PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

«Mentre lo studio di Vo’ Euganeo sembrava una facile vittoria di Pirro,
quello che sta accadendo al Genoa Calcio potrebbe rappresentare la Waterloo dei tamponi.
Dopo poche ore dall’esito di tamponi negativi per tutta la squadra, si è assistito a numerose positività. "


«I tamponi possono dare da una parte una falsa patente di negatività e di liberi tutti.

E dall’altra produrre un esercito di positivi asintomatici».


«Rischiamo di far circolare soggetti negativi al tampone ma in fase di incubazione. Soggetti quindi che trasmettono il virus».


Nel contempo, rischiamo «di chiudere in casa altri con tampone positivo (o debolmente positivo) che non trasmettono a nessuno.

Occorre rimettere al centro la clinica fatta di segni e sintomi. Unita alla virologia, infatti, rimane lo strumento migliore per la gestione di questa pandemia.

D’altronde abbiamo sempre fatto così nella gestione delle malattie infettive», conclude l’infettivologo.
 



Ci sono eventi che riescono a concentrare buona parte della cattiva conoscenza in Italia.

Quando un evento para-culturale viene ad essere pagato da contributi di enti pubblici potete essere sicuri
che ciò che ne risulterà non sarà frutto di una discussione scientifica, ma dei desiderata dei paganti.


Così è per il “Festival dell’economia di Trento”, ennesima passarella di volontà distruttive del nostro paese.

Al coro di voci pro MES si è aggiunta quella di Vincenzo Visco, governatore della Banca d’Italia,
che entra in gamba tesa su questo tema scottante, con considerazioni politiche che vanno ben oltre il suo compito.


Per questo vi proponiamo un riassunto di tutti i motivi per il NO al Mes,
ottimamente riassunti da Giuseppe Liturri su Startmag.

Non potremmo fare di meglio. Buona lettura.


  1. Il Mes finanzia SOLO spese sanitarie direttamente ed indirettamente connesse al Covid.

  2. Quindi non c’è spazio per chi si illude di finanziarci qualsiasi altro capitolo, peraltro preponderante, della spesa sanitaria in Italia.

  3. In dettaglio: la dotazione annua del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) è di circa 120 miliardi.
  4. Basta avere un minimo senso delle proporzioni tra tutte le altre patologie purtroppo esistenti ed il Covid,
  5. per rendersi conto che non potremmo mai giustificare spese per 36 miliardi connesse al Covid.

  6. Non a caso, il Governo ha inserito solo 1,7 miliardi di maggiori spese sanitarie in uno dei decreti di primavera.

  7. Solo quelle potremmo eventualmente rendicontare al Mes, qualora accedessimo al finanziamento.

  8. Si potrà inoltre rendicontare una quota dei costi del sistema sanitario che è stato dirottato a sostegno del Covid,
  9. per esempio i reparti di altre patologie riconvertiti per poche settimane in reparti Covid; ma parliamo sempre di somme modeste.

Chi invoca il Mes, improvvisamente preso da amore per la nostra sanità,
deve avere l’onestà intellettuale di ammettere che serve una nuova legge di spesa,
in quanto a legislazione vigente c’è ben poca cosa, per poter accedere con successo al prestito del
Mes.

Purtroppo si tratta quasi sempre degli stessi soggetti politici che, a partire dal 2011, hanno impedito, a colpi di tagli,
una fisiologica crescita del FSN consentendo di tenere appena il passo dell’inflazione,
quando seguire il progresso della ricerca e della tecnologia avrebbe richiesto tassi di crescita a doppia cifra.

Sono i campioni dei piani di rientro che tanto male hanno fatto alla nostra sanità.

Il fatto che il prestito del Sure sia stato molto richiesto è una conferma della tossicità del Mes:

come mai sono accorsi ben 17 Paesi (l’Italia dovrebbe ricevere 27 miliardi) e nessuno ha chiesto il Mes?

Da notare che il Sure finanzia spese già previste a legislazione vigente (Cassa integrazione, indennità 600 euro, ecc…)
e quindi non fa aumentare il deficit/Pil già autorizzato.

Il Mes, come spiegato, comporta una preventiva decisione di spesa e quindi aumento del deficit.



