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Ogni tanto qualcosa di buono.

Tra i tanti articoli letti ieri sulle violenze scoppiate al quartiere Corvetto a Milano,
ci ha piacevolmente sorpreso quello firmato su Repubblica da un noto scrittore
(e anche architetto e storico dell'architettura, particolare non di poco conto)
in cui si spiega che il Corvetto non è una banlieue,
che la rivolta ha una base più generazionale che etnica
e che occorre preoccuparsi non solo dell'integrazione ma anche della speculazione.

In questo caso immobiliare.

Tutte cose pertinenti e giuste.

Come giusto e pertinente ci è sembrato l'elogio del Corvetto, un «bel quartiere»,
«il più grande progetto di edilizia popolare costruito negli anni Venti del '900 in città»,
quando «dare una casa a tutti era un imperativo morale.
Quando una casa era un diritto, non una merce di scambio».

Bei tempi.

Dopo aver letto sul proprio giornale l'esaltazione dell'urbanistica del Ventennio
e dell'architettura, e dell'attività dell'Iacp, e degli interventi pubblici in tema di edilizia popolare,
adesso ci aspettiamo che :

Paolo Berizzi tolga la firma per una settimana;

la direzione vieti di citare il Corvetto nei pezzi di domani;

il Comitato di redazione prenda le distanze dall'articolo sul Corvetto, dal Corvetto in generale,

......ed anche da Berizzi...


È vero. A volte il giornalismo fa cose pessime.

Ma in compenso il fascismo ha fatto anche cose buone.
 

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