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se nn sono predatori sessuali, pedofili o pederasti...
nn li vogliono



bon, almeno nn è bianco ed ebreo...

Vedi l'allegato 746978
Vedi l'allegato 746980

:-D
verrà detenuto nella stessa prigione dove fu suicidato Epstein


:oops:
 
Ma possibile che nessuno si renda conto dello schifo ?

Per quattro anni saranno i Commissari dell'Unione e formeranno,
sotto la guida della Presidente Ursula von der Leyen, l'esecutivo europeo.

Ma le loro nomine sembrano la rappresentazione, tra il comico e il farsesco, delle incongruenze che paralizzano l'Europa.

Cominciamo da quella carica di Alto Rappresentante per la politica estera a cui spetta la gestione dei rapporti internazionali.

Vederla assegnata alla 47enne premier estone Kaja Kallas un po' preoccupa.
E un po' fa sorridere.
La risatina è inevitabile immaginando la rappresentanza di 450 milioni di europei
affidata ad una signora che ad oggi guida un paese da un milione e 300mila abitanti, un quarto dei quali di origine russa.

E da qui anche le preoccupazioni.

La signora Kallas, come molti connazionali è considerata un «falco» sul fronte dei rapporti con Mosca.
Affidarle la politica estera mentre divampa il conflitto russo-ucraino non è propriamente garanzia di oculatezza.

E non rassicura neppure la vice-presidenza, con delega alle strategie industriali, allungata,
dopo le liti tra von der Leyen e Thierry Breton, a Stéphane Séjourné
il ministro degli esteri francese più famoso per esser stato «fidanzato» del premier Gabriel Attal che per le sue doti di statista.


Ma per continuare a sorridere e preoccuparsi basta buttar un occhio alla nuova poltrona della Difesa.

Il settore si sa, è il buco nero di una Ue incapace di darsi un esercito e di configurare politiche industriali nel campo degli armamenti.
Ebbene a chi è stata affidata la soluzione dell'annoso problema?

Al lituano Andrius Kubilius, un ex premier - ancor più radicale della Kallas nei rapporti con Mosca -
proveniente da un paese di 3 milioni di anime dove non esiste una sola industria bellica
e l'esercito non ha in dotazione nemmeno un carro armato.
 
Ma le dolenti note non finiscono qui.

L'agricoltura è da sempre un settore cruciale per un'Unione
che ha come compito istituzionale la difesa e lo sviluppo di quel mercato.

Peccato soltanto che il tutto sia stato affidato alle cure di Christophe Hansen,
un Carneade proveniente dal Lussemburgo il granducato, grande neanche due volte Roma,
dove grazie alla finanza, settore egemone dell'economia,
630mila fortunelli si spartiscono un Pil pro-capite da oltre centomila euro l'anno.

Come dire un piccolo Bengodi
dove la coltivazione di patate e pomodori contribuisce per appena lo 0,4 per cento al prodotto interno lordo.

Il tutto mentre la Polonia
- primo produttore alimentare d'Europa grazie a cereali, patate, barbabietole latte e carne
- si occuperà invece di gestire, tramite il Commissario Piotr Serafin fedelissimo del premier Donald Tusk, il delicato budget europeo.

Un budget a cui Varsavia contribuisce per poco più del 4 per cento.


Ma comiche, ed eventuali tragedie, non s'esauriscono qui.


La sanità, settore poco ambito dal momento che Bruxelles non ha competenze rispetto alle scelte nazionali,
è andata ad un'Ungheria relegata ormai al ruolo di paese paria dell'Unione.

Dimenticando che solo 4 anni fa l'Europa si contorceva tra le spire della pandemia.

E sperando che la storia non si ripeta.
 
Eccoli qui, si paventano i "barboni democratici".


"C'è un progetto estero con il Quirinale garante
per mandare via Giorgia Meloni e creare persino una "Nuova Margherita
",
un grande rassemblement centrista che possa diventare il futuro ago della bilancia della politica italiana
relegando ai margini del sistema politico Meloni e Salvini" spiegano fonti molto accreditate del Deep state internazionale.

Il caos politico-istituzionale sollevato dalle dichiarazioni rese dal ministro Crosetto a Raffaele Cantone
circa un presunto, l’ennesimo, complotto - questa volta orchestrato nientepopodimeno che dai servizi segreti italiani -
ai danni del governo, rischia di essere solo la punta di un iceberg.

La dura risposta del sottosegretario all’autorità delegata Alfredo Mantovano non poteva passare inosservata.

Il gioco era fatto.

E sembra preludere ad uno scossone istituzionale che vede già coinvolto il Quirinale,
rimasto perplesso per la leggerezza istituzionale con cui il ministro della Difesa
ha aperto questo scontro senza fornire nessuna precisazione nel merito,
ne’ prove, bensì illazioni e sensazioni -secondo alcuni - suscitate, molto probabilmente, da alcuni suoi consiglieri.

A nulla varrà, probabilmente, l’ira di Giorgia Meloni per l’ennesimo scivolone di un suo ministro, in più co-fondatore di Fdi.

Sono diverse, infatti, le preoccupazioni di queste ore tra i corridoi di Chigi,
dove non è passato inosservato l’incontro tra Mario Draghi e Marina Berlusconi.


D’altronde, le cancellerie internazionali sono in fibrillazione.

Si racconta che all’apertura dei giornali,
le principali ambasciate estere tra cui quella francese, tedesca e americana
dopo aver letto le deposizioni di Crosetto siano sobbalzate.

Sensibilità che da sempre il Colle accoglie e ascolta con attenzione.
 
All’estero lo spettacolo risulta sempre più preoccupante
e le pressioni per un cambio di passo che riporti l’Italia sulla retta via dell’europeismo
stanno diventando sempre più forti.

L’incontro tra Marina Berlusconi e Mario Draghi e’ stato, appunto, il primo passo.

Il ritorno in pista dell’ex capo della Bce non è più un miraggio.

Ma non si tratta soltanto di questo: il "grande centro" a cui si sta già lavorando
potrebbe vedere come punto di riferimento proprio l'ex numero 1 della Bce.

Forza Italia e Pier Silvio
(che sottotraccia stanno lavorando per un nuovo grande rassemblement centrista, una margherita 2.0 )
sono pronti a fare il tifo per super Mario, Gianni Letta, tornato in auge alla soglia dei novant'anni, non ne parliamo;

il centrosinistra guarderebbe con interesse all'operazione.

Mario Draghi è l'unico che la può mettere Ko
(l'unico modo che hanno per disinnescare la minaccia è piazzarlo al Quirinale
ma i vertici di via della Scrofa non ne vogliono sapere).

Per ambienti del Deep state siamo già a un punto di non ritorno.
 
Ma va.

Tupperware,
la multinazionale americana che produce i famosi
contenitori di plastica per alimenti,
ha avviato la procedura di fallimento.


Con una passività da 10 mld di debiti, la società ieri ha dichiarato di aver
"volontariamente avviato (anche per alcune sue sussidiarie) la procedura
presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il Distretto del Delaware
facendo ricorso al ‘chapter 11’ della legge fallimentare statunitense"
.
 

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