  1. Il prestito del Mes non arriverebbe subito.

  2. Infatti è noto dai documenti ufficiali che sarà erogato in quote mensili non superiori al 15% del totale quindi,
  3. nella migliore delle ipotesi, ci vorranno almeno 7 mesi per ricevere l’intera somma.
  4. Qualcuno in questo Paese ritiene seriamente che si debbano attendere i soldi col contagocce
  5. per avviare un robusto programma di potenziamento del sistema sanitario, peraltro necessario a prescindere dal Covid-19?

  1. Il tema della convenienza economica dato dalla presunta differenza tra tasso del BTP a 10 anni
  2. ed il probabile tasso di interesse del Mes intorno allo 0/0,10% è frutto di una sottrazione senza senso,
  3. da bocciatura a qualsiasi corso base di finanza dove insegnano a paragonare i tassi di strumenti finanziari omogenei per condizioni, durata e garanzie.
    1. Non c’è omogeneità di condizioni.
    2. L’indebitamento con titoli pubblici non ne prevede.
    3. Il Mes prevede invece uno specifico vincolo di destinazione alle spese connesse al Covid-19.
    4. Inoltre prevede, cosa ancora più grave, l’obbligatorio (mentre in altri casi resta una facoltà)
    5. assoggettamento a misure di sorveglianza rafforzata
    6. (dal momento della richiesta fino alla completa erogazione)
    7. e sorveglianza post-programma (fino al rimborso almeno del 75% del prestito),
    8. così come dettagliatamente spiegato al punto 4.

    9. Non c’è omogeneità di garanzie.
    10. Il Mes, per Trattato istitutivo è creditore privilegiato,
    11. mentre tutti gli altri creditori dello Stato sono “pari passu”.
    12. Tutti (Gualtieri in testa) svicolano di fronte alla domanda finalizzata a conoscere
    13. l’ipotetico tasso di un prestito sindacato (sottoscritto cioè da pochi grandi investitori istituzionali)
    14. richiesto sul mercato dallo Stato italiano, offrendo ai creditori lo status di creditore privilegiato.

    15. Sulla scadenza di 10 anni, alcuni operatori di mercato ritengono si possa spuntare un tasso intorno allo 0,10%.

    16. A questo punto la differenza col tasso del Mes diventerebbe inesistente e si volatilizzerebbero i presunti miliardi di risparmio.

    17. In alternativa, se il privilegio non fosse un problema, Gualtieri avrebbe il coraggio di chiedere il prestito al Mes,
    18. specificando che non si applica lo status di creditore privilegiato?

    19. Davvero improbabile che il direttore Regling applicherebbe ancora un tasso intorno allo zero.

    20. Sorvoliamo sul probabile peggioramento del rendimento dei tassi della massa dei titoli pubblici
    21. in conseguenza dell’ingresso di un creditore privilegiato nel rimborso.

    22. Ci sono tesi contrastanti a questo proposito.
    23. Si noti però che, su una massa di debito di 2500 miliardi, bastano pochi punti base di aumento dei tassi,
    24. per vanificare l’eventuale beneficio ricevuto dal prestito del Mes.

    25. Non c’è omogeneità di durata.
    26. Il tasso del Mes è variabile
    27. e dipende dal loro costo di raccolta nel momento in cui si finanzieranno emettendo obbligazioni,
    28. quindi non è comparabile col tasso del BTP 10A.

    29. Facendo libere scelte di raccolta per durata e valuta che hanno ovviamente un rischio,
    30. il Mes ha detto chiaramente che ribalta automaticamente sui Paesi debitori il relativo costo,
    31. così come è già accaduto con Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro.

    32. Nel caso della linea Pandemic Crisis Support, per fortuna,
    33. il costo medio (più commissioni) di queste emissioni, da ribaltare sul debitore,
    34. scaturirà da un “magazzino” separato e dedicato.

    35. Ed allora perché farsi intermediare dalle scelte del Mes, quando abbiamo la possibilità di andare autonomamente sui mercati?

    36. Se il Tesoro italiano ritenesse più opportuno finanziarsi con un Bot a 12 mesi (oggi al -0,22%),
    37. correndo il relativo rischio di tasso e liquidità (peraltro oggi abbastanza trascurabili) rispetto ad un BTP a 10 anni?

