camaleonte
Forumer storico
Articolo che fa riflettere:
11 Luglio 2012 13:10argomento: Europa
A guardare quanto sta avvenendo in Francia, non si può che dare piena ragione al nostro Zibordi ed ai suoi ripetuti interventi circa l' inutilità di politiche di rigore per riconquistare la fiducia degli investitori nei confronti degli Stati Sovrani
Cobraf.com , questo è solo uno degli ultimi numerosi contributi sul punto.
Dal suo insediamento, Hollande ha aumentato il salario minimo del 2%, abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni.
Ha solo annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%.
Altro annuncio sull’ aumento dei contributi - già altissimi - e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale.
Ma sinora nessuna di queste misure è stata concretamente varata.
D’altra parte, niente tagli al settore pubblico: tutt’altro,ha promesso 65mila nuove assunzioni.
Per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste socialistissime misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.
Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli più gettonati sono: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco», i numeri sui mercati finanziari dicono tutt’altro.
Anzi, lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi. Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna.
Insomma la “rossa” Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi “falchi” guidati da austeri conservatori che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali, proprio il contrario delle politiche di Hollande.
Sempre piluccando dai dati Reuters emerge che Hollande si è impegnato sul rigore.
Ma, ancora una volta, i numeri non si discutono.
Nel primo trimestre dell’anno il debito è salito all’89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%.
Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l’anno prossimo e di azzerarlo quello dopo.
Ma sono sempre parole ed impegni, visto che le stime sul Pil sono state riviste (al ribasso) allo 0,4% quest’anno e all’1-1,3% per l’anno prossimo.
Eppure Hollande non ci pensa neanche a rimandare le assunzioni promesse nel settore pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti, come avvenuto anzi “imposto” in Italia
Gli analisti avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine.
Però lo spread francese, intanto, da loro torto e ragione allo spendereccio transalpino, visto che è inchiodato dal suo insediamento a 110 punti, a distanze siderali dal nostro.
E sempre guardando ai numeri, in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco.
Alcuni dei maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell’economia oltralpe.
Ma i numeri, per “i mercati”, sono quelli appena indicati, come per un beffardo incantesimo che penalizza i rigoristi e favorisce il «rosso» Hollande.
11 Luglio 2012 13:10argomento: Europa
A guardare quanto sta avvenendo in Francia, non si può che dare piena ragione al nostro Zibordi ed ai suoi ripetuti interventi circa l' inutilità di politiche di rigore per riconquistare la fiducia degli investitori nei confronti degli Stati Sovrani
Cobraf.com , questo è solo uno degli ultimi numerosi contributi sul punto.
Dal suo insediamento, Hollande ha aumentato il salario minimo del 2%, abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni.
Ha solo annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%.
Altro annuncio sull’ aumento dei contributi - già altissimi - e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale.
Ma sinora nessuna di queste misure è stata concretamente varata.
D’altra parte, niente tagli al settore pubblico: tutt’altro,ha promesso 65mila nuove assunzioni.
Per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste socialistissime misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.
Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli più gettonati sono: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco», i numeri sui mercati finanziari dicono tutt’altro.
Anzi, lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi. Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna.
Insomma la “rossa” Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi “falchi” guidati da austeri conservatori che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali, proprio il contrario delle politiche di Hollande.
Sempre piluccando dai dati Reuters emerge che Hollande si è impegnato sul rigore.
Ma, ancora una volta, i numeri non si discutono.
Nel primo trimestre dell’anno il debito è salito all’89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%.
Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l’anno prossimo e di azzerarlo quello dopo.
Ma sono sempre parole ed impegni, visto che le stime sul Pil sono state riviste (al ribasso) allo 0,4% quest’anno e all’1-1,3% per l’anno prossimo.
Eppure Hollande non ci pensa neanche a rimandare le assunzioni promesse nel settore pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti, come avvenuto anzi “imposto” in Italia
Gli analisti avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine.
Però lo spread francese, intanto, da loro torto e ragione allo spendereccio transalpino, visto che è inchiodato dal suo insediamento a 110 punti, a distanze siderali dal nostro.
E sempre guardando ai numeri, in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco.
Alcuni dei maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell’economia oltralpe.
Ma i numeri, per “i mercati”, sono quelli appena indicati, come per un beffardo incantesimo che penalizza i rigoristi e favorisce il «rosso» Hollande.