Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato IV° (Gennaio 2012 - Dicembre 2012) (1 Viewer)

stefanofabb

GAIN/Welcome
Buongiorno a tutti.

Fino a metà anni 80 sono stato un tecnico dell'acciaio presso un grande gruppo siderurgico nazionale.
Quando ero agli inizi e fresco di studi i miei riferimenti si basavano sulla teoria. Improvvisamente,
un bel giorno, dovetti confrontarni con una grande pressa da 1000 tonnellate che, confesso non avevo
mai visto prima.Era impressionante, ad ogni discesa del punzone il pavimento tremava come se ci fosse
il terremoto.Attorno a me c'era tutto lo staff, ingegneri e capo officina: dovevamo capire perchè la
lamiera si spaccava durante lo stampaggio. Ero sicuro della qualità dell'acciaio e, notai che il parafango
si spaccava sempre nello stesso punto. Ebbi un'illuminazione e chiesi un foglio di carta. Lo piegai a dovere
e lo disposi in un punto della matrice che ne bilanciasse lo spessore della base, infatti la lamiera non
si spaccò più, tra lo sguardo incredulo dei presenti. Al diavolo pensai tutte le teorie e le formule
matematiche, occorre spirito di osservazione, equilibrio ed elasticità mentale ma soprattutto la volontà
di cercare e ottenere il bilanciamento.


Da tale premessa deriva una semplice constatazione: non serve a nulla essere laureati alla Bocconi se non si
capisce che, essere sbilanciati sull'austerità a discapito della crescita si producono solo strappi sociali
che possono sfociare nella violenza. Ci sono inoltre due questioni che resteranno aperte in eterno nel
nostro paese: la questione morale e quella meridionale che, per risolverle hanno bisogno di uomini giusti
e, purtroppo ci manca un Re Artù della situazione.

Buon Sabato a te e a tutti del 3d..Ho conosciuto la madre di un laureato alla Bocconi proprio l'altro giorno camaleonte!:rolleyes:..mia prof. in stage e mi ha detto che il figlio lavora in una finanziaria milanese.Ci lavoro anche io con esse(fidejussioni) e devo dire che alcune cose non sono chiare.Il problema è che si è arrivati ad una non tangibilità delle escussioni o investimenti che ci propongono ..questa cosa mi fa riflettere; perchè abbiamo si cervelli da 110 e lode ma la pratica è tutta una altra cosa.:specchio:I miei 25 anni di investimenti mi hanno portato a non investire sulle banche .Mi sono sempre basato sul debito italiano(titoli di stato) e che le banche non ci propongono lasciando spazio alle loro variegate raccolte obbligazionarie:wall:.L'altro giorno alla mamma di un amico gli hanno fatto firmare un foglio solo perchè ha comperato il BTP 2026;4,5% dicendogli che è un prodotto rischioso e non adeguato a lei:clava:.Personalmente avrei gia l'idea di come cambiare il profilo di rischio(MIFID 2009 Giugno)e successive modifiche.
 
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Baro

Umile contadino
Prometeia è sempre in cerca di clienti...
Nelle democrazie abbastanza mature l'economia ha sempre avuto fasi alterne, non è che si poteva continuare ad aumentare sto benedetto pil all'infinito...a dire il vero negli anni 90 forse ci abbiamo provato col risultato di aver vissuto troppo al di sopra delle nostre possibilità e aver ipotecato il futuro delle nuove generazioni...
Leggete qua amici miei...aiuta a vivere...

Il PIL e la felicità perduta
In una società che nel corso dei secoli si è orientata sempre più verso una visione materialistica della vita, non stupisce più di tanto se oggi i parametri con cui si valuta il progresso ed il benessere siano indicatori materiali, come complesse formule matematiche, indici ISTAT e quant’altro.

Tra tutti questi numeri, quello che probabilmente viene preso in maggiore considerazione è il P.I.L., ossia il Prodotto Interno Lordo. Senza fare una noiosa lezione di economia possiamo definire il PIL come la ricchezza materiale prodotta dalle persone. Parliamo quindi di beni materiali, come automobili, case, spazzolini ecc.

