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Tim riorganizza il debito: obbligazionisti al voto per decidere su 8,5 miliardi
di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi
In attesa del via libera Antitrust, il cantiere della rete Tim procede spedito. Secondo indiscrezioni, entro la fine di aprile la compagnia telefonica lancerà un’offerta pubblica di scambio su una serie di bond che ha emesso negli anni, con scadenza dal 2026 in poi e del valore complessivo di 8,5 miliardi di euro. I possessori delle obbligazioni interessate saranno chiamati a decidere se restare creditori di Tim oppure convertirle in titoli di debito con eguali caratteristiche di durata e tasso ma con un’altra controparte: la nuova società della rete (NetCo), controllata da Kkr e partecipata da governo e F2i.
La scelta dei titolari dei bond
L’operazione rientra nel prezzo di 18,8 miliardi riconosciuto dal fondo Usa a Tim che sarà versato in parte in contanti e in parte, appunto, attraverso l’assunzione di una parte del debito oggi in capo a Tim. Quale porzione, dipenderà dall’adesione all’offerta che comunque dovrebbe prevedere, secondo le fonti, un tetto più basso rispetto agli 8,5 miliardi di valore delle obbligazioni oggetto dell’operazione di scambio. La scelta dei titolari dei bond dipenderà dalla volontà di rimanere creditori di una società di servizi come Tim oppure di una infrastrutturale come NetCo.
Scambio dopo il perfezionamento della vendita
L’operazione di trasferimento risulterà vantaggiosa per entrambe le entità. Per la società della rete perché oggi emettere le stesse obbligazioni costerebbe di più alla luce dei numerosi rialzi dei tassi di interesse. Per Tim perché NetCo, in base agli accordi, retrocederà una parte dei risparmi su costi e oneri finanziari così ottenuti. L’operazione era già stata impostata dal cda che a marzo di quest’anno aveva dato mandato al ceo Pietro Labriola di procedere in tal senso. Lo scambio diverrà efficace dopo il perfezionamento della vendita della rete Tim a Kkr che, come più volte sottolineato da Labriola, è atteso entro l’estate.
L’accordo con i sindacati
D’altra parte, nessuna delle tre liste di maggioranza candidate al rinnovo del board pare intenzionata a fare marcia indietro sulla cessione dell’infrastruttura, peraltro fortemente sponsorizzata dal governo italiano. Non la lista del cda che ricandida Labriola e vuole portare a termine il suo piano; non quella del fondo Merlyn che non intende più contestare l’operazione; mentre Bluebell che ha dato come indicazione ai propri candidati «di esaminare lo stato della transazione e agire nel migliore interesse di Tim e dei suoi soci». Intanto Tim e i sindacati hanno siglato un accordo per l’applicazione del contratto di solidarietà difensiva per 23mila dipendenti fino al 30 giugno 2025.