Arte, da Dalì a Fontana: i capolavori nascosti nelle case dei boss mafiosi
Una mostra che non solo celebra l’arte, ma rappresenta una evidente dichiarazione contro il malaffare, usando la cultura come strumento per costruire una società più consapevole. L’esposizione “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche” si prepara ad accogliere i visitatori a Palazzo Reale, a Milano, da oggi fino al prossimo 26 gennaio. La rassegna contiene una selezione straordinaria di opere confiscate alla criminalità organizzata, proponendo un’importante riflessione sul ruolo dell’arte nella promozione della legalità e della conoscenza. Questa utile iniziativa è realizzata grazie alla collaborazione tra diverse istituzioni italiane tra cui il Ministero della Cultura, l’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati insieme ai Comuni coinvolti.
Il capoluogo lombardo segue Roma, dove il progetto ha avuto inizio presso il Museo Hendrik Christian Andersen, e culminerà a Reggio Calabria all’interno del Palazzo della Cultura da inizio febbraio al 27 aprile 2025. Tale iter espositivo si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla rilevanza di restituire alla società i beni sottratti alla malavita, attraverso la valorizzazione dell’arte.
NOMI ILLUSTRI
La mostra presenta oltre ottanta pezzi provenienti da diversi contesti, scanditi secondo un criterio sia cronologico che tematico. Tra i nomi illustri spiccano Andy Warhol, Mario Schifano, Lucio Fontana, che indubbiamente contribuiscono a rendere la retrospettiva un evento imperdibile per gli appassionati di quadri e dipinti.
Le opere presenti sono il risultato di due procedimenti distinti: da un lato, quelle sottratte a una rete internazionale di riciclaggio di beni illeciti, dall’altro, pezzi confiscati a soggetti pienamente inseriti nel circuito della criminalità organizzata. L’esposizione consente di ripercorrere gli sviluppi dell’arte dalla seconda metà del Novecento, fino ai primi anni Duemila, in particolare seguendo l’evoluzione dei linguaggi espressivi e delle varie correnti del periodo. Tra queste, s’incontra il gruppo Novecento con Mario Sironi (Composizione astratta, scena urbana con carrozza, 1940-1955; Moltiplicazione II, prima metà del XX secolo), la Metafisica con noti autori quali Giorgio de Chirico (Piazza d’Italia, prima metà del XX secolo) e Carlo Carrà (Capanno sulla riva, 1955), la Transavanguardia di Sandro Chia (Ossa fossa cassa, 1990; Cupido, 1996), Enzo Cucchi (Autostrada del Pensiero, 1997), Mimmo Paladino e la Nuova scuola Romana con Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì, Nunzio, insieme a esperienze come il New Dada di Enrico Baj, l’astrattismo geometrico e informale, l’arte murale di Keith Haring (Kh mural, 1989) e il genere del libro d’artista, come “Cantata Bluia” di Pier Paolo Calzolari.
IL RE DEL VIDEOPOKER
Accanto alle opere di artisti storicizzati, per esempio un piccolo bronzo di Arnaldo Pomodoro (Disco, 1986/2003), vengono proposte ricerche contemporanee che affrontano temi sociali, tipo le stampe digitali di Jawad Al Malhi (House 197, 2007-2009) o i lavori di Michele Salvini (Anello, 2008; Scultura in gomma (Coniglio), 2009) realizzati con materiali inusuali come la gomma da masticare. I pezzi esposti sono stati requisiti a due esponenti della criminalità organizzata: Gennaro Mokbel, legato a Mafia Capitale, condannato per riciclaggio nell’inchiesta Telecom Sparkle e Fastweb, proprietario di una galleria d’arte in via Margutta che organizzava pure televendite, e Gioacchino Campolo, il «re del videopoker», colluso con la ’Ndrangheta.
Una volta terminata la mostra a Milano, il primo gruppo di opere, frutto di una confisca definitiva risalente al 2018, troverà nuova collocazione in prestigiose istituzioni italiane, tra cui la Pinacoteca di Brera, Palazzo Citterio di Milano, la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma oppure in altre locations di Napoli e Cosenza. Nel contempo, un secondo gruppo composto da ventidue pezzi rimarrà nella città di Reggio Calabria, dove verranno ospitate circa cento opere d'arte espropriate dall'anno 2016.
(Libero quotidiano)