Ovviamente, in parallelo, mentre accade tutto questo,
si sta compiendo una vera e propria mutazione antropologica,
che trasforma il cervello umano in un automa,
in una macchina non pensante, anaffettiva, senza corpo e senza anima.
Però efficace, efficiente, performante, competitiva, aggressiva, arrogante, triste, arrabbiata,
nervosa, unidirezionale, omologata, standardizzata, inquadrata secondo le logiche binarie della tecnologia
e immersa nelle pulsioni, negli istinti, negli impulsi più bassi e bestiali.
Immersa nel vuoto.
Colmata dal nulla.
Hanno riempito le scuole di computer.
Ci sono computer ovunque, ma hanno svuotato le aule di sogni, riflessioni, dubbi.
Hanno emarginato la filosofia, la letteratura, la poesia, il pensiero, il dialogo, i sentimenti,
gli incontri, gli sguardi e, soprattutto, in una parola, hanno bandito l’amore, cioè il cuore, l’emozione.
Non stupisce che, secondo le più recenti statistiche, sei studenti su dieci, oggi, in Italia, soffra di tristezza e nervosismo.
Trascorrere tutta la giornata davanti a uno schermo, qualunque esso sia, produce delle inevitabili ripercussioni cognitive.
Anche i professori, invece di vivere a contatto con gli studenti, in presenza, di persona,
senza mediazioni informatiche, sono obbligati a vivere davanti a un computer.
Infatti, ogni attività didattica e d’apprendimento, burocratica o amministrativa, sociale e relazionale,
nella scuola italiana, passa tramite il computer.