Obbligazioni MPS

(omissis)

Oggi l’Unione Europea chiede che la partecipazione di maggioranza dello stato in MPS sia ceduta sul mercato, privatizzando nuovamente la banca entro la fine del periodo di bilancio 2021 ma un’ipotesi di mantenimento dell’indipendenza dell’istituto senese è, oggi, estremamente difficile da portare avanti, nonostante le richieste in tal senso da parte della politica locale.

La pulizia di bilancio, per ridurre la quota di crediti deteriorati in bilancio, è stata, infatti, molto pesante.

Con l’operazione Hydra, di fatto, è stata creata quella che può essere definita una bad bank su cui si sono scaricate sofferenze, incagli e past due per lasciare la banca senese pulita, il tutto ha comportato costi ingenti che sommati alle perdite registrate lo scorso anno hanno portato il CET1, che è il rapporto tra il capitale versato, le riserve e gli utili non distribuiti con le attività ponderate per il rischio, al 12,1% e il CET1 fully loaded, che, per dirla con l’accetta, è lo stesso parametro calcolato sui requisiti futuri ancora non in vigore, al 9,9% contro un valore minimo, stabilito dalla BCE, del 8,74%.

Tutto bene?

No, perché a fronte degli stress test promossi da EBA poco tempo fa, nel caso peggiore, MPS ha avuto una proiezione del CET1 al 2023 negativa, cosa che indica la necessità di una ricapitalizzazione per poter mettere il patrimonio in sicurezza.

Ovvio che, stante la composizione dell’azionariato odierna, questa ricapitalizzazione risulterebbe come l’ennesimo aiuto di stato che l’UE non ammetterebbe mai e, di qui, l’ipotesi di stand alone diventa, di fatto, impercorribile aprendo la strada a delle “nozze obbligate2 con un altro istituto o alla cessione a qualche fondo che si sobbarchi, poi, l’onere dell’aumento di capitale.

Qui entra l’ipotesi Unicredit. Se si volesse essere precisi, oggi, MPS chiude il secondo trimestre di fila in utile, con un risultato riferibile al Q2 2021 positivo per 82mln di euro che porta il totale dell’H1 2021 a 202mln di euro circa in attivo, contro il “profondo rosso” registrato lo scorso anno, trainato da un incremento delle commissioni e del trading ma, nonostante questo, l’azienda necessiterebbe almeno 2,5mld di euro di capitale fresco per mettere in sicurezza il patrimonio entro il primo semestre del prossimo anno e una fusione permetterebbe, forse, di evitare un’operazione di aumento di capitale.

Ad essere interessati alla banca, al momento, ci sono solo due soggetti: il fondo di private equity americano Apollo e, appunto, Unicredit.

Mentre un’acquisizione da parte degli americani di Rocca Salimbeni potrebbe essere prodromica a una pesantissima ristrutturazione dell’istituto o, addirittura, a un cosiddetto “spezzatino” per valorizzare gli asset più redditizi, una fusione con la banca milanese potrebbe, invece, portare a un preciso progetto industriale volto a competere con il principale concorrente sulla piazza italiana, Intesa Sanpaolo, che, in effetti, è sembrata un po’ trascurata dai piani industriali portati a terra durante la gestione Mustier.

Anche questa soluzione, ovviamente, non sarebbe indolore, in questo caso, infatti, verrebbe meno, la “toscanità” della banca e il suo forte legame con il territorio, a cui va aggiunta una stima di circa 2’500 esuberi di personale da gestire, fortunatamente tramite il fondo di solidarietà bancario che, negli anni, si è dimostrato una soluzione più che efficiente in questi casi.

Nonostante queste criticità il ministro dell’economia Daniele Franco, che sarà chiamato a sovrintendere l’operazione in quanto principale azionista di MPS, sostiene che l’operazione con Unicredit sia una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese, permettendo di mantenere gli asset in Italia e di non eradicare completamente il legame con il territorio, vista la natura di banca commerciale di Unicredit.

Al di là di ogni considerazione politica, in questo caso piuttosto pretestuosa, questa aggregazione presenta, poi, dei nodi ulteriori ancora da sciogliere, come il destino del marchio della banca (ancora in attività) più antica del mondo e la salvaguardia dei livelli occupazionali dovuti alla presenza della direzione generale di MPS a Siena.

Non sono sicuramente problemi da poco ma la soluzione qui prospettata sarebbe senza dubbio quella che permetterebbe una continuità industriale e una maggiore utilità per dipendenti e clienti nonché un consolidamento ulteriore del settore creditizio che, se ci sia necessità di ricordalo, è un comparto chiave nella tenuta di qualsiasi sistema economico.



fonte: interris.it 10/8/2021
 
se hai questa certezza puoi fare un bel gain shortando l'azione, anche se costa il 67% di interessi dovresti incassare il jack-pot entro fine anno

No no, io dopo banca Marche non avrò mai più certezze, e a dirla tutta non ne avevo moltissime neanche prima.

Ho fatto tutta una serie di premesse, esprimo un parere, osservo la partita da spettatore esterno, penso sia legittimo esprimere un proprio parere anche da semplice osservatore.
 
che a sua volta deve fare i conti con la sig.ra vestager
Mps, UniCredit prenderà bond subordinati in intesa con Tesoro - fonti - 10/08/2021 18:06 - ROMA, 10 agosto (Reuters) - Il debito subordinato del Monte dei Paschi (BMPS.MI), colpito da vendite dopo il downgrade di DBRS, finirà in capo a UniCredit (UCG.MI) nell'ambito dell'accordo, in via di definizione, per acquistare parti selezionate della banca toscana e permettere al Tesoro di ridurre la quota del 64%. E' quanto riferiscono due fonti vicine al dossier che da fine luglio impegna la banca di piazza Gae Aulenti e via ********Settembre in un negoziato per definire il destino del Monte, divenuto a maggioranza pubblica dopo il salvataggio del 2017. Nessun commento da parte di UniCredit, mentre una terza fonte vicina alle trattative dice che le soluzioni tecniche per raggiungere l'obiettivo sono ancora al vaglio e non sono state discusse ufficialmente.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto