Obbligazioni MPS

UNICREDIT - MPS: tempi più lunghi per un accordo 18/10/2021 09:23 - WS

FATTO
EVENT: Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il MEF potrebbe richiedere alla DgComp la possibilità di avere un prolungamento di sei mesi per dismettere la propria quota in BMPS (BMPS.MI) (fino a giugno 2022), in quanto le trattative con UCG potrebbero rivelarsi più lunghe di quanto atteso.
Anche per questo motivo, il Governo avrebbe iniziato a lavorare sul prolungamento di sei mesi della norma che permette la trasformazione delle DTA in crediti fiscali in casi di operazioni di aggregazione.
Un tema attualmente sotto analisi da parte delle parti coinvolte sarebbe la dimensione dell’aumento di capitale di BMPS: secondo La Stampa, il MEF starebbe studiando una ricapitalizzazione fino a 5 mld, mentre le richieste di UCG potrebbero arrivare fino a 7 mld.
Prima di entrare in negoziazione con il MEF per un possibile deal con BMPS, la Repubblica riporta come Orcel avrebbe analizzato una potenziale operazione che avrebbe dato vita ad uno dei più grossi player nel bancassurance e investment banking grazie all’integrazione di Generali e MB.
EFFETTO
Ricordiamo che nel caso di operazione di M&A tra UCG-BMPS il beneficio da DTA sarebbe pari a ~2.3 mld (considerando l’intero perimetro di BMPS).
Pensiamo che degli aggiornamenti potranno essere forniti in concomitanza dei risultati del terzo trimestre e una decisione finale dovrebbe essere definita prima della presentazione del nuovo piano industriale (atteso entro la fine dell’anno).
Per quanto riguarda l’aumento di capitale richiesto da Orcel, è da capire se si tratti del contributo del MEF complessivo al deal (quindi anche attraverso DTA etc) oppure se si tratti dell’aumento di capitale che BMPS dovrebbe fare sul mercato anche se noi propendiamo per la prima ipotesi.
Raccomandazione su Unicredit (UCG.MI) MOLTO INTERESSANTE, target price a 13 euro.
www.websim.it
 
Mps – A fine mese un quadro piu' chiaro sul negoziato UniCredit-Tesoro 18/10/2021 11:16 - MKI
La privatizzazione di Mps starebbe entrando nelle due settimane decisive, con il Tesoro, primo azionista della banca senese con il 64,2% del capitale, e UniCredit vorrebbero prendere una decisione gia' entro il prossimo 27 ottobre, quando il cda della stessa UniCredit si riunira' per approvare i conti del terzo trimestre 2021.
L’esito del negoziato, secondo rumor riportati da La Stampa, potrebbe essere comunicato giovedi' 28 ottobre, giorno in cui UniCredit presentera' al mercato la trimestrale. Le posizioni sarebbero ancora distanti secondo il giornale.
Le condizioni poste da UniCredit a luglio per considerare l’acquisto di “parti selezionate” di Mps potrebbero richiedere che lo stato inietti piu' di 7 miliardi nella banca toscana nel caso l’istituto guidata da Andrea Orcel dovesse acquisire il piu' grande perimetro possibile, permettendo a Roma di mettere fine ai problemi dell’istituto senese, secondo quanto riporta Reuters.
Il Tesoro, inoltre, si starebbe muovendo per negoziare con la Commissione Europea una proroga di circa sei mesi della scadenza (attualmente fissata a fine 2021) sulla privatizzazione di Mps per avere piu' tempo a disposizione per trovare la quadra nella
complessa trattativa con UniCredit, secondo indiscrezioni riportate da Il Messaggero.
La Commissione UE non dovrebbe avere troppo da eccepire, vista anche l’autorevolezza del governo guidato da Draghi, aggiunge il quotidiano.
Nei giorni scorsi era stata Bloomberg a riportare rumor secondo cui Mps potrebbe necessitare di un aumento di capitale di oltre 3 miliardi, che dovrebbero essere versati dal MEF per agevolare la cessione a UniCredit.
L' agenzia americana ha aggiunto che l' esito positivo della trattativa non e' da dare per scontato, poiche' tra le condizioni imposte da UniCredit ci sono l' accrescimento dell' utile per azione e l' impatto neutrale sulla posizione patrimoniale.
Se questi paletti non venissero rispettati, aggiunge Bloomberg, UniCredit potrebbe considerare l' idea di farsi da parte, nonostante vari rumor di mercato avessero indicato un' accelerazione del negoziato dopo le elezioni suppletive di Siena degli scorsi 3-4 ottobre e una conclusione entro fine ottobre.
Inoltre, altre indiscrezioni riportate da Bloomberg (e riprese da Il Messaggero), riportano che l' ammontare di capitale necessario per fare fronte alle richieste di UniCredit potrebbe potenzialmente essere compresa tra 5-7 miliardi, anche in funzione dei paletti che potrebbero essere stabiliti dalla Commissione Europea.
Le questioni piu' importanti su cui trovare la quadra riguardano la qualita' dei crediti, gli esuberi, i suddetti rischi legali e il destino dello storico di Mps.
La soluzione piu' probabile resterebbe quella di un cosiddetto spezzatino, con le filiali del Sud (tra 100 e 150) che dovrebbero essere rilevate dal Mediocredito Centrale, mentre UniCredit rileverebbe la banca online Widiba e gli sportelli del Centro e Nord Italia, con Mps Capital Services che invece non sarebbe inclusa nel perimetro, cosi' come il leasing, il factoring e il consorzio operativo.
Intorno alle 11:10 a Piazza Affari i titoli Mps guadagnano lo 0,3% a 1,09 euro, mentre le azioni UniCredit guadagnano lo 0,2% a 11,82 euro. L' indice di settore cede lo 0,9 per cento.
Titoli correlati a questa news: BANCA MPS BMPS.MI (News, Quotazione), UNICREDIT CRIN.FRA (News, Quotazione), UNICREDIT UCG.MI (News, Quotazione),
 
Mps, per perimetro massimo UniCredit chiede oltre 7 mld capitale - fonti 18/10/2021 13:01 - RSF
di Giuseppe Fonte e Valentina Za
ROMA, 18 ottobre (Reuters) - Le condizioni poste da UniCredit (UCG.MI) al Tesoro per acquisire gran parte di Banca Mps (BMPS.MI) richiedono che lo stato ricapitalizzi la banca toscana per ben oltre 7 miliardi di euro, secondo due fonti a conoscenza del dossier.

UniCredit ha accettato a luglio di trattare col ministero dell'Economia su Mps a condizione che l'operazione non abbia alcun impatto sui coefficienti di capitale e assicuri una crescita dell'utile per azione di almeno il 10%.

Mps è sotto controllo pubblico dopo il salvataggio del 2017 costato 5,4 miliardi ai contribuenti e il Tesoro punta a presentare alle autorità europee un piano di privatizzazione a fine anno con l'obiettivo di uscire concretamente dall'istituto senese al più tardi entro il termine pattuito di metà 2022.

Le parti lavorano sempre per chiudere un accordo preliminare in tempo utile per il cda di UniCredit del 27 ottobre sui risultati dei nove mesi, ma una fonte vicina al negoziato non esclude che possa volerci più tempo stante la complessità delle trattative.

Tanto la struttura dell'articolata operazione quanto l'esatto perimetro oggetto di cessione sono ancora in discussione e resta da vedere quale sarà la risposta del ministero alle richieste di UniCredit.

Contattato da Reuters, il Tesoro preferisce infatti non commentare.

Diverse fonti avevano riferito a Reuters che il compendio selezionato da UniCredit esclude Mps Capital Services, Mps Leasing and Factoring e 300 filiali collocate soprattutto nel Meridione.

UniCredit ha gia' chiarito che non prendera' i crediti deteriorati di Mps che ammontano a poco oltre 4 miliardi, nonche' i crediti valutati a rischio di deterioramento, e tutti i rischi legali non ordinari.

La struttura dell'operazione prevede che l'aumento di capitale di Mps, in opzione ai soci e con offerta a terzi dell'inoptato, preceda la scissione del compendio da cedere a UniCredit.

La parte residua di Mps, secondo una delle opzioni discusse dalle parti, potrebbe andare a Fintecna (società controllata da Cassa depositi e prestiti) comprensiva dei rischi legali e di almeno parte degli immobili storici di Siena.

(in redazione a Milano Gianluca Semeraro)
(([email protected]; +390680307711;))
 
B.Mps: il Mef non vuole rinvii su privatizzazione (MF) 19/10/2021 08:31 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)--Il Tesoro non intende chiedere proroghe all''Europa per la privatizzazione del Montepaschi. "Non ci sono e non sono state inoltrate richieste di proroga, non ne vediamo motivo", ha spiegato ieri una fonte all''agenzia Reuters, confermando la tabella di marcia che vede nel prossimo 31 dicembre il termine ultimo per l''uscita dell''azionista pubblico. Una decisione in tal senso dovrebbe del resto essere annunciata alla fine del mese e in questa direzione sia via XX Settembre che il suo principale interlocutore nella partita, Unicredit, starebbero lavorando intensamente in queste settimane. Se la gestione del personale rimane l''argomento piu'' sensibile in termini politici, in questi giorni il tema piu'' delicato da smarcare e'' quello relativo al rafforzamento patrimoniale. Se infatti l''accordo con Unicredit andasse in porto, l''attuale socio di maggioranza di Mps (64%) dovra'' mettere nuovamente mano al portafoglio per garantire quella neutralita'' patrimoniale che la controparte ha posto come precondizione del deal. Le risorse serviranno non tanto per coprire la nuova operazione di de-risking da circa 8 miliardi (Amco dovrebbe infatti rilevare ampia parte dei crediti a un prezzo vicino al valore di libro, facendo emergere un fabbisogno inferiore al miliardo di euro) quanto per mettere in sicurezza il rischio legale e coprire gli oneri di ristrutturazione per le uscite del personale. Sotto quest''ultimo specifico aspetto occorre infatti ricordare che all''inizio di quest''anno il cda di Mps aveva approvato un piano di 2.700 uscite preventivate su un arco quinquennale (di cui circa mille quest''anno), rimasto pero'' sinora lettera morta in termini di accantonamenti. Queste iniziative e altre di importo inferiore potrebbero insomma determinare un fabbisogno di capitale vicino ai tre miliardi che, con ogni probabilita'', la banca dovra'' colmare con equity fresco, anche se le modalita'' sono in ancora in fase di discussione. La cifra, ancora in fase di discussione, potrebbe essere lontana dal deficit di 2,5 miliardi che Siena aveva messo nero su bianco nell''ultimo piano industriale in vista della "operazione strutturale". Rumor non confermati circolati nei giorni scorsi parlano di un fabbisogno superiore ai tre e forse perfino ai cinque miliardi. "Un ammontare di almeno 5 miliardi potrebbe facilitare il raggiungimento dei cinque cinque pre-requisiti che Unicredit ha concordato a fine luglio con lo Stato (che ha il 64%, ndr) per rilevare Mps e quindi agevolare la chiusura dell''operazione in vista della scadenza di fine anno fissata dall''Ue per l''uscita del Tesoro dal capitale", ha sottolineato Citi, che conferma il giudizio neutral (non ha assegnato target price). L''operazione avverrebbe attraverso un''offerta in opzione che consentirebbe agli azionisti di minoranza di rinunciare all''aumento di capitale.
fch
 
Ho letto un sacco di siti, la storia è la solita.
Un aumento di capitale più pesante del previsto...e tutti addosso.
Tanto lo faranno, sennò la quota in capo al ministero del tesoro che fine fa??
 
Secondo il MEF non verranno obbligati i piccoli azionisti ad aumento di capitale, allora a maggior ragione dovrebbe valere per gli obbligazionisti o la mia valutazione e sbagliata
 
Secondo il MEF non verranno obbligati i piccoli azionisti ad aumento di capitale, allora a maggior ragione dovrebbe valere per gli obbligazionisti o la mia valutazione e sbagliata
non ricordo casi in cui gli azionisti piccoli o grandi siano stati obbligati a sottoscrivere adc, di solito si forza loro la mano scontando molto il prezzo delle nuove azioni. Per gli obbligazionisti junior il discorso é un poco più complesso e al momento imprevedibile e la quotazione ne risente.
 

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