PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

Ahahahahahah di tutto e dippiù.


Vietato indossare la mascherina nera al seggio.

Il motivo?

Richiama funeste appartenenze politiche destrorse.

Proprio così: è successo veramente in un seggio di Porto Recanati, dove un’avvocatessa anconetana,
recatasi ad esprimere la propria preferenza elettorale, è stata respinta perché indossava una mascherina nera.

«Tolga quella mascherina nera o non potrà votare», si è sentita dire.

«Mi hanno detto che richiamava un partito di destra» racconta Sara Bazzani, la protagonista di questa singolare vicenda.

Singolare anche perché, a ben vedere, nessun partito utilizza attualmente il colore nero nei propri simboli elettorali.


«E’ di pizzo, l’ho comprata in un negozio d’abbigliamento e l’ho messa perché era in tinta con la mia tuta da ginnastica – assicura l’avvocatessa –.

Non pensavo che in Italia uno non fosse più libero di vestirsi come crede.

All’ingresso, un uomo della Protezione civile mi ha fermato, invitandomi a sostituirla».



Un «alt» a cui la signora ha opposto un netto rifiuto:

«Mi sono rifiutata perché mi sembrava una cosa insensata: non stavo mica facendo propaganda elettorale».

Difficile pensare al pizzo nero come oscuro richiamo al voto destroide, eppure la situazione degenera a tal punto
da richiedere l’intervento dei carabinieri e della «presidente del seggio»racconta.

«Tutti a dirmi che non potevo votare se non avessi cambiato mascherina perché richiamava il colore di un partito.
Mi hanno pure dato della maleducata perché avevo bloccato la fila».


Alla fine, per amore di pace e sbloccare una situazione paradossale, a tratti imbarazzante,
la signora cede e decide di indossare una mascherina di colore bianco, fornitale dagli addetti al seggio.


«Hanno menzionato una circolare prefettizia in cui si vieterebbe l’accesso al voto con mascherine nere, rosse e con il tricolore.

Mi sembra una follia: studierò le normative, sono pronta a sporgere denuncia».
 
«Non devi far entrare la politica nella casa del Grande Fratello».

L’ordine perentorio a Fausto Leali gliel’aveva dato Alfonso Signorini in diretta tv.

Perché il cantante di Mi manchi aveva osato pronunciare la parola Mussolini
dicendo che aveva fatto anche qualcosa di buono.

Come ad esempio, dare le pensioni agli italiani.

Apriti cielo, un caos, i social bollenti, le richieste di espulsione immediata.

Poi ci ha messo bocca lui, Fulvio Abbate, al quale è concesso praticamente tutto.

Sì, perché lo scrittore – evidentemente – è l’unico che ha il permesso di parlare di politica al Grande Fratello.


In varie occasioni, seduto comodamente in poltrona, Fulvio Abbate ha esternato, rivendicando con orgoglio il suo passato comunista.

Sì, comunista, manco di sinistra.

Come se essere comunista fosse una medaglietta da mettere bene in evidenza sul petto.

Nessuno ha protestato, nessuno ha parlato di scandalo.

Ma non solo.

Ha spaziato su vari temi, con voli pindarici in Brasile per parlare malissimo – guarda caso – di Bolsonaro, che a suo giudizio ha reso indecente il Paese.

Spesso non è chiaro il filo conduttore che segue, perché sembra tutto orchestrato.

All’improvviso, infatti, lo scrittore ne approfitta per indottrinare politicamente i suoi coinquilini (e quindi i telespettatori).

Chiaramente non manca qualche accenno a Che Guevara, figuriamoci.

E alle paroline magiche – falce e martello – ripetute a ogni pie’ sospinto.
 
A proposito dell'attacco ricevuto da Fausto Leali,
facciamo un passo indietro, perchè molti, ma molti, sono ignoranti......questa è la STORIA.


Nato oltre centoventi anni fa allo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità e vecchiaia,
l’Inps ha assunto nel tempo un ruolo di crescente importanza, fino a diventare il pilastro del sistema nazionale di protezione sociale.


Nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e per la vecchiaia degli operai (Legge 17 luglio 1898, n. 350).
Ispirata al principio della «previdenza libera sussidiata», si tratta di un'assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento
e dal contributo anch'esso libero degli imprenditori.
A ciascun iscritto è intestato un conto individuale su cui accreditare i contributi versati, le quote di concorso (ossia l’integrazione della Cassa) e i relativi interessi.
Se il lavoratore non ha vincoli quanto all’entità ed alla durata del versamento,
il diritto alla rendita sorge solo dopo un certo numero di anni di iscrizione ed alla maturazione dell’età di 60 anni.


Nel 1919 l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria per i lavoratori dipendenti privati (al personale pubblico si applicava diversa disciplina).
S’introduce l’istituto della pensione di invalidità e vecchiaia (requisiti minimi: 65 anni di età e 12 anni lavorativi).

Sempre nel 1919 viene introdotta l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione volontaria (dal 1923 affidata alla Cassa).

È il primo passo verso un sistema che intende proteggere il lavoratore da tutti gli eventi che possono intaccare il reddito individuale e familiare,
la cui gestione è affidata alla Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali (così ridenominata).



Nel 1933 la CNAS assume la denominazione di Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale,
ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma che, dal 1944, diviene definitivamente Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.


