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sarà vero?

avessero raccontato qualche anno fa le cose a cui stiamo assistendo avrei detto che eravamo su scherzi a parte.

Invece è tutto vero e sembra la normalità.
 
Tutti a rimorchio del potere resiliente,
sconfessato alle elezioni ma non disposto a farsi da parte
perché sostenuto dalla finanza truffaldina dei filantropi carnivori, i Gates, i Soros.


Gentiloni non delira come Biden, sa benissimo cosa dice e perché lo dice:

noi non chiediamo scusa,
noi abbiamo fatto l’abominio che abbiamo fatto e lo rivendichiamo
con la iattanza del potere che non si scalfisce;

dalla parte dei nazionalisti sedicenti avversari della UE del dominio sovranazionale, immediatamente si accusa ricevuta.

Tutti dentro!

Tutti a reggere lo strascico della Baronessa terminale del potere antidemocratico,
dalla sinistra sovversivista dei Verdi, delle Salis, a quella affarista della corruzione qatarina e maghrebina.
 
Di fronte ad una enormità come quella di Gentiloni
uno si aspetta che la premier fino a ieri ipercritica, spietata contro i metodi della UE dirigista e autoritaria,
eccepisca almeno il minimo sindacale.

Con alcuni corifei e intrattenitori che, per l’occasione, spiegano:
ma sì, fa benissimo, la coerenza è patetica, si va, si corre dove sta il potere. Per dire i soldi.
La gente in teatro non gradiva, ma che conta la gente la quale vota per vedere il suo voto ridotto a carta straccia?



Se una premier proveniente dal post fascismo
non trova da ridire sul cinismo di un patrizio marchigiano
formatosi nel sovversivismo snob di Servire il Popolo, vuol dire che concorda su tutto:

sul regime sanitario,
sullo stato di polizia,
sul ricatto dei sieri genici tossici e mortiferi,
sulla discriminazione,
sul totalitarismo di fatto,
sul controllo ossessivo,
sulla censura tramite social,
sul conformismo dell’informazione corrotta,
sull’irresponsabilità istituzionale,
sull’incitamento all’odio e alla discriminazione,


fino al climax dal Quirinale:
“Non si invochi la libertà per non vaccinarsi, non venga dato spazio a chi non si vaccina”.​
 
Che Meloni di fronte a tutto questo fosse rimasta alla finestra, senza compromettersi,
era chiaro e qualcuno lo aveva anche giustificato confidando in un cambio di passo una volta al potere.

Il cambio di passo c’è stato, ma nella direzione opposta,
nell’ambivalenza opportunistica, nel tatticismo avventurista e autolesionista.

Fino all’ultimo, convulso, ennesimo voltafaccia: la votiamo? Non la votiamo?

Lo diciamo dopo, facciamo il gioco delle tre carte.

Alla fine pare che la fazione della premier italiana si sia tolta di mezzo, a quanto si è capito.

Ma in questo modo ambiguo e cretino è come se l’avessero votata.

Tra l’altro, pare che la decisione finale sia maturata nella presa d’atto
che la vicepresidenza al meloniano Fitto non sarebbe scattata:


ottenerla avrebbe salvato la patria?
 
Alla fine la Baronessa della siringa non l’hanno votata,
ma per mero calcolo, non per convinzioni politiche ed etiche:

si torna alla finestra, come ai tempi della finta opposizione italiana,
prima della conquista del potere, recitando ancora il ruolo di quelli tutti d’un pezzo
che attaccavano i manifesti a Colle Oppio.

La verità è che Meloni si è mossa da parvenu, consigliata anche in modo idiota,
fino a ritrovarsi contro il muro di una consapevolezza angosciante:

che farò
quando l’Europa organizzerà la prossima pandemia pretestuosa,

quando vorrà tornare al Panopticon sanitario, ambientale, energetico?

Mi troverò costretta a giustificare ogni nefandezza ricorrendo alle ragioni superiori della reapolitik,
scaricando il barile della responsabilità sul potere sovranazionale della OMS e della UE ?


Da cui l’ultimo, mortificante voltafaccia
in scia alla radiosa tradizione italiana per la quale Montanelli diceva:

“Non abbiamo mai finito una guerra che fosse una, dalla stessa parte in cui l’avevamo cominciata”.
 
E adesso ci vengono a dire che è stato niente,

che meritano un premio per tutto questo,

che sono tutti solidali nel ripetere l’abominio.

E sarebbe questo “cambiare l’Europa dall’interno”,
sarebbe questo il “contare di più in Europa”?
 
Ussignur.............ci mancava.

C’è “l’urgenza di una transizione verde che sia concreta,

pragmatica, sostenibile ed efficace.

Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato

la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico”

 

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