Io non mi sono ancora formato un'opinione, però mi pare di capire che vanno confrontate due alternative, nel caso una banca fallisca (e immaginiamo che si recuperi il maltolto di eventuali amministratori corrotti o incapaci ma neanche questo basti):
1) scenario A: vengono azzerati i diritti degli azionisti; se non basta, tocca ai possessori di bond subordinati; se non basta, tocca ai clienti con saldi > 100.000 Euro. Se non basta, interviene il fondo italo-europeo neo-costituito. E questo è lo scenario che ci si prospetta da oggi in poi.
2) scenario B, ante riforma: vengono azzerati i diritti degli azionisti; se non basta, tocca ai possessori di bond subordinati; se non basta?
In teoria, toccherebbe comunque ai correntisti non tutelati dal fondo di garanzia, ma
in pratica le banche non vengono fatte fallire e, in Europa, intervengono gli Stati. Ma se intervengono gli Stati, vuol dire che interveniamo
noi cittadini (maggiori tasse o minori servizi), anche chi non ha un 100.001 euro sul conto.
Se ho capito bene, la nuova norma significa:
«le banche continueranno a non fallire, ma prima di fare intervenire garanzie "superiori", toseremo i correntisti con oltre 100.000 euro.»
Se è così, non sono sicuro che lo spirito della norma sia sbagliato. Non più di prima, ameno.
Anzi, forse ci sarebbe qualcosa di educativo: i risparmiatori medio-ricchi dovrebbero "dolorosamente" imparare che è meglio diversificare le esposizioni, e che scegliere la banca solo in base al tasso riconosciuto sul conto è pericoloso, così come quando si comprano gli junk-bond.
O mi sfugge qualcosa?