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Il premier ci ha già spiegato che aveva già fatto tutte le riunioni dando delle giustificazioni non dovute,
ma dietro a questa polemica penso che ci sia un clamoroso non detto.

Il fatto che la Meloni sia andata a prendere la pizza,
invece che fare la foto opportunity in questa inutile cena di gala, la trovo una gran cosa.

Sui giornali oggi dovrebbero esserci le femministe di tutto il mondo unite dalla parte del premier,
invece non se ne accorgono che una donna con una figlia,
invece di fare la foto opportunity al club del sigaro in cui tutti quanti sono là solamente per far vedere quanto sono fichi,
se ne è andata con la famiglia e i due amichetti a prendersi una pizza dopo aver lavorato tutto il giorno.

Insomma, conciliare famiglia, figlia e lavoro,
nonostante sia qualcosa che tanto predica chi vuole le quota rosa,
non è permesso se a farlo è la premier, che infatti viene criticata per questo.
 
E' morto il presidente emerito Giorgio Napolitano.
Persona colta, aveva contribuito a salvare l'Italia dal disastro a cui il berlusconismo della fase bunga bunga la stava conducendo.
Per decenni era stato esponente di rilievo della componente migliorista, favorevole ad una svolta socialdemocratica, del PCI.
Fu rieletto presidente anche con i voti del centrodestra e di Berlusconi.





26-11-2015
"Giorgio Napolitano ha salvato la democrazia in Italia nel mezzo della crisi economica". ...
"Da Presidente della Repubblica è stato il garante dell'evoluzione democratica in un periodo difficile svolgendo un ruolo centrale di mediatore e a volte di originatore di alcune coalizioni". "Ha contribuito alla stabilità italiana e transatlantica ed è stato garante della dignità umana. Una persona - ha concluso Henry Kissinger - che ha veramente trasformato la mia vita".


 
Nel 1840, a seguito della rivolta di Stono, il Maryland ratificò alcune leggi che regolavano le ore di lavoro per gli schiavi, ponendo un limite di 15 ore al giorno d'estate e 14 ore in inverno, mentre veniva fatto divieto di farli lavorare di domenica. Qualcuno sostiene però che tali leggi apparentemente compassionevoli erano solo dettate dal timore di nuove rivolte, un tentativo di pacificare il malcontento crescente nella popolazione di schiavi.[16]
Ci siamo quasi ........
 
Dai tempi del nostro boom economico abbiamo sempre dato fastidio alla germania.

La Germania non vuole prendere i migranti dall’Italia,
nonostante sia suo dovere in base all’accordo firmato nel giugno 2022.

Sono i cosiddetti ricollocamenti solidali.

Adesso, come se non bastasse, annuncia finanziamenti alle Ong per incentivare gli sbarchi sulle nostre coste.

A rivelarlo è un portavoce del ministero degli Esteri tedesco.

Si tratta di due finanziamenti da centinaia di migliaia di euro:

il primo per un progetto di assistenza a terra di migranti in Italia, in accordo con la Comunità di Sant’Egidio;

il secondo per sostenere una Ong che opera salvataggi in mare, senza precisare di quale organizzazione non governativa si tratti.

Ad interpellare il portavoce è stata l’Ansa.

Queste le risposte:

«Il ministero degli Affari Esteri federale sta attuando un programma di sostegno finanziario
istituito dal Bundestag (il parlamento tedesco, ndr).
L’obiettivo è quello di sostenere sia il soccorso civile in mare
che i progetti a terra per le persone soccorse in mare.
Abbiamo ricevuto diverse richieste di finanziamento.
In due casi l’esame delle domande è già stato completato.
L’erogazione dei fondi, in questi due casi, è imminente.
Si tratta di un progetto per l’assistenza a terra in Italia di persone soccorse in mare
e di un altro progetto di un’organizzazione non governativa sulle misure di salvataggio in mare».

Entrando ancora più nel dettaglio,
«in entrambi i casi si tratta di finanziamenti compresi tra 400.000 e 800.000 euro».
 
Troppo speso si dimentica il passato.

Giorgio Napolitano è stato uno dei dirigenti a partire dal 1953,
anno del suo ingresso in Parlamento, del partito comunista, ricoprendo incarichi,
come quello di “Ministro degli esteri” di Botteghe Oscure,
nei fatti l’uomo dei rapporti con l’Unione Sovietica e i “partiti fratelli” del Patto di Varsavia.
 
Un'abilità che, in parte, gli viene dalle antiche guerre intellettuali dei Gruppi universitari fascisti,
i cui più abili campioni come Pietro Ingrao - passarono poi armi e bagagli nel Pci di Palmiro Togliatti,
e poi, naturalmente, dalla doppiezza staliniana, togliattiana e di tutto l'apparato
di cui è stato un leader particolarmente eminente perché considerato elegante
e con una infarinatura di inglese quando i comunisti studiavano il russo e i più pessimisti il cinese.

Con Palmiro Togliatti, detto non a caso il Migliore,
Napolitano commise delitti riconosciuti con elegante disincanto,
per poi fondare molti anni dopo la morte di Togliatti la corrente interna dei «miglioristi»,
come dire degli allievi più scaltri del vecchio capo.

L'ha fatto sempre colpendo e poi scappando a gambe levate,
ma con un'espressione timidamente dubbiosa, come a dire «Chi? Io?».

Negare e minimizzare sono stati raffinati al livello di arti marziali,
per quel tipo di intellettualità del vecchio Pci.

Nel 1956, quando il Partito comunista italiano era una potenza ideologica,
Togliatti, spalleggiato da Napolitano e dal cinese Mao Zedong,
costrinse la riluttante Unione Sovietica a schiacciare con le divisioni corazzate
gli inermi insorti di Budapest che manifestavano contro il Partito comunista chiedendo libertà e democrazia.

Napolitano ha preteso di far credere che l'operazione militare neocoloniale franco-inglese
scatenata sotto le intrepide bandiere dell'Onu contro la Libia di Muammar Gheddafi nel 2011
fu una nobilissima guerra perché combattuta in nome della stessa libertà e democrazia
contro cui aveva chiesto l'intervento dei carri armati russi a Budapest.

Naturalmente gli ungheresi fatti uccidere da Napolitano, Togliatti, Mao Zedong e Nikita Krusciov
sapevano che cosa fossero libertà e democrazia, mentre i libici, così come i siriani, gli egiziani, i libanesi
e gli arabi musulmani in genere, non ne avevano mai avuto idea politica e pratica.

Napolitano sapeva che Gheddafi era un dittatore come tutti gli altri nell'area,
ma era diventato uno strumento importante e funzionale della politica estera italiana di Berlusconi,
il quale era riuscito ad ottenere il controllo navale delle coste libiche
e il blocco dei flussi migratori oggi incontrollabili.

Gheddafi era un elemento di successo personale di Berlusconi
e anche per questo era, per tutto il fronte nazionale e internazionale che ne voleva la fine politica,
l'uomo da abbattere e far abbattere, anche per procura.

Nessuna traccia di tutto ciò nella smemorata e autorevole intervista.

Napolitano sapeva bene che quando Gheddafi fu prima violentato dal suo carnefice
e poi macellato come una bestia, in Italia si assisté a un'ondata razzista.

Fu, quello, uno dei momenti più sudici della nostra storia.

Ma, mentre i fatti accadevano, Napolitano ritirava la mano e si mostrava indaffarato e formale,
uno che ha bisogno delle carte geografiche e dei verbali per ricordare.

Dal 1956 Napolitano è un esperto del giusto rapporto che corre fra libertà, democrazia e interventi militari.

Del resto, dopo essere stato uno dei raffinati stalinisti, fuggì a destra nel Pci,
formando una corrente filoamericana apprezzata dal segretario di Stato statunitense Henry Kissinger,
detta dei «miglioristi», un aggettivo togliattiano, presentata allora come creatura specialista nel colpire, negare e fuggire.

Per poi auto-assolversi.

L'ex presidente della Repubblica con eterno piglio giovanile si nascondeva dietro le verità a geometria variabile
quando simulava di aver preso le distanze dalla «decisione unilaterale» del francese Nicolas Sarkozy
quando attaccò la Libia per sottrarla all'influenza italiana e lanciare un siluro contro Berlusconi,
che era riuscito a sigillare le coste e impedire che l'intera Africa cominciasse il suo sbarco a puntate sulle coste italiane.

Sarkò attaccò con rabbia napoleonica e per odio trasparente verso il presidente del Consiglio italiano,
l'ultimo eletto, come dimostrano le famose foto sghignazzanti nei confronti del primo ministro italiano.

Del resto, la chiarissima operazione per liquidare per via antiparlamentare Berlusconi
- un vero colpo di Stato - contemplava la necessità di una coalizione interna,
di una coalizione estera e un'operazione militare brigantesca
che si concludesse con il sacrificio umano del dittatore libico,
colpevole di essere uno strumento vincente di Berlusconi che, grazie a lui,
aveva sigillato le coste libiche agli scafisti e ai trafficanti di uomini.

Napolitano si adoperò in tutti i modi, molto discutibili se non illeciti,
per abbattere l'ultimo capo del governo che gli italiani abbiano potuto eleggere a Palazzo Chigi.
 

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