    38. Oppure emettere bond in dollari USA su altre scadenze (ancorché oggi più costosi)?

    39. Fare una differenza oggi tra il tasso del BTP ed il tasso del Mes e proiettarlo per 10 anni per calcolare il risparmio di interessi,
    40. è un esercizio che restituisce un risultato diverso ogni giorno.

    41. E questo è sufficiente per dichiararne l’inconsistenza.

    42. E se il tasso BTP 10A, come probabile dati gli ingenti acquisti della BCE,
    43. scendesse intorno allo 0%, dove finirebbero i fantastiliardi di risparmi sugli interessi?

    44. Gli acquisti della Bce in corso e programmati fino a metà 2021 con il programma PEPP
    45. (con i reinvestimenti dei titoli in scadenza almeno fino al termine del 2022),
    46. e fino al momento in cui saranno rialzati i tassi con il programma APP
    47. (con reinvestimenti per un periodo sufficientemente lungo successivo al rialzo dei tassi) sono ingenti.

    48. Nel periodo marzo/luglio le emissioni nette del Mef sono state pari a 108 miliardi,
    49. mentre gli acquisti netti della Bce sono stati pari a 109 miliardi (36 Pspp e 73 Pepp).

    50. Ciò significa che tutto il maggior fabbisogno del Tesoro è stato assorbito dalla Bce che continuerà a farlo al ritmo di 25 miliardi al mese.

    51. In pratica sul mercato, gli altri operatori (banche soprattutto) sanno già che basterà comprare BTP in asta
    52. e poi cederli alla BCE e, se volessero aumentare le loro consistenze si troverebbero di fronte ad un’offerta insufficiente,
    53. con conseguente rialzo dei prezzi e discesa dei tassi.

    54. Cosa che si sta regolarmente verificando da maggio.

    55. Inoltre il costo di quei 109 miliardi (per un totale di circa 500 miliardi detenuti al 31/7),
    56. di titoli di Stato italiani acquistati da Bce/Bankitalia è pari sostanzialmente a zero.
    57. Infatti quegli interessi torneranno da Banca d’Italia al Tesoro sotto forma di dividendi del bilancio 2020.
    58. In definitiva, il costo marginale del debito italiano acquistato da BCE è zero e lo sarà a lungo,
    59. finché continueranno i rinnovi. E continueranno, altrimenti si dissolverà l’eurozona.

  1. Il Mes è l’anticamera della Troika e di misure macroeconomiche correttive.

  2. Infatti, la lettera di Gentiloni e Dombrovkis del 7/5 ha natura di mero impegno politico e nessun valore giuridico.


  3. Premesso che nulla cambia nel Trattato del Mes (in cui gli articoli 13 e 14 tracciano la strada che porta ad un programma di aggiustamento macroeconomico),
  4. con essa si promette di disapplicare l’articolo 3 (commi 3, 4 e 7), l’articolo 7 e 14 del regolamento 472/2013
  5. che disciplinano la sorveglianza rafforzata e post-programma.
  6. Tale missiva, non a caso, ha solo dato luogo alla modifica di un regolamento delegato (877/2013)
  7. che dispone la reportistica per lo Stato membro soggetto a monitoraggio (ex art. 10 del Regolamento 473/2013).
  8. Nessuna modifica è stata invece apportata al Regolamento 472/2013.
  9. Perché hanno ritenuto di modificare con un atto legislativo un aspetto tutto sommato residuale
  10. come una tabellina per il report delle spese, ed hanno lasciato immutato il 472/2013?
  11. Forse perché la Commissione intendeva lasciarlo esattamente così com’è?
  12. Con la minaccia di misure correttive ben in vista nell’articolo 14(4)?

La Troika c’è, esiste, e potrebbe essere presto tra noi, egregio signor Governatore della Banca d’Italia.
Tutti questi punti....ma non citi lunghissimi tempi attesa visite specialistiche?
sei x privato e pagare caro?
 
sarebbe il caso che riempi le pagine pensando a chi sta in difficoltà,,,,,,,,mentre pensi a fare della gente di tutta un'erba un fascio per via del rdc preso da gente che non ne ha diritto ,,, vedi un attimo che tocca tutti la :eek::eek:
aumenti utenze ott 2020.jpg
 
Poi c'è un sindaco così.....avvocato anche lui, che non ha mai alzato un dito per pulire le rive
che va a multare chi lavora e tiene pulito.


