Sono già cento le adesioni di accademici, professionisti e imprenditori. Ma nessun politico
Chi c'è nel movimento di Giannino
Ha sponde nel Pd, poco nel Pdl, un po' nell'Udc e nel Fli
di Michele Arnese
Cento adesioni di accademici, professionisti e imprenditori (ma niente politici) per invocare un nuovo movimento politico liberale e liberista. Il manifesto-appello promosso dall'intellettuale Oscar Giannino è pronto e sarò pubblicato, salvo contrordini, il 28 luglio. Le adesioni, formalmente, sono ancora provvisorie, perché accanto al manifesto di princìpi ci saranno dieci proposte dettagliate alle quali si sta ancora lavorando. Il Fatto Quotidiano di ieri non ha avuto dubbi: «Oscar Giannino, un partito contro Berlusconi», ha titolato il quotidiano diretto da Antonio Padellaro e Marco Travaglio.
Nell'articolo scritto dal capo del servizio economico del Fatto, Stefano Feltri, si legge che il progetto di Giannino «è trasversale», infatti «conta su sponde nel Pd, poco nel Pdl, un po' nell'Udc e in una parte di Futuro e libertà». Un partito contro Berlusconi è sicuramente vagheggiato da alcuni intellettuali che animano Noisefromamerika, il sito di economisti italiani che insegnano in America. Tra gli aderenti al manifesto c'è ad esempio Michele Boldrin, editorialista del Fatto Quotidiano. Secondo alcune indiscrezioni, nella stesura delle 10 proposte alcuni intellettuali volevano inserire un capitolo sulla giustizia: «Un capitolo giustizialista, più che altro. Ma anche in questo settore bisogna essere liberali», taglia corto un firmatario che sta partecipando all'iniziativa e che a Italia Oggi chiede l'anonimato.
Tra gli aderenti al manifesto ci sono altri economisti come Luigi Zingales e professionisti di grido come l'avvocato Alessandro De Nicola, presidente dell'Adam Smith Society, ora editorialista del quotidiano la Repubblica e in passato curatore di una rubrica sul Sole 24 Ore. D'altronde il taglio liberista del manifesto è indubbio. «Mercato, concorrenza e merito» sono le parole d'ordine dell'appello in fieri che invoca una «offerta politica credibile» con una «nuova forza politica», si legge.
Il giudizio implicito sui governi di centrodestra capeggiati da Silvio Berlusconi è chiaro: i «problemi si sono incancreniti» nonostante le esperienze degli esecutivi nati dal 1994, è il senso del manifesto. Insomma, la rivoluzione liberale di Berlusconi non si è avverata: la spesa pubblica è aumentata, la pressione fiscale pure e le riforme strutturali sono incompiute, anche dopo quelle attuate dal governo Monti, è il ragionamento alla base dell'appello.
Una posizione che si sovrappone con quella dell'associazione Italia Futura fondata da Luca Cordero di Montezemolo. Il presidente della Ferrari non ha firmato l'appello e non lo firmerà, però hanno aderito le tre teste d'uovo di Italia Futura: il manager Carlo Calenda, lo storico Andrea Romano e l'economista Nicola Rossi, che è anche presidente dell'Istituto Bruno Leoni diretto dall'intellettuale Alberto Mingardi, da anni in sintonia con Giannino tanto da aver dato vita al seguito e apprezzato sito Chicago.blog. Non è un caso, quindi, che tra i firmatari dell'appello ci sia anche Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni ed editorialista del Foglio, del Secolo XIX e dell'Unione Sarda.
Per il rapporto di collaborazione che Giannino ha avuto durante la presidenza confindustriale di Emma Marcegaglia (l'ex direttore di Libero Mercato, e ora star radiofonica di «Nove in punto» su Radio 24, è stato un rinomato ghostwriter dell'imprenditrice mantovana), c'è chi ha intravisto nell'iniziativa gianniniana un trampolino politico per l'ex presidente di Confindustria. Ma Marcegaglia, che pure ha letto e condiviso l'impostazione dell'appello e la bozza delle dieci proposte, non ha aderito formalmente. Non è da escludere, comunque, che in caso di listone civico nazionale in un rassemblement centrista ci possa essere un ruolo di spicco per Marcegaglia. Si vedrà.
Più di difficile interpretazione il rapporto tra Squinzi e Giannino. Un riferimento esplicito nel manifesto è legato alla scuola: si parla infatti di «liberalizzazione del sistema formativo». Un'idea cara ai liberisti e anche a Comunione e liberazione, movimento cattolico ritenuto vicino a Squinzi come al suo più stretto collaboratore, Francesco Fiori, già europarlamentare di Forza Italia. Ma una convergenza di vedute su un singolo tema non significa una sintonia con l'appello e soprattutto con l'iniziativa complessiva, anzi.