L'Italia è promossa
Il malcelato ringhio di Vespa, di tanto in tanto, involontario. Il labbro sinistro che scopre i canini, smussati, come mai. Non è aggressività, è paura. La stessa dei mercati odierni, che picchiano al basso come Francesco Baracca sul suo biplano Bébé. È dalla notte elettorale di ieri che la giovinezza fa paura.
Il Movimento 5 stelle è il primo partito alla Camera e il terzo al Senato. In tutte le regioni – tranne Lombardia e Trentino Alto Adige – è sopra il 20 per cento, la media nazionale oscilla attorno al 25.
Un successo così non l'aveva mai ottenuto nessun partito debuttante. Non Italia, non in Europa.
La casa silente di Grillo, in questa notte italiana, ha finestre magrittiane accese, e dietro sta un sessantaquattrenne avvolto in una copertina con in mano una tazza di tè. È il vincitore. L'uomo che fa paura ai mercati del mondo. Ma sarà vero? Non lo è. Ma è ripartito il ricatto. Spread a 340, +20%, addirittura!
Il "Guardian": «Possibile miccia di una crisi finanziaria globale», il "New York Times": «Coalizione instabile e nuovi rischi per l'Eurozona»; il "Wall Street Journal": «Il voto caotico italiano agita il mondo dei mercati»; la Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Quando la ragione dorme trionfano i populisti», "Le Figaro": «Sistema bloccato».
Un po', lo diremo, un po' se le va a cercare anche Giuseppe Piero Grillo, perché non si dice: «Sbaglia chi sostiene che abbiamo fatto il pieno. Oggi abbiamo fatto le prove generali». Anche a stravincere ci vuole misura. Però è vera una cosa, ed è una cosa che fa di Grillo un benefattore autentico di questo straziato Paese.
L'ha detta Paolo Putti, l'educatore di strada che la primavera scorsa si candidò a sindaco di Genova per il Movimento 5 stelle. «Non mi chiedere come, ma quell'uomo ha fatto una magia, si è inventato il luogo della speranza».
Il come non è difficile capirlo: ha dato voce e rappresentanza a chi della speranza è naturalmente detentore, i giovani uomini e le giovani donne.
Molti nostri connazionali, a milioni, non si sono nemmeno accorti della disperazione dei giovani, che un recente rapporto Eurostat dice essere per un terzo a rischio povertà. Meglio solo di Bulgaria, Romania, Lettonia, Ungheria, Irlanda e Lituania. I nostri connazionali adulti invece sono più fortunati: vive col ghigno della disperazione affianco uno su quattro.
Giuseppe Piero Grillo è stato uno dei pochissimi in questo Paese a capire che il tempo dell'attesa per molti italiani era finito. E non era finito per scelta. Non si poteva persuaderli del contrario, delle virtù del dibattito. Era finito punto e basta, come i soldi al 15 del mese.
Di solito chi dice cose bizzarre tipo «Cominciamo dagli ultimi» e non indossa la tonaca viene preso per illuso, per sciocco utopista. Ma se questi è il leader del primo partito italiano, le cose cambiano.
Garanzie di salvezza non ve ne sono, intendiamoci. Ma non da oggi, per molti italiani. Da oggi per loro c'è quella cosa dimenticata che si chiama speranza e che porta con sé come un dono l'idea di futuro.
Immagino che l'inesperienza farà commettere ai grillini centinaia di errori. Ad iniziare dal loro attuale negarsi a qualunque accordo, a quel loro chiamare qualunque accordo "inciucio".
Ma non poteva che essere così. Si avanza per impeto, sbagliando.
Dei "matusa", come dicevano i giovani degli anni Settanta – come dicono ora non lo so, essendo vecchio anch'io –, dei matusa al governo, nessuno ha ascoltato. Pensavano a portare i soldi all'estero, alle amanti, soltanto ai figli loro, al ristorantino, alla barca, a sfottere protervamente il nuovo, al cinismo del disincanto simulato di chi mai s'è incantato nella vita. Bene, costoro hanno perso. I mercati boccino pure l'Italia, ma l'Italia è promossa.
A presto.
Edoardo Varini
(26/02/2013)