MF ANALISI: non e' piu' Cenerentola, tutte le opzioni sul tavolo per il futuro di B.Mps
Oggi 07:56 - MF-DJ
di Angelo de Mattia ROMA (MF-NW)--Potrebbe essere l''anno buono per B.Mps, ha detto martedi'' 9 il ministro dell''Economia, Giancarlo Giorgetti, facendo riferimento alla favola di Cenerentola e, dunque, a un possibile matrimonio con un altro Istituto, pure in relazione alla scadenza prevista dagli accordi in sede europea per l''uscita del Tesoro, che ora detiene il 26%, dal capitale della piu'' antica banca del mondo. Naturalmente il richiamo, del quale andrebbe evitata la ripetizione, e'' proprio al termine di fine anno che in tal modo appare configurato come perentorio, favorendo cosi'' la posizione di un eventuale potenziale acquirente in un possibile negoziato con il Tesoro, se quest''ultimo effettivamente decidera'' di promuovere una trattativa per la cessione della partecipazione. Si e'' reduci del passato, infruttuoso negoziato con Unicredit il quale fu pronto a cogliere le due condizioni favorevoli allora fissate: la cogenza del termine a quel tempo stabilita e l''esclusivita'' della contrattazione, con lo stesso Unicredit, della vendita della quota pubblica. Su questa base era ovvio che quest''ultimo Istituto avrebbe sfruttato la posizione negoziale privilegiata e avrebbe spinto per acquisire condizioni molto favorevoli che il Tesoro non ritenne pero'' di poter accogliere, donde, alla fine, l''insuccesso della trattativa. Nel dibattito pubblico si comincia a discutere sul prezzo dell''eventuale cessione dell''interessenza e c''e'' chi ipotizza un ulteriore collocamento di azioni del Tesoro sul mercato, una volta trascorso il lock-up, addirittura per scendere al 10%. In effetti, Giorgetti ha parlato dell''anno buono, ma non e'' chiaro se ancora, nei programmi del governo, sia confermato l''obiettivo di far leva sulla partecipazione in questione per un''operazione di aggregazione e consolidamento o abbia imboccato la strada del collocamento sul mercato, escludendo specifiche trattative. Per la verita'', in quest''ultimo caso si tratterebbe di una revisione sostanziale di indirizzi affermati e ripetuti diverse volte finora. Percio'' l''eventuale mutamento andrebbe comunicato al mercato, a prescindere dal fatto che si tratterebbe di non cogliere un''occasione importante che potrebbe essere catalizzatrice di altri processi di riorganizzazione nel settore. In ogni caso, si dovrebbe allora con trasparenza, visti i netti miglioramenti delle condizioni dell''istituto di Luigi Lovaglio e il ritorno all''utile, imboccare la strada per una soluzione stand alone. Ma e'' veramente questo l''esito che si persegue? Certo, l''impianto di una trattativa non appare facile, viste le posizioni contrarie, sostenute da valide argomentazioni, di Bper, ma pure di Banco Bpm che si torna a elencare impropriamente tra gli istituti che potrebbero interessarsi all''aggregazione. Forse, un cambiamento (rispetto al disinteresse manifestato fino a poco tempo fa per un''aggregazione con il Monte dopo l''accennato fallimento) potrebbe tornare a profilarsi in Unicredit che ha un capitale in eccesso di 10 miliardi. Questo e'' costantemente menzionato nel dibattito pubblico per attribuire all''ad Andrea Orcel, del quale sono note elevata competenza e rapidita'' decisionale, intenti diversi di acquisizioni e concentrazioni non solo in Italia. Oggi, in occasione dell''assemblea di bilancio, forse si potra'' conoscere qualcosa in piu'' sulle scelte della banca come eventuale partner di una concentrazione. In ogni caso, non bisogna mai dimenticare che si tratta non di astratta finanza o di mere tecnicalita'', ma del futuro di una plurisecolare istituzione che interessa i risparmiatori, l''economia, innanzitutto dei territori in cui opera, le istituzioni e, non certo per ultimi, i dipendenti. Poi sarebbe interessante conoscere la posizione della Vigilanza al riguardo. Non si dica che non interviene in casi del genere quando ben oltre si spinge in altri versanti. E non dovrebbe rilevare che proprietario e'' il Tesoro che, in tale veste, deve del pari ritenersi assoggettato alle norme valide per gli azionisti, a maggior ragione se di riferimento. Svolgere un''azione di impulso, di indirizzo non significa supergestire. Se invece cio'' fosse, allora, limiti si sarebbero superati in altri comparti, quale quello, per esempio, degli organi aziendali. Ma cosi'' non e''. (Milanofinanza.it)
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