Le multe comminate a Valentino Mandelli, 90 primavere sulle spalle,

che per raccogliere immondizia lungo l’alzaia era entrato senza autorizzazione nella zona a traffico limitato, non saranno annullate.


Lo ha precisa il sindaco Federico Airoldi che sostiene come sia impossibile cancellare le sanzioni con un colpo di spugna.


«Valentino Mandelli - spiega il primo cittadino - non ha mai avanzato alcuna richiesta di autorizzazione
per l’accesso nei giorni festivi all’interno della zona a traffico limitato per svolgere servizio di pulizia del lungo fiume;
e mai ha ricevuto alcuna autorizzazione o nomina a volontario per farlo da parte dell’ente».
 
Alla sua scadenza, a fine 2021, quota 100 non sarà rifinanziata,
ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Festival dell’Economia,
mentre il Reddito di cittadinanza va migliorato.


Chi vuole andare in pensione in anticipo utilizzando il beneficio voluto dal primo Governo Conte
può farne richiesta durante il 2021, mentre per il Reddito di cittadinanza si annuncia
sia una stretta sulla possibilità di rinunciare alle offerte di lavoro
sia una revisione del meccanismo di incrocio fra domanda e offerta di lavoro,
che non ha funzionato visti gli scarsi risultati di collocamento ottenuti.


Sulla base dei dati Inps (a breve ci saranno i nuovi dati elaborati dai Centri per l’Impiego),
il dirigente del settore Lavoro della Provincia, Roberto Panzeri, ci dice che

«il reddito di cittadinanza è stato un fallimento anche in provincia di Lecco.».


Questi i dati Inps: in agosto in Italia crescono di quasi un quarto (23%) rispetto a gennaio i nuclei famigliari
che ottengono reddito o pensione di cittadinanza, per 1,304 milioni di famiglie e 3 milioni di persone coinvolte.



Da aprile 2019 ad agosto 2020 in provincia di Lecco entrambe le misure hanno totalizzato
4.250 domande, di cui 2.302 accolte, 1.633 respinte, 357 decadute e 315 in lavorazione.


«Va benissimo – afferma Panzeri – una legge che garantisce la lotta alla povertà.
Ma tutto il sistema messo in piedi, e ancora non pronto, per il collocamento delle persone non funziona.
Consideriamo che il beneficiario del Reddito deve essere disponibile ad andare a lavorare in tutt’Italia,
per posti di lavoro che devono essere trovati dai navigator i quali dovrebbero avere disponibili su un portale
tutti i dati relativi alle offerte di lavoro, per incrociarle con le domande. Ma di tutto ciò non c’è nulla.

A Lecco i navigator, a loro volta provenienti da tutt’Italia coi limiti che ciò comporta
in termini di conoscenza del tessuto economico in cui cercare posti di lavoro,
a Lecco si ritrovano in mano un migliaio di fascicoli processati, per la presa in carico e la ricerca attiva di lavoro.
Ma non sono in condizioni di operare.

È una situazione che favorisce il lavoro in nero magari su volontà degli stessi beneficiari

che non vogliono perdere il contributo economico, in un sistema carente di controlli.


Il Reddito andava sganciato da questo meccanismo e riconosciuto per quel che è, una misura assistenziale».


Mentre sono 417 le pratiche per quota 100 gestite nel 2019 dallo Spi Cgil in provincia di Lecco, di cui 371 andate a buon fine.

Un numero «significativo» per la segretaria generale dello Spi, Pinuccia Cogliardi, anche se

«a livello nazionale i soldi messi a bilancio per quota 100 in realtà - al momento - non sono stati pienamente usati a causa di un’adesione inferiore al previsto.


È aperto un tavolo dei sindacati confederali e anche delle rappresentanze dei pensionati di Cgil, Cisl e Ui
l che chiedono al Governo una riforma strutturale delle pensioni, che faccia i conti con i dati e le proiezioni demografiche.
 
Succede anche questo.............prenderei il progettista e lo manderei a fare la molta...se è capace di farla.

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Come si può vedere dalle foto, il manufatto non risulta collegato a una porta, bensì a una finestra. Un’opera che ha stupito in negativo gran parte dei cittadini.
 