La società moderna occidentale vede il suo benessere in funzione di questa variabile. Quando essa cresce, significa che ci sarà maggiore ricchezza per tutti perché verranno prodotti più beni. Quando invece diminuisce, si parla di decrescita nei casi più lievi, di depressione in quelli più gravi, come ad esempio quella negli Stati Uniti del 1929. Quando il PIL diminuisce vuol dire che si produce meno e quindi ci sarà minore ricchezza.
Una prima osservazione critica che emerge consiste nel fatto che per produrre più ricchezza non basta produrre più beni, ma occorre anche venderli. Se ad esempio, l’industria automobilistica produce più auto ma queste rimangono invendute nei concessionari, non ci sarà alcuna maggiore ricchezza, quindi anche se il PIL cresce, non è detto che stiamo tutti meglio.

La considerazione più importante però riguarda il fatto che il PIL possa rappresentare veramente un indicatore della qualità della vita. In parole semplici, siamo proprio sicuri che producendo di più staremo meglio? Intanto, produrre una maggior quantità di qualsiasi cosa significa dover lavorare di più; inoltre, in un regime di concorrenza, questa maggior produzione non è detto che si traduca in un maggior guadagno. Ad esempio, una volta i negozi alimentari avevano orari ridotti rispetto ad oggi e chiudevano diversi giorni alla settimana, soprattutto la domenica. Da diversi anni invece molti rimangono aperti tutta la settimana. Ora si sta discutendo se, come già avviene negli Stati Uniti, valga la pena tenere aperto anche di notte, almeno fino alle 24, per consentire alle persone che lavorano di fare la spesa più comodamente. L’ipotesi sottostante è ovviamente sempre la stessa: lavoro di più = produco di più = sono più ricco.
Nell’esempio citato questa equazione fallisce e difatti i negozianti non sono oggi più ricchi rispetto al passato ( e quelli americani non sono più ricchi di quelli degli altri Paesi che chiudono prima). Perché? Semplicemente perché siccome la spesa alimentare la devo fare comunque, la farò alle 18 se il negozio chiude alle 19 e alle 23 se il negozio chiude a mezzanotte. Quindi, nel momento in cui i negozi sceglieranno di tenere aperto di notte, non aumenteranno le loro vendite perché ovviamente tutti i negozi si comporteranno allo stesso modo. Invece, aumenteranno i costi, per i dipendenti, i consumi energetici ecc., quindi alla fine ci sarà una perdita di ricchezza.

Lo stesso discorso si potrebbe fare con l’avvento dei telefonini che hanno permesso alle persone di lavorare anche nei “tempi morti” come ad esempio durante i viaggi in treno. Dall’avvento e l’uso dei telefonino, la società non è diventata più ricca, ma semmai più povera perché queste innovazioni tecnologiche costano non poco.

Bisogna inoltre considerare che se per produrre di più occorre lavorare di più, questo significa avere meno tempo libero, e quindi meno tempo per godersi la vita.

Ritorniamo ora alla considerazione generale che se il PIL cresce, significa che sono stati prodotti più beni materiali, quindi ora occorre vendere o consumare tali beni, altrimenti l’economia si inceppa, ossia non viene prodotta ricchezza reale. Ecco quindi gli inviti sempre più pressanti dei mass-media, della pubblicità e dei poteri politici ed economici a “consumare”, attraverso formule sempre più invitanti, come rateizzazioni dei pagamenti, sconti ecc.
La conseguenza di ciò è che la gente corre negli ipermercati e compra, compra, compra… cose che per la maggior parte si rivelano superflue, inutili o non necessarie.
Grazie a questo, l’economia gira ma noi ci ritroviamo con più beni inutili e meno soldi.

Arriviamo quindi alle conclusioni: continuare su questa strada di produrre di più per stare bene si dimostra sbagliato, perché non solo non abbiamo bisogno di questo sovrappiù, ma soprattutto perché il prezzo che si paga per tutto ciò è una diminuzione del valore umano della vita. Passare ore e ore in fabbrica o negli uffici per produrre, sacrificando il tempo per la famiglia, i figli, gli affetti, le cose di valore della vita, non produce più felicità e benessere interiore, e difatti ce ne stiamo accorgendo proprio in questi anni, dove il PIL continua a crescere ma non siamo più felici.

