Attendo di leggere le smentite, ma - per ora - sembra ci sia una triste verità.
E mo’?
Chi glielo dice ai paladini dell’umanitarismo da salotto che la “nave dei sogni” era, in realtà, la nave dei panini immaginari?
Israele, tra un razzo e una conferenza ONU, ha abbordato le famigerate barche dirette a Gaza.
E sorpresa delle sorprese: vuote. Non “poco cariche”. Non “mezze piene”.
Vuote come le promesse di un politico in campagna elettorale.
Di quelle 250 tonnellate di aiuti sbandierate sui social a colpi di hashtag e lacrimucce, nemmeno l’ombra di una brioche.
Certo, qualcuno dirà: “Eh, ma magari li hanno mangiati per strada!”.
E mentre la gente scende in piazza con la lacrimuccia facile e la kefiah modaiola,
chi prova a farsi domande rischia di passare per il cattivo.
Ma a forza di vedere eroi improvvisati e umanitari part-time,
viene da pensare che dietro la tragedia ci sia una fiera dell’ipocrisia,
con tanto di stand gastronomici vuoti pure quelli, ovviamente.
Alla fine, resta solo una verità:
in mezzo al dramma vero,
c’è chi cerca visibilità e chi mangia aria.
Letteralmente.