Sono senza parole e uno squarcio nell'anima.....secondo atto (2 lettori)

fo64

Forumer storico
Reverse ha scritto:
8000 (ottomila) euro al mese??? Dal Governo?? Ma io pensavo che il volontariato fosse non dico gratuito ma comunque retribuito al minimo, diciamo le spese per mangiare vestirsi e lavarsi. Così altro che volontariato.... Poi essere pagati tutti quei soldi per studiare un esame....
Comunque è un mondo sempre più strano e senza coerenza. Allora sì, ha ragione franci, i corpi speciali delle nostre FF.AA. fanno qualcosa di infinitamente più rischioso per meno di un quarto di quei soldi.
Al di là di ogni altra considerazione 8000 euro mi sembrano davvero troppi. Poi la carriera indicata da deardevil mi sa molto di carriera di partito.
Boh.... :rolleyes:

Scusate ma giusto per correttezza penso sia giusto riportare un estratto di quanto dichiara l'associazione Unponteper (per cui lavorano le 2 italiane) sul proprio sito (il testo completo è qui: http://www.unponteper.it/liberatelapace/article.php?sid=1101 )
Se poi Cossiga o altri hanno altre fonti e ce la fanno sapere, ci fanno un grande piacere :)

Fo64

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QUANTO GUADAGNANO LE DUE SIMONE? QUANTO PAGA UN PONTE PER…?

Rispondono i lavoratori di Un ponte per...
La convinta adesione alla associazione, ed il continuo impegno da parte di tutti nel tenere basse le spese di gestione, ha prodotto nella nostra associazione una politica retributiva singolare.
La regola generale è che viene pagato solo il lavoro che per richiesta di continuità, impegno, professionalità, non può essere svolto da un volontario.
Si guadagna il necessario per vivere, valorizzando con qualche piccolo aggiustamento i ruoli di maggiore responsabilità o disagio.
Tutte le retribuzioni di Un ponte per… hanno un unico riferimento salariale: il 3° livello del contratto commercio (1368,60 lordi mese per 40 ore settimanali). Un sistema che noi abbiamo chiamato retribuzione piatta.
La diversificazione salariale avviene attraverso la identificazione delle risorse disponibili (per mansione, figura o progetto) e cioè di quante ore di lavoro possono essere pagate per un certo lavoro.
Si va quindi dai part-time classicamente intesi (20 ore) ad un full time. La categoria di "lavoro straordinario" è sempre stata tradotta, prima di tutto da noi lavoratori di Un ponte per…, in volontariato senza alcuna retribuzione, come contributo per la difesa di quello spirito volontaristico all’origine della associazione.
Una stima a naso che facemmo lo scorso anno in fase di verifica organizzativa, su quanto del lavoro profuso dai dipendenti e dai volontari venisse pagato, dava il risultato approssimativo di un 20%. Questa stima non ha i crismi della scientificità soprattutto perché non abbiamo trovato metodi statistici certi per poter fare questa valutazione.
E’ presente da circa un anno tra di noi un "dibattito" sulla opportunità di inserire un riconoscimento della professionalità attraverso l’introduzione di livelli retributivi, come avviene per tutti i lavoratori.
Eccezioni a questa politica ci sono state nella selezione del personale tecnico e specializzato per contratti temporanei, per i quali la retribuzione è stata stabilita contrattandola individualmente con il lavoratore.
Altra eccezione, le retribuzioni del personale non inserito nell’organico dell’associazione ma assunto da Un ponte per… per divisione di incombenze in seguito ad accordi con altre associazioni per progetti in comune. In questo caso le regole contrattuali vengono mediate con quelle degli altri partner.
Quando in alcuni contratti a progetto le retribuzioni sono state più alte (quelle previste dai donors), il comportamento individuale di ognuno di noi è sempre stato quello della restituzione, con una sottoscrizione all’associazione, della parte in eccesso rispetto la paga "normale".
Il 7 settembre 2004 erano in forza ad Un ponte per…:

