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“secondo livello”. C’è infatti un “secondo livello” di ulteriore indebitamento che sfiora 6 miliardi e fa capo a circa 200 entità giuridiche formalmente separate. Negli anni del boom immobiliare la Prelios ha infatti investito in immobili e “Npl”,
non performing loan, ossia la gestione giudiziale e stragiudiziale per il recupero di crediti in sofferenza per conto di banche e investitori. Il patrimonio complessivo in gestione viene invece stimato 11,7 miliardi di euro, di cui 10,6 sono immobili e il resto Npl. Le operazioni sono state effettuati tramite fondi e veicoli ad hoc, ai quali Prelios partecipa mediamente con una quota del 25 per cento. Chiunque metta mano al salvataggio, perciò, non può non tenere in considerazione valori patrimoniali, debiti e redditività in capo a questi veicoli, da cui dipende la sostenibilità di tutta il castello immobiliare. Non a caso, più ancora che con Tronchetti, che via Camfin ha il 14,8% di Prelios, la vera trattativa corre fra i due candidati al salvataggio e banche. L’indebitamento bancario netto al 30 giugno di questo “secondo livello” è di 5,9 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi gravante su beni immobiliari e 1 miliardo relativo ai “Npl”
L’hub della sofferenza. I principali creditori sono Intesa Sanpaolo e Unicredit, con un’esposizione complessiva intorno a 900 milioni. E, forse, più ancora che gli immobili, è questo il vero asset del gruppo immobiliare presieduto da Tronchetti, che gli consentirà di superare quest’ennesima disavventura. Il banchiere Enrico Cucchiani ha già preso posizione a favore di Tronchetti nella vicenda che vede il manager contrapposto alla famiglia Malacalza (
«Credo che siano problemini, Tronchetti è uno degli imprenditori italiani più illuminati»). Ma Cucchiani non pensava solo a Camfin-Pirelli: nella testa dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo c’è anche Prelios. Le principali banche non hanno nessuna intenzione di lasciar deflagrare la “bomba”. L’attenzione è alta: dopo Telecom, il “sistema” deve intervenire di nuovo per mettere una toppa a un’avventura di Tronchetti finita male. È probabile che, per evitare il passaggio in tribunale, necessario nel caso della procedura tecnica di ristrutturazione dei debiti vera e propria (ex 182-bis della legge fallimentare), si ricorra al più comodo piano di risanamento ex articolo 67. Soluzione che richiede solo un un perito di fiducia, di fatto indicato dai creditori, senza intervento dei giudici.