Ahahahahah che spasso. Leggete bene la replica comunistoide. E' esattamente quello che scrive l'Europa.


Da oggi per affittare spazi pubblici a Dalmine ci si dovrà dichiarare anticomunisti e contro i radicalismi religiosi.

E’ passata ieri sera con i voti compatti della maggioranza a trazione centrodestra la mozione proposta
dai gruppi consiliari Noi siamo Dalmine, Lega Salvini Lombardia e Dalmine – Insieme si può,
che integrava la delibera varata dal Consiglio comunale di Dalmine nel dicembre del 2017,
sotto l’amministrazione guidata da Lorella Alessio in forza al Partito democratico.

Allora si parlava solo di «rispetto dei valori antifascisti sanciti dall’ordinamento repubblicano».

Da martedì 29 settembre si aggiungono anche l’anticomunismo e l’opposizione ai radicalismi religiosi.



Ulula l’Anpi orobica, che definisce la mozione come
"un documento impegna il sindaco a violare la Costituzione sulla quale ha giurato al momento dell’insediamento».

Fa eco all’Associazione partigiani il Pd locale, per il quale
«non soltanto è incongruo, ma anche illegittimo» sancire ulteriori limiti all’utilizzo di spazi.
«Questa mozione, che inquina il dibattito politico, sarà impugnata in tutte le opportune sedi per evitare che il regolamento di polizia urbana
possa ingiustamente privare le forze democratiche del territorio – leggi:

i vari amichetti dei centri sociali – così come i singoli cittadini dalminesi, della possibilità di usufruire dello spazio pubblico.
La possibilità di autorizzarne l’utilizzo nel rispetto della Costituzione trova piena legittimazione nel nostro ordinamento,
ma una previsione che si estende ad altre condizioni come ad esempio alla cultura comunista
non trova nessun riscontro in alcuna fonte normativa», spiegano.


Pronta la risposta del centrodestra dalminese, evidenziando che la mozione si basa
su di una risoluzione del Parlamento europeo del 2019 che

«equipara nazismo, fascismo e comunismo.
I regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni causando, nel XX secolo,
perdite umane e di libertà di una portata inaudita».


Ma il Pd rimanda al mittente la puntualizzazione definendola
«sconcertante. La risoluzione in nessun passaggio equiparava nazismo, fascismo e comunismo”,
bensì “condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani
perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari”
.


Tutto questo arrampicarsi sugli specchi delle cavissolità ha infastidito il sindaco Bramani,
che in prima battuta non ha apprezzato il gallinaio sollevato dalla sinistra cittadina, e ha così replicato alle critiche:

«Quello che abbiamo letto sui social e su alcuni giornali è una palese strumentalizzazione di quanto contenuto in questa mozione,

che altro non fa che condannare fermamente nazismo, fascismo e comunismo e radicalismi religiosi,

aspetto quest’ultimo che non va sottovalutato nemmeno nella comunità dalminese.

Chi fa differenze, chi strumentalizza quanto richiesto attraverso questa mozione, altro non fa che negare la storia».
 
Cosa sarebbe l’Anpi nel 2020,
se nel 2006 non avesse esteso la possibilità di tesserarsi a chiunque si dichiari antifascista,
e non più solo agli ex combattenti?

Un silenzio di tomba punteggiato dal berciare di qualche boomer con il fazzoletto al collo,
che dichiara di avere più anni di quelli effettivamente indicati sulla carta d’identità,
unico caso al mondo in cui le persone si aumentano l’età anagrafica anziché diminuirla.

E invece ecco l’infornata di «nuove leve», un fiume di tessere (120mila) i cui proventi, sommati ai fondi statali,
hanno rimpinguato le casse dell’associazione per quasi due milioni di euro nel 2017.

Così può continuare l’opera censoria di qualsiasi elemento che non si allinei con la narrazione antifascista,
possono continuare le delazioni e le denunce, può continuare la costante opera di disinformazione e negazionismo sulle foibe, tanto per dirne una.


E dalle nuove leve, i quadri nazionali pescano la nuova presidente della sezione Anpi «Livio e Dante Poletti» di Castel Bolognese, in provincia di Bologna,
la ventitreenne (si, avete letto bene: 23 anni) Sirin Ghribi, laureata in economia e management all’Università di Bologna
e – come lascia intendere il nome – di origini tunisine, divenuta cittadina italiana al compimento della maggiore età.

