patt
Forumer storico
BUONGIORNO CIOFFERS!!!!
ANONIMO
Meglio perdere un'occasione per far soldi che perdere soldi.
I profit warning raffreddano Wall Street
Complici i profit warning di tanti grandi nomi come Colgate-Palmolive (CL), Unilever (UN), New York Times (NTY), Pmc-Sierra (PMCS) e nonostante l’eccezione positiva di Nike (NKE), lo sforzo dei semiconduttori (il cui sottoindice chiude a +2,90%) non basta a far tornare il sorriso a Wall Street, scossa negli ultimi minuti anche dalla notizia dell’ennesima uccisione di ostaggi americani in Iraq. Il Dow Jones chiude così in calo dello 0,75% a quota 10.207,62 mentre l’S&P500 chiude sui 1.122,36 punti (-0,55%) e il Nasdaq (grafico a 1.908,60 (-0,08%). In rosso anche il Russell 2000, a quota 571,07 (-0,37%). Dal canto loro i T-bond, nonostante si sia alla vigilia del probabile rialzo dei tassi americani, vedono sul finale i rendimenti calare leggermente, col decennale al 40,06% (dal 4,07%) e il trentennale al 4,87% (invariati). Dal canto suo l’oro si mantiene sui 407 dollari l’oncia, in calo di circa mezzo dollaro da venerdì, mentre il petrolio continua nel suo rialzo tornando a quota 46,35 dollari al barile.
Tra le blue chip perde terreno anche Procter & Gamble (PG) penalizzata dagli annunci di Colgate e Unilever che gettano più di un dubbio sulle prospettive di profitto dei produttori di beni di consumo e che fanno perdere quota anche a General Mills (GIS). Altria (MO) è tra gli altri grandi perdenti della seduta, colpita anche dalla debolezza della controllante Kraft Foods (KFT) oltre che dall’avvicinarsi della causa civile contro i “big” del tabacco a stelle e strisce. Hanno perso terreno oggi anche Citigroup (C), su cui pesa il downgrade di Merrill Lynch, e Pfizer (PFE), quest’ultima penalizzata dopo l’annuncio di Morgan Stanley che ha ridotto il proprio rating sul titolo da “overweight” a “equal weight”. Non sono peraltro mancate le sorprese positive, come nel caso di Hewlett-Packard (HPQ), il cui annuncio di un incremento del programma di buy-back consente al titolo di chiudere in rialzo di poco meno di 2 punti percentuali. La stessa Pmc Sierra ha concluso la seduta in rialzo di oltre 4 punti recuperando interamente le perdite iniziali seguite al warning sull’andamento dei ricavi nel terzo trimestre.
Sentendo
Tornando ai titoli, i tecnologici mostrano di reggere bene anche all’ennesima ondata di delusione con nomi come Intel (INTC), Texas Instruments (TXN) o National Semiconductor (NSM) che recuperano terreno nonostante i recenti warning, mentre solo Lsi Logic (LSI) perde terreno. Numerosi downgrade giungono poi dalle banche d’affari; tra questi quello di Ubs relativo al New York Times, su cui il giudizio è stato portato da “buy” a “neutral” a causa di timori sia sull’andamento della raccolta pubblicitaria a livello nazionale sia sulla crescita della diffusione del giornale omonimo. Tra i titoli in grado di muoversi in controtendenza positiva si nota, infine, Nike, che ha rilasciato una trimestrale decisamente superiore alle attese del mercato con un aumento del 23% degli utili ed ha registrato un fatturato record guidato da una robusta domanda di prodotti proveniente dagli Stati Uniti.
le dichiarazioni dei principali analisti americani non pare comunque di scorgere segni di preoccupazioni: al calo odierno hanno infatti contribuito sia il nuovo balzo del petrolio (legato alla situazione meteorologica sul Golfo del Messico non meno che ai nuovi problemi di Yukos), sia i profit warning, ma anche la necessità fisiologica di consolidare i recenti rialzi. Del resto da ferragosto il Dow sale di circa il 5%, mentre il Nasdaq è in crescita del 9%. Il tutto in attesa, come detto, della riunione di domani dal Fomc da cui la maggior parte degli analisti si attende un incremento che porti i tassi Usa dall’1,50% all’1,75% (passaggio intermedio per arrivare al 2% a fine anno e poi probabilmente al 3% nel corso del prossimo anno). Una mossa che rientra nel tentativo della Fed di pilotare l’economia Usa dalla recente fase di forte crescita ad un “soft landing” entro l’anno venturo, evitando al contempo sia il rischio di un eccessivo surriscaldamento dei prezzi sia di ricadere in una fase di deflazione.
