QUANDO QUALCUNO GIUDICA IL TUO CAMMINO, TU PRESTAGLI LE TUE SCARPE

Un convoglio umanitario è stato attaccato ieri ad Aleppo.
Decine di camion distrutti, diversi i morti e i feriti tra il personale della Mezzaluna Rossa che ne gestiva il transito.
Un attacco proditorio, che sembra chiudere ogni spiraglio alle ultime possibilità di una tenuta della tregua iniziata il 12 settembre.


Gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno addossato senza indugi la responsabilità dell’attacco all’aviazione di Damasco.
Un’accusa che serve anche a far dimenticare i crimini di Deir Ezzor, dove gli aerei degli Stati Uniti hanno bombardato deliberatamente,
nonostante la tregua, le postazioni siriane uccidendo oltre sessanta persone.

Sulla volontarietà dell’attacco ci sono pochi dubbi, dal momento che i testimoni parlano del sorvolo di droni Usa e aerei spia prima del raid
https://www.youtube.com/watch?v=q8Ncxc3BrhU

Più controversa la cronaca nera riguardante l’attacco al convoglio della Mezzaluna Rossa diretto ad Aleppo, nella zona controllata dai ribelli.

La prima versione statunitense parlava di un attacco condotto da aerei e velivoli siriani.
Accusa respinta con una motivazione molto chiara da parte di Mosca: gli aerei siriani non hanno la tecnologia necessaria per un attacco notturno, come quello di ieri.

Una risposta che poteva essere facilmente smentita dai suoi interlocutori, che potrebbero portare prove di attacchi aerei condotti di notte da parte dei caccia siriani.
Cosa non avvenuta, a conferma che la giustificazione è valida.

Diversa l’accusa del New York Times, che invece riferisce di fonti di intelligence secondo le quali a colpire sarebbe stato un aereo russo. E si dicono pronti a portare prove.

E dire che il capo degli elmetti bianchi, un’agenzia umanitaria che assiste i miliziani, ha subito dichiarato che si è trattato di un attacco portato da elicotteri.
Un testimone oculare, quindi, che smentisce le versioni successive dei suoi alleati (gli elicotteri per colpire si devono abbassare e sono ben visibili).


A parte gli evidenti contrasti tra le versioni dei tanti accusatori di Assad, resta che sia l’Onu che la Mezzaluna rossa
hanno dichiarato di non essere in grado di stabilire le cause e la responsabilità dell’attacco.
Anche il capo della Mezzaluna rossa siriana, Mona Kurdy, intervistata sulla Repubblica del 21 settembre, ha dichiarato in merito all’attacco: «Come? Per colpa di chi? Non lo so».


Insomma le accuse a Damasco o a Mosca sono talmente aleatorie da apparire più che sospette.

Resta l’altra e più grande incongruenza: il convoglio, prima di giungere nella zona controllata dai ribelli,
è transitato attraverso le linee delle forze di Damasco, che assediamo quella zona della città.

Perché attaccare quando ormai il convoglio è in territorio nemico, con elicotteri o aerei
e sotto gli occhi e soprattutto le telecamere dei propri nemici e non farlo prima, nella zona sotto il loro controllo?
Sarebbero bastate allo scopo armi meno sofisticate e meno costose, e soprattutto si poteva mascherare meglio la cosa…


Sulla vicenda aleggia quindi l’ipotesi di una macabra messinscena, orchestrata da chi voleva attribuire a Damasco o alla Russia
un crimine talmente efferato da giustificare l’affossamento definitivo della tregua e un’escalation della guerra.

Allo scopo sembra aver usato la manovalanza locale, ovvero i jihadisti che circondavano il convoglio.

A questi era facile colpire con i cannoni i veicoli in transito o appiccare un incendio, come ipotizzano i russi,
che hanno fatto notare che le intelaiature dei rimorchi dei camion sono intatte, cosa impossibile se colpite dall’alto da bombe.

Siria_Aleppo_raid_Afp.jpg_997313609.jpg



Resta il mistero del pik-up che trasporta un cannone che un filmato mostrato dai russi immortala mentre supera il convoglio, forse utilizzato proprio per colpire i camion una volta a
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distanza (cliccare qui).
E dei proiettili che spuntano tra le scatole contenenti aiuti umanitari destinati ai ribelli (foto sotto).


D’altra parte da tempo in Siria usa così.
 
Fantastico.... Davvero sembra la storia di un tristemente noto ex-sindaco fiorentino:
ha trovato la porta gentilmente lasciata aperta da alcuni complici e si è stravaccato sul divano buono.
Oggi pure lui ci guarda con occhi languidi e ci chiede cortesemente di lasciarlo grufolare felice e contento ancora per un po', tanto che ci costa in fondo....?
L'unica differenza è che nessuno al momento ha provato a spostarlo nella stalla....

"Ecco che occupavano le camere sei inglesi appassionati di bicicletta. La sera si sono messi a chiacchierare nella sala e hanno lasciato aperta la porta".
Un errore: quando la mattina successiva la donna delle pulizie è entrata nell'agriturismo per preparare le colazioni si è trovata di fronte ad una scena che ha dell'incredibile.
Quando si è trovata di fronte al maiale selvatico "è trasalita: lui ha guardato lei e non si è scomposto come se le dicesse:
'Scusami fammi dormire ancora un pò'. Poi sono arrivati i turisti e hanno cominciato a scattare foto al maiale che ancora non si muoveva dal divano".

1474443293-1474443272-1977128-maiale.jpg
 
male male male male...ma dove li trovate i voti per arrivare al 25% ? :DD::DD: :vado::vado:

La finta dell’arrivo trafelata in Comune, il prevedibile scorno dell’umiliato e offeso Malagò, la conferenza stampa con la claque grillina (in prima fila ad applaudire Paola Muraro),
fanno parte di una messinscena preparata a tavolino, di una precisa strategia comunicativa e politica imposta da Beppe Grillo.
Jacopo Jacoboni de La Stampa, fra i più informati di cose grilline, la spiega così.

È così che si è giunti a un evento per dire no al grande evento: questo è stata la buca di Virginia Raggi a Giovanni Malagò.

Una messinscena, questa o un’altra, era stata del resto studiata (era da giorni che si organizzava qualcosa di «mediaticamente eclatante»), e serviva a due cose.
Uno, dare ai fan l’immagine della sindaca che si erge contro i poteri forti e impone loro umiliante anticamera (in altre parole, un’arma di distrazione di massa).
Due, a farsi vedere di nuovo originari e puri.

Detto in altre parole, Grillo è una specie di ago della bilancia di una partita cruciale in corso, che non è la Raggi in sé, ma è:
che tipo di Movimento deve tentare la corsa al potere, un Movimento-più-Movimento o il Movimento-partito?
Dire no alle Olimpiadi, al momento, era l’unica strada per tenere insieme questa sfida in corso senza che si sfasciasse tutto ancora prima della kermesse di Palermo, Italia 5 stelle.
 

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