Personale locale per i progetti in Iraq
Retribuzione diversificata secondo mansioni e professionalità

Personale italiano espatriato:
Simona Torretta - capomissione
Simona Pari - capoprogetto

Full-time + 225 euro di indennità di disagio (in soldoni circa 1500 euro netti al mese comprensivi tredicesima e fine rapporto)

Personale in Italia:
Domenico – direttore settore Cooperazione –40 ore sett. (50 ore di attività effettiva media)
Massimo – direttore Organizzativo – 20 ore (45 ore di attività effettiva media)
Adriana – amministrazione – 35 ore .(45 ore di attività effettiva media)
Paola – web mail lan – contratto 35 ore – (40 ore di attività effettiva media)
Emanuela – addetta stampa – 20 ore – (25 ore di attività effettiva media)
Marco – desk paese - 35 ore (45 ore di attività effettiva media)
Ileana – desk paese – 35 ore (40 ore di attività effettiva media)
Maria – desk paese – 30 ore (40 ore di attività effettiva media)
Stefania – desk paese – 20 ore (30 ore di attività effettiva media)
Lea – traduttrice – 6 ore (10 ore di attività effettiva media)

Personale temporaneo:
Ornella – aggiornamento contenuti siti web
Paola - aggiornamento contenuti siti web

Personale volontario:
Tutti gli altri, il presidente, il portavoce, i responsabili paese o settore, i volontari nelle missioni brevi, i volontari delle tante attività (circa 50 persone) sono, come li chiamiamo noi, volontari puri. E cioè senza nessuna retribuzione.

I lavoratori di Un ponte per…



CHI COMANDA IN UN PONTE PER…? CHI MA MANDATO LE SIMONE IN IRAQ?

Una delle carattestiche fondamentali dell’associazione è quella di legare i progetti di aiuto e cooperazione alle campagne di sensibilizzazione e iniziative culturali cercando di inserire il tutto in un quadro politico coerente al conseguimento degli scopi statutari.
Il risultato è una organizzazione amena, che a volte sembra una azienda e a volte un disordinato collettivo, in grado di rispondere alle esigenze di professionalità necessarie ai progetti e, nello stesso tempo, garantire autonomia e indipendenza al nostro agire.
Sopra di tutto è l’assemblea dei soci, che si svolge di norma 2 volte l’anno. E’ il momento in cui si "tirano le somme" e si fanno i "progetti per il futuro". L’assemblea dei soci delinea le linee politiche generali dell’associazione che saranno la base di lavoro annuale per tutta l’associazione.
A vigilare e guidare nelle scelte operative è il Comitato Nazionale che si riunisce circa ogni 2 mesi. E’ composto dal Presidente, da cinque volontari eletti in assemblea e dai rappresentanti dei Comitati locali.
Per tradurre tutto dalla teoria alla pratica ci sono le "aree paese" ed i "settori di intervento".
Nelle aree paese, che nelle loro riunioni coinvolgono tutte le persone impegnate nelle varie attività, vengono verificate le linee guida proposte, le politiche future, programmati gli interventi e i progetti, discusse le contraddizioni ecc.ecc.
Chi svolge materialmente il lavoro, si confronta e si coordina nei "settori di intervento". Questi coinvolgono tutti i gruppi di lavoro/progetto per ambiti di attività, in modo da rendere disponibili, a tutta l’associazione e indipendentemente dal paese di intervento, conoscenze ed esperienze acquisite.
Alla fine gli uffici. Questi, gli unici ad avere prevalenza di persone "pagate", servono a garantire gli aspetti gestionali e organizzativi della associazione, vitali per la sopravvivenza dell’associazione e di supporto quotidiano al lavoro dei volontari.
L’associazione è rappresentata politicamente e legalmente dal Presidente.



CHI VI PAGA?

