reginella
Forumer attivo
Ogni tanto camminando tra la folla o semplicemente salendo sulla metropolitana mi capita di incrociare occhi, sguardi, visi che mai rivedrò più.
Proprio pensando a questo mi domando quante sono le occasioni perdute, lasciate andare, gli occhi mai più rivisti (Le passanti, F.De Andrè).
Uso il plurale in questo vaneggiamento ma è ovvio che parlo per me e che non è mia intenzione coinvolgere nessuno né arrogarmi a differenza di molti la verità assoluta.
Eppure tra quella folla qualcuno ci sorride, qualcuno ha un viso amico, buono, comprensivo, sembra quasi che riesca a capirci, eppure lasciamo che scenda e se ne vada....
Sono molti i poeti e i cantanti che hanno cercato di trascrivere queste emozioni, questi amori intravisti, "..e allora nei momenti di solitudine, quando il rimpianto diventa abitudine..si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere.."
In mezzo a tutte queste poesie e canzoni ho pensato che quella che segue è forse la più attuale, tipica del nostro modo di vivere "sulla strada".
Forse in quell'autogrill abbiamo lasciato l'amore della nostra vita, lo abbiamo abbandonato ancor prima che nascesse solo perché non avevamo tempo da dedicargli o per paura e vergogna di mostrarci veramente.
La riporto integralmente, e se qualcuno ha voglia di leggerla, beh, sappia che di certo non può far male ma solo far riflettere o sorridere o forse ancora ricordare.....
La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up,
e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità,
come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,
mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR...
Bella, d' una sua bellezza acerba, bionda senza averne l' aria,
quasi triste, come i fiori e l' erba di scarpata ferroviaria,
il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere
che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere...
Basso il sole all' orizzonte colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina,
lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
ed io.... sentivo un' infelicità vicina...
Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di té...
Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."
Terminò in un cigolio il mio disco d' atmosfera,
si sentì uno sgocciolio in quell' aria al neon e pesa,
sovrastò l' acciottolio quella mia frase sospesa,
"ed io... ", ma poi arrivò una coppia di sorpresa...
E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d' ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,
le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai...
Francesco Guccini - Autogrill - YouTube
Proprio pensando a questo mi domando quante sono le occasioni perdute, lasciate andare, gli occhi mai più rivisti (Le passanti, F.De Andrè).
Uso il plurale in questo vaneggiamento ma è ovvio che parlo per me e che non è mia intenzione coinvolgere nessuno né arrogarmi a differenza di molti la verità assoluta.
Eppure tra quella folla qualcuno ci sorride, qualcuno ha un viso amico, buono, comprensivo, sembra quasi che riesca a capirci, eppure lasciamo che scenda e se ne vada....
Sono molti i poeti e i cantanti che hanno cercato di trascrivere queste emozioni, questi amori intravisti, "..e allora nei momenti di solitudine, quando il rimpianto diventa abitudine..si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere.."
In mezzo a tutte queste poesie e canzoni ho pensato che quella che segue è forse la più attuale, tipica del nostro modo di vivere "sulla strada".
Forse in quell'autogrill abbiamo lasciato l'amore della nostra vita, lo abbiamo abbandonato ancor prima che nascesse solo perché non avevamo tempo da dedicargli o per paura e vergogna di mostrarci veramente.
La riporto integralmente, e se qualcuno ha voglia di leggerla, beh, sappia che di certo non può far male ma solo far riflettere o sorridere o forse ancora ricordare.....
La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up,
e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità,
come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,
mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR...
Bella, d' una sua bellezza acerba, bionda senza averne l' aria,
quasi triste, come i fiori e l' erba di scarpata ferroviaria,
il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere
che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere...
Basso il sole all' orizzonte colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina,
lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
ed io.... sentivo un' infelicità vicina...
Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di té...
Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."
Terminò in un cigolio il mio disco d' atmosfera,
si sentì uno sgocciolio in quell' aria al neon e pesa,
sovrastò l' acciottolio quella mia frase sospesa,
"ed io... ", ma poi arrivò una coppia di sorpresa...
E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d' ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,
le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai...
Francesco Guccini - Autogrill - YouTube
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