Un gran cruccio questo, che ha esternato prontamente alla stampa.

E per mettere subito le mani avanti e de-storicizzare completamente tanto i partigiani quanto il fascismo,
la Ghribi dichiara che partigiano è chiunque lotti per l’affermazione dei diritti, e non solo chi ha opposto in armi settant’anni fa il fascismo storico.

Una narrazione in fondo ben conveniente per la stessa Anpi, che, come dotto sopra, è ormai per evidenti ragioni anagrafiche
a corto di reduci effettivi ed è costretta ad aprirsi virtualmente a chiunque pur di sopravvivere.


Conformemente poi a un certo modo di intendere la politica da parte della sinistra,
– soprattutto nelle loro manifestazioni come le Sardine - con cui la Ghribi ha inciuciato spesso e volentieri nell’ultimo anno –
emerge prepotente la propensione ai comunicati torrenziali e autoreferenziali:

«Ho iniziato a sentire e a documentarmi dell’Anpi quando a scuola abbiamo iniziato a parlare della guerra
e di tutte quelle persone che si opponevano al fascismo che in quel periodo tiranneggiava.
Uomini, donne e bambini che combattevano anche con poco per liberare loro stessi e la propria terra, l’Italia, da quel fascismo che stava distruggendo tutto».


Poi passa a raccontare dell’incontro galeotto con il movimento di Santori e company:

«Mi sono interessata molto di più verso questa associazione quando ho iniziato a seguire le Sardine.
Lì ho capito che dovevo fare qualcosa, oggi purtroppo stiamo combattendo ritorni al fascismo e c’è bisogno dell’impegno di tanti giovani».

Resta – fintamente – umile, la Ghribi, cosplayer del XXI° secolo delle staffette partigiane:

«Vi chiederete come una ragazza di 23 anni si possa interessare o cosa può capire della sofferenza e di ciò che hanno passato i partigiani.
Beh posso solo dire che il fascismo non se n’è mai andato», lei lo sa meglio di tutti, a detta sua,
«lo dico anche perché parlo da straniera, nata in Italia da genitori tunisini.
Ogni giorno dobbiamo convivere anche se non vogliamo, con ideologie e atteggiamenti fascisti ,
quindi posso dire che possiamo considerarci, anche noi, partigiani».


Sintesi perfetta del nuovo modello di «partigiano buono per ogni stagione», è giovane, di origini straniere, donna.

Come la collega di Cesano Maderno Valentina Tagliabue, è perfetta da manovrare perché 23enne,
aderente a tutti i crismi del politicamente corretto – così se qualcuno l’attacca se ne può fare subito una martire –,
soldatina idealista dalla faccia pulita: da Greta in poi è il franchising delle nuove pasionarie.
 
Fare campagna elettorale per il No al referendum sul taglio dei parlamentari sarebbe stato un atto da complottisti.

Sembra assurdo, paradossale ma è proprio quello che scrive in un delirante articolo Tiziano Fusella oggi sul Fatto Quotidiano dal titolo:
“L’ultimo complotto: il taglio degli eletti”.


Nella confusa articolazione su casta e complottismo, il Fusella vorrebbe accostare con scarsi risultati il No al taglio dei parlamenti
e chi si oppone alla moneta unica e i suoi inenarrabili danni - a proposito il Fatto non ha niente da dire in merito? - ai No Vax e sostenitori di varie teorie del complotto.


Così difendere la Costituzione, contrastare il neoliberismo imperante, invitare a bocciare una legge che taglia esclusivamente la democrazia
votando NO al referendum, per il Fatto Quotidiano diventano gesti che consentono di poter confinare nel girone dei pazzi complottisti chi li compie.


Davvero un mondo al contrario.


Il Fusella sceglie la via più vigliacca con un attacco frontale al dott. Mauro Scardovelli, psicoterapeuta stimato ed impegnato,
come Scanzi e Travaglio, ad esprimere le sue opinioni politiche attraverso i canali social in particolare You Tube.

Per il Fusella la decisione di annunciare il suo voto NO al referendum, oltre all’amicizia con il senatore della Lega
e professore di economia Alberto Bagnai, dovrebbe valere la censura per Scardovelli a cui addirittura due commenti negativi annunciavano il defollow!