![1083784549frasedelgiorno.gif](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.investireoggi.it%2FphpBB2%2Fimmagini%2F1083784549frasedelgiorno.gif&hash=e58b4b48f1cdc0efbef3f57757cd2ff5)
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Meglio perdere un'occasione per far soldi che perdere soldi.
I profit warning raffreddano Wall Street
Complici i profit warning di tanti grandi nomi come Colgate-Palmolive (CL), Unilever (UN), New York Times (NTY), Pmc-Sierra (PMCS) e nonostante l’eccezione positiva di Nike (NKE), lo sforzo dei semiconduttori (il cui sottoindice chiude a +2,90%) non basta a far tornare il sorriso a Wall Street, scossa negli ultimi minuti anche dalla notizia dell’ennesima uccisione di ostaggi americani in Iraq. Il Dow Jones chiude così in calo dello 0,75% a quota 10.207,62 mentre l’S&P500 chiude sui 1.122,36 punti (-0,55%) e il Nasdaq (grafico a 1.908,60 (-0,08%). In rosso anche il Russell 2000, a quota 571,07 (-0,37%). Dal canto loro i T-bond, nonostante si sia alla vigilia del probabile rialzo dei tassi americani, vedono sul finale i rendimenti calare leggermente, col decennale al 40,06% (dal 4,07%) e il trentennale al 4,87% (invariati). Dal canto suo l’oro si mantiene sui 407 dollari l’oncia, in calo di circa mezzo dollaro da venerdì, mentre il petrolio continua nel suo rialzo tornando a quota 46,35 dollari al barile.
Tra le blue chip perde terreno anche Procter & Gamble (PG) penalizzata dagli annunci di Colgate e Unilever che gettano più di un dubbio sulle prospettive di profitto dei produttori di beni di consumo e che fanno perdere quota anche a General Mills (GIS). Altria (MO) è tra gli altri grandi perdenti della seduta, colpita anche dalla debolezza della controllante Kraft Foods (KFT) oltre che dall’avvicinarsi della causa civile contro i “big” del tabacco a stelle e strisce. Hanno perso terreno oggi anche Citigroup (C), su cui pesa il downgrade di Merrill Lynch, e Pfizer (PFE), quest’ultima penalizzata dopo l’annuncio di Morgan Stanley che ha ridotto il proprio rating sul titolo da “overweight” a “equal weight”. Non sono peraltro mancate le sorprese positive, come nel caso di Hewlett-Packard (HPQ), il cui annuncio di un incremento del programma di buy-back consente al titolo di chiudere in rialzo di poco meno di 2 punti percentuali. La stessa Pmc Sierra ha concluso la seduta in rialzo di oltre 4 punti recuperando interamente le perdite iniziali seguite al warning sull’andamento dei ricavi nel terzo trimestre.
Sentendo
Tornando ai titoli, i tecnologici mostrano di reggere bene anche all’ennesima ondata di delusione con nomi come Intel (INTC), Texas Instruments (TXN) o National Semiconductor (NSM) che recuperano terreno nonostante i recenti warning, mentre solo Lsi Logic (LSI) perde terreno. Numerosi downgrade giungono poi dalle banche d’affari; tra questi quello di Ubs relativo al New York Times, su cui il giudizio è stato portato da “buy” a “neutral” a causa di timori sia sull’andamento della raccolta pubblicitaria a livello nazionale sia sulla crescita della diffusione del giornale omonimo. Tra i titoli in grado di muoversi in controtendenza positiva si nota, infine, Nike, che ha rilasciato una trimestrale decisamente superiore alle attese del mercato con un aumento del 23% degli utili ed ha registrato un fatturato record guidato da una robusta domanda di prodotti proveniente dagli Stati Uniti.
le dichiarazioni dei principali analisti americani non pare comunque di scorgere segni di preoccupazioni: al calo odierno hanno infatti contribuito sia il nuovo balzo del petrolio (legato alla situazione meteorologica sul Golfo del Messico non meno che ai nuovi problemi di Yukos), sia i profit warning, ma anche la necessità fisiologica di consolidare i recenti rialzi. Del resto da ferragosto il Dow sale di circa il 5%, mentre il Nasdaq è in crescita del 9%. Il tutto in attesa, come detto, della riunione di domani dal Fomc da cui la maggior parte degli analisti si attende un incremento che porti i tassi Usa dall’1,50% all’1,75% (passaggio intermedio per arrivare al 2% a fine anno e poi probabilmente al 3% nel corso del prossimo anno). Una mossa che rientra nel tentativo della Fed di pilotare l’economia Usa dalla recente fase di forte crescita ad un “soft landing” entro l’anno venturo, evitando al contempo sia il rischio di un eccessivo surriscaldamento dei prezzi sia di ricadere in una fase di deflazione.
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