 
lo posto pure qui:

questo articolo dell'espresso è l'ennesima gigante stron.zata dei giornalisti.

http://en.wikipedia.org/wiki/Golden_syrup

Saccarosio con acqua e un catalizzatore acido come il cloridrico è un modo normalissimo di creare zucchero invertito, glucosio e fruttosio, si usa in una infinità di produzioni di dolci.
Poi nella soluzione finale, l'acido (HCl ) rimane, e se si vuole annullare l'acidità si aggiunge soda caustica (NaOH) e che insieme formano acqua+sale da cucina (H2O+NaCl). L'acido sparisce.

In enologia la tecnica è ovviamente illegale, ma una querela dovrebbe beccarsela pure il giornalista dell'Espresso che punta solo a fare sensazionalismo spaventando la gente :down:
 
HEATHROW - Il terminal 5 di Heathrow, aperto da pochi giorni, è subito precipitato nel caos a causa di un concorso di problemi e disorganizzazione, con migliaia di bagagli persi e centinaia di voli cancellati.
 

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