Tra il 1927 e il 1941 sono istituite

l’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi,

gli assegni familiari

e la Cassa integrazione guadagni.


Nel 1939 il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia viene ridotto a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne;

viene istituita la pensione di reversibilità a favore dei superstiti dell'assicurato e del pensionato.
 
Ultima modifica:
Vediamo un po' i dati di questo referendum....perchè la "strizza" l'hanno presa.

elettori 46.418.642
votanti 24.993.015
percentuale 53,84%

si 17.168.494
no 7.484.941


Stavolta hanno vinto tutti.

Tutte le principali forze politiche hanno sostenuto il Sì al referendum.

Le ragioni del NO durante la campagna referendaria, erano state incarnate da gruppi, comitati e associazioni con le mani semi libere:

183 costituzionalisti,
Arci,
Anpi,
le redivive Sardine.

E dalla base dei democratici - Orfini - Pini - Raciti - Verducci - Gribaudo - Bossio - Schirò -
per niente convinti dal Sì ufficializzato a denti stretti da Zingaretti,
insieme ai pezzetti di sinistra persi negli anni - la Boldrini - Fratoianni - Bersani - D'Alema - Vendola - Civati - De Magistris - etc......
Azione di Calenda.
+ Europa della Bonino

Sono loro che hanno detto No, rifiutandosi di seguire le incongruenze dei capi. Ovviamente da soli non sono bastati.
 
Ieri sera in tv c'era da sbellicarsi dalle risate, a sentire i giornalai che inneggiavano al 3 pari.
Per cercare di convincere i beoti che tutto è come prima.

Stamane un giornalaio :
"Le elezioni della spallata si sono trasformate nelle elezioni della stabilità
che può portare questo governo fino alla fine della legislatura.
Tra Pd e Cinque Stelle l’unità degli elettorati c’è."



Già a casa mia - se parti da un 4 a 2 - finisci 3 a 3 - significa che HAI PERSO.

Senza dubbi od omissioni.

Però nessuno che cita i dati. Quelli reali.

Ve la do io la prima idea, sulla prima regione - LIGURIA

Elezioni 2015 Elezioni 2020
1.357.540 votanti 1.340.604 votanti (siamo lì)

Toti 226.710 voti Toti 383.053 + 156.343 = + 69% di voti

Paita 183.272 voti
Alice 163.527 voti Sansa 265.506 - 81.293 = - 24% di voti

Sinistra 61.988 voti Psi + Italia viva + europa 16.546 voti = - 45.442 voti = - 73%
 
Ma di cosa stiamo parlando ?

Solo questa sconfitta - una debacle di voti a casa del proprietario dei 5stalle -
sarebbe sufficiente a far cadere questo governo di sprovveduti.
Ci fosse qualcuno al colle che sapesse ...........essere realista.

Ma veniamo ai voti di partito :

Lista Toti 141.552 voti

Lega da 109.209 voti a 107.371 voti = segno meno 1.838

F.lli Italia da 16.562 voti a 68.062 voti = segno più 51.500 voti

Forza I da 68.286 voti a 33.040 voti = segno meno 35.246 voti (una bella debacle, meno della metà)

Udc da 9.269 voti a 4.086 voti = segno meno 5.183 voti (dimezzati pure loro ed anche meno)

----------------------
Il bello viene ora :

PD da 163.647 voti a 124.585 voti = segno MENO 39.061 voti

5stelle da 120.219 voti a 48.722 voti = SEGNO MENO 71.497 voti (sprofondati)


Sinistra da 35.593 voti a 15.451 voti = segno meno 20.142 voti ( meno della metà anche loro)

RIPETO. Ma chi cosa stiamo parlando ? Unità degli elettori a sinistra ? Sì, nel baratro.
 
SEGGI. 30 in totale :

Lista Toti da 6 seggi ad 8 seggi = +2 = + 75%

Lega da 5 seggi a 6 seggi = + 1 = + 20%

F.lli Italia da 1 a 3 seggi = + 2 = + 200%


F.Italia da 3 ad 1 seggio = MENO 2

In totale 18 seggi contro i 15 precedenti = + 3 seggi = + VENTI PER CENTO

--------------------------------------


Qui viene il bello :

PD da 7 seggi a 6 seggi = Meno 1 seggio

5stelle DA 6 SEGGI a 2 SEGGi = MENO 4 seggi - debacle profonda in casa del maestro

Lista Sansa 3 seggi

Sinistra da 1 seggio ad 1 seggio

In totale 12 seggi contro i 15 precedenti. MENO 3 SEGGI = - VENTI PER CENTO


Oggi siamo a 18 seggi del centro destra contro i 12 della sinistra.

DIFFERENZA ? CINQUANTA PER CENTO

E questa non è una netta vittoria ? DIPPIUUUUUU'
 
Naturalmente i risultati delle altre regioni non li rendono noti.

Nelle Marche sono ore che manca 1 sezione

Nella Puglia....pure manca 1 sezione

Nel Veneto 2 sezioni

In Campania, tanto per cambiare, ne mancano 17

Strano, pure in Toscana mancano 17 sezioni. Non si vuol far sapere quanti voti hanno perso i pidioti.

Dei 5stelle il tracollo ormai è sulla bocca di tutti.
Cifre ridicole. Del 60/70% in meno.
 

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