A queste liste di proscrizione, cui il Fusella aggiunge Byo Blu, stendiamo un velo pietoso.

Ma un passaggio del Fusella merita di essere riportato per intero.

“Sulla pagina Facebook di Byoblu, alla vigilia del referendum, in un post condiviso 203 volte si legge che il ‘vecchio sogno della P2 potrebbe avverarsi.”

Quale?

“Il taglio dei parlamentari era nel programma di rinascita democratica di Licio Gelli, a cui aderì anche Berlsuconi”.

E il Fusella rassicura che Berlusconi in realtà aveva dato libertà di voto al referendum… senza dire una parola su Gelli e il vecchio sogno della P2.
Geniale!


L’articolo viene concluso incredibilmente citando News Guard - un’agenzia che dagli Stati Uniti dovrebbe dire a voi lettori italiani cosa sia vero o falso - .

L'articolo di Fusella è la dimostrazione ultima di come l’appiattimento del Fatto Quotidiano non riguarda ormai solo la disastrata redazione esteri,
impegnata ad avallare le peggiori fake news complottiste contro tutti quei paesi considerati scomodi in quel di Washington.


Articoli sullo stile di questo vergato dal Fusella che portano il Fatto Quotidiano ad un livello più basso dei giornali Fiat
- sembrava impresa impossibile ma ci sono riusciti - impongono una riflessione:

sarà un caso che l’implosione e la dispersione di milioni di voti da parte del Movimento 5 Stelle coincida con la decisione di seguire alla lettera i diktat del giornale di Fusella?
 
Ve lo ricordate SOLIDARITY, il trial OMS?
E' sparito dalla scena, a quanto pare.

I bracci erano:
Idrossiclorochina
Lopinavir/Ritonavir
Lopinavir/Ritonavir + interferone
Remdesivir

Idrossiclorochina è stato sospeso a giugno, per evidente mancanza di benefici, ma solo nei pazienti ospedalizzati.

Continuano a sperare nei non ospedalizzati?

Lopinavir/Ritonavir è stato sospeso a luglio, anche qua evidente mancanza di benefici.

Silenzio tombale su Lopinavir-interferone e remdesivir.



Se idrossiclorochina un razionale, andando a cercare bene, lo poteva avere (IL-6),
Lopinavir è stata la vicenda più allucinante che io abbia mai visto.

Centinaia di migliaia di pazienti dosati, senza risultati, perché uno studio osservazionale su un piccolo campione ai tempi della SARS aveva rilevato possibili benefici.

Quando il virus è stato isolato, a febbraio, i valori dell'attività in vitro di lopinavir erano tali da farlo immediatamente scartare.

E invece si è continuato per mesi e a quanto pare si continua ancora, in combinazione con l'interferone
(a quanto pare la comunità medica internazionale nel rational drug development non ci crede neanche un po').

Davanti a questo incredibile fuoco di fila più d'uno si è chiesto di quanto tempo abbiamo accelerato la comparsa di ceppi di HIV resistenti a lopinavir
(cose che possono succedere, di solito, quando cominci a usare grandi quantità di antiinfettivi a gonadi di loppide maschio).

Già perché Lopinavir è un AntiRetroVirale usato contro HIV.

Ricordo che in aprile Magrelli, direttore di AIFA, voleva farlo prescrivere dai medici di base ai malati covid a casa,
Lopinavir (e già eravamo un pezzo avanti, quanto a cognizioni su strumenti terapeutici vecchi e nuovi).

Per carità, in primavera in tutto il mondo spuntavano medici che trattavano pazienti a casaccio con laqualunque.
Ma lopinavir è stata una cosa istituzionale e perlopiù propria delle istituzioni mediche (ancora a fine aprile figurava nei protocolli della SIMIT).

Ho scritto che questa pandemia ha visto sforzi e risultati inimmaginabili in tre-quattro mesi da parte della ricerca farmaceutica (e medica).

Ma sono stati fenomeni, per quanto rilevanti, minoritari.

La maggioranza stolidamente e cieca alle evidenze andava a lopinavir.

Probabilmente c'è chi pensa che questo episodio non costituisca un problema.

Lopinavir costa poco, provarci comunque era doveroso (è così che si ragiona).
 

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