Alcuni spunti del video, con i miei commenti:
- quando si guarda al passato dei mercati finanziari è bene guardare al rendimento geometrico reale cioè al netto dell'inflazione (e per converso al rendimento total return e non price return, sapendo che nel mondo reale i dividendi e cedole vengono tassati prima di poter venire reinvestiti)
- a mio parere prendere 100 o 180 anni di storia dei mercati finanziari non aggiunge un particolare valore di analisi, e poi ci riferiamo a mondi diversi (basti dire che ad inizio '900 i titoli azionari tecnologici erano le ferrovie, una tecnologia innovativa che attirava molti capitali)
- prendere esempi specifici come il Giappone o altri mercati locali è fuorviante; ormai anche i sassi dovrebbero sapere che gli investimenti azionari ed obbligazionari vanno diversificati a livello globale
- io non ho la più pallida idea se l'eccezionalismo del mercato azionario statunitense proseguirà nel breve e/o nel lungo termine; posso però fare due considerazioni: per un investitore italiano conta il rendimento in euro e non in dollari, e se si investe a livello globale si possiedono per certo anche gli specifici mercati azionari locali che renderanno più degli altri, dato che fanno parte del paniere globale
- che un portafoglio di investimento vada valutato nella sua interezza e non dalle singole componenti è corretto; quando tutte le componenti del portafoglio si muovono nella stessa direzione significa che non si è sufficientemente diversificati, ed il 2022 ci ha mostrato un recente esempio
- dal mio punto di vista, se si ha una buona capacità di risparmio e la necessaria disciplina per controllare le emozioni durante i crolli dei mercati, in fase di accumulazione ci si può permettere un portafoglio totalmente azionario ed indicizzato al mercato globale; io però non l'ho fatto perché non ho mai avuto lo stomaco per farlo; in fase di distribuzione a mio parere un portafoglio totalmente azionario è sconsigliabile, a meno di non avere le spese essenziali ed una buona parte delle spese discrezionali coperte da entrate certe (pensione inps, pensione complementare, vitalizio da rendita immediata, ecc.)
- sul concetto di non ergodicità degli investimenti finanziari avevo già pubblicato un post qualche tempo fa
- è evidente che la sequenza dei rendimenti è più critica per un portafogio a distribuzione (dove si preleva anno dopo anno dal portafoglio finanziario per sostenere tutte le spese o una parte delle spese) che per un portafoglio ad accumulazione (dove si risparmia una parte delle entrate non finanziarie e si investe anno dopo anno); ma la criticità si amplifica tanto quanto è più alta la percentuale di prelievo dal portafoglio a distribuzione
- l'idea di interpretare l'allocazione in l'oro e crypto (bitcoin) come fiat hedges è intrigante; M.Maloney ci ricorderebbe che l'oro è money mentre il dollaro e le altre 180 in circolazione sono currencies
- sul fatto che abbia senso inserire nel portafoglio delle asset class con rendimento non eccezionale ma con determinate caratteristiche protrettive, rimando a questo
articolo
- mi è piaciuto il commento che ci ricorda che tutti abbiamo l'assicurazione sull'auto (obbligatoria), in molti hanno l'assicurazione sulla casa, in pochi hanno l'assicurazione sul proprio capitale umano, ma ben pochi pensano ad una adeguata protezione del proprio portafoglio finanziario dai tail risks; e ciò di cui dobbiamo avere paura sono gli unknown unknowns, ed ho postato tempo fa alcuni riferimenti all'incertezza radicale e alla necessità di adottare un portafoglio olistico
- ridurre la volatilità di un portafoglio a distribuzione è importante per il volatility drag, ed anche su questo ho già postato qualcosa
- sull'uso della leva finanziaria ho scritto un post tempo fa; se la leva è moderata (15-20%) ci può stare anche per un portafoglio a distribuzione, se il portafoglio è adeguatamente diversificato per limitare il drawdown