Occorre quindi prendere in considerazione un altro indicatore: il F.I.L:, ossia la Felicità Interna Lorda, che misura quanto siamo felici nella nostra vita.
PIL e FIL non vanno quasi mai d’accordo, perché per essere più felici abbiamo bisogno di più tempo per noi e per la nostra vita, e questo ovviamente non fa crescere il PIL.
L’obbiezione dei materialisti è che l’uomo non è felice se non ha la ricchezza materiale, ed entro un certo limite è vero, perché se non abbiamo nemmeno i soldi per comprare del cibo, dei vestiti, per mandare i figli a scuola ecc, la vita è veramente misera.
Però, esiste un limite, e questo limite è rappresentato dai giovani d’oggi che vogliono la Ferrari, il Rolex, il cellulare ultimo modello ecc. o come quella bambina di 8 anni che piangeva perché la mamma non le aveva comprato la dodicesima Barbie.

La ricchezza materiale è utile per garantire la sopravvivenza fisica, senza la quale occorre essere dei mistici eremiti per essere felici comunque. Occorre però sapersi fermare al momento giusto, ed occuparsi di qualcos’altro che non sia grezza materialità, perché l’uomo non vive di sola materia e non è un essere meramente fisico.
Quando la vita materiale funziona entro certi limiti, si crea una spazio per dedicarsi a se stessi, alla ricerca interiore e all’introspezione, alla cura degli altri, al vivere gli affetti importanti, al realizzare le proprie mete evolutive. Lo scopo del “fare i soldi” dovrebbe essere proprio questo: emanciparci dall’ansia per le necessità materiali e poterci occupare dei bisogni spirituali.
A volte però non occorre avere tanti soldi per godere di questi momenti; questo spazio può apparire tutti i giorni, nei momenti a volte più imprevisti, come quando salta un appuntamento e ci ritroviamo con due ore libere. Cosa facciamo allora? Ci dedichiamo a noi stessi oppure “riempiamo” con altra materialità?
Scopriamo così che non è né facile né scontato che se abbiamo del tempo libero ci occuperemo di noi stessi e della nostra interiorità. La maggior parte delle persone investe il proprio tempo libero in altro modo.
Però, se vogliamo veramente stare meglio, dobbiamo abbandonare definitivamente l’idea che la ricchezza materiale possa darci questa agoniata felicità, e dobbiamo impegnarci seriamente lungo un percorso di crescita e di miglioramento personale.

Vorrei concludere con una citazione importante: viene da Robert Kennedy, fratello del famoso JFK presidente degli Stati Uniti, durante un’assemblea di economistia a Detroit nel maggio 1967.

“Il nostro Pil è il più antico del mondo.
Ma conteggia anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette
e le corse delle ambulanza che raccolgono i feriti sulle autostrade.
Conteggia la distruzione delle nostre foreste
e la scomparsa della nostra natura.
Conteggia il napalm e il costo dello stoccaggio dei rifiuti nucleari.
Il Pil, invece, non conteggia la salute dei nostri bambini,
la qualità della loro istruzione,
la gioia dei loro occhi.
Non prevede la bellezza della loro poesia
o la saldezza dei nostri matrimoni.
Non prende in considerazione il nostro coraggio, la nostra integrità,
la nostra intelligenza, la nostra saggezza.
Misura qualsiasi cosa, ma non ciò per cui la vita vale la pena di essere vissuta.”
 

g.ln

Triplo Panico: comprare
La felicità non viene conteggiata dal PIL

:ciao: Quante verità nel post di Baro!
Buon sabato sereno a tutti gli amici.
Ciao, Giuseppe
 

Zebro

Valar dohaeris
“Il nostro Pil è il più antico del mondo.
Ma conteggia anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette
e le corse delle ambulanza che raccolgono i feriti sulle autostrade.
Conteggia la distruzione delle nostre foreste
e la scomparsa della nostra natura.
Conteggia il napalm e il costo dello stoccaggio dei rifiuti nucleari.
Il Pil, invece, non conteggia la salute dei nostri bambini,
la qualità della loro istruzione,
la gioia dei loro occhi.
Non prevede la bellezza della loro poesia
o la saldezza dei nostri matrimoni.
Non prende in considerazione il nostro coraggio, la nostra integrità,
la nostra intelligenza, la nostra saggezza.
Misura qualsiasi cosa, ma non ciò per cui la vita vale la pena di essere vissuta.”

Bob Kennedy fu un grande uomo.
Troppo, per vivere a lungo in quegli anni.
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Stefano grazie della tua valutazione...dammi un paio di motivi per preferire il 40...
Semplice, primo che costa meno ed è quello che rende più ;secondo, sposta più tick ed è anche scambiato abbastanza! :DPer trading puro lo sostituisco spesso e volentieri al 2037 che ho ..o viceversa!
 
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