Il bilancio dell’associazione è pubblico, quello del 2003 è consultabile sul nostro sito:

http://www.unponteper.it/chisiamo/pagina.php?op=include&doc=bilancio#comp_entr

Il 30% proviene da donazioni di privati, il 65% da finanziamenti pubblici. La media complessiva delle donazioni di privati degli anni precedenti è stata di circa il 50%.
Quello del 2003 è un bilancio "sbilanciato" dalla scelta di operare alcuni interventi di emergenza (potabilizzazione e distribuzione dell’acqua) col contributo rilevante dell’Ufficio per gli Aiuti Umanitari della Commissione Europea (ECHO).
Questa scelta è stata vissuta da noi come atto di responsabilità nei confronti della popolazione irachena.
Questo tipo di interventi hanno nella programmazione delle nostre attività carattere di eccezionalità.
Rimane da noi confermata la scelta condivisa con le tante associazioni del "Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell’Iraq" di non accedere ai fondi Italiani per la ricostruzione dell’Iraq.
Nel dettaglio i partner istituzionali nel 2003 sono stati:

Partner Internazionali
ECHO, UNHCR, UNICEF, UNESCO, Associazione Giapponese PARC, Fondazione Charlemagne, Organizzazione Quaccheri della Nuova Zelanda.

9 Regioni
Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Trentino Alto Adige.

12 Province
Ancona, Bolzano, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, Macerata, Napoli, Pesaro Urbino, Roma, Salerno, Trento.

28 Comuni
Cassano d’Adda, Casorezzo, Cava dei Tirreni, Cavriago, Chieri, Cinisello Balsamo, Comunità Alta Valsugana, Cossato, Druento, Firenze, Ferrara, Indago, Lodi, Livorno, Macerata, Melegnano, Orvieto, Pessano, Pianoro, Ravenna, Rho, Rogeno, Roma, Rovereto, Sondrio, Trento, Vimercate.

........ cut ...............


E’ VERO CHE E’ STATO PAGATO UN RISCATTO?

Qualunque debba essere la risposta a questa domanda, è stata posta al soggetto sbagliato: noi non abbiamo questa informazione. Da persone dotate di normale curiosità, come tutti del resto, anche noi ci siamo posti la domanda.
La nostra opinione, che vale quanto quella di ogni giornalista che si è misurato con questo quesito è che la versione, secondo cui non sia stato pagato alcun riscatto economico, è coerente con il modo in cui si è svolta tutta la vicenda.
 

patt

Forumer storico
Decapitati due iracheni.

Anche oggi il gruppo Tahwid wal Jihad (Unificazione e Guerra Santa) del terrorista giordano Abu Musab Zarqawi, con un video diffuso su un sito islamico, ha annunciato di aver decapitato due ufficiali dei servizi segreti iracheni. Nel filmato, girato dallo stesso gruppo, si vedono in primo piano i documenti dei due ostaggi, che li identificano come ufficiali dell'intelligence, e in seguito uomini armati che mozzano le loro teste. Prima di essere decapitati, i due ostaggi dicono di essere stati catturati il 28 settembre in Haifa Street mentre stavano tentando di portar via il corpo di una loro collega uccisa, Nadia Abdulwahhab Matlak. I due ammettono di essere due 007 e ammoniscono gli iracheni che lavorano per i servizi di sicurezza: "I miei fratelli, i figli dell'Iraq che lavorano per le agenzie del governo, l'intelligence, le forze armate e la polizia sono avvisati: devono pentirsi", dice uno dei due uomini.


La decapitazione di un terzo ostaggio è stata annunciata sempre oggi dal gruppo islamico Ansar al Sunna: secondo i rapitori, la vittima era un membro del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) che lavorava come interprete per le forze Usa ed è stata uccisa con l'accusa di essere una "spia". Ansar al Sunna, in una dichiarazione diffusa sul proprio sito Internet, ha affermato di aver "eseguito la legge di Dio macellando l'apostata" Luqman Hussein Mohammad, che era stato rapito il 5 ottobre scorso.
 

franci

Forumer storico
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Fool

Forumer storico
Londra, 13:08
Iraq, Annan: dopo invasione il mondo non è più sicuro

Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, che già alcune settimane fa aveva definito illegale l'invasione dell'Iraq, oggi ha affermato che l'azione militare anglo-americana non ha certamente reso il mondo più sicuro. "Quando si considera la violenza che ci circonda, quando si guarda agli attacchi terroristici nel mondo e a quello che sta accadendo in Iraq, non posso certo dire che il mondo sia diventato più sicuro", ha detto Annan in un'intervista al canale televisivo britannico Itv. Rispondendo ad una domanda sull'ipotesi che gli Usa possano intraprendere un'azione militare contro l'Iran, che Washington accusa di avere un programma di armamenti nucleari, Annan ha detto che un'azione del genere sarebbe controproducente ed illegale. "Non voglio neppure prendere in considerazione un'ipotesi del genere perchè penso che sarebbe un'azione incauta", ha concluso.
 

patt

Forumer storico
Falluja sotto assedio,uccisi 9 poliziotti.


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Continua senza soste l'offensiva avviata ieri sera nella città sunnita. Al Zarqawi: "Abbiamo decapitato 11 iracheni". Precipitano elicotteri americani: due morti.


14:12 Nove poliziotti iracheni uccisi in imboscata
Nove poliziotti iracheni a bordo di un pullmino sono stati uccisi in un agguato teso dalla guerriglia nella zona di Latifuyah, a sud di Bagdad. Un portavoce della polizia a Karbala ha detto i nove poliziotti stavano ritornando dalla Giordania, dove avevano seguito un corso di addestramento. Tutti gli occupanti del minibus sono stati uccisi e gli assalitori si sono dileguati, ha aggiunto. L'attacco è avvenuto ieri sera tardi fra le città di Latifiya e Yusufiya, circa 35 chilometri a sudest di Bagdad.
 

patt

Forumer storico
Conflitti e terrorismo fra le cause di morte dei piccoli nel mondo
In dieci anni, in 20 milioni costretti alla vita da profughi
Unicef, ogni giorno le guerre
uccidono 547 bambini

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I bambini scampati
alla strage di Beslan

ROMA - Sono oltre 200 mila, 547 al giorno, i bambini che nel mondo muoiono ogni anno a causa delle guerre e degli attacchi terroristici. La stima è dell'Unicef, ed è stata riferita dalla deputata Tiziana Valpiana (Prc) in una delle sessioni di lavoro nell'ambito della Conferenza mondiale delle donne parlamentari sui diritti dell'infanzia, inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. I numeri sono impressionanti: almeno 10 mila, dei bambini vittime dei conflitti, sono morti a causa delle mine. Negli ultimi 10 anni, poi, sarebbero 2 milioni i piccoli morti "direttamente a causa delle guerre"; oltre 20 milioni, invece, sono stati costretti ad abbandonare le loro case e a trasformarsi in profughi insieme alle loro famiglie, quando non da soli. Sempre a causa dei conflitti, ammontano a un milione i bambini orfani o comunque che vivono in solitudine, e accusano gravi traumi a livello psicologico.

Secondo alcuni organismi internazionali (fra i quali l'Unhcr e Amnesty), circa 300 mila minori al di sotto dei 15 anni sono arruolati come soldati nelle forze governative o in formazioni irregolari, in 40 paesi nel mondo; per il 25-30 per cento, si tratta di femmine.

Per la deputata Tiziana Valpiana, è necessario che i paesi facciano proprio il Protocollo opzionale alla Convenzione riguardante l'ingaggio dei bambini nei conflitti armati, e che un tribunale internazionale giudichi i responsabili del reclutamento militare dei minori. "Alla luce di questi dati - ha detto la parlamentare - possiamo affermare che oggi è in corso una guerra mondiale dichiarata dagli adulti contro i bambini". Invece "i bambini vogliono vivere in pace. Hanno il diritto di farlo. Spetta a noi adulti prendere coscienza dell'orrore e fermare questa spirale sanguinosa che produce povertà, insicurezza, odio e violenza fra i popoli e distrugge la speranza per il futuro".


(17 ottobre 2004)






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patt

Forumer storico

10:58 Samarra, scoperto corpo decapitato di un iracheno

Il corpo decapitato di un interprete iracheno che lavorava per l'esercito americano è stato ritrovato vicino a Shorgat, 40 chilometri a sud di Mosul, nel nord dell'Iraq. Lo riferiscono fonti di polizia. L'analisi del corpo ha rivelato che l'esecuzione della vittima è avvenuta stanotte. Gli iracheni che lavorano per l'esercito americano sono spesso bersaglio della guerriglia che li accusa di collaborare con le forze d'occupazione.



14:16 Trovato corpo decapitato
Il corpo decapitato di un uomo è stato rinvenuto oggi a Balad, circa 60 chilometri a nord di Bagdad. Lo ha reso noto una fonte della sicurezza di Tikrit, precisando che l'uomo aveva le mani legate. Il corpo apparterebbe a un turco, un camionista decapitato nei giorni scorsi dagli estremisti islamici che lo avevano sequestrato.





16:16 In un video ad Al Jazeera la decapitazione degli ostaggi macedoni
Al Jazeera ha affermato di aver ricevuto un filmato video in cui si vede l'esecuzione dei due uomini, e in cui è contenuto un comunicato firmato dall'Esercito islamico in Iraq. Il nome dei due ostaggi uccisi non è stato fornito, e non è chiaro se si tratti di due dei tre macedoni (Dalibor Lazarevski, Dragan Markovic, Zoran Naskovski) sequestrati in Iraq lo scorso agosto.




21:16 Governo macedone non conferma uccisione ostaggi


Il governo macedone non ha nessuna informazione sulla sorte dei due ostaggi macedoni che, secondo quanto riferito oggi dall'emittente Al Jazeera, sarebbero stati decapitati dall'Esercito islamico in Iraq. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Interni della Macedonia Goran Pavlovski. "Stiamo lavorando, il ministero degli Interni e quello degli Esteri, insieme ai servizi segreti, per verificare l'attendibilità della notizia", ha detto il portavoce all'agenzia di stampa Mia.
 

patt

Forumer storico
08:22 Ucciso 1.100° soldato americano Un soldato statunitense è stato trovato morto per una ferita subita in combattimento in una base nella provincia di Diyala, a nordest di Bagdad. Il soldato è stato trovato morto nella sua stanza. L'esercito non ha fornito altri particolari sulle cause del decesso, ma ha riferito che è stata aperta un'inchiesta. Con questa vittima, salgono a 1.100 i militari americani morti dall'invasione dell'Iraq.


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fabri69

Forumer storico
Con l’Afganistan nel cuore
(15/10/04)

Anouk Delafortrie era a Kabul quando MSF ha dato l'annuncio della cessazione delle sue attività in Afganistan e del ritiro dal paese dopo 24 anni, a causa della mancanza di risposte agli interrogativi sull'uccisione di cinque operatori di MSF. Ecco le riflessioni di Anouk su alcuni episodi e quesiti dolorosi, alla base di questa sofferta decisione.

Un cartellino con un nome, abbandonato su una tavola bianca e deserta, in un ufficio deserto a Kabul. Scritto a mano con un pennarello blu navy, a grosse lettere arrotondate, dice: "Hélène MSF". Il cartellino apparteneva a Hélène de Beir, uccisa con altri quattro colleghi il 2 giugno scorso, a poche centinaia di chilometri da questo ufficio per il quale passava durante i suoi frequenti spostamenti dall'Europa alla provincia di Badghis, sede del suo progetto. I genitori di Hélène hanno tenuto un discorso all'Assemblea Generale di MSF, due settimane dopo il suo assassinio, mostrando una dignità, un coraggio e una saggezza quasi sovrumani per una coppia che ha appena perso, in nome di un ideale, una figlia di 29 anni. E' un ideale che appare quasi anacronistico nel mondo contrapposto di oggi, in cui i militari si mascherano da umanitari e gli umanitari non sembrano preoccuparsi più di tanto delle conseguenze di operare sotto la protezione di chi ha un'agenda politica o militare, né di fungere da partner "operativi", se ciò assicura loro costanti sovvenzioni istituzionali.

Kenny Gluck, direttore delle operazioni per il progetto in cui lavorava Hélène, crede fermamente che "MSF non desidera diventare un'agenzia armata che fornisce aiuti medici. Noi crediamo nell'ideale umanitario di andare disarmati in un'area nella quale ci sono conflitti, cercare di salvare vite umane, cercare di alleviare le sofferenze, crediamo che tutto questo sia riaffermare la dignità umana".

Questo ideale può sembrare ingenuo nel clima sempre più degradato e contrapposto che dall'11 settembre vede le truppe di coalizione da una parte e i loro oppositori dall'altra. Ma Hélène non era un'ingenua, suo padre ha insistito molto su questo punto. Hélène aveva studiato diritto e relazioni internazionali a Washington, Bologna e Bruxelles e conosceva la brutta realtà che sta dietro ai volti, spesso carismatici, dei signori della guerra. E conosceva i rischi di trovarsi lì sul campo.

Dalla nascita di MSF nel 1971 sono stati uccisi otto volontari e molti altri operatori di staff locale. "Per noi è la cosa più terribile da sopportare. Gli aiuti umanitari comportano dei rischi. Non credo che si possano portare gli aiuti senza correre qualche rischio. Tutti i nostri volontari passano attraverso un'evoluzione, per cui dicono: "Sì, mi assumo il rischio". Andando in Somalia, in Congo o in Afganistan accettano i rischi sulla propria pelle e questo fa parte del loro impegno nei confronti di gente che affronta pericoli molto più grandi" dice Kenny. "Ma io credo che dobbiamo richiedere, per la sicurezza dei nostri volontari e dello staff, per metterli in condizioni di lavorare, una "cornice di rispetto" che, al momento, in Afganistan non c'è, con le uccisioni, la mancanza di indagini su questo caso da parte del governo, e le minacce esplicite dei Talebani a MSF".

Non sarebbe del tutto onesto dare la colpa delle uccisioni alle forze di coalizione e alla confusione generata deliberatamente dagli USA quando hanno definito le Ong "moltiplicatrici di forza" e "membri di una squadra contro il terrore". Inglobando il concetto di aiuti umanitari all'interno di una più ampia strategia, oggi i politici occidentali stanno realmente diffondendo l'idea che le agenzie umanitarie non siano più indipendenti e neutrali. E tuttavia, la responsabilità dell'uccisione di Hélène e dei suoi colleghi è prima di tutto di chi l'ha ordinata e compiuta. E alla fine potrebbe avere a che fare più con le rivalità locali che con la manipolazione politica degli aiuti.

Tuttavia oggi è evidente che comandanti locali, gruppi estremisti, tra cui i talebani, e forze di coalizione, tutti allo stesso modo vedono un tornaconto nel prevaricare gli sforzi umanitari: i comandanti, prendendo di mira gli operatori umanitari; i talebani, respingendoli e minacciandoli; e la coalizione cercando di cooptarli.

Tutto questo può essere considerato un'ulteriore prova del fatto che l'umanitarismo è diventato vittima del proprio successo, della sua sovraesposizione durante gli anni novanta e dell'ampio sostegno pubblico. Tra le altre cose, ciò ha portato a una proliferazione di nuove Ong, non necessariamente destinate a restare indipendenti dai donatori o neutrali rispetto alle parti in guerra. Questa crescita caotica e rapida, insieme al moltiplicarsi delle missioni di pace delle NU per tutto lo scorso decennio, ha lasciato molta parte del pubblico incapace di fare distinzioni tra tutti questi "gruppi".

In Afganistan, la comprensione e il sostegno da parte del pubblico nei confronti del gran numero di agenzie operanti nel paese sono, a dir tanto, scarsi. L'afgano medio come prima cosa nota che questi stranieri sembrano tutti molto più ricchi di lui e li vede sfrecciare sulle loro Toyota Landcruisers da 75.000 dollari, i cui proprietari vengono chiamati "i talebani con la Toyota". Poi, d'altra parte, che dire dei volantini che le forze della coalizione avevano distribuito nel sud dell'Afganistan, che mostravano una ragazzina con una borsa di farina e che avvertivano la popolazione che, se voleva che gli aiuti continuassero, doveva fornire informazioni sui talebani e su al Qaeda?

E' superfluo dire della totale confusione che si è creata sulle identità: impiegati delle NU, militari americani o della NATO che svolgono mansioni civili in abiti civili, quasi tutte le Ong sovvenzionate dagli Stati Uniti, altre Ong indipendenti come MSF… come possiamo aspettarci che il pubblico, e la popolazione afgana in particolare, siano in grado di fare distinzioni?

Forse non si può fare molto per fare chiarezza in questa confusione. Ma anche così, c'è qualcosa che dobbiamo fare. Riguardo all'assassinio crudele e imperdonabile dei nostri colleghi, noi dobbiamo continuare a fare pressioni sul governo afgano affinché persegua gli assassini di Hélène, Fasil, Besmillah, Egil e Pim. MSF non può tollerare l'attuale situazione di impunità. Dobbiamo inoltre continuare a chiedere ai talebani, che hanno accusato ingiustamente MSF di lavorare per gli interessi americani, di ritrattare la minaccia di futuri assalti e di rispettare gli aiuti che vogliamo fornire alla popolazione delle aree più remote, perché lo facciamo con indipendenza e imparzialità. Dobbiamo continuare, dentro e fuori l'Afganistan, a fare pressioni sulla coalizione, le Nazioni Unite e la comunità delle NGO per fermare tutte quelle azioni che contribuiscono alla confusione delle identità e che minano il rispetto per le azioni umanitarie indipendenti.

L'unico obbligo che ci rimane è quello di restare fedeli all'ideale che condividevamo con Hélène. E' un modo di ricordare i primi passi fatti dai medici e dagli infermieri di MSF in Afganistan: i convogli di muli attraverso le gole e sulle montagne, sfidando la neve e il vento, per riuscire a raggiungere le popolazioni tagliate fuori dagli aiuti e colpite dal conflitto. E sperare che un giorno potremo tornare al loro fianco.

MSF ha iniziato a operare in Afganistan nel 1980, subito dopo l'invasione sovietica e ha continuato con le guerre dei mujaheddin, il governo talebano e l'operazione Enduring Freedom. Al principio, giravano per il paese piccole squadre di medici e infermieri, partendo dalla vicina Peshawar, dove trascorrevano un mese ad organizzare un convoglio di muli e a trattare sulla sicurezza con i comandanti dei mujaheddin locali. Un viaggio di diverse settimane li portava agli ospedali e ai dispensari a Paktia e Nuristan dove restavano da maggio a ottobre, ripartendo prima delle forti nevicate.

MSF rispetta, in quanto suo principio fondante, la separazione degli aiuti dalle motivazioni politiche e ha un unico obiettivo: portare assistenza alle popolazioni, basandosi unicamente sulla propria valutazione delle loro esigenze, in nome dell'etica medica.
 

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