PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

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Circa 30 minuti prima che Donald Trump annunciasse la propria positività al Covid-19
due E-6B Mercury della Marina USA hanno preso il volo per rimanere ciascuno su una delle due coste degli USA.

E6B è noto anche come “Doomsday Plane”, perchè funge da comando strategico mobile nei momenti di crisi particolarmente grave.

Quindi è stato avviato il l protocollo di difesa “Take Charge and Move Out” (TACAMO)
che essenzialmente prevede la dispersione delle strutture di comando e comunicazione necessarie per controllare l’arsenale nucleare statunitense.


Questi velivoli vengono attivati dal Pentagono quando è ritenuto necessario comunicare
con i sottomarini missilistici nucleari segreti della Marina americana, i bombardieri stealth e i silos missilistici.

Le istallazioni fisse sono considerate vulnerabili, per cui si preferisce utilizzare dei sistemi di comando mobili.

La mossa sottolinea la potenziale gravità della situazione.


Il Presidente degli Stati Uniti è anche il comandante in capo delle forze armate della nazione, comprese le sue forze nucleari.

L’incapacità di chi ricopre questa posizione potrebbe essere vista come un’opportunità da potenziali belligeranti.


RT There's an E-6B Mercury off the east coast near DC. I looked because I would expect them to pop up if he tests positive. It's a message to the small group of adversaries with SLBMs and ICBMs. pic.twitter.com/3ta9PmPxZD
— Tim Hogan (@TimInHonolulu) October 2, 2020




Non è un caso che l’aereo sia segnalato in volo ed avvistabile .

Gli aerei e le navi militari di solito volano con i loro transponder di identificazione radio disattivati
per evitare di essere tracciati e identificati se in missione riservata.

Se il trasponder era acceso significa che le forze armate USA volevano far conoscere che le loro capacità di comando strategico erano attive.

Quindi si tratta di un sottile segnale a tutti gli avversari che, anche se il comandante in capo è ammalato,
le capacità strategiche della Nazione non ne sono per niente diminuite, anzi sono poste in uno stato di allerta.

Nello stesso tempo si stratta di un segnale moderato, che non implica nessuna minaccia specifica agli altri paesi.


Basati sulla struttura degli aerei di linea Boeing 707, gli E-6B sono stati costruiti per essere particolarmente resistenti alla guerra elettronica
e agli impulsi elettromagnetico generati dalle esplosioni nucleari.

Circa 16 degli aeromobili sono stati consegnati dal 1986.

La flotta ha subito un importante aggiornamento nel 2006.

Il loro compito è prendere il volo in tempo di crisi, ma un numero segreto di questi aerei è mantenuto pronto al decollo in qualsiasi momento.
 
Andate a leggere CONCLUSIONI.....rischia 1%

 
Andate a leggere CONCLUSIONI.....rischia 1%


Il covid-19 oggi come oggi è poco più di un'influenza e neanche aggressiva.
Se vaccino sarà che se lo prendano chi per varie patologie rischia.
Invece lo renderanno obbligatorio a tutti per ingrassare le varie case farmaceutiche e magari un domani sorgeranno controindicazioni che faranno più danni del covid stesso. :specchio:
 
Che vergogna ! Con un'altra persona non sarebbe mai successo.


Domenica 27 settembre il Patriarca Karekin II, primate di tutti i cristiani armeni,
si è recato in Vaticano per supplicare il sostegno del pontefice di fronte alla vile offensiva turco-azera di cui il suo popolo e’ vittima nel Nagorno-Karabakh.

Bergoglio, papa che ostenta una croce di ferro, ha accolto il religioso con sostanziale indifferenza, dedicando alla questione poche e scontate frasi di circostanza.


Chissà cosa avrebbe detto e fatto un papa vero, con la croce d’oro come Giovanni Paolo II
rispetto al piano criminale neo-ottomano che Erdogan sta portando avanti uccidendo e imprigionando cristiani, curdi e oppositori vari.


Non ho citato a caso Carol Wojtyla, che sopravvisse per miracolo al famoso attentato di Ali Ağca, mano armata dei Lupi Grigi,
formazione tra le più attive e violente tra quelle ispirate all’ideologia panturchista.

Chi conosce questa ideologia dovrebbe sapere bene che si tratta di un grave pericolo per tutta l’umanità,
il cui progressivo incedere è assolutamente sottovalutato dalle potenze occidentali.


La regione caucasica del Nagorno-Karabakh, da sempre abitata da popolazioni armene,
fu arbitrariamente sottomessa all’Azerbaigian nel 1923 da Stalin, con finalità evidentemente anticristiane.

Conformemente al diritto dell’URSS, la regione riuscì ad autoproclamarsi repubblica indipendente il 6 gennaio del 1992,
e questo determinò una sanguinosa guerra nei 2 anni successivi, che si risolse con più di 30.000 morti
e la vittoria sul campo delle forze armene con l’indipendenza “de facto” della giovane democrazia,
senza che però seguisse un formale riconoscimento da parte della comunità internazionale.


ONU e paesi occidentali hanno sempre adottato una politica noncurante o addirittura ostile rispetto ai diritti dei cristiani armeni,

tutto il contrario di quanto è avvenuto per le popolazioni musulmane del Kosovo, al fianco delle quali scese in guerra la NATO.


E’ letteralmente vergognoso che tutti i paesi occidentali abbiano abbandonato i cristiani armeni al loro destino
,
un destino fatto di incessanti persecuzioni che durano da secoli.

Occorre ricordare che il popolo armeno fu vittima di un genocidio dalle proporzioni apocalittiche:

ben oltre un milione e mezzo di morti, massacrati, crocifissi, lasciati morire di stenti e di fame durante le “marce della morte” tra il 1915 e il 1916.


Anche adesso la Germania flirta con la Turchia e non osa mettersi contro Baku,
pur richiedendo un immediato cessate il fuoco e un tavolo delle trattative tra le parti,
senza ovviamente sottolineare che la parte offesa e’ la Repubblica del Nagorno-Karabakh.


Non parliamo del silenzio di Di Maio, interessato, forse, a mantenere i rapporti commerciali con l’Azerbaijan,
primo fornitore di petrolio del nostro Paese, che ha nell’Italia il principale partner commerciale.
Affari floridi e in crescita, come testimonia la recente visita del presidente azero Ilham Aliyev,
ricevuto in pompa magna da Mattarella il 21 febbraio 2020.

Che dire?

Era meglio Gheddafi. D’altronde Francia e Germania sgomitano per occupare le nostre posizioni.


Intanto la Turchia bombarda, uccide decine di civili, fornisce droni e truppe paramilitari,
mentre l’unica potenza che supporta l’Armenia è la Russia, che ha inviato derrate e approvvigionamenti militari attraverso l’Iran,
paese non certo felice delle folli mire espansionistiche della Turchia, che vorrebbe realizzare un immenso impero dai Balcani all’Asia Centrale,
dalla Libia all’Iraq, appropriandosi di tutto il Mediterraneo orientale e, se possibile, di Gerusalemme.


Il panturchismo e il panislamismo di Erdogan non rappresentano più un sogno propagandistico
ma un solido e sfacciato progetto di espansionismo nazionalista, supportato da un esercito fortissimo,
con quasi un milione di effettivi e armato all’inverosimile.


La Turchia gioca sporco sull’ambiguità di essere paese membro della NATO, il che blocca gli Stati Uniti,
preoccupati di perdere un alleato così potente nello scacchiere mediorientale.

Tuttavia i tempi della democrazia laica e liberale di Atatürk sono finiti da tempo,
e Washington dovrà rendersi conto, prima o poi, del grande rischio che corre a tenersi la serpe in casa.


Se dunque le potenze occidentali non osano mettersi contro la Turchia principalmente per motivi economici,
con un comportamento che rende attuale l’immagine biblica della grande prostituta,
“adorna d’oro” e “ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri”, “con la quale hanno fornicato i re della terra”,
mi chiedo di cosa abbia paura questo papa, l’unico che, oggi come ieri, dovrebbe sostenere posizioni libere dalla politica
e dai condizionamenti degli affari internazionali.


Credo che Bergoglio sia più preoccupato, da buon gesuita, di mantenere buoni rapporti con il mondo islamico,

in un’utopica illusione di pace e fratellanza universale.

In ogni caso dovremmo fare più attenzione al significato simbolico di quella croce di ferro.

Forse è questo il tempo descritto dal profeta Zaccaria:

“poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle che si perdono,

non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate”.


“Guai al pastore stolto che abbandona il gregge!”
 
Circola una battuta: i cinesi hanno qualche imbarazzo a farsi ricevere in Vaticano, perché Bergoglio è troppo comunista.

Un cliché, d’accordo, ma ogni cliché nasconde un pizzico di verità e qui più che pizzichi sono manciate, sono palate:

ci sarà una ragione se il papa argentino è stato adottato dalla sinistra come ultima spes del marxismo riverniciato.

Se rifiuta di accogliere Mike Pompeo, segretario di stato Usa, se con Donald Trump fa la faccia schifata
come con l’ex presidente del suo paese, Macrì, se il vescovo di Hong Kong lo tiene a cuccia,
se Matteo Salvini non vuole vederlo neanche dipinto e lo umilia platealmente
e invece non si fa problemi coi dittatori sudamericani che gli regalano allucinanti Crocifissi sulla falce e martello.


Bergoglio riposa in fama di prete di sinistra, affiliato alla teologia della Liberazione di Romero ma è un abbaglio,
Bergoglio se mai è un pastore da barricata, vicino a posizioni anarcoidi:

il Messaggero scrisse tre anni fa, mai smentito, dei suoi appoggi, anche finanziari, alla galassia dei centri sociali
;

all’arruffapopoli Casarini dice “vai avanti fratello mio” e sulle Ong che trafficano clandestini non trova mai altro che elogi incondizionati e sconclusionati.

Arrivò perfino a giustificare, se non scusare, gli stragisti islamisti di Charlie Hebdo

con la delirante uscita aerea su quelli da prendere a pugni se ti toccano la mamma.

Che poi il suo marxismo appartenga a Karl o piuttosto a Groucho, è questione più sfumata, forse insolubile.


Non un Papa sociale: un Papa militante.

Fazioso come lo sono le milizie a senso unico.

Ma può un Papa permettersi di essere spericolatamente fazioso?

Sempre tardivo, sofferente quando si tratta di difendere le mattanze dei cristiani per il mondo,
entusiasta e quasi minaccioso se c’è da schierarsi in favore di altre religioni,
anche nei loro aspetti antitetici e devastanti per il cristianesimo.

Bergoglio lascia correre e non condanna mai episodi di devastazioni di chiese, di statue, di simboli della santità cristiana
ma si scatena appena sente eccepire sulla sacralità emblematica dell’Islam.

C’è chi insinua: fatto fuori Ratzinger, dopo Ratisbona, a suon di attentati e roghi,
sono stati gli imam ad imporre un capo cattolico di loro gradimento dietro il ricatto della strage diffusa, infinita.
Anche questo, probabilmente, un cliché ma anche qui un pizzico di verità o almeno di plausibilità sembra affiorare.



La patente sgarberia alla massima diplomazia americana è resa ancora più bruciante dalla motivazione, offensivamente pretestuosa:

il Vaticano non si presta a campagne elettorali.

Qualcosa di puerile, che con Wojtyla non sarebbe mai potuto accadere se è vero che il Papa polacco anticomunista, antimodernista,
a suo modo anticapitalista incontrava sì i dittatori da destra a sinistra, da Pinochet a Castro:
ma poi, in privato, li strigliava, dettava le sue condizioni.

Bergoglio non si preoccupa neppure di dissimulare, a seconda dell’identità ideologica, disprezzo o compiacenza.

Questo pontefice ringhioso ma debole, umorale, si disinteressa delle questioni finanziarie
fino a che non esplodono in tutte le sue drammatiche contraddizioni ma contraddizioni che egli per primo ha alimentato;
nomina e caccia, ma le nomine le decide lui o chi per lui e se si dimostrano perverse o disastrose la responsabilità è anzitutto sua.

Lui invece si comporta sempre come il padrone che scarica tutto sui sottoposti.

Teologicamente è difficile trovarci qualche sostanza, le sue encicliche viaggiano su un terzomondismo climatista
che sfiora l’infantilismo di Greta o di Carola, le grandi riforme interne alla macchina vaticana sono rimaste pie intenzioni,
la Chiesa come comunità dei fedeli implode in un messaggio solidaristico, sì, caritatevole,
ma senza respiro, senza concretezza, senza grandezza.

Senza autorevolezza.


Una riduzione ai minimi termini che i prelati conservatori non possono accettare, mentre i progressisti stanno alla finestra.

Ma se i preti progressisti sono i don Biancalani o gli esagitati che su Twitter augurano morte violenta a Trump e Salvini,
se hanno la faccia del cardinale elemosiniere che aiuta i parassiti del centro sociale a rubare la corrente elettrica alla comunità, allora non c’è da rallegrarsi.

La Chiesa non è una Ong e non è un ente assistenziale
e che il suo sommo pontefice sia finito sulla bandiera al posto di Guevara dovrebbe preoccupare anche i cattolici che se ne compiacciono.


Non è necessario essere cardinali duri, duramente conservatori come Robert Sarah

per capire che la Chiesa è una nave mandata alla deriva da un nocchiero che non sembra preoccuparsene affatto.
 
La chirurgica - o peggio ancora - quelle fatte in casa, non servono a nulla.
Se cammino solo o con la mia compagna o con i miei figli o con i miei familiari
è perfettamente inutile. Se parlo con qualcuno a distanza, è perfettamente inutile.
Ma inutile rimarcare che il 70% di quelli che oggi loro dicono siano "malati"
altro non sono che "positivi".


Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, da governatore del Lazio ha annunciato
di aver disposto l’obbligo della mascherina anche all’aperto in tutta la regione a partire da domani.

Ed ecco che oggi il vicepresidente del Pd, Sandra Zampa, da sottosegretario alla Salute
ha ventilato l’ipotesi concreta di mascherine all’aperto obbligatorie in tutta Italia.

Nella fattispecie il collegamento tra i due è altrettanto ipotetico, ovviamente, ma il “gioco di squadra” dei dem è quantomeno probabile.

“Si potrebbe decidere di usare le mascherine all’aperto di fronte alla ripresa di focolai. Ci si sta pensando da molte parti”,
ha dichiarato Zampa. Più che altro è stata presa un’apposita decisione dal suo leader politico, dopo quelle adottate in Campania e Sicilia, ma tant’è.


“Ieri abbiamo avuto un aumento secco di più di 500 casi e dobbiamo fare in modo
che il sacrificio enorme che abbiamo fatto come Paese tutti insieme dia risultati permanenti.
Se oggi l’Italia può vantare numeri così radicalmente diversi dal resto d’Europa è perché siamo stati molto rigorosi.
Quindi di fronte a una ripresa molti sindaci e presidenti di Regione stanno andando in questa direzione.
Il Governo valuta settimana per settimana e non è da escludere”, ha poi detto il sottosegretario alla Salute.

Tutto questo per dire che l’esecutivo giallofucsia nelle prossime ore, o al massimo tra qualche giorno,
molto probabilmente imporrà a tutti i cittadini italiani di mettere le mascherine all’aperto.

Colpisce che da una parte il governo si vanti del modello italiano nella lotta al coronavirus,
specificando che la nostra situazione è migliore rispetto a quella che stanno vivendo gli altri Paesi europei
(in realtà non proprio tutti come fatto intendere dalla Zampa) e dall’altra rincorra una stretta di questo tipo.


Va detto però che il sottosegretario alla Salute non è balzata agli onori della cronaca per aver dimostrato inflessibilità.

Stavolta quantomeno la Zampa si è mostrata più cauta, senza manifestare certezze.

E pure sulla scuola ha evitato eccessivi allarmismi

: “Il Governo ha già emesso una circolare, noi indichiamo il test rapido a scuola, dove si può si parte immediatamente e molte realtà sono già partite.
Sappiamo che è importantissimo che si torni il prima possibile alla normalità. Sappiamo anche che la scuola porterà con sé inevitabilmente
qualche elemento di rischio in più ma il Paese ha convenuto che la scuola è una opportunità di crescita e di vita per i bambini
tale per cui non si può immaginare di non tenere le scuole aperte e attive”.


“Siamo in costante aggiornamento con il ministro della Salute e gli esperti del Cts.
Torneremo a confrontarci con le Regioni e deliberemo” se eventualmente estendere l’obbligo a tutta Italia.

Ma al momento non abbiamo deliberato nessuna misura in questa direzione”, ha precisato Conte.
 
Dopo il provvedimento annunciato dal governatore del Lazio nonché segretario Pd, Nicola Zingaretti,
il governo sta prendendo in forte considerazione l’ipotesi di estendere l'obbligo della mascherina all'aperto a tutto il territorio nazionale.

Sulla questione è intervenuto poco fa anche l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova,
stroncando senza mezzi termini l’ipotesi ventilata dall’esecutivo giallofucsia:

Non ha razionale scientifico. Ieri c’e’ stato un incremento dei casi ma la percentuale rispetto ai tamponi e’ del 2,11%, non mi pare ci sia stato un aumento significativo”,

”Se si vuole ricordare alla gente che è importante, può avere un senso, ma non ci sono fondamenti scientifici rispetto all’andamento epidemiologico.

Secondo me con i veti si va poco lontano, bisogna puntare sul coinvolgimento della gente, sulla corretta informazione, non vorrei che questi obblighi scatenino una reazione opposta”.


Parole piuttosto chiare, mentre il governo si barcamena tra dichiarazioni contraddittorie e incertezze di ogni tipo.

Ma Bassetti fa notare anche i rischi effettivi che si celano dietro all’imposizione dell’obbligo della mascherina all’aperto in questo preciso momento.


“Il sistema attuale andava bene, c’era senso di responsabilità, non è utile e anzi rischia di fare danni un’ulteriore coercizione

perché potrebbe portare all’effetto opposto, cioè a una reazione di rifiuto“.

Non solo, “un altro rischio è che si focalizzi tutto sulla mascherina, che è molto importante

ma non è l’unico elemento indispensabile per evitare il contagio.

Non vorrei che la gente si convincesse che indossare la mascherina conferisca una sorta di immunità,

quando sappiamo che il distanziamento e l’igiene sono altrettanto importanti.

Queste cose vanno spiegate, bisogna arrivare alla pancia della gente piuttosto che obbligare”.
 
non mi torna...
han creato meno posti di lavoro delle attese, ma
la disoccupazione è in calo rispetto le attese.
E' possibile solo se c'è gente senza lavoro uscita dalla conta

 

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