Mps, tra gli azionisti spuntano Mediolanum e Tenax
di Daniela Polizzi04 nov 2022
Mps, tra gli azionisti spuntano Mediolanum e Tenax
Mps tira le fila sull’aumento di capitale da 2,5 miliardi chiuso con una copertura al 96,3%, al di sopra delle aspettative. L’accollo per le banche garanti sarà limitato al 3,7%, pari a 93 milioni. I diritti si sono trasformati in un controvalore azionario di 58,9 milioni. E a sorpresa tra chi ha scommesso su Siena e sul piano del ceo Luigi Lovaglio sono spuntati anche Mediolanum con 10 milioni tramite le sgr del gruppo e Tenax Capital con 5, quote significative dell’impegno degli investitori italiani, non solo di sistema ma anche di mercato. I diritti inoptati non esercitati sono stati così allocati agli investitori con sub-garanzia per circa 475 milioni (Axa, Dumont, Nexi, Pignataro, Algebris e altri) più 25 milioni da altri investitori.
Le banche garanti
Diventeranno così azioniste le otto banche garanti — con i capofila Mediobanca, Credit Suisse, BofA, Citi, Credit Suisse, e i bookrunner SocGen, Sitfel, Santander, Barclays, più Algebris. La «nuova» Mps (il titolo ha chiuso a -5,4%) vedrà il Mef al 64,2%, i vecchi azionisti di mercato al 10%, gli investitori chiave attorno al 20% (di cui Axa con l’8%), Fondazioni e Casse a circa il 4% e le banche sotto il 4% ma destinate a valorizzare le loro azioni, anche nel breve.
Il piano del ceo Lovaglio
L’azionariato che esce dall’aumento assicurerà all’amministratore delegato Luigi Lovaglio, artefice del successo di un’operazione difficile, stabilità e lungimiranza, permettendogli di dedicarsi alla realizzazione di un piano industriale che promette un utile pre-imposte di 700 milioni nel 2024 e di traghettare il Monte verso quella sospirata fusione che dovrebbe risolvere una volte per i problemi della banca, da un decennio tallone d’Achille del credito italiano.
I soci
In filigrana, a fianco del Mef, socio di controllo con il 64,2% del capitale, un 10% circa sarà in mano ai partner industriali: Axa con quasi l’8%, Anima con circa l’1% e Nexi con lo 0,8%. Fondazioni e Casse previdenziali, mobilitate dal Mef per ridurre l’accollo delle banche, dovrebbero aver raccolto complessivamente il 4-5%. Alla Ion di Andrea Pignataro, proprietaria di Cedacri e Cerved, provider di dati e software per banche, dovrebbe essere andato un altro 2% circa a fronte di un investimento sui 50 milioni, mentre quote nell’ordine dell’1% dovrebbero restare in capo ad Algebris e all’imprenditore Denis Dumont, già compagni di viaggio di Lovaglio ai tempi del Creval. Grazie ai 2,5 miliardi incassati il banchiere potrà finanziare l’uscita di oltre 4 mila dipendenti entro il 30 novembre, beneficiando di una riduzione della base dei costi di oltre 300 milioni su base annua già a partire dal 2023, con cui rilanciare la redditività della banca, che beneficerà anche del